Le confidenze intime di Alba - Uno

di
genere
saffico

Voglio raccontarvi la mia storia di donna non più giovanissima, ma ancora più che piacente e degli avvenimenti di questi ultimi mesi che mi hanno coinvolta fortemente per il totale turbamento che ancora provo. Devo raccontare a qualcuno i fatti che mi sono successi e che hanno già di fatto cambiato il mio abituale modo di vivere. Ma non posso alle persone che conosco; perciò ho deciso di scriverle e mandarle a questo sito che mi garantisce libertà di espressione e anonimato. Comincio presentandomi e poi da quando Roberta è venuta ad abitare nell’appartamento a fianco il mio…
Mi chiamo Alba, sono nata in Spagna e il mio nome si traduce in italiano come Bianca, ma siccome lo adoro, pretendo che tutti mi chiamino solo Alba: sono Alba e basta. Sono nata e vissuta fino ai vent’anni a La Roca del Vallès, una cittadina catalana. Per coloro che non conoscono La Roca vi dirò che è una cittadina molto bella e turisticamente molto attraente. È all’interno della Spagna, un po’ in collina a una quarantina di chilometri da Barcellona.
Ho quarantacinque anni, fisico asciutto e ben fatto, adoro gli abiti lