Ka-zar il superdotato uomo della giungla - il rapimento cap. 1

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genere
etero

CHAPTER I.

Ka-zar la scopava e scopava, senza sosta. “Forse è vero che è figlio di una donna inglese e di un gorilla”, pensò lei sentendo quel magnifico cazzo dentro di sé, così lungo e spesso che a volte pensava potesse lacerarle l’intestino.

Jane Meadows aveva conosciuto Ka-zar, ovvero Lord Greystoke, in Africa durante una spedizione alla ricerca del misterioso figlio delle scimmie.

Spedizione che era andata fin troppo bene, visto che l’avevano trovato e che lei si era innamorata di lui, al punto di seguirlo in Inghilterra quando era stato accertato che era proprio figlio del defunto Lord Greystoke.

Bello ricco e… superdotato!, penso lei ma era innamorata veramente di lui, da quando la salvò nella giungla.

Gli diede un colpetto gentile sulla testa, e lei capì che era il suo turno di tornare a ciucciarglielo. Era sempre un’impresa per lei ficcarselo tutto in bocca, e rischiava ogni volta di soffocare, ma la goduria era superiore alla sofferenza.

Erano nudi nel lettone della sua tenuta londinese, il pomeriggio di pioggia favoriva pensare a nulla fuorchè ad amare e intensamente, quando qualcuno bussò alla porta.

“Mmm”, era china su di lui aiutandosi con la mano quando fu costretta a fermarsi.

“Cristo cosa vuoi Edna!”, disse pensando alla loro cameriera personale e a cosa volesse: è vero che la sete di sesso insaziabile di Ka-zar aveva portato a scopare anche lei in spettacolari triangoli amorosi, ma oggi lo voleva solo per lui.

“Telegramma per Lord Greystoke!”, rispose e gli disse di entrare.

La ragazza di dimensioni procaci entrò per nulla imbarazzata dei suoi padroni nudi, e porse il biglietto al padrone di casa.

“Grazie Edna”, e gli schiaffò una mano sul culo. Era sempre gelosa di suo marito, e trattenne di infuriarsi con la piccola puttanella.

“Si grazie”, e strizzò il cazzo del suo uomo per fare invidia alla ragazza.

Lei sembrò fare finta di niente, uscì ma ebbe l’ultima parola.

“Se il signore ha bisogno di cambiarsi lo aspetto in bagno”, e lei la fulminò mentre usciva.
“Cosa dice il telegramma caro?”, gli chiese accarezzandogli la schiena.

“Brutte notizie: Nikolai Volkoff è scappato”, rispose lui laconicamente.

Jane trasalì: quel nome la fece ripensare alla brutta avventura che avevano vissuto in Africa.

Volkoff era un contrabbandiere di pelli pregiate, che si era scontrato con Ka-zar e che aveva rapito la sua compagna per costringerlo ad arrendersi.

Ma confidando nella forza di Jane non aveva mollato la sua battaglia contro gli uomini del russo: peccato che lui nel frattempo l’avesse fatta violentare ripetutamente dai membri di una tribu selvaggia del Madagascar.

Ancora oggi provava un misto di vergogna ed eccitazione a ripensarci, all’inizio era stato orribile ma poi venire montata da quasi otto neri superdotati divenne fonte di goduria proibita: subiva quadruple penetrazioni, due cazzi in figa uno nel culo e uno in bocca, più due che menava con le mani.

A vederla non sarebbe sembrata una schiava del sesso, quei membri di grandi dimensioni che la profanavano dentro la facevano urlare come una cagna in calore, a tal punto che anche essere scopata per ore da Ka-zar non sembrava abbastanza.

E se fosse stata rapita di nuovo? Scacciò quel pensiero ritornando alla realtà.

"Sembra che tutta la storia sia avvolta nel mistero", continuò lui. "Da fonti affidabili nè la polizia nè gli agenti speciali hanno la più pallida idea di come sia stato fatto. Tutto quello che sanno, quello che tutti sanno, è che Nikolas Volkoff è fuggito da una prigione francese."

