Le confidenze intime di Alba - Due
di
Alba e Roberta
genere
saffico
Rieccomi. Vi ricordate di me? Sono Alba, spagnola trapiantata in una provincia italiana. Avevo interrotto il racconto di quando ho conosciuto Roberta. Della sua festa di compleanno con le sue cinque amiche, la torta panna e frutta e lo spumante.
Ci sono poche cose che riescono a cambiare l’atmosfera di un gruppo di persone in una stanza, mettendo tutti a proprio agio, come una torta e le bollicine. È subito festa. Ora anche io mi sentivo completamente rilassata e, nonostante la differenza di età, ben inserita in quella allegra combriccola di sole giovani ragazze.
Vennero accese due candeline rosse poste sulla torta e qualcuno spense la luce. Roberta soffiò spegnendole e brindammo gioiosamente. Sono molto golosa e gradii la bella fetta pannosa e lo spumante. Per fortuna, qualsiasi cosa mangio non metto un chilo in più e poi non ho sensi di colpa. Qualcuna accese due abat-jour che diffusero una luce soffusa e calda. Partì una lenta canzone, questa volta a volume ragionevole. Roberta si alzò dalla sua mega poltrona blu e si avvicinò a una ragazza dai lunghi capelli lisci biondi, invitandola a ballare. Tutte noi intorno le osservavamo attentamente. Roberta indossava un lungo vestito leggero bianco, pareva una immacolata sposina. L’amica invece aveva una maglietta corta e una minigonna jaens. Vederle ballare allacciate guardandosi intensamente negli occhi, era decisamente insolito e conturbante.
“Buon compleanno Roberta” sussurrò la ragazza.
“Grazie Francesca”. In quel modo conobbi il nome di un’altra ragazza. La ragazza poco dopo avvicinò la bocca a quella di Roberta e le due ragazze si unirono in un caldo bacio saffico. Vedevo e percepivo il loro completo coinvolgimento. Le loro bocche incollate, e si intravvedevano o meglio si intuivano, le rispettive lingue rincorrersi, cercarsi e unirsi. Per alcuni istanti mi parve addirittura di potermi inserire, piccola piccola, nel punto di unione delle loro labbra. Percepivo il caldo umidore delle bocche affamate l’una dell’altra. Sentii crescere una forte eccitazione e immaginai che la stessa dolce e prepotente sensazione si fosse impossessata anche delle altre ragazze che attentamente assistevano silenziose ai gesti di Roberta e Francesca. Osservai le altre ragazze e vidi i loro sguardi coinvolti, solo la ricciolina nera e la biondina, erano coricate sul divano; ora erano completamente nude, si baciavano e si masturbavano reciprocamente. Ero capitata mio malgrado in un party di giovani lesbiche e la cosa mi stupiva molto, ma in fondo devo ammettere: non mi dispiaceva.
Un’altra ragazza, piccola e magrissima, dal colore della pelle ambrata, forse era di origine mediorientale, si alzò e si avvicinò alle due danzatrici, con lentezza le divise.
“Ora tocca a me festeggiarti”. La scena precedente si ripetè quasi fosse un rituale. Roberta era la festeggiata e tutte dovevano onorarla in quel piacevole modo. Ma il loro bacio questa volta fu molto diverso, quasi violento. Le due ragazze si stringevano e si baciavano con irruente determinazione. I loro corpi non danzavano più, si strusciavano l’uno contro l’altro come due serpenti e con le mani si accarezzavano i seni e i glutei sodi dei loro sederi.
La terza ragazza che prese il posto della “morettina” era non molto alta, leggermente in carne, ma non grassa, capelli lunghi rosso tiziano e un seno esuberante. Inizio del ballo, poi il bacio liturgico, questa volta soffice, languido e caldo. Da come baciava la bocca di Roberta ebbi l’impressione che la “rossa” fosse innamorata di lei. C’era molto sentimento e una espressiva dedizione.
Le ultime furono le due ragazze che, pensavo fossero ormai perse nei loro giochi lesbici sul divano e quindi assenti rispetto a quanto succedeva nella piccola stanza, invece erano ben determinate a non perdersi il ballo augurale con Roberta. Completamente nude si alzarono all’unisono e il ballo si trasformò da una coppia di donne a un tris di regine. Le tre ragazze seguivano dondolando la musica languida proveniente da un computer, ma ben poco dei loro corpi, mani, bocche e lingue erano immobili. Come tentacoli, le mani e le dita accarezzavano, stringevano, accarezzavano e si introducevano in un moto alternato tra i tre corpi. Il lungo abito di Roberta era tenuto arrotolato alla vita e il sesso era esposto alle profonde indagini delle dita della due scrupolose ricercatrici. Ero ormai mezza ubriaca e completamente eccitata. Percepivo con tutto il corpo la voglia prepotente, avrei voluto toccarmi, ma rimasi ferma temendo di perdermi qualche immagine delle ragazze. Ero attenta a tutto ciò che le ragazze stavano rappresentando con i loro stessi corpi in quell’improvvisato teatro. A un certo punto Roberta scostò le due ragazze e mi venne di fronte guardandomi dritta negli occhi.
