Eli e Silvì due sorelle ed un'estate calda 22
di
PiccolaElisa
genere
incesti
Scesi di casa ed il caldo mi assalì, poi la felpa non aiuta di certo. Tornai a casa con in mente solo un pensiero, far passare più velocemente possibile la giornata. Quando aprii la porta mi fu quasi strano trovare Gia in casa. Ultimamente passavano anche settimane senza che la vedessi. Spesso passava a prendere o a posare roba in orari in cui o ero all’università o ero da Silvia. Trovarla in cucina intenta a fare il caffè era strano, ma ne fui felice, la salutai di corsa per andare in camera a levare la felpa e mentre passavo davanti la cucina mi chiese se volessi un caffè e se poteva chiedermi una cosa. Ecco, vi sembrerà strano, ma solo in quel momento come un fulmine mi venne in mente Daniela e “il mega piacere che Gia doveva chiedermi”. Gia non aspettò che tornassi in cucina, ma mi seguì in stanza ed io, come capitava, mi sfilai la felpa davanti a lei. Cavolo ero senza nulla e lei mi chiese “ma dove sei stata con 30 gradi e solo con la felpa?” cavolo terrore. Le accampai la scusa che avevo dormito da mia sorella che avevo sporcato la maglia sotto, insomma la buttai li e Gia non fece tante domande. Comunque il preambolo fu breve e la richiesta fu veloce, ma questo è da lei, come da lei fu il seguito. Raccomandazioni su raccomandazioni. La guardavo mentre lei mi descriveva Daniela come la ragazza che deve essere protetta perché “fa la dura, ma lei non capisce, certe cose per lei sono fuori dal suo mondo” cazzo, mi domandavo come avesse fatto a costruirsi un’immagine cosi pudica. Cioè io la conosco come una manipolatrice bastarda e depravata, mentre sua sorella la descrive come un’ingenua ragazza che fa la ribelle. Vabbè che dire, ovvio che accettai senza alcuna remora, infondo voi che mi leggete credo mi reputiate più o meno come io reputo Daniela.
Prendemmo il caffè mentre mi dava tutte le rassicurazioni e tutte le sue idee su come avremmo potuto trascorrere ben tra giorni insieme. Che poi tre giorni non sono, ma due mezze giornate ed una giornata intera. Vabbè faccio finta di ascoltarla e di fare qualche domanda rassicurandola che sarei stata attenta. Certo che Gia è pesante!!! Mentre parlava presi il telefono e scrissi a Daniela, -Tutto ok sarai mia ospite- mi rispose con un emoji di un bacetto. Dopo credo almeno mezz’ora Gia aveva finalmente smesso di ringraziarmi e di scadenzarmi ogni singolo minuto. Era arrivata al punto da dirmi che avrebbe provveduto a fare della pasta al forno cosi non dovevo cucinare per Daniela. No dico, si può essere tanto apprensivi???? Riuscii a defilarmi con la classica scusa del “devo studiare” e mi nascosi nella stanza. Ci ero rimasta un pochino male della risposta di Daniela, ma non ebbi molto modo di pensarci che ecco che mi squillò il cellulare, Giammarco.
Fissai il telefono mentre si illuminava lo schermo e scorreva il suo nome. Giammarco, Daniela, Silvì e Matteo, la mia vita sentimentale stava diventando un casino e a qualcosa dovevo rinunciare.
Decisi di non rispondere lasciando che il cell squillasse.
Ed ecco, lo so, ora vi aspetterete una serata noi tre a fare sesso sfrenato. Nulla di tutto questo.
Si lo so forse vi sto per deludere ma quella sera, sembrava che tutti quanti ce l'avessero con noi, a casa mia Gia si piazzò perché a casa del fidanzato c’era stato non so quale problema al bagno, a casa di Silvì si presentò la ragazza fantasma, la coinquilina, forse ve lo sarete dimenticato ma mia sorella condividere la casa non con Matteo ma con una ragazza che poi più che ragazza è una signora che lavora e che non si vede praticamente mai perché esce la mattina e torna la sera dopo la palestra, arriva il lunedì sera e va via il venerdì mattina. Una persona gioviale, ma soprattutto non fa né domande ne dice qualcosa sulla presenza mia o di Matteo. Anche perché Matteo “paga” la sua presenza con una piccola quota. Devo dire che lei mai ha detto di no e mai si è opposta a questo obolo.