Rimase in silenzio per qualche minuto poi il suo volto sembrò prendere una decisione. “Devo andare a Parigi dal buon investigatore D’Arnot, quello che ci ha aiutato a catturare quel bastardo”, e rivolgendosi a Jane, “mi dispiace cara ma dovrò lasciarti qualche giorno da sola: ma oltre a Edna c’è la bambinaia e il nostro autista”.

Il pensiero fece venire un senso di colpa alla donna: Joe l’autista era il suo amante quando il suo uomo era via per affari, ma del resto l’avventura in Africa l’aveva lasciata talmente in uno stato di perenne tensione sessuale che doveva fare l’amore di continuo, quindi anche quando suo marito non c’era; neanche suo figlio Sam bastava a colmare questo vuoto.

E in fondo anche suo marito da figlio della giungla non aveva un senso di monogamia. Sapeva bene come si sarebbe sfogato in bagno con Edna.

“Ti lascio andare a preparare, vado… ehm a dare indicazioni a Joe di preparare la macchina per condurti alla stazione ferroviaria”, e dopo essersi baciati con la stessa passione di sempre lui sorridendo andò in bagno dove Edna lo aspettava.

Si infilò in fretta una vestaglia e scivolò velocemente su per la scala di servizio agli alloggi della servitù, ed entrò dentro quello dell’autista non preoccupandosi di bussare.

Joe non si scompose vedendo entrare la signora Greystoke, era già nudo e quando lei si alzò la vestaglia capì cosa doveva fare.

“Prima me”, e gli diede le terga indicando di scoparla alla pecorina, “poi prepara la macchina per mio marito”.

L’uomo vedeva il magnifico corpo di Jane sempre con meraviglia, quei seni così grossi e turgidi, le cosce belle sode, e pensava a quanti cazzi dovevano aver allargato sia il buco vaginale che quello anale.

“Forza caro, per le effusioni avremo tempo più tardi”, e lui provvide a pomparla in fretta e venire fuori dalla sua vagina spruzzando per tutto il letto.

La donna si tirò di nuovo giù la vestaglia baciandolo sulla guancia. “A più tardi”, gli sussurrò e tornò di sotto.

Passando vicino al bagno padronale sentì l’inconfondibile gemito di piacere di Edna, quella troietta si stava divertendo con quello che era stato dentro di lei fino a pochi minuti prima.

Soffocò un moto di rabbia, e andò a trovare l’amato figlio Jack che era nella sua stanza con la tata.

Si intrattenne qualche minuto con il bambino che stava giocando ai soldatini, poi parlò con la ragazza. “Se mi vedrà poco nei prossimi giorni non si preoccupi”, e la squadrò sfiorandole il seno con le mani.

“Peccato che debba stare con Jack, è così bella…”, e poi le sussurrò all’orecchio: “però un giorno o l’altro sara mia…”, e miss Liza tremò impercettibilmente.


Il giorno dopo Jim Clayton, Lord Greystoke, sedeva in silenzio nell'appartamento del suo amico, l’ispettore Paul D'Arnot, a Parigi, guardando meditativamente alla punta scintillante del suo stivale.
“Il timore mio caro amico è che adesso sia ormai a Londra, anche se abbiamo allertato tutti gli imbarchi che portano in Inghilterra”, disse il suo amico.

“Sono venuto apposta qui pensando che fosse ancora in Francia”, disse Ka-zar, anche se a Parigi andava per gli affari della sua famiglia e apprezzava parecchio le parigine.

“Se rimani qualche giorno magari lo catturiamo in qualche casolare vicino alla prigione di Amiens da dove è fuggito: perché non godi la nostra bella capitale intanto?”, gli consigliò l’ispettore, suscitando l’apprezzamento del suo ospite.

