La vendetta della moglie tradita
di
Ken SenzaPalle
genere
dominazione
Marta stentava a trattenere le lacrime di fronte ad Alessia, sua amica di sempre. Le stava raccontando di come il castello di carte del suo matrimonio fosse crollato improvvisamente, quando a causa di un semplice incidente in moto, che aveva costretto il marito, Pietro, a un ricovero improvviso in ospedale senza poter tenere sotto controllo il proprio cellulare per qualche ora.
Marta scopri un'infinità di chat nascoste con donne di ogni età che giustificavano i sempre più frequenti viaggi di lavoro e lo scarso interesse che Pietro provava verso di lei.
Era sempre stato un buon marito, anche se con qualche idea particolare a volte, tipo quando provò a non far lavorare la moglie perché a suo dire le donne dovevano occuparsi della casa.
Era cresciuto in una famiglia estremamente patriarcale quindi era normale avere qualche idea del genere, Marta si era abituata e sperava che con il tempo sarebbe cambiato.
Adesso la situazione era diversa, Marta si sentiva usata e i tradimenti duravano ormai da mesi, sfogandosi con Alessia con rabbia e tristezza.
L'amica era sempre stata una tipa più impulsiva di lei, una mangiauomini dichiarata senza mai aver avuto in testa l'idea di un matrimonio o qualcosa del genere.
Fu lei a proporre l'idea di una vendetta fisica, diversa da quello che pensava Marta, con le solite frasi fatte del tipo "sparisco per lui, non mi vedrà mai più" come se queste fossero vendette adeguate all'umiliazione subita.
A un certo punto Alessia esclamò: "Ma se gli strappassimo le palle sicuramente non potrebbe più accoppiarsi"
Marta trasalì all'idea, era sempre stata una ragazza molto tranquilla, e mai la violenza gratuita le aveva sfiorato la testa, nemmeno contro il suo peggior nemico.
Eppure un fremito di eccitazione la pervase. L'idea di avere quel potere sull'uomo che l'aveva sempre trattata da femmina e mai da donna le fece venire in mente strani pensieri che cercò subito di accantonare. Rispose sorridendo "Sai sempre come tirarmi su Ale, ma non credo che la galera sarebbe l'ideale per me in questo momento"
Passò qualche giorno, la vita sembrava andare avanti, Marta si era trasferita da Alessia per ricostruire i cocci della propria esistenza e non sentiva Pietro da settimane. Aveva sviluppato un'avversione verso gli uomini che tanto dolore le avevano fatto provare, al punto da iniziare a provare una certa attrazione per la sua amica Alessia, che certo non avrebbe disdegnato nuove esperienze ma che da quel giorno della scoperta dei tradimenti continuava a insistere su metodi di vendetta violenti e senza ritorno.
Un giorno Marta ricevette sul telefono un messaggio di minaccia dal suo ex, in cui la intimava a tornare con lui altrimenti avrebbe potuto fare una pazzia, il tutto condito da insulti sessisti e maschilisti. Alla lettura di quel messaggio Marta si sentì trasformata e guardò con aria di sfida Alessia esclamando all'improvviso: "Ale, castriamolo". Alessia, intenta a preparare il pranzo, si trovava ad affettare una carota e udite quelle parole affondò il coltello rispondendo "con questo o con la forbice" "Coltello tutta la vita" rispose Marta. E risero soddisfatte.
Quel pomeriggio Alessia tornò dal lavoro e svuotò sul tavolo una serie di farmaci, tra cui un potentissimo sonnifero quasi istantaneo dicendo "Con questo lo addormentiamo dopo averlo attirato in trappola", Marta, preoccupata per le intenzioni dell'amica, cercò di giustificarsi e di tirarsi indietro affermando che stava scherzando, ma poi in poco tempo si fece convincere. A cena le ragazze promisero di andare avanti. Avrebbero rapito, pestato e castrato Pietro. Senza pietà.
Così quella sera stessa Marta scrisse al suo ex dandogli appuntamento per il giorno dopo a casa di Alessia, assicurandogli che sarebbero stati soli e avrebbero potuto parlare liberamente. Pietro, da macho misogino mai avrebbe pensato che andare in casa del nemico sarebbe potuta essere una trappola e vi si recò senza alcun timore, puntuale alle 9 di mattina, entrando in casa e permettendosi di chiedere un caffè. Marta sorrise e si avvicinò alla macchinetta, in silenzio, e preparato in meno di un minuto, oltre lo zucchero mise un cucchiaino di sonnifero in polvere. Passarono pochi minuti in cui Pietro iniziò a blaterare insulti e aggressività ma all'improvviso iniziò a balbettare e a sentire strani giramenti di testa. In quel momento dalla camera da letto arrivò Alessia, con delle corte e dei lacci.
"Che cazzo ci fai ti qui, troia" esclamò Pietro, prima di crollare a terra, e le ultime immagini che vide furono quelle delle due donne che gli si avventarono addosso denudandolo, prima di addormentarsi.
Pietro si svegliò, totalmente nudo e in una posizione innaturale, con le braccia tirate verso l'altro, legate ad una trave di legno e le gambe tenute aperte da uno strano aggeggio legato alle caviglie, una sorta di divaricatore. Di fronte a lui ridacchiavano Alessia e Marta, alla cui vista Pietro iniziò a insultare e dar sfoggio della sua maleducazione e del suo maschilismo.
"Che cazzo volete troie?"
"il tuo, minuscolo, anzi le tue palline" rispose Alessia ridendo
Marta era in imbarazzo, guardava la faccia rabbiosa del suo ex marito con compassione e un po' di vergogna, ma ad ogni insulto subito cresceva anche in lei la rabbia. Sapeva che se lui avesse implorato perdono avrebbe, forse, ceduto ma così no, rivedere quella faccia da duro, senza un minimo di rimorso per quello che aveva fatto la convinceva ad andare avanti. Era decisa a vendicarsi brutalmente.
Alessia, fingendosi un giudice disse "In nome del popolo femminile italiano dichiaro il qui presente Pietro, colpevole del reato di tradimenti reiterati e lo condanno alla castrazione dopo un trattamento di tortura della durata stabilita dalla sua ex moglie Marta"
"Let's do it" disse Marta dando il cinque all'amica, facendo partire un calcio nelle palle improvviso e devastante sui gioielli dell'ex marito che iniziò a contorcersi.
"Ahhhhhhhhhrgggggg, tr-troieee"
"Che lo spettacolo abbia inizioooo"
Entrambe le ragazze si avventarono sulle palle del malcapitato colpendolo ripetutamente scandendo il numero dei colpi, fermandosi solo a 20. Venti devastanti calci nelle palle di un uomo ormai ridotto a un sacco da boxe, svenuto e appeso al soffitto.
Senza speranza di uscirne con le palle intere.
Pietro rinvenne dopo qualche minuto. Era crollato subito sotto i colpi incessanti e precisi dell'ex moglie e della sua amica. Ci mise un po' a capire dove fosse e quello che gli stava succedendo.
"Bastarde, liberatemi che vi ammazzo tutte e due dopo avervi stuprate, liberatemi se avete il coraggio"
"Ti libereremo tesoro, stai tranquillo, tra poco ti libereremo del peso del tuo maschilismo, non vediamo l'ora di strapparti le palle e fartele ingoiare. Com'è che dicevi a casa? Sei una donna e devi cucinare? Ecco, il prossimo piatto che ti presenterò saranno minipalle di uomo fallito in padella"
Sentite quelle parole pronunciate da Marta, Alessia esultò come se avesse sentito la più bella frase della sua vita e inizio a pensare con che tipo di tortura cominciare. I calci erano stati solo il via delle danze ufficiali.