Ok, non fu esattamente la serata che mi aspettavo, ma comunque decidemmo che dovevamo parlare. Ci accordiamo per uscire, decidemmo di andare in un pub, e chiarire la situazione. Scegliemmo un orario presto cosi da trovare meno tempo. Vi sembrerà strano, trascorsi tutto il pomeriggio in uno stato di agitazione, trascorsi il pomeriggio a decidere come vestirmi, come sistemare i capelli e che scarpe mettere. Lo so, è stupido, ma ero in totale agitazione. Alla fine misi un jeans strappato, delle converse ed un top a fascia. Molto semplice, ma con spalle e pancia scoperto, trucco leggero e lasciai i capelli sciolti come sempre. Mi vennero a prendere e raggiungemmo il pub a piedi, loro erano perfetti, Matteo con il suo jeans e la sua maglia bianca e mia sorella con il suo pantaloncino nero con un top che le scopriva per intero la schiena.
All’apparenza eravamo tre giovani che andavano al pub per trascorrere una bella serata. Nella realtà eravamo due sorelle e un ragazzo che andavano a capire come impostare il loro rapporto.
Credetemi, quando ci siamo resi conto che non sarebbe stato possibile stare a casa ci siamo rimasti male tutti e tre viste le premesse della mattina. Ma questo era e dovevamo adattarci.
Fu imbarazzante all’inizio, non sapevamo come iniziare, perché dai, non è normale ordinare una birra e parlare di certi argomenti. Fui io a rompere l’imbarazzo e rivolgendomi a Silvì le dissi, “Sai mi sa che Matteo stamattina c’è rimasto male” mi chiese come mai sorridendo e guardando Matteo, “girava con il coso duro sperando in qualcosa, ma non ho ceduto”
Matteo: “si ma me l’hai preso in bocca”
Io: “si ma non l’ho succhiato, l’ho fatto solo per farti soffrire e poi ero stata autorizzata” dicendolo guardai Silvì come per cercare in lei una sorta di accettazione che mi avesse dato un’autorizzazione.
Silvì, mentre la guardavo, scoppiò a ridere e subito dopo io con lei, mentre Matteo cercava di difendere la sua apparenza di uomo irresistibile.
Non so come facevamo, ma riuscivamo a passare dall’imbarazzo alla totale complicità in un secondo ed una volta strappato quel velo riuscivamo a dirci tutto senza imbarazzo.
Silvia si fece seria, io ancora ridevo e guardandomi negli occhi mi disse: “il fantasma lascia la casa il mese prossimo e noi avevamo pensato che sarebbe stato ideale che tu ti trasferissi da me” non so perché, ma non mi aspettavo questo, ma poi Matteo quasi interrompendo Silvì “ma poi pensandoci abbiamo pensato che sia meglio che prenda io la stanza” chiesi come mai non mi volessero e Silvì guardandomi con aria dolce “perché non vogliamo che ti isoli dalla tua vita, noi ti vogliamo come parte della nostra vita, ma non vogliamo che tu rinunci alla tua vita”.
Ero confusa e perplessa e credo che il mio viso fosse lo specchio del mio stato.
Silvì: “se tu venissi da noi, lo sappiamo che eviteresti Giammarco o Daniela o chiunque altro per stare con noi e noi non vogliamo questo”
Matteo: “noi ti vogliamo, ma vogliamo averti libera”
Silvì: “si ecco, io, anzi per dirla meglio noi, vogliamo che tu ti senta libera”
Fummo interrotti dal cameriere che posato le birre andò via nel più totale silenzio al tavolo.
Io: “non ci sto capendo nulla”
Iniziarono a parlare in contemporaneo, sembrava quasi che si fossero preparati un copione. Certo ne avevano parlato a lungo prima di parlarmi.
Mi dissero che volevano che io fossi libera di vivere la mia vita senza rinunciare a nulla ed a nessuno, ma poi la bomba, e me la sganciarono insieme e credetemi non ricordo chi dei due mi disse queste parole,
“noi ti vogliamo con noi”, li guardai interdetta, non capii al volo cosa volesse significare,
Matteo: “lo so che la cosa è strana, anche perché voi siete sorelle, ma il nostro rapporto in questi mesi è diventato speciale e noi abbiamo capito che ti vogliamo nella nostra storia”
Ero emozionata, ero al settimo cielo.