Mentre i due uomini parlavano a Parigi, altri due stavano conversando insieme in un piccolo cottage fuori dai confini di Londra. Entrambi erano dall'aspetto sinistro e ombroso.
Uno era barbuto, ma l'altro, il cui volto aveva il pallore di un lungo confinamento al chiuso, aveva solo la barba di pochi giorni sulla sua faccia. Era lui che stava parlando.
"Devi assolutamente tagliarti quel dannato barbone, Alexis," disse al suo compagno. "Potrebbe riconoscerti immediatamente. Ci dobbiamo separare adesso, e quando ci incontreremo di nuovo sul ponte della Kinkaid, speriamo di avere con noi due ospiti d'onore che non anticipano il piacevole viaggio che gli abbiamo pianificato."
"In due ore dovrei essere a Dover con uno di loro, e per domani notte, se segui le mie istruzioni attentamente, dovremmo arrivare con l'altro, sempre che ritorni a Londra velocemente come presumo che faccia.
"Dovrebbero esserci sia profitto che piacere come diverse altre belle cose a premiare i nostri sforzi, mio caro Alexis. Grazie alla stupidità dei francesi, sono riuscito a pianificare la nostra vendetta prima di evadere, che c'è poca probabilità che succeda qualcosa che danneggi le nostre prospettive. E adesso addio e buona fortuna!"

Intanto a Londra la mattina scorreva tranquilla, con Jane che si intratteneva con Edna e Joe nel lettone padronale.

“Grazie signora che mi ha perdonato”, disse la ragazza che veniva sditalinata dalla sua padrona mentre l’autista scopava a fondo Jane, che aveva le gambe oscenamente allargate.

“Mmm cara, siamo tutti amici qua non devi farti perdonare per servire bene mio marito”, rispose lei mentre il cazzo dell'autista gli penetrava le pareti vaginali, pur non avendo la forza dell'uomo-scimmia era sempre una bella sensazione.

Si spostò per mordicchiare con la bocca le grandi labbra di Edna, a suo modo un piacevole modo per vendicarsi della serva, che però sembrava sempre più goduta al trattamento di Jane.
È da quando l’autista era tornato dalla stazione il giorno prima che avevano passato il tempo insieme tutti e tre, praticando il sesso in qualunque modo possibile, non fermandosi neanche per fare cene o colazione ma dormendo solo qualche ora.

Jane era così persa nel piaceri sessuali da aver dimenticato anche la visita mattutina al figlio.

Miss Liza conosceva la sua padrona, e passando vicino alla camera padronale aveva sentito gemiti e sospiri che l’avevano convinta a non disturbarla.

Quando Lord Greystoke era via l’andazzo in casa era quello, e quando c’era passavano il tempo a scopare. Così era lei a crescere il piccolo Sam, che vedeva la madre nei rari intervalli di tempo tra una scopata e l’altra: del resto anche lei si ritagliava le sue pause, e presto il garzone sarebbe arrivato con la spesa giornaliera. Questo voleva dire almeno un pompino veloce in giornate diverse, ma oggi probabilmente poteva convincerlo a chiavarla per bene.

Si piazzò in cucina con Sam che dormiva nella carrozzina. Sentì suonare la porta di servizio un’ora dopo e andò ad aprire: ma non era il solito ragazzo, ma una persona diversa.

“E Tom che fine ha fatto?”, si era anche tolta le mutande per fare più in fretta: l’uomo la guardò in modo strano, poi disse che oggi era il suo turno.

Poco convinta lo fece entrare e si sentì stringere da dietro mentre un oggetto freddo gli entrò nel corpo mozzandole il fiato.

Cadde per terra, ma pur sentendo le forze uscire dal suo corpo cercò di alzarsi in piedi, in tempo per vedere l’intruso prendere in braccio il piccolo Sam e uscire dalla porta aperta.

Appoggiandosi al muro arrivò alla porta che immetteva dentro il salone principale, la aprì e pur perdendo sangue lo percorse raggiungendo il corridoio che immetteva alla camera padronale.
“Ahhh”, adesso era Edna che veniva chiavata da Jack che affondava senza pietà mentre baciava Jane, che a sua volta metteva due dita nel delicato culetto della giovane serva.