Prese una corda lunga e sottile e la legò stretta intorno alle palle del povero uomo, che nonostante si dimenasse non poté evitare quell'operazione, e la tese in maniera perfetta fino all'altro capo della stanza, fissandola a un gancio di fortuna che serviva per tenere su un vecchio mobile. Sembrava tutto perfetto, il corpo di Pietro era in tensione, il suo bacino formava un arco teso verso avanti per ridurre l'effetto tirante del laccio legato ai suoi coglioni che si stagliavano in direzione del muro, tesi come una corda di violino. Marta osservò in silenzio ascoltando i lamenti e le imprecazioni del suo ex marito, e sorrise quando Alessia tirò fuori da un cassetto una piccola ma possente frusta.
"Adesso iniziamo a contare le frustate, ma se ti agiti troppo il laccio potrebbe tranciarti le palle non credi? Ti conviene incassare da vero uomo"
SWOSHH
"Uno" "Due" "Tre"
Ogni frustata era seguita da urla strazianti e movimenti parossistici che stringevano le palle ancora più forte tirandole verso la parete. Il povero uomo era totalmente immobilizzato, con le braccia legate al soffitto e le gambe divaricate. La frusta colpiva e colpiva, violentemente, Alessia e Marta si alternavano per riposare le braccia e la conta si interruppe a 50. I segni della frusta sulla schiena iniziavano a essere vividi e le palle diventarono di un pericoloso colore bluastro.
Davide si sciolse in un pianto singhiozzante e disse una parola sola "Pietà".
Marta soddisfatta prese l'uomo dai capelli portando indietro la sua testa e sussurrandogli nell'orecchio "Facevi tanto il macho, bastano 20 calci nelle palle e 50 frustate per farti crollare? L'ho sempre saputo che in fondo sei un senza palle"
Nel dire queste parole tirò la corda legata ai testicoli verso l'alto aumentando a dismisura la tensione della stessa e facendo muovere verso avanti gli attributi del malcapitato che sembravano davvero in procinto di staccarsi.
"AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHRGGGGGHHHHHHHH" L'urlo fu straziante
Di tutta risposta, Marta e Alessia accompagnarono l'urlo seguito dal pianto con una fragorosa risata diabolica. Avevano spezzato l'uomo colpendolo nella parte più simbolica possibile. Possedevano le sue palle. Potevano fare di lui quello che volevano.
Le due Donne cominciarono a girare intorno a Pietro, slacciando finalmente le sue palle ridendo e fantasticando di quello che avrebbero fatto da li a poco. Decisero di sfidarsi al tiro al bersaglio. Alessia aveva una vecchia pistola di quelle che si comprano al mercato, con i pallini di plastica gialli. Era del nipote, lasciata li da mesi e mesi e mai buttata. La tirò fuori da un cassetto e la mostrò trionfante a Marta e poi minacciosamente a Pietro.
"Stabiliamo le regole, tre colpi a testa, le palle valgono 10, il cazzo 5, il resto della zona 1, se si sbaglia totalmente bersaglio meno 1"
"Siete pazze, voi siete pazze, Marta ti prego smettila di andare dietro a questa pazza, ti prego, perdonami"
"E' tardi caro mio, dovevi pensarci prima di scoparti mezza azienda, chi è causa del suo mal..."
Le due Donne si misero in posizione, in piedi di fronte a lui a circa 5 metri di distanza.
"Prova a muoverti prima dello sparo e ti riattacchiamo dalle palle come un maiale da castrare" disse Alessia. Subito dopo passò la pistola a Marta "A te l'onore"
Primo colpo poco sotto l'ombelico, secondo precisamente sulla punta del cazzo, seguito da un lamento breve ma intenso, il terzo sfiorò il testicolo destro e il movimento contorcente dell'uomo con tanto di urlo convinse le due ad assegnare i 10 punti.
300 colpi circa erano presenti, ci misero una mezz'ora di gioco a finirli, punteggio 301 a 291 per Alessia.
"Peccato, mi hai battuto di un colpo ai coglioni". Risero.
Il maschio giaceva appeso dalle braccia, ormai le gambe lo sorreggevano a stento. La tortura della pistola giocattolo era stata più sopportabile dei calci e delle frustate ma l'attesa del colpo era psicologicamente più difficile da gestire.
Pietro aveva 32 anni, era un uomo muscoloso, con un fisico forgiato da giorni passati in palestra, alto 1,85 m per 90 kg, vederlo così abbattuto e sospeso, con il volto rigato dalle lacrime, totalmente immobilizzato e con il corpo pieno di lividi faceva davvero un certo effetto.
Sapendo che le artefici di tale destino erano le due Donne che lo osservavano in silenzio rendeva il tutto ancora più assurdo. Marta era una bella Donna di 28 anni, alta 1,70 m, magra e sinuosa, capelli neri e lisci, fisico geneticamente perfetto; Alessia era una Donna possente, coetanea dell'amica, alta 1,82 m, fissata con la palestra anche lei, bionda con gli occhi chiari, fisico mascolino ma estremamente sexy. Erano loro che stavano estirpando la virilità di quel ragazzo che fino a poche ore prima era il perfetto esempio della società patriarcale che vede le donne come oggetti sessuali. La legge del contrappasso era così evidente.
"Liberatemi, farò tutto quello che volete, ve lo prometto, vi scongiuro, non urlerò, non proverò a scappare, sarò il vostro schiavo, basta che smettete di farmi del male, vi prego, pietà"
Le due Donne si guardarono "Non toglierci il divertimento subito, credevamo che avresti resistito un po' di più, ti sei sciolto subito pappamolle" disse Alessia
"Non possiamo passare subito alla schiavitù, abbiamo appena iniziato con la violenza, sii uomo una volta ogni tanto" rincarò Marta
Pietro abbassò la testa, sapeva che non sarebbe finita li.
Pietro stava con la testa ciondolante. Non sapeva cosa aspettarsi. Avrebbe voluto che quella tortura finisse prima possibile ma sperava che sarebbe ancora riuscito ad avere salve le palle. In un impeto di violenza e machismo ricominciò a sbraitare e ad agitarsi, insultando le due Donne. Appena Alessia gli passò vicino fece partire uno sputo che, per fortuna della Donna, la mancò.
"Questo è stato un terribile errore Mr. Cazzomoscio, adesso il mi obiettivo non sarà più tagliarti le palle ma demolirtele fino a quando non ti diventano una poltiglia informe e sarai costretto a sputarle"
Finita la frase fece partire una serie di colpi allucinanti sulle palle del malcapitato, colpi in serie di una violenza inaudita che in pochissimo tempo fecero nuovamente svenire il maschio.
"Fermati o lo ammazzi prima del previsto, povero maritino mio" disse Marta sorridendo.
"TORTURIAMOLO"
Lo slegarono e cadde a peso morto a terra. Le due Donne lo calpestarono senza ritegno mentre preparavano la prossima mossa. Misero un tavolo in mezzo alla stanza e sollevarono il corpo dell'uomo adagiandolo sopra, lasciando le gambe a penzoloni in modo tale da poterle legare ai piedi del tavolo stesso e assicurando anche le braccia, lasciando Pietro sdraiato sul tavolo ma con le palle appena fuori, esposte in mezzo alle gambe aperte.