Silvia: “si insomma vogliamo che tu ti senta libera di stare con me e con Matteo in liberta, senza gelosie o paure”
Ecco, lo sapevo, erano parole superflue visto ciò che ci eravamo detti solo poche ore prima, ma sentirmi dire che loro mi volevano fu come ricevere un pugno forte allo stomaco. No, non pensate a male, era una sensazione forte, ma allo stesso tempo stupenda. Non ci pensai neanche due secondi e mi tuffai su di loro. Li abbracciai e diedi un bacio ad entrambe. Un bacio che fu veloce solo per il fatto che mia sorella mi disse “ci vedono”.
Ero emozionata, ero felice ed ero euforica.
Gli raccontai in totale onestà la situazione che stavo vivendo, ma come se nulla fosse entrambe mi dissero che ero libera di vederli e di fare ciò che volevo. Non ero legata a da un vincolo di “fedeltà”, ma che sarebbe stato onesto parlarne con loro e nel caso non gli fosse piaciuta una situazione ne avremmo parlato.
Mi sentii quindi non solo felice di essere libera di vivere la mia vita sentimentale e fisica con loro, ma anche di continuare la mia storia con Giammarco e Daniela.
Io: “si ok, ma per essere sicura cosa vuol dire libera di stare con te o Matteo?” lo dissi guardando Silvì.
Mi prese la mano e si avvicinò all’orecchio.
Mi bisbigliò quello che mai avrei sperato di sentire.
Appena si allontanò mi sentii come appena riemersa dall’acqua, ripresi fiato e mi alzai, “mi accompagni in bagno?”
Appena entrate in bagno non resistetti, le misi le mani attorno al collo e la baciai, la baciai forte, con passione, era quel bacio che non avevo avuto modo di darle prima. Fu un bacio lungo, lunghissimo, se avessi potuto quel bacio non sarebbe mai e poi mai finito.
Quando tornammo al tavolo l’unica cosa che avrei voluto fare era baciare anche Matteo, ma lo sapevo che non si poteva.
Ci dirigemmo verso casa di Silvia, lo sapevamo che ci stava la coinquilina e che le pareti sono così sottili che sarebbe stato impossibile stare insieme in quel senso. Entrammo e la coinquilina era nella sala a vedere un film. Cosa non tanto strana visto che aveva già impacchettato quasi tutto e messo scatole su scatole vicino la porta d’entrata. Ci accolse con un sorriso ed iniziò a scusarsi del disordine, ma era pronta a portare tutto via il giorno dopo. Si vedeva che era felice di tornare a casa sua. Era così presa nel parlare con mia sorella delle cose che aveva portato via e quelle che aveva lasciato che mentre trascinava Silvia in cucina per farle vedere non so cosa io presi Matteo per mano e lo trascinai in camera da letto. Appena entrati gli saltai addosso incrociando le gambe al suo busto e baciandolo come non mai. Gli sussurrai “sono felice, sono tanto felice” lui mi guardò e mi diede un altro bacio. La porta si aprì e colpì le spalle di Matteo il quale si spostò senza che io mi staccassi da lui. Silvia entrò e ci vide. La vidi sorridere con il sorriso più dolce che io abbia mai visto. Quel momento nella mia testa durò minuti, ma fu solo una questione di attimi. Silvì poggiò una mano sul braccio di Matteo il quale si abbassò quel poco per darle un bacio, appena finirono si voltò vero di me e ci baciammo a pochi centimetri dal viso di Matteo. Poi sentimmo il Fantasma chiamare Silvia la quale sbuffò e risposo “certo arrivo” mentre stava uscendo dalla stanza si fermo “credo sia il caso che continui quella cosa di stamattina altrimenti credo si sentirà male” io scoppiai a ridere anche perché sentivo l’erezione di Matteo sotto al mio sedere.
Silvia chiuse la porta ed io non me lo feci ripetere due volte, scivolai ai piedi di Matteo e senza dire neanche una parola iniziai a slacciargli la cintura, ammetto che se lui era eccitato io ero un lago.