“Mmm signora Greystoke è bellissimo”, biascicava lui quasi senza forze mentre la donna affondava le dita inculando la ragazza, per poi tirarle fuori sporche di merda e metterla in bocca a Edna.

“Senti che buona!”, gli diceva ridendo beffardamente, ma senza cattiveria, visto come tutti e tre godevano ormai da quasi un giorno in un perverso triangolo sessuale.

Stava pensando che mancava solo miss Liza all’appello quando la porta si spalancò e la ragazza morente entrò nella stanza.


La sventurata tata ebbe tempo di mormorare il nome del bambino prima di morire dissanguata con la giugulare tagliata, ma quando Jack raggiunse la cucina trovando aperta la porta di servizio fu troppo tardi.



Ka-zan intanto a Parigi stava finendo alcune contrattazioni commerciali.

Mademoiselle Martin era sulla bocca di tutti a Parigi come proprietaria di un cospicuo patrimonio, e si doveva incontrare con Lord Greystoke per finanziare la costruzione di due ditte per la costruzione di automobili.

“Argomento interessante signor Jim”, gli disse nel suo inglese perfetto imparato a scuola. Erano nella sala da tè dell’Hotel Concorde, e Tar-zan scrutava concupito le grazie nascoste della donna.

Aveva conosciuto Jane nella giungla, dove le convenzioni sociali non esistevano, e faticava ad accettare le regole e l’etichetta della società moderna: sognava di vedere nuda Francoise Martin, e decise di mettere da parte le buone maniere.

Non si preoccupava della parola tradimento, lo faceva sorridere quando Jane voleva quasi nascondere la sua relazione con l’autista. L’importante era amarsi, il sesso era talmente piacevole da fare con chiunque.

“Signorina, nella mia camera potremmo finire di discutere con più calma”, e gli tocco il braccio con le sue mani possenti.

L’effetto che faceva sulle donne in fondo era questo, un gigante di un metro e novanta muscoloso che faceva vibrare alle donne ancora complessate e represse sessualmente di inizio novecento sensazioni appena sopite ma che ribollevano sotto.

“Lei è…”, ma poi sentendosi quasi mancare dal desiderio, accettò. Gli era già stato descritto il pene superdotato di Lord Greystoke, e non vedeva l’ora di provarlo.

La realtà fu superiore all’immaginazione, lui la spogliò con delicatezza e poi sbattè sul letto, incominciando a baciarla dai piedi per poi risalire alle cosce e mangiarle la figa rigorosamente pelosa come di costume in quel tempo; nessun uomo gliel’aveva mai leccata, ma da come entrava dentro con la lingua Lord Jim sembrava che gli staccasse le grandi labbra affondando allo stesso tempo con le sue dita forti.

“Pronta?”, gli chiese e lei rialzò la testa per ammirare quel pene gigantesco. Disse di sì con la testa, poi lui affondò il membro di carne facendola quasi svenire dal dolore, ma la goduria che ne seguì fu inenarrabile.

L’avevano già fatto tre volte e lei l’aveva preso tutto in gola per assaggiare l’afrore animalesco del suo cazzo, quando bussarono alla porta.

Temendo un agguato di Volkoff spalancò la porta e afferrò per la collottola il povero fattorino.

“Solo un te-te-telegramma signor Greystoke”, disse lui senza fiato.

Ka-zan si scusò ma quando lesse il biglietto impallidì.

“Sam rapito da sconosciuti – uccisa la governante – io sto bene ma ti attendo a Londra – JANE”.

“Tutto bene?”, chiese Francoise, ma lui la zittì e la baciò. “Devo tornare a Londra, ma presto ritornerò a Parigi e continueremo quanto abbiamo iniziato”, e rivestendosi si preparò per reagire al rapimento che immaginava opera di Volkoff.

CONTINUA



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scritto il
2024-03-27
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