“Alba… e tu non mi fai gli auguri per il mio compleanno?
Devo ammettere che nonostante io lavori in un bar, sono praticamente astemia e due calici di vino sono più sufficienti per rendermi molto docile e disponibile. L’abbracciai e i nostri corpi aderirono. Cominciammo a danzare al centro della stanza. La testa mi girava e sentii tutta l’eccitazione concentrarsi e scendere verso il mio inguine. Spinsi il bacino e sfregai il monticello del mio sesso cercando disperatamente il suo… Avrei voluto avere un membro maschile per possederla. Roberta cercò la mia bocca, ma non volli baciarla. Anzi le afferrai i capelli, allontanai la sua testa dalla mia e l’obbligai a guardarmi diritta in faccia. Volevo sentire il suo corpo e nel contempo poter osservare ogni espressione del suo giovane e bel viso. Desideravo leggere nei suoi occhi il desiderio, la passione e la libidine. Spingevo con colpi ritmici e decisi il bacino sempre più forte contro il suo tenendole con forza sempre scostata la testa.
“Cosa vuoi da me?” chiese esprimendo un certo stupore.
“Voglio capire se mi ami veramente” incredibilmente mi sentii dire. “Voglio vedere quanto sei disposta a darmi!”
“Vuoi avere tutto da me?…”
“Mi piaci molto, ma non mi accontenterò di scoparti solamente, voglio averti completamente, non voglio solo succhiare ogni minima parte del tuo corpo, voglio anche la tua mente, i tuoi pensieri, la tua eccitata femminilità… Questo vuol dire stare con una donna più grande… Non sono una ragazzina come voi, perciò pretendo il sesso adulto, vissuto integralmente… fino in fondo…. aspirando l’intimità… fino all’ultima goccia di piacere…”
“Ma tu chi sei?” chiese con voce ora rotta dal crescente desiderio.
“Una che non ti farà passare questo compleanno banalmente intatta… Auguri Roberta, deliziosa e perversa ragazza…”
Ancora oggi non so se fosse stato il vino o l’eccitazione che mi fecero dire quelle cose. Le ripenso e sorrido divertita ancora oggi.
Sono esausta. Ricordare e scrivere mi stancano, mi svuotano. Sono faticosi. Vi lascio anche questa volta, ma ritornerò con il racconto dei giorni e delle settimane successive. Vi parlerò della prigione mentale e morale che la storia con Roberta mi ha precipitata. Vi bacio tutti e tutte, Alba.
Ci sono poche cose che riescono a cambiare l’atmosfera di un gruppo di persone in una stanza, mettendo tutti a proprio agio, come una torta e le bollicine. È subito festa. Ora anche io mi sentivo completamente rilassata e, nonostante la differenza di età, ben inserita in quella allegra combriccola di sole giovani ragazze.
Vennero accese due candeline rosse poste sulla torta e qualcuno spense la luce. Roberta soffiò spegnendole e brindammo gioiosamente. Sono molto golosa e gradii la bella fetta pannosa e lo spumante. Per fortuna, qualsiasi cosa mangio non metto un chilo in più e poi non ho sensi di colpa. Qualcuna accese due abat-jour che diffusero una luce soffusa e calda. Partì una lenta canzone, questa volta a volume ragionevole. Roberta si alzò dalla sua mega poltrona blu e si avvicinò a una ragazza dai lunghi capelli lisci biondi, invitandola a ballare. Tutte noi intorno le osservavamo attentamente. Roberta indossava un lungo vestito leggero bianco, pareva una immacolata sposina. L’amica invece aveva una maglietta corta e una minigonna jaens. Vederle ballare allacciate guardandosi intensamente negli occhi, era decisamente insolito e conturbante.
“Buon compleanno Roberta” sussurrò la ragazza.
“Grazie Francesca”. In quel modo conobbi il nome di un’altra ragazza. La ragazza poco dopo avvicinò la bocca a quella di Roberta e le due ragazze si unirono in un caldo bacio saffico. Vedevo e percepivo il loro completo coinvolgimento. Le loro bocche incollate, e si intravvedevano o meglio si intuivano, le rispettive lingue rincorrersi, cercarsi e unirsi. Per alcuni istanti mi parve addirittura di potermi inserire, piccola piccola, nel punto di unione delle loro labbra. Percepivo il caldo umidore delle bocche affamate l’una dell’altra. Sentii crescere una forte eccitazione e immaginai che la stessa dolce e prepotente sensazione si fosse impossessata anche delle altre ragazze che attentamente assistevano silenziose ai gesti di Roberta e Francesca. Osservai le altre ragazze e vidi i loro sguardi coinvolti, solo la ricciolina nera e la biondina, erano coricate sul divano; ora erano completamente nude, si baciavano e si masturbavano reciprocamente. Ero capitata mio malgrado in un party di giovani lesbiche e la cosa mi stupiva molto, ma in fondo devo ammettere: non mi dispiaceva.