Ripresero il laccio e lo assicurarono nuovamente alle palle ancora di colore bluastro, legando l'altro capo ad una pesante marchingegno ornamentale rotante, una specie di timone. L'effetto era terribile, le Donne avrebbero potuto far girare l'oggetto avvolgendo su di esso la corda in modo da aumentare la tensione sul laccio.
"Cazzo, con questo gliele strappiamo via"
"Non vedo l'ora di sentirlo urlare"
"Prendi le foto delle sue amanti, tutto quello che hai, le chat, i messaggi, le email, facciamogli capire dove ha sbagliato, in fondo la nostra è solo un semplice gesto educativo no?" Alessia rise.
Dopo circa venti minuti e qualche bicchiere di acqua gelida in faccia Pietro si svegliò, ritrovandosi in quella posizione, iniziando a piagnucolare implorando nuovamente pietà.
"Allora" incalzò Marta, "adesso facciamo un giochino"
Si posizionò di fianco a lui, seduta su una sedia al contrario, braccia poggiata allo schienale e gambe divaricate, come negli interrogatori dei film americani. Si accese una sigaretta e sorrise.
"Iniziamo, ecco la prima foto, dimmi nome e ruolo nell'azienda della tizia, muoviti verme"
"Ba-Ba-Barbara, era la responsabile del servizio commerciale per l'area Sud, l'ho incontrata in un meeting a Napoli"
"Come scopava? Da 1 a 10"
"Malissimo, mi sono pentito subito di averlo fatto"
Alessia girò violentemente il timone e Pietro urlò
"AAAAAAAAAAAAHHRRRGGGGGGG NOOOOOOOOO"
"Non raccontare minchiate pezzo di merda, rispondi seriamente"
"O-otto"
"Otto, brava la ragazza, 80 grammi più 20 per la bugia, totale 1 kg"
Pietro non capiva, un kg di cosa, di cosa parlavano le ragazze? Che discorsi avevano fatto mentre era svenuto?
"Si caro, hai ragione, eri svenuto a causa delle carezze di Alessia. Ora ti spiego. Alla fine del gioco ti attaccheremo al soffitto, totalmente sospeso, e legheremo alle tue mini palle un po' di pesi, che calcoleremo con questo gioco. Non puoi mentire perché dalle chat con i tuoi amichetti sappiamo chi ti è piaciuta di più e chi meno, e ogni ragazza che verrà fuori Alessia provvederà ad un giro del timone"
Fece un gesto all'amica che immediatamente tese la corda tirando visibilmente le palle e facendo scaturire l'ennesimo urlo straziante.
"Bene, proseguiamo..."
Il gioco durò tantissimo, lo portarono avanti molto lentamente per far prolungare la sofferenza del ragazzo che alla fine aveva accumulato 8,6 kg per le sue 12 relazioni extraconiugali, ovviamente arrotondati a 9 kg dalle due Donne.
Le palle dell'uomo erano tese all'inverosimile, sembravano sul punto di staccarsi e lui piagnucolava frasi senza senso, cercando comprensione da parte di Alessia e Marta che invece erano sempre più divertite dal vederlo così sofferente.
"Adesso passiamo alla fase due del gioco, se solo provi a reagire ti taglio i coglioni e te li infilo in bocca, ok?
Slegarono Pietro mantenendo salde le corde che erano intorno ai suoi polsi poiché erano pronte a dover lottare con lui che invece si fece spostare come se nulla fosse, senza un minimo di combattività, ormai spento. Lo misero in piedi e lo fecero salire su due sedie, un piede a testa, passando la corda delle braccia su una trave del soffitto, in modo tale da sollevarle tirando semplicemente verso il basso. Pietro sollevò passivamente le braccia e si trovò quasi appeso con le gambe divaricate poggiate sulle sedie.
Alessia andò a prendere un secchio al cui manico legò un laccio e assicurando l'altro capo ai testicoli dell'uomo.
Pietro capì. Ecco dove sarebbero finiti i 9 kg.
Insieme al secchio Alessia aveva portato i sui pesi da palestra fai da te, ne prese esattamente 9, da 1 kg l'uno e li mise di fronte a loro.
"Uno alla volta fa più effetto"
Ne diede uno a Marta che lo poggiò nel secchio, senza fare attenzione a fare delicatamente. Quindi il peso cadde rovinosamente nel secchio creando un effetto devastante sulle palle di Pietro.
Continuarono così, alternandosi. Appena finito Alessia cominciò a camminare intorno a Pietro, uscendo dalla sua visuale mentre Marta si sedette su divano di fronte e spalancò le gambe, denudandosi.
La scena era devastante: Pietro sospeso per aria con le palle tirate verso il basso da 9 kg di peso e Marta che iniziava a infilare le proprie dita dentro di se, praticando autoerotismo.
"Fammi godere un'ultima volta Pietro, dai, chiedimi scusa, implora pietà, mi eccita sentirti piangere, cucciolo indifeso, muovitiiiii, chiedi scusa URLANDO"
Le mani di Marta si muovevano sapientemente mentre Pietro cominciava a balbettare le proprie scuse "Scusami tesoro, scusami, ho commesso l'errore più grande della mia vita, scusami, liberami e non lo farò più, vivrò solo in funzione di te, ti prego"
"URLA CANE, URLA E IMPLORA PIETA', IMPLORAMI DI NON STRAPPARTI LE PALLE"
A quel punto Alessia colpì con il piede il secchio facendolo oscillare, costringendo Pietro a urlare mentre cercava di formulare le sue scuse.
"SCUSAAAA, TI CHIEDO DI AVERE PIETA' DI ME E DELLE MIE PALLE, NON LE USERO' PIU' SE NON CON TE, SCUSAMIII, SALVAMI, SONO UN ESSERE INFERIORE, PERDONAMI E SARO' SOLO TUO PER SEMPRE"
All'udire quelle parole Marta si lasciò andare in un orgasmo liberatorio e Pietro credeva di aver completato la propria punizione essendo riuscito a chiedere scusa decentemente. Certo, avrebbe dovuto tenere fede alle sue parole ma sicuramente sarebbe stato meglio della castrazione.
"Cosa ha detto? -Perdonami e sarò solo tuo- oppure -userò le mie palle solo con te-?" chiese Marta alla sua amica che annuì.
La donna allora si alzò andando vicino all'ex marito, gli mise sulle labbra le sue ita ancora umide dall'orgasmo e disse solennemente: "Ci hai creduto verme, hai creduto che io avrei voluto ancora farmi toccare da te, mi hai offerto le tue ridicole palle, per te questo è un modo di chiedere scusa a una Donna. Mi è piaciuto vedere la speranza nei tuoi occhi mentre godevo. Ma stai tranquillo, la tua offerta di usare le palle solo con me non sarà fattibile perché tra poco non le avrai più.
Pietro trasalì e poi fu colto da un dolore insopportabile. Marta aveva colpito violentemente il secchio che tornò ad oscillare.
Da dietro Alessia slegò il povero uomo distrutto e lo assicurò al tavolo, mantenendo il secchio bel legato, anche se ormai poggiato a terra, in modo da non poter far fuggire Pietro.
"Mi hai fatto venire voglia però" aggiunse "Facciamo un giochino sul divano?"
Marta annuì e le due Donne iniziarono a sfiorarsi a vicenda sotto gli occhi stanchi e appannati dal pianto di Pietro ormai senza anima.
"Dopo l'orgasmo viene fame" disse Alessia dopo aver goduto ripetutamente insieme a Marta, sotto gli occhi un po' assenti di Pietro, comunque abbastanza sveglio da avere la forza di osservare tutto.