Non ci misi molto ad estrarre il cazzo dai boxer, era duro e sembrava quasi sul punto di esplodere. Lo ammirai per qualche frazione di secondo, avevo voglia e ne avevo voglia dalla mattina, strano, ma me ne accorgevo solo ora a quante volte avevo pensato a quel cazzo durante la giornata. Qual sapore sulle labbra mi aveva accompagnata tutto il giorno tenendomi sulla corda tutto il giorno. Lo spinsi sul letto, cadendoci sopra il letto fece uno strano rumore, io quasi spaventata lo guardai e poi dissi ad alta voce, “Si sposta anche quello forse è li” non so perché dissi quelle parole, ma nel durante mentre ero ancora in ginocchio per terra seduta sulle gambe mi levai le scarpe ed i calzini e sbottonai anche i miei di jeans. Non sentendo alcuna risposta da fuori mi venne quasi da ridere guardando in viso Matteo. Tenevo stretto nella mia mano il suo cazzo di Matteo e mentre urlavo cose a caso come per far capire che nulla stava succedendo in stanza mi ero liberata delle mie scarpe, rimanendo a piedi nudi e mi ero finalmente sbottonata i pantaloni. Matteo non aveva perso tempo abbassarmi il top e a scoprire il mio seno e a toccarmelo con entrambe le mani. Finalmente lo presi in bocca e nel durante spinsi una mano nei miei pantaloni trovando un lago. Appena le mie labbra toccarono la sua cappella sentii come se le mie labbra andassero a fuoco. All’inizio baciavo la sua cappella con le labbra con tanti piccoli bacini, solo dopo questo trattamento iniziai a succhiargli quel fantastico palo. Ogni tanto lo cacciavo dalla bocca per leccare la sua asta dalla punta fino alle palle perfettamente rasate per poi risalire dall’altro lato e rinfilarlo fino in gola. Mi gustavo finalmente il suo cazzo in totale liberta, volevo sentirlo sotto la mia lingua e fino in gola, mi sentivo libera di esplorare ogni centimetro di quel fantastico palo. Mentre continuavo a fare quello che sicuramente è stato uno dei pompini migliori della mia vita, (sicuramente il più desiderato) le mie dita continuavano a torturare la mia figa. Ma non mi bastava. lo volevo dentro. Per un attimo smisi di fare attenzione al rumore, in realtà non ci pensai neppure. Salii sul letto e su di lui levando solo una gamba dai pantaloni, puntai i piedi sul letto, afferrai il suo cazzo bagnato della mia saliva e lo diressi nella figa. Iniziai a farlo scorrere dentro di me lentamente, ma già al secondo affondo si sentii il rumore del letto, ma non mi interessava, il fantasma si facesse anche le fantasie. Andammo avanti per qualche minuto poi sentii la porta aprirsi e chiudersi velocemente. E poi una mano sulla mia spalla. Silvì era lì vicino ed era serena, “Fantasma è scesa a prendere altri scatoli quindi fate veloce che si sente” mi diede un bacio mentre io continuavo a far scorrere il cazzo di Matteo dalle palle alla cappella per poter gustare tutta la sua lunghezza ad ogni affondo. “Cazzo sto per venire” nella mia mente solo un pensiero “il preservativo” mi buttai in avanti facendo uscire il suo cazzo, mentre avvertii un movimento di Silva che afferrò il cazzo di Matteo ed iniziò a segarlo, con la cappella che si strofinava sul mio culo, fino a farlo venire sul mio sedere. Sento la sborra rovente di Matteo colpirmi anche la figa. Getti forti potenti tanto da sentire la forza di ogni singolo schizzo. Sentiamo la porta dell’entrata sbattere. Scivolai di lato a Matteo cosi da non girarmi e sporcare tutto. Silvia fa vicino a Matteo, “vai tu”. Mentre Matteo si ricompone Silvia mi afferrò per le anche e piegandosi su di me che ero rimasta mezza nuda stesa con il sedere imbrattato mi invitò ad alzare il bacino. Se il Fantasma fosse entrata avrebbe visto me stesa con il pantalone mezzo messo ed il top abbassato stesa sul letto con il culo pieno di sborra e mia sorella alle mie spalle che mi invitava ad alzare il bacino per agevolarle figa e culo.