Un’altra ragazza, piccola e magrissima, dal colore della pelle ambrata, forse era di origine mediorientale, si alzò e si avvicinò alle due danzatrici, con lentezza le divise.
“Ora tocca a me festeggiarti”. La scena precedente si ripetè quasi fosse un rituale. Roberta era la festeggiata e tutte dovevano onorarla in quel piacevole modo. Ma il loro bacio questa volta fu molto diverso, quasi violento. Le due ragazze si stringevano e si baciavano con irruente determinazione. I loro corpi non danzavano più, si strusciavano l’uno contro l’altro come due serpenti e con le mani si accarezzavano i seni e i glutei sodi dei loro sederi.
La terza ragazza che prese il posto della “morettina” era non molto alta, leggermente in carne, ma non grassa, capelli lunghi rosso tiziano e un seno esuberante. Inizio del ballo, poi il bacio liturgico, questa volta soffice, languido e caldo. Da come baciava la bocca di Roberta ebbi l’impressione che la “rossa” fosse innamorata di lei. C’era molto sentimento e una espressiva dedizione.
Le ultime furono le due ragazze che, pensavo fossero ormai perse nei loro giochi lesbici sul divano e quindi assenti rispetto a quanto succedeva nella piccola stanza, invece erano ben determinate a non perdersi il ballo augurale con Roberta. Completamente nude si alzarono all’unisono e il ballo si trasformò da una coppia di donne a un tris di regine. Le tre ragazze seguivano dondolando la musica languida proveniente da un computer, ma ben poco dei loro corpi, mani, bocche e lingue erano immobili. Come tentacoli, le mani e le dita accarezzavano, stringevano, accarezzavano e si introducevano in un moto alternato tra i tre corpi. Il lungo abito di Roberta era tenuto arrotolato alla vita e il sesso era esposto alle profonde indagini delle dita della due scrupolose ricercatrici. Ero ormai mezza ubriaca e completamente eccitata. Percepivo con tutto il corpo la voglia prepotente, avrei voluto toccarmi, ma rimasi ferma temendo di perdermi qualche immagine delle ragazze. Ero attenta a tutto ciò che le ragazze stavano rappresentando con i loro stessi corpi in quell’improvvisato teatro. A un certo punto Roberta scostò le due ragazze e mi venne di fronte guardandomi dritta negli occhi.
“Alba… e tu non mi fai gli auguri per il mio compleanno?
Devo ammettere che nonostante io lavori in un bar, sono praticamente astemia e due calici di vino sono più sufficienti per rendermi molto docile e disponibile. L’abbracciai e i nostri corpi aderirono. Cominciammo a danzare al centro della stanza. La testa mi girava e sentii tutta l’eccitazione concentrarsi e scendere verso il mio inguine. Spinsi il bacino e sfregai il monticello del mio sesso cercando disperatamente il suo… Avrei voluto avere un membro maschile per possederla. Roberta cercò la mia bocca, ma non volli baciarla. Anzi le afferrai i capelli, allontanai la sua testa dalla mia e l’obbligai a guardarmi diritta in faccia. Volevo sentire il suo corpo e nel contempo poter osservare ogni espressione del suo giovane e bel viso. Desideravo leggere nei suoi occhi il desiderio, la passione e la libidine. Spingevo con colpi ritmici e decisi il bacino sempre più forte contro il suo tenendole con forza sempre scostata la testa.
“Cosa vuoi da me?” chiese esprimendo un certo stupore.
“Voglio capire se mi ami veramente” incredibilmente mi sentii dire. “Voglio vedere quanto sei disposta a darmi!”
“Vuoi avere tutto da me?…”
“Mi piaci molto, ma non mi accontenterò di scoparti solamente, voglio averti completamente, non voglio solo succhiare ogni minima parte del tuo corpo, voglio anche la tua mente, i tuoi pensieri, la tua eccitata femminilità… Questo vuol dire stare con una donna più grande… Non sono una ragazzina come voi, perciò pretendo il sesso adulto, vissuto integralmente… fino in fondo…. aspirando l’intimità… fino all’ultima goccia di piacere…”
“Ma tu chi sei?” chiese con voce ora rotta dal crescente desiderio.
“Una che non ti farà passare questo compleanno banalmente intatta… Auguri Roberta, deliziosa e perversa ragazza…”
Ancora oggi non so se fosse stato il vino o l’eccitazione che mi fecero dire quelle cose. Le ripenso e sorrido divertita ancora oggi.
Sono esausta. Ricordare e scrivere mi stancano, mi svuotano. Sono faticosi. Vi lascio anche questa volta, ma ritornerò con il racconto dei giorni e delle settimane successive. Vi parlerò della prigione mentale e morale che la storia con Roberta mi ha precipitata. Vi bacio tutti e tutte, Alba.
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