Le due Donne, dopo essersi rifocillate, mangiando qualcosa di veloce trovato nel frigorifero, tornarono da Pietro e senza dire nulla lo slegarono totalmente, lasciandolo disteso sul pavimento, nudo come un verme. L'uomo iniziò a strisciare lentamente senza una meta. Non aveva la forza di alzarsi e non sapeva a cosa sarebbe ancora andato incontro.
A un certo punto le due Donne, senza nemmeno parlarsi ma scambiandosi solo un cenno di intesa, iniziarono a sferrare ripetuti calci sul corpo di Pietro, con violenza inaudita, iniziando un vero e proprio pestaggio gratuito condito da insulti che diventavano via via più pesanti man mano che le urla dell'uomo crescevano.
"BASTAAAAAA VI PREGOOOO"
"Incassa come un uomo, pezzo di merda, dai, facci vedere di cosa sei capace"
I colpi si susseguivano e Pietro cercava di coprire con le braccia i punti dove questi facevano più male commettendo l'errore, dopo un colpo ricevuto sul costato, di coprirsi il petto lasciando libere le palle senza serrare le gambe. Si ritrovava a pancia insù, con le gambe leggermente piegate e aperte. Fu a quel punto che Marta, ormai in preda a una furia vendicativa cieca scagliò una pedata sui genitali dell'uomo. Le palle si divisero sotto il suo piede, andando una a sinistra e una a destra e il suo cazzo fu preso perfettamente in mezzo, schiacciato dalla foga della Donna.
"Ti spappolo i coglioni maritino, cosi vediamo come fai ad andare a puttane poi"
L'uomo era ormai ridotto ad un insieme di lividi rossi e blu, non aveva più la forza di respirare e alternava momenti di rabbia a momenti di pura sottomissione, chiedendo pietà. Ad un certo punto i discorsi delle due Donne lo fecero rabbrividire.
"E' arrivato il momento di decidere come farla finita" disse Marta.
"Dobbiamo castrarlo o no? E se lo facciamo dopo che succederà?" aggiunse.
" Che vuol dire SE, io stavo solo pensando al COME" e risero insieme, ma Marta era pensierosa, preoccupata per le conseguenze.
"Diamogli una possibilità, se nonostante sia ridotto come un verme riesce a soddisfarci potrà avere salve le palle, in fondo è uno stallone no?"
Lo misero in piedi a stento, mani ben legate dietro la schiena, divaricatore alle gambe e un guinzaglio al collo legato al tavolo, che non gli impediva i movimenti ma non gli permetteva di scappare. Le due Donne iniziarono a leccargli il cazzo per farlo eccitare.
"Adesso sei il nostro SCHIAVO, soddisfacci e avrai salve le palle, se ci deludi sai quale sarà la tua fine" disse Alessia poggiando sul tavolo un grosso coltellaccio da cucina.
Subito dopo Marta si avvicinò al suo ex marito e si mise a 90 gradi, prese il cazzo in mano e lo infilò in mezzo alle sue gambe avvolgendolo delicatamente. Pietro cominciò a muoversi con passione, sapendo che si stava giocando tutto in qual momento. Chiamò a raccolta tutte le sue forze e iniziò a muoversi dentro di lei. Era bravo a scopare, aveva fatto esperienza con le sue amanti, e ora sperava che quei tradimenti potessero essergli d'aiuto, facendo godere la sua ex moglie al punto da salvarsi le palle.
Riuscì a portare la Donna all'orgasmo in poco tempo, ma subito dopo dovette ripetersi con Alessia. Lo scoparono ripetutamente per oltre due ore, l'uomo resistette e riuscì a soddisfarle più volte entrambe. Quando si furono stancate lo lasciarono li, ancora appeso, esausto, e andarono via per un periodo di tempo che a lui sembrò infinito.
Quando tornarono capì. E' FINITA.
Le due donne parlottavano tenendo in mano due grossi coltellacci da cucina e discutevano di un "Piano". Era il piano per la sua fine.
"Hai davvero creduto che ti avremmo salvato? Dai su, non potevamo salvarti solo per averci fatto godere un po', è proprio quello il motivo per cui ti taglieremo le palle, aver fatto godere troppe Donne."
Alessia, dicendo quelle parole, slegò le mani dell'uomo che con l'ultimo briciolo di forza provò a divincolarsi e scappare. Marta lo afferrò facendolo cadere a terra e gli si buttò addosso in una breve colluttazione. Alessia lo prese della gambe, sollevandole un po', lasciando l'uomo poggiato al pavimento solo con le braccia e a pancia in giù, con gli attributi penzolanti e SBAAAM.
Una serie di calci nelle palle in quella posizione e Pietro che ad ogni colpo avanzava di qualche centimetro, dando vita a una scena totalmente ridicola. I calci questa volta erano senza controllo, il tentativo di fuga non sarebbe stato perdonato. Le palle dell'uomo erano al limite, erano sul punto di scoppiare sotto la pressione furiosa del piede della Donna.
Marta intervenne e la fermò: "Basta, non demolirgliele, le voglio tagliare io"
Alessia si fermò e lasciò il corpo ormai esanime del ragazzo a terra, svenuto.
Quando si risvegliò Pietro si ritrovò legato a croce a terra, in una specie di giardino di quella casa isolata ed enorme, fissato a terra da quattro possenti paletti, totalmente nudo, con le palle sanguinanti e doloranti.
Le due Donne gli giravano intorno, come avvoltoi su una preda morente.
Marta stava assaporando quel momento, godeva quasi fisicamente di quella posizione di supremazia che aveva.
"E' ora" disse.
Si inginocchiò in mezzo alle gambe spalancate di Pietro, brandendo un grosso coltello affilato, Marta nel frattempo saltellava eccitata da quello che stava per vedere, leggermente invidiosa da non poter essere lei a castrare quell'essere inferiore. Poi gli prese la testa e la alzò verso il suo bacino, per costringerlo ad assistere a quello che stava per succedere.
Marta si fece coraggio. Ripensò agli insulti subiti, agli abusi anche fisici che a volte era stata costretta a sopportare nella sua vita coniugale, afferrò con la mano le palle del suo ex marito, ormai ridotte a un ammasso tumefatto, separandole dal cazzo e dal pube. Un sospiro profondo e ZAC. Le palle volarono via per sempre.
Pietro era stato evirato. Pietro non era più uomo.
L'uomo lanciò un urlo lancinante prima di svenire. Alessia, esperto medico, corse subito ad applicare una medicazione e dei punti. Avrebbero deciso dopo poi cosa fare di lui, di certo lasciarlo libero sarebbe stato un rischio, probabilmente sarebbe diventato il loro eunuco segreto, nascosto per sempre in quella villa di periferia, dedito a servirle e riverirle mentre per la società sarebbe stato dichiarato sparito nel nulla.
Marta e Alessia guardarono soddisfatte le palle dell'uomo, ormai per terra, staccate per sempre da quel corpo inerme.
"Che ne facciamo?" disse Marta.
Alessia prese un barattolo di vetro con una soluzione salina per conservarle, poi lo mise in una scatola e scrisse delle parole su di un foglio.
"All'Associazione Vittime di Molestie e Violenze Domestiche. Gentili amiche, ricordate che qualunque cosa accada Noi Donne possiamo reagire a tutto. Noi Donne possiamo avere il potere di cambiare le cose. Non abbassate la testa mai e se necessario castrate, castrate e castrate. W le Donne."