Sentii la lingua si Silvì leccare il mio sedere ripulendo ogni goccia di sperma. Una goccia di quel liquido che pia piano perdeva il suo calore scivolò fino alla fossetta della mia schiena inarcata. Quella goccia aveva ancor di più fatto aumentare la mia eccitazione accentuata ancora di più dalla lingua di Silvì sulla mia figa. Leccò ben bene la figa assaporando le mie labbra senza trascurare il mio buchetto del sedere. Sentii la sua lingua roteare attorno al buchetto del sedere e poi scendere fino succhiare le mie labbra. Stavo per venire e Silvia se ne accorse, ma sapeva che se avessi avuto l’orgasmo il fantasma mi avrebbe sentito. Si staccò da me. E venne vicino al mio viso. “non si può. Se urli lo sente” nel durante si sentiva Matteo parlare con la coinquilina. “Domani se ne va e ci rifaremo promesso”. Mentre si stava per alzare sento le sue dita sulla mia schiena e poi la vedo porgermele. “ne è rimasta un pochino credo che spetti a te”. Le succhiai le dita vedendola poi andar via dalla stanza.
Per info e suggerimenti scrivetemi Eli83bn@libero.it
Prendemmo il caffè mentre mi dava tutte le rassicurazioni e tutte le sue idee su come avremmo potuto trascorrere ben tra giorni insieme. Che poi tre giorni non sono, ma due mezze giornate ed una giornata intera. Vabbè faccio finta di ascoltarla e di fare qualche domanda rassicurandola che sarei stata attenta. Certo che Gia è pesante!!! Mentre parlava presi il telefono e scrissi a Daniela, -Tutto ok sarai mia ospite- mi rispose con un emoji di un bacetto. Dopo credo almeno mezz’ora Gia aveva finalmente smesso di ringraziarmi e di scadenzarmi ogni singolo minuto. Era arrivata al punto da dirmi che avrebbe provveduto a fare della pasta al forno cosi non dovevo cucinare per Daniela. No dico, si può essere tanto apprensivi???? Riuscii a defilarmi con la classica scusa del “devo studiare” e mi nascosi nella stanza. Ci ero rimasta un pochino male della risposta di Daniela, ma non ebbi molto modo di pensarci che ecco che mi squillò il cellulare, Giammarco.
Fissai il telefono mentre si illuminava lo schermo e scorreva il suo nome. Giammarco, Daniela, Silvì e Matteo, la mia vita sentimentale stava diventando un casino e a qualcosa dovevo rinunciare.
Decisi di non rispondere lasciando che il cell squillasse.
Ed ecco, lo so, ora vi aspetterete una serata noi tre a fare sesso sfrenato. Nulla di tutto questo.
Si lo so forse vi sto per deludere ma quella sera, sembrava che tutti quanti ce l'avessero con noi, a casa mia Gia si piazzò perché a casa del fidanzato c’era stato non so quale problema al bagno, a casa di Silvì si presentò la ragazza fantasma, la coinquilina, forse ve lo sarete dimenticato ma mia sorella condividere la casa non con Matteo ma con una ragazza che poi più che ragazza è una signora che lavora e che non si vede praticamente mai perché esce la mattina e torna la sera dopo la palestra, arriva il lunedì sera e va via il venerdì mattina. Una persona gioviale, ma soprattutto non fa né domande ne dice qualcosa sulla presenza mia o di Matteo. Anche perché Matteo “paga” la sua presenza con una piccola quota. Devo dire che lei mai ha detto di no e mai si è opposta a questo obolo.
Ok, non fu esattamente la serata che mi aspettavo, ma comunque decidemmo che dovevamo parlare. Ci accordiamo per uscire, decidemmo di andare in un pub, e chiarire la situazione. Scegliemmo un orario presto cosi da trovare meno tempo. Vi sembrerà strano, trascorsi tutto il pomeriggio in uno stato di agitazione, trascorsi il pomeriggio a decidere come vestirmi, come sistemare i capelli e che scarpe mettere. Lo so, è stupido, ma ero in totale agitazione. Alla fine misi un jeans strappato, delle converse ed un top a fascia. Molto semplice, ma con spalle e pancia scoperto, trucco leggero e lasciai i capelli sciolti come sempre. Mi vennero a prendere e raggiungemmo il pub a piedi, loro erano perfetti, Matteo con il suo jeans e la sua maglia bianca e mia sorella con il suo pantaloncino nero con un top che le scopriva per intero la schiena.