Risero, si diedero una rinfrescata e si cambiarono in fretta per uscire a portare il pacco al punto di spedizione. Dopo aver fatto le aspettava un'aperitivo al bar dove tutto era cominciato.
Entrarono e come se nulla fosse successo guardarono il barman e dissero in coro:
"Il solito, grazie"
FINE.
Marta scopri un'infinità di chat nascoste con donne di ogni età che giustificavano i sempre più frequenti viaggi di lavoro e lo scarso interesse che Pietro provava verso di lei.
Era sempre stato un buon marito, anche se con qualche idea particolare a volte, tipo quando provò a non far lavorare la moglie perché a suo dire le donne dovevano occuparsi della casa.
Era cresciuto in una famiglia estremamente patriarcale quindi era normale avere qualche idea del genere, Marta si era abituata e sperava che con il tempo sarebbe cambiato.
Adesso la situazione era diversa, Marta si sentiva usata e i tradimenti duravano ormai da mesi, sfogandosi con Alessia con rabbia e tristezza.
L'amica era sempre stata una tipa più impulsiva di lei, una mangiauomini dichiarata senza mai aver avuto in testa l'idea di un matrimonio o qualcosa del genere.
Fu lei a proporre l'idea di una vendetta fisica, diversa da quello che pensava Marta, con le solite frasi fatte del tipo "sparisco per lui, non mi vedrà mai più" come se queste fossero vendette adeguate all'umiliazione subita.
A un certo punto Alessia esclamò: "Ma se gli strappassimo le palle sicuramente non potrebbe più accoppiarsi"
Marta trasalì all'idea, era sempre stata una ragazza molto tranquilla, e mai la violenza gratuita le aveva sfiorato la testa, nemmeno contro il suo peggior nemico.
Eppure un fremito di eccitazione la pervase. L'idea di avere quel potere sull'uomo che l'aveva sempre trattata da femmina e mai da donna le fece venire in mente strani pensieri che cercò subito di accantonare. Rispose sorridendo "Sai sempre come tirarmi su Ale, ma non credo che la galera sarebbe l'ideale per me in questo momento"
Passò qualche giorno, la vita sembrava andare avanti, Marta si era trasferita da Alessia per ricostruire i cocci della propria esistenza e non sentiva Pietro da settimane. Aveva sviluppato un'avversione verso gli uomini che tanto dolore le avevano fatto provare, al punto da iniziare a provare una certa attrazione per la sua amica Alessia, che certo non avrebbe disdegnato nuove esperienze ma che da quel giorno della scoperta dei tradimenti continuava a insistere su metodi di vendetta violenti e senza ritorno.
Un giorno Marta ricevette sul telefono un messaggio di minaccia dal suo ex, in cui la intimava a tornare con lui altrimenti avrebbe potuto fare una pazzia, il tutto condito da insulti sessisti e maschilisti. Alla lettura di quel messaggio Marta si sentì trasformata e guardò con aria di sfida Alessia esclamando all'improvviso: "Ale, castriamolo". Alessia, intenta a preparare il pranzo, si trovava ad affettare una carota e udite quelle parole affondò il coltello rispondendo "con questo o con la forbice" "Coltello tutta la vita" rispose Marta. E risero soddisfatte.
Quel pomeriggio Alessia tornò dal lavoro e svuotò sul tavolo una serie di farmaci, tra cui un potentissimo sonnifero quasi istantaneo dicendo "Con questo lo addormentiamo dopo averlo attirato in trappola", Marta, preoccupata per le intenzioni dell'amica, cercò di giustificarsi e di tirarsi indietro affermando che stava scherzando, ma poi in poco tempo si fece convincere. A cena le ragazze promisero di andare avanti. Avrebbero rapito, pestato e castrato Pietro. Senza pietà.
Così quella sera stessa Marta scrisse al suo ex dandogli appuntamento per il giorno dopo a casa di Alessia, assicurandogli che sarebbero stati soli e avrebbero potuto parlare liberamente. Pietro, da macho misogino mai avrebbe pensato che andare in casa del nemico sarebbe potuta essere una trappola e vi si recò senza alcun timore, puntuale alle 9 di mattina, entrando in casa e permettendosi di chiedere un caffè. Marta sorrise e si avvicinò alla macchinetta, in silenzio, e preparato in meno di un minuto, oltre lo zucchero mise un cucchiaino di sonnifero in polvere. Passarono pochi minuti in cui Pietro iniziò a blaterare insulti e aggressività ma all'improvviso iniziò a balbettare e a sentire strani giramenti di testa. In quel momento dalla camera da letto arrivò Alessia, con delle corte e dei lacci.
"Che cazzo ci fai ti qui, troia" esclamò Pietro, prima di crollare a terra, e le ultime immagini che vide furono quelle delle due donne che gli si avventarono addosso denudandolo, prima di addormentarsi.
Pietro si svegliò, totalmente nudo e in una posizione innaturale, con le braccia tirate verso l'altro, legate ad una trave di legno e le gambe tenute aperte da uno strano aggeggio legato alle caviglie, una sorta di divaricatore. Di fronte a lui ridacchiavano Alessia e Marta, alla cui vista Pietro iniziò a insultare e dar sfoggio della sua maleducazione e del suo maschilismo.
"Che cazzo volete troie?"
"il tuo, minuscolo, anzi le tue palline" rispose Alessia ridendo
Marta era in imbarazzo, guardava la faccia rabbiosa del suo ex marito con compassione e un po' di vergogna, ma ad ogni insulto subito cresceva anche in lei la rabbia. Sapeva che se lui avesse implorato perdono avrebbe, forse, ceduto ma così no, rivedere quella faccia da duro, senza un minimo di rimorso per quello che aveva fatto la convinceva ad andare avanti. Era decisa a vendicarsi brutalmente.
Alessia, fingendosi un giudice disse "In nome del popolo femminile italiano dichiaro il qui presente Pietro, colpevole del reato di tradimenti reiterati e lo condanno alla castrazione dopo un trattamento di tortura della durata stabilita dalla sua ex moglie Marta"
"Let's do it" disse Marta dando il cinque all'amica, facendo partire un calcio nelle palle improvviso e devastante sui gioielli dell'ex marito che iniziò a contorcersi.
"Ahhhhhhhhhrgggggg, tr-troieee"
"Che lo spettacolo abbia inizioooo"
Entrambe le ragazze si avventarono sulle palle del malcapitato colpendolo ripetutamente scandendo il numero dei colpi, fermandosi solo a 20. Venti devastanti calci nelle palle di un uomo ormai ridotto a un sacco da boxe, svenuto e appeso al soffitto.
Senza speranza di uscirne con le palle intere.
Pietro rinvenne dopo qualche minuto. Era crollato subito sotto i colpi incessanti e precisi dell'ex moglie e della sua amica. Ci mise un po' a capire dove fosse e quello che gli stava succedendo.
"Bastarde, liberatemi che vi ammazzo tutte e due dopo avervi stuprate, liberatemi se avete il coraggio"
"Ti libereremo tesoro, stai tranquillo, tra poco ti libereremo del peso del tuo maschilismo, non vediamo l'ora di strapparti le palle e fartele ingoiare. Com'è che dicevi a casa? Sei una donna e devi cucinare? Ecco, il prossimo piatto che ti presenterò saranno minipalle di uomo fallito in padella"
Sentite quelle parole pronunciate da Marta, Alessia esultò come se avesse sentito la più bella frase della sua vita e inizio a pensare con che tipo di tortura cominciare. I calci erano stati solo il via delle danze ufficiali.