All’apparenza eravamo tre giovani che andavano al pub per trascorrere una bella serata. Nella realtà eravamo due sorelle e un ragazzo che andavano a capire come impostare il loro rapporto.
Credetemi, quando ci siamo resi conto che non sarebbe stato possibile stare a casa ci siamo rimasti male tutti e tre viste le premesse della mattina. Ma questo era e dovevamo adattarci.
Fu imbarazzante all’inizio, non sapevamo come iniziare, perché dai, non è normale ordinare una birra e parlare di certi argomenti. Fui io a rompere l’imbarazzo e rivolgendomi a Silvì le dissi, “Sai mi sa che Matteo stamattina c’è rimasto male” mi chiese come mai sorridendo e guardando Matteo, “girava con il coso duro sperando in qualcosa, ma non ho ceduto”
Matteo: “si ma me l’hai preso in bocca”
Io: “si ma non l’ho succhiato, l’ho fatto solo per farti soffrire e poi ero stata autorizzata” dicendolo guardai Silvì come per cercare in lei una sorta di accettazione che mi avesse dato un’autorizzazione.
Silvì, mentre la guardavo, scoppiò a ridere e subito dopo io con lei, mentre Matteo cercava di difendere la sua apparenza di uomo irresistibile.
Non so come facevamo, ma riuscivamo a passare dall’imbarazzo alla totale complicità in un secondo ed una volta strappato quel velo riuscivamo a dirci tutto senza imbarazzo.
Silvia si fece seria, io ancora ridevo e guardandomi negli occhi mi disse: “il fantasma lascia la casa il mese prossimo e noi avevamo pensato che sarebbe stato ideale che tu ti trasferissi da me” non so perché, ma non mi aspettavo questo, ma poi Matteo quasi interrompendo Silvì “ma poi pensandoci abbiamo pensato che sia meglio che prenda io la stanza” chiesi come mai non mi volessero e Silvì guardandomi con aria dolce “perché non vogliamo che ti isoli dalla tua vita, noi ti vogliamo come parte della nostra vita, ma non vogliamo che tu rinunci alla tua vita”.
Ero confusa e perplessa e credo che il mio viso fosse lo specchio del mio stato.
Silvì: “se tu venissi da noi, lo sappiamo che eviteresti Giammarco o Daniela o chiunque altro per stare con noi e noi non vogliamo questo”
Matteo: “noi ti vogliamo, ma vogliamo averti libera”
Silvì: “si ecco, io, anzi per dirla meglio noi, vogliamo che tu ti senta libera”
Fummo interrotti dal cameriere che posato le birre andò via nel più totale silenzio al tavolo.
Io: “non ci sto capendo nulla”
Iniziarono a parlare in contemporaneo, sembrava quasi che si fossero preparati un copione. Certo ne avevano parlato a lungo prima di parlarmi.
Mi dissero che volevano che io fossi libera di vivere la mia vita senza rinunciare a nulla ed a nessuno, ma poi la bomba, e me la sganciarono insieme e credetemi non ricordo chi dei due mi disse queste parole,
“noi ti vogliamo con noi”, li guardai interdetta, non capii al volo cosa volesse significare,
Matteo: “lo so che la cosa è strana, anche perché voi siete sorelle, ma il nostro rapporto in questi mesi è diventato speciale e noi abbiamo capito che ti vogliamo nella nostra storia”
Ero emozionata, ero al settimo cielo.
Silvia: “si insomma vogliamo che tu ti senta libera di stare con me e con Matteo in liberta, senza gelosie o paure”
Ecco, lo sapevo, erano parole superflue visto ciò che ci eravamo detti solo poche ore prima, ma sentirmi dire che loro mi volevano fu come ricevere un pugno forte allo stomaco. No, non pensate a male, era una sensazione forte, ma allo stesso tempo stupenda. Non ci pensai neanche due secondi e mi tuffai su di loro. Li abbracciai e diedi un bacio ad entrambe. Un bacio che fu veloce solo per il fatto che mia sorella mi disse “ci vedono”.
Ero emozionata, ero felice ed ero euforica.
Gli raccontai in totale onestà la situazione che stavo vivendo, ma come se nulla fosse entrambe mi dissero che ero libera di vederli e di fare ciò che volevo. Non ero legata a da un vincolo di “fedeltà”, ma che sarebbe stato onesto parlarne con loro e nel caso non gli fosse piaciuta una situazione ne avremmo parlato.
Mi sentii quindi non solo felice di essere libera di vivere la mia vita sentimentale e fisica con loro, ma anche di continuare la mia storia con Giammarco e Daniela.
Io: “si ok, ma per essere sicura cosa vuol dire libera di stare con te o Matteo?” lo dissi guardando Silvì.
Mi prese la mano e si avvicinò all’orecchio.
Mi bisbigliò quello che mai avrei sperato di sentire.
Appena si allontanò mi sentii come appena riemersa dall’acqua, ripresi fiato e mi alzai, “mi accompagni in bagno?”
Appena entrate in bagno non resistetti, le misi le mani attorno al collo e la baciai, la baciai forte, con passione, era quel bacio che non avevo avuto modo di darle prima. Fu un bacio lungo, lunghissimo, se avessi potuto quel bacio non sarebbe mai e poi mai finito.
Quando tornammo al tavolo l’unica cosa che avrei voluto fare era baciare anche Matteo, ma lo sapevo che non si poteva.
Ci dirigemmo verso casa di Silvia, lo sapevamo che ci stava la coinquilina e che le pareti sono così sottili che sarebbe stato impossibile stare insieme in quel senso. Entrammo e la coinquilina era nella sala a vedere un film. Cosa non tanto strana visto che aveva già impacchettato quasi tutto e messo scatole su scatole vicino la porta d’entrata. Ci accolse con un sorriso ed iniziò a scusarsi del disordine, ma era pronta a portare tutto via il giorno dopo. Si vedeva che era felice di tornare a casa sua. Era così presa nel parlare con mia sorella delle cose che aveva portato via e quelle che aveva lasciato che mentre trascinava Silvia in cucina per farle vedere non so cosa io presi Matteo per mano e lo trascinai in camera da letto. Appena entrati gli saltai addosso incrociando le gambe al suo busto e baciandolo come non mai. Gli sussurrai “sono felice, sono tanto felice” lui mi guardò e mi diede un altro bacio. La porta si aprì e colpì le spalle di Matteo il quale si spostò senza che io mi staccassi da lui. Silvia entrò e ci vide. La vidi sorridere con il sorriso più dolce che io abbia mai visto. Quel momento nella mia testa durò minuti, ma fu solo una questione di attimi. Silvì poggiò una mano sul braccio di Matteo il quale si abbassò quel poco per darle un bacio, appena finirono si voltò vero di me e ci baciammo a pochi centimetri dal viso di Matteo. Poi sentimmo il Fantasma chiamare Silvia la quale sbuffò e risposo “certo arrivo” mentre stava uscendo dalla stanza si fermo “credo sia il caso che continui quella cosa di stamattina altrimenti credo si sentirà male” io scoppiai a ridere anche perché sentivo l’erezione di Matteo sotto al mio sedere.
Silvia chiuse la porta ed io non me lo feci ripetere due volte, scivolai ai piedi di Matteo e senza dire neanche una parola iniziai a slacciargli la cintura, ammetto che se lui era eccitato io ero un lago.