Prese una corda lunga e sottile e la legò stretta intorno alle palle del povero uomo, che nonostante si dimenasse non poté evitare quell'operazione, e la tese in maniera perfetta fino all'altro capo della stanza, fissandola a un gancio di fortuna che serviva per tenere su un vecchio mobile. Sembrava tutto perfetto, il corpo di Pietro era in tensione, il suo bacino formava un arco teso verso avanti per ridurre l'effetto tirante del laccio legato ai suoi coglioni che si stagliavano in direzione del muro, tesi come una corda di violino. Marta osservò in silenzio ascoltando i lamenti e le imprecazioni del suo ex marito, e sorrise quando Alessia tirò fuori da un cassetto una piccola ma possente frusta.
"Adesso iniziamo a contare le frustate, ma se ti agiti troppo il laccio potrebbe tranciarti le palle non credi? Ti conviene incassare da vero uomo"
SWOSHH
"Uno" "Due" "Tre"
Ogni frustata era seguita da urla strazianti e movimenti parossistici che stringevano le palle ancora più forte tirandole verso la parete. Il povero uomo era totalmente immobilizzato, con le braccia legate al soffitto e le gambe divaricate. La frusta colpiva e colpiva, violentemente, Alessia e Marta si alternavano per riposare le braccia e la conta si interruppe a 50. I segni della frusta sulla schiena iniziavano a essere vividi e le palle diventarono di un pericoloso colore bluastro.
Davide si sciolse in un pianto singhiozzante e disse una parola sola "Pietà".
Marta soddisfatta prese l'uomo dai capelli portando indietro la sua testa e sussurrandogli nell'orecchio "Facevi tanto il macho, bastano 20 calci nelle palle e 50 frustate per farti crollare? L'ho sempre saputo che in fondo sei un senza palle"
Nel dire queste parole tirò la corda legata ai testicoli verso l'alto aumentando a dismisura la tensione della stessa e facendo muovere verso avanti gli attributi del malcapitato che sembravano davvero in procinto di staccarsi.
"AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHRGGGGGHHHHHHHH" L'urlo fu straziante
Di tutta risposta, Marta e Alessia accompagnarono l'urlo seguito dal pianto con una fragorosa risata diabolica. Avevano spezzato l'uomo colpendolo nella parte più simbolica possibile. Possedevano le sue palle. Potevano fare di lui quello che volevano.
Le due Donne cominciarono a girare intorno a Pietro, slacciando finalmente le sue palle ridendo e fantasticando di quello che avrebbero fatto da li a poco. Decisero di sfidarsi al tiro al bersaglio. Alessia aveva una vecchia pistola di quelle che si comprano al mercato, con i pallini di plastica gialli. Era del nipote, lasciata li da mesi e mesi e mai buttata. La tirò fuori da un cassetto e la mostrò trionfante a Marta e poi minacciosamente a Pietro.
"Stabiliamo le regole, tre colpi a testa, le palle valgono 10, il cazzo 5, il resto della zona 1, se si sbaglia totalmente bersaglio meno 1"
"Siete pazze, voi siete pazze, Marta ti prego smettila di andare dietro a questa pazza, ti prego, perdonami"
"E' tardi caro mio, dovevi pensarci prima di scoparti mezza azienda, chi è causa del suo mal..."
Le due Donne si misero in posizione, in piedi di fronte a lui a circa 5 metri di distanza.
"Prova a muoverti prima dello sparo e ti riattacchiamo dalle palle come un maiale da castrare" disse Alessia. Subito dopo passò la pistola a Marta "A te l'onore"
Primo colpo poco sotto l'ombelico, secondo precisamente sulla punta del cazzo, seguito da un lamento breve ma intenso, il terzo sfiorò il testicolo destro e il movimento contorcente dell'uomo con tanto di urlo convinse le due ad assegnare i 10 punti.
300 colpi circa erano presenti, ci misero una mezz'ora di gioco a finirli, punteggio 301 a 291 per Alessia.
"Peccato, mi hai battuto di un colpo ai coglioni". Risero.
Il maschio giaceva appeso dalle braccia, ormai le gambe lo sorreggevano a stento. La tortura della pistola giocattolo era stata più sopportabile dei calci e delle frustate ma l'attesa del colpo era psicologicamente più difficile da gestire.
Pietro aveva 32 anni, era un uomo muscoloso, con un fisico forgiato da giorni passati in palestra, alto 1,85 m per 90 kg, vederlo così abbattuto e sospeso, con il volto rigato dalle lacrime, totalmente immobilizzato e con il corpo pieno di lividi faceva davvero un certo effetto.
Sapendo che le artefici di tale destino erano le due Donne che lo osservavano in silenzio rendeva il tutto ancora più assurdo. Marta era una bella Donna di 28 anni, alta 1,70 m, magra e sinuosa, capelli neri e lisci, fisico geneticamente perfetto; Alessia era una Donna possente, coetanea dell'amica, alta 1,82 m, fissata con la palestra anche lei, bionda con gli occhi chiari, fisico mascolino ma estremamente sexy. Erano loro che stavano estirpando la virilità di quel ragazzo che fino a poche ore prima era il perfetto esempio della società patriarcale che vede le donne come oggetti sessuali. La legge del contrappasso era così evidente.
"Liberatemi, farò tutto quello che volete, ve lo prometto, vi scongiuro, non urlerò, non proverò a scappare, sarò il vostro schiavo, basta che smettete di farmi del male, vi prego, pietà"
Le due Donne si guardarono "Non toglierci il divertimento subito, credevamo che avresti resistito un po' di più, ti sei sciolto subito pappamolle" disse Alessia
"Non possiamo passare subito alla schiavitù, abbiamo appena iniziato con la violenza, sii uomo una volta ogni tanto" rincarò Marta
Pietro abbassò la testa, sapeva che non sarebbe finita li.
Pietro stava con la testa ciondolante. Non sapeva cosa aspettarsi. Avrebbe voluto che quella tortura finisse prima possibile ma sperava che sarebbe ancora riuscito ad avere salve le palle. In un impeto di violenza e machismo ricominciò a sbraitare e ad agitarsi, insultando le due Donne. Appena Alessia gli passò vicino fece partire uno sputo che, per fortuna della Donna, la mancò.
"Questo è stato un terribile errore Mr. Cazzomoscio, adesso il mi obiettivo non sarà più tagliarti le palle ma demolirtele fino a quando non ti diventano una poltiglia informe e sarai costretto a sputarle"
Finita la frase fece partire una serie di colpi allucinanti sulle palle del malcapitato, colpi in serie di una violenza inaudita che in pochissimo tempo fecero nuovamente svenire il maschio.
"Fermati o lo ammazzi prima del previsto, povero maritino mio" disse Marta sorridendo.
"TORTURIAMOLO"
Lo slegarono e cadde a peso morto a terra. Le due Donne lo calpestarono senza ritegno mentre preparavano la prossima mossa. Misero un tavolo in mezzo alla stanza e sollevarono il corpo dell'uomo adagiandolo sopra, lasciando le gambe a penzoloni in modo tale da poterle legare ai piedi del tavolo stesso e assicurando anche le braccia, lasciando Pietro sdraiato sul tavolo ma con le palle appena fuori, esposte in mezzo alle gambe aperte.
Ripresero il laccio e lo assicurarono nuovamente alle palle ancora di colore bluastro, legando l'altro capo ad una pesante marchingegno ornamentale rotante, una specie di timone. L'effetto era terribile, le Donne avrebbero potuto far girare l'oggetto avvolgendo su di esso la corda in modo da aumentare la tensione sul laccio.