Non ci misi molto ad estrarre il cazzo dai boxer, era duro e sembrava quasi sul punto di esplodere. Lo ammirai per qualche frazione di secondo, avevo voglia e ne avevo voglia dalla mattina, strano, ma me ne accorgevo solo ora a quante volte avevo pensato a quel cazzo durante la giornata. Qual sapore sulle labbra mi aveva accompagnata tutto il giorno tenendomi sulla corda tutto il giorno. Lo spinsi sul letto, cadendoci sopra il letto fece uno strano rumore, io quasi spaventata lo guardai e poi dissi ad alta voce, “Si sposta anche quello forse è li” non so perché dissi quelle parole, ma nel durante mentre ero ancora in ginocchio per terra seduta sulle gambe mi levai le scarpe ed i calzini e sbottonai anche i miei di jeans. Non sentendo alcuna risposta da fuori mi venne quasi da ridere guardando in viso Matteo. Tenevo stretto nella mia mano il suo cazzo di Matteo e mentre urlavo cose a caso come per far capire che nulla stava succedendo in stanza mi ero liberata delle mie scarpe, rimanendo a piedi nudi e mi ero finalmente sbottonata i pantaloni. Matteo non aveva perso tempo abbassarmi il top e a scoprire il mio seno e a toccarmelo con entrambe le mani. Finalmente lo presi in bocca e nel durante spinsi una mano nei miei pantaloni trovando un lago. Appena le mie labbra toccarono la sua cappella sentii come se le mie labbra andassero a fuoco. All’inizio baciavo la sua cappella con le labbra con tanti piccoli bacini, solo dopo questo trattamento iniziai a succhiargli quel fantastico palo. Ogni tanto lo cacciavo dalla bocca per leccare la sua asta dalla punta fino alle palle perfettamente rasate per poi risalire dall’altro lato e rinfilarlo fino in gola. Mi gustavo finalmente il suo cazzo in totale liberta, volevo sentirlo sotto la mia lingua e fino in gola, mi sentivo libera di esplorare ogni centimetro di quel fantastico palo. Mentre continuavo a fare quello che sicuramente è stato uno dei pompini migliori della mia vita, (sicuramente il più desiderato) le mie dita continuavano a torturare la mia figa. Ma non mi bastava. lo volevo dentro. Per un attimo smisi di fare attenzione al rumore, in realtà non ci pensai neppure. Salii sul letto e su di lui levando solo una gamba dai pantaloni, puntai i piedi sul letto, afferrai il suo cazzo bagnato della mia saliva e lo diressi nella figa. Iniziai a farlo scorrere dentro di me lentamente, ma già al secondo affondo si sentii il rumore del letto, ma non mi interessava, il fantasma si facesse anche le fantasie. Andammo avanti per qualche minuto poi sentii la porta aprirsi e chiudersi velocemente. E poi una mano sulla mia spalla. Silvì era lì vicino ed era serena, “Fantasma è scesa a prendere altri scatoli quindi fate veloce che si sente” mi diede un bacio mentre io continuavo a far scorrere il cazzo di Matteo dalle palle alla cappella per poter gustare tutta la sua lunghezza ad ogni affondo. “Cazzo sto per venire” nella mia mente solo un pensiero “il preservativo” mi buttai in avanti facendo uscire il suo cazzo, mentre avvertii un movimento di Silva che afferrò il cazzo di Matteo ed iniziò a segarlo, con la cappella che si strofinava sul mio culo, fino a farlo venire sul mio sedere. Sento la sborra rovente di Matteo colpirmi anche la figa. Getti forti potenti tanto da sentire la forza di ogni singolo schizzo. Sentiamo la porta dell’entrata sbattere. Scivolai di lato a Matteo cosi da non girarmi e sporcare tutto. Silvia fa vicino a Matteo, “vai tu”. Mentre Matteo si ricompone Silvia mi afferrò per le anche e piegandosi su di me che ero rimasta mezza nuda stesa con il sedere imbrattato mi invitò ad alzare il bacino. Se il Fantasma fosse entrata avrebbe visto me stesa con il pantalone mezzo messo ed il top abbassato stesa sul letto con il culo pieno di sborra e mia sorella alle mie spalle che mi invitava ad alzare il bacino per agevolarle figa e culo.
Sentii la lingua si Silvì leccare il mio sedere ripulendo ogni goccia di sperma. Una goccia di quel liquido che pia piano perdeva il suo calore scivolò fino alla fossetta della mia schiena inarcata. Quella goccia aveva ancor di più fatto aumentare la mia eccitazione accentuata ancora di più dalla lingua di Silvì sulla mia figa. Leccò ben bene la figa assaporando le mie labbra senza trascurare il mio buchetto del sedere. Sentii la sua lingua roteare attorno al buchetto del sedere e poi scendere fino succhiare le mie labbra. Stavo per venire e Silvia se ne accorse, ma sapeva che se avessi avuto l’orgasmo il fantasma mi avrebbe sentito. Si staccò da me. E venne vicino al mio viso. “non si può. Se urli lo sente” nel durante si sentiva Matteo parlare con la coinquilina. “Domani se ne va e ci rifaremo promesso”. Mentre si stava per alzare sento le sue dita sulla mia schiena e poi la vedo porgermele. “ne è rimasta un pochino credo che spetti a te”. Le succhiai le dita vedendola poi andar via dalla stanza.
Per info e suggerimenti scrivetemi Eli83bn@libero.it
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