"Cazzo, con questo gliele strappiamo via"
"Non vedo l'ora di sentirlo urlare"
"Prendi le foto delle sue amanti, tutto quello che hai, le chat, i messaggi, le email, facciamogli capire dove ha sbagliato, in fondo la nostra è solo un semplice gesto educativo no?" Alessia rise.
Dopo circa venti minuti e qualche bicchiere di acqua gelida in faccia Pietro si svegliò, ritrovandosi in quella posizione, iniziando a piagnucolare implorando nuovamente pietà.
"Allora" incalzò Marta, "adesso facciamo un giochino"
Si posizionò di fianco a lui, seduta su una sedia al contrario, braccia poggiata allo schienale e gambe divaricate, come negli interrogatori dei film americani. Si accese una sigaretta e sorrise.
"Iniziamo, ecco la prima foto, dimmi nome e ruolo nell'azienda della tizia, muoviti verme"
"Ba-Ba-Barbara, era la responsabile del servizio commerciale per l'area Sud, l'ho incontrata in un meeting a Napoli"
"Come scopava? Da 1 a 10"
"Malissimo, mi sono pentito subito di averlo fatto"
Alessia girò violentemente il timone e Pietro urlò
"AAAAAAAAAAAAHHRRRGGGGGGG NOOOOOOOOO"
"Non raccontare minchiate pezzo di merda, rispondi seriamente"
"O-otto"
"Otto, brava la ragazza, 80 grammi più 20 per la bugia, totale 1 kg"
Pietro non capiva, un kg di cosa, di cosa parlavano le ragazze? Che discorsi avevano fatto mentre era svenuto?
"Si caro, hai ragione, eri svenuto a causa delle carezze di Alessia. Ora ti spiego. Alla fine del gioco ti attaccheremo al soffitto, totalmente sospeso, e legheremo alle tue mini palle un po' di pesi, che calcoleremo con questo gioco. Non puoi mentire perché dalle chat con i tuoi amichetti sappiamo chi ti è piaciuta di più e chi meno, e ogni ragazza che verrà fuori Alessia provvederà ad un giro del timone"
Fece un gesto all'amica che immediatamente tese la corda tirando visibilmente le palle e facendo scaturire l'ennesimo urlo straziante.
"Bene, proseguiamo..."
Il gioco durò tantissimo, lo portarono avanti molto lentamente per far prolungare la sofferenza del ragazzo che alla fine aveva accumulato 8,6 kg per le sue 12 relazioni extraconiugali, ovviamente arrotondati a 9 kg dalle due Donne.
Le palle dell'uomo erano tese all'inverosimile, sembravano sul punto di staccarsi e lui piagnucolava frasi senza senso, cercando comprensione da parte di Alessia e Marta che invece erano sempre più divertite dal vederlo così sofferente.
"Adesso passiamo alla fase due del gioco, se solo provi a reagire ti taglio i coglioni e te li infilo in bocca, ok?
Slegarono Pietro mantenendo salde le corde che erano intorno ai suoi polsi poiché erano pronte a dover lottare con lui che invece si fece spostare come se nulla fosse, senza un minimo di combattività, ormai spento. Lo misero in piedi e lo fecero salire su due sedie, un piede a testa, passando la corda delle braccia su una trave del soffitto, in modo tale da sollevarle tirando semplicemente verso il basso. Pietro sollevò passivamente le braccia e si trovò quasi appeso con le gambe divaricate poggiate sulle sedie.
Alessia andò a prendere un secchio al cui manico legò un laccio e assicurando l'altro capo ai testicoli dell'uomo.
Pietro capì. Ecco dove sarebbero finiti i 9 kg.
Insieme al secchio Alessia aveva portato i sui pesi da palestra fai da te, ne prese esattamente 9, da 1 kg l'uno e li mise di fronte a loro.
"Uno alla volta fa più effetto"
Ne diede uno a Marta che lo poggiò nel secchio, senza fare attenzione a fare delicatamente. Quindi il peso cadde rovinosamente nel secchio creando un effetto devastante sulle palle di Pietro.
Continuarono così, alternandosi. Appena finito Alessia cominciò a camminare intorno a Pietro, uscendo dalla sua visuale mentre Marta si sedette su divano di fronte e spalancò le gambe, denudandosi.
La scena era devastante: Pietro sospeso per aria con le palle tirate verso il basso da 9 kg di peso e Marta che iniziava a infilare le proprie dita dentro di se, praticando autoerotismo.
"Fammi godere un'ultima volta Pietro, dai, chiedimi scusa, implora pietà, mi eccita sentirti piangere, cucciolo indifeso, muovitiiiii, chiedi scusa URLANDO"
Le mani di Marta si muovevano sapientemente mentre Pietro cominciava a balbettare le proprie scuse "Scusami tesoro, scusami, ho commesso l'errore più grande della mia vita, scusami, liberami e non lo farò più, vivrò solo in funzione di te, ti prego"
"URLA CANE, URLA E IMPLORA PIETA', IMPLORAMI DI NON STRAPPARTI LE PALLE"
A quel punto Alessia colpì con il piede il secchio facendolo oscillare, costringendo Pietro a urlare mentre cercava di formulare le sue scuse.
"SCUSAAAA, TI CHIEDO DI AVERE PIETA' DI ME E DELLE MIE PALLE, NON LE USERO' PIU' SE NON CON TE, SCUSAMIII, SALVAMI, SONO UN ESSERE INFERIORE, PERDONAMI E SARO' SOLO TUO PER SEMPRE"
All'udire quelle parole Marta si lasciò andare in un orgasmo liberatorio e Pietro credeva di aver completato la propria punizione essendo riuscito a chiedere scusa decentemente. Certo, avrebbe dovuto tenere fede alle sue parole ma sicuramente sarebbe stato meglio della castrazione.
"Cosa ha detto? -Perdonami e sarò solo tuo- oppure -userò le mie palle solo con te-?" chiese Marta alla sua amica che annuì.
La donna allora si alzò andando vicino all'ex marito, gli mise sulle labbra le sue ita ancora umide dall'orgasmo e disse solennemente: "Ci hai creduto verme, hai creduto che io avrei voluto ancora farmi toccare da te, mi hai offerto le tue ridicole palle, per te questo è un modo di chiedere scusa a una Donna. Mi è piaciuto vedere la speranza nei tuoi occhi mentre godevo. Ma stai tranquillo, la tua offerta di usare le palle solo con me non sarà fattibile perché tra poco non le avrai più.
Pietro trasalì e poi fu colto da un dolore insopportabile. Marta aveva colpito violentemente il secchio che tornò ad oscillare.
Da dietro Alessia slegò il povero uomo distrutto e lo assicurò al tavolo, mantenendo il secchio bel legato, anche se ormai poggiato a terra, in modo da non poter far fuggire Pietro.
"Mi hai fatto venire voglia però" aggiunse "Facciamo un giochino sul divano?"
Marta annuì e le due Donne iniziarono a sfiorarsi a vicenda sotto gli occhi stanchi e appannati dal pianto di Pietro ormai senza anima.
"Dopo l'orgasmo viene fame" disse Alessia dopo aver goduto ripetutamente insieme a Marta, sotto gli occhi un po' assenti di Pietro, comunque abbastanza sveglio da avere la forza di osservare tutto.
Le due Donne, dopo essersi rifocillate, mangiando qualcosa di veloce trovato nel frigorifero, tornarono da Pietro e senza dire nulla lo slegarono totalmente, lasciandolo disteso sul pavimento, nudo come un verme. L'uomo iniziò a strisciare lentamente senza una meta. Non aveva la forza di alzarsi e non sapeva a cosa sarebbe ancora andato incontro.
A un certo punto le due Donne, senza nemmeno parlarsi ma scambiandosi solo un cenno di intesa, iniziarono a sferrare ripetuti calci sul corpo di Pietro, con violenza inaudita, iniziando un vero e proprio pestaggio gratuito condito da insulti che diventavano via via più pesanti man mano che le urla dell'uomo crescevano.
"BASTAAAAAA VI PREGOOOO"
"Incassa come un uomo, pezzo di merda, dai, facci vedere di cosa sei capace"
I colpi si susseguivano e Pietro cercava di coprire con le braccia i punti dove questi facevano più male commettendo l'errore, dopo un colpo ricevuto sul costato, di coprirsi il petto lasciando libere le palle senza serrare le gambe. Si ritrovava a pancia insù, con le gambe leggermente piegate e aperte. Fu a quel punto che Marta, ormai in preda a una furia vendicativa cieca scagliò una pedata sui genitali dell'uomo. Le palle si divisero sotto il suo piede, andando una a sinistra e una a destra e il suo cazzo fu preso perfettamente in mezzo, schiacciato dalla foga della Donna.
"Ti spappolo i coglioni maritino, cosi vediamo come fai ad andare a puttane poi"
L'uomo era ormai ridotto ad un insieme di lividi rossi e blu, non aveva più la forza di respirare e alternava momenti di rabbia a momenti di pura sottomissione, chiedendo pietà. Ad un certo punto i discorsi delle due Donne lo fecero rabbrividire.
"E' arrivato il momento di decidere come farla finita" disse Marta.
"Dobbiamo castrarlo o no? E se lo facciamo dopo che succederà?" aggiunse.
" Che vuol dire SE, io stavo solo pensando al COME" e risero insieme, ma Marta era pensierosa, preoccupata per le conseguenze.
"Diamogli una possibilità, se nonostante sia ridotto come un verme riesce a soddisfarci potrà avere salve le palle, in fondo è uno stallone no?"
Lo misero in piedi a stento, mani ben legate dietro la schiena, divaricatore alle gambe e un guinzaglio al collo legato al tavolo, che non gli impediva i movimenti ma non gli permetteva di scappare. Le due Donne iniziarono a leccargli il cazzo per farlo eccitare.
"Adesso sei il nostro SCHIAVO, soddisfacci e avrai salve le palle, se ci deludi sai quale sarà la tua fine" disse Alessia poggiando sul tavolo un grosso coltellaccio da cucina.
Subito dopo Marta si avvicinò al suo ex marito e si mise a 90 gradi, prese il cazzo in mano e lo infilò in mezzo alle sue gambe avvolgendolo delicatamente. Pietro cominciò a muoversi con passione, sapendo che si stava giocando tutto in qual momento. Chiamò a raccolta tutte le sue forze e iniziò a muoversi dentro di lei. Era bravo a scopare, aveva fatto esperienza con le sue amanti, e ora sperava che quei tradimenti potessero essergli d'aiuto, facendo godere la sua ex moglie al punto da salvarsi le palle.
Riuscì a portare la Donna all'orgasmo in poco tempo, ma subito dopo dovette ripetersi con Alessia. Lo scoparono ripetutamente per oltre due ore, l'uomo resistette e riuscì a soddisfarle più volte entrambe. Quando si furono stancate lo lasciarono li, ancora appeso, esausto, e andarono via per un periodo di tempo che a lui sembrò infinito.
Quando tornarono capì. E' FINITA.
Le due donne parlottavano tenendo in mano due grossi coltellacci da cucina e discutevano di un "Piano". Era il piano per la sua fine.
"Hai davvero creduto che ti avremmo salvato? Dai su, non potevamo salvarti solo per averci fatto godere un po', è proprio quello il motivo per cui ti taglieremo le palle, aver fatto godere troppe Donne."
Alessia, dicendo quelle parole, slegò le mani dell'uomo che con l'ultimo briciolo di forza provò a divincolarsi e scappare. Marta lo afferrò facendolo cadere a terra e gli si buttò addosso in una breve colluttazione. Alessia lo prese della gambe, sollevandole un po', lasciando l'uomo poggiato al pavimento solo con le braccia e a pancia in giù, con gli attributi penzolanti e SBAAAM.
Una serie di calci nelle palle in quella posizione e Pietro che ad ogni colpo avanzava di qualche centimetro, dando vita a una scena totalmente ridicola. I calci questa volta erano senza controllo, il tentativo di fuga non sarebbe stato perdonato. Le palle dell'uomo erano al limite, erano sul punto di scoppiare sotto la pressione furiosa del piede della Donna.
Marta intervenne e la fermò: "Basta, non demolirgliele, le voglio tagliare io"
Alessia si fermò e lasciò il corpo ormai esanime del ragazzo a terra, svenuto.
Quando si risvegliò Pietro si ritrovò legato a croce a terra, in una specie di giardino di quella casa isolata ed enorme, fissato a terra da quattro possenti paletti, totalmente nudo, con le palle sanguinanti e doloranti.
Le due Donne gli giravano intorno, come avvoltoi su una preda morente.
Marta stava assaporando quel momento, godeva quasi fisicamente di quella posizione di supremazia che aveva.
"E' ora" disse.
Si inginocchiò in mezzo alle gambe spalancate di Pietro, brandendo un grosso coltello affilato, Marta nel frattempo saltellava eccitata da quello che stava per vedere, leggermente invidiosa da non poter essere lei a castrare quell'essere inferiore. Poi gli prese la testa e la alzò verso il suo bacino, per costringerlo ad assistere a quello che stava per succedere.
Marta si fece coraggio. Ripensò agli insulti subiti, agli abusi anche fisici che a volte era stata costretta a sopportare nella sua vita coniugale, afferrò con la mano le palle del suo ex marito, ormai ridotte a un ammasso tumefatto, separandole dal cazzo e dal pube. Un sospiro profondo e ZAC. Le palle volarono via per sempre.
Pietro era stato evirato. Pietro non era più uomo.
L'uomo lanciò un urlo lancinante prima di svenire. Alessia, esperto medico, corse subito ad applicare una medicazione e dei punti. Avrebbero deciso dopo poi cosa fare di lui, di certo lasciarlo libero sarebbe stato un rischio, probabilmente sarebbe diventato il loro eunuco segreto, nascosto per sempre in quella villa di periferia, dedito a servirle e riverirle mentre per la società sarebbe stato dichiarato sparito nel nulla.
Marta e Alessia guardarono soddisfatte le palle dell'uomo, ormai per terra, staccate per sempre da quel corpo inerme.
"Che ne facciamo?" disse Marta.
Alessia prese un barattolo di vetro con una soluzione salina per conservarle, poi lo mise in una scatola e scrisse delle parole su di un foglio.
"All'Associazione Vittime di Molestie e Violenze Domestiche. Gentili amiche, ricordate che qualunque cosa accada Noi Donne possiamo reagire a tutto. Noi Donne possiamo avere il potere di cambiare le cose. Non abbassate la testa mai e se necessario castrate, castrate e castrate. W le Donne."
Risero, si diedero una rinfrescata e si cambiarono in fretta per uscire a portare il pacco al punto di spedizione. Dopo aver fatto le aspettava un'aperitivo al bar dove tutto era cominciato.
Entrarono e come se nulla fosse successo guardarono il barman e dissero in coro:
"Il solito, grazie"
FINE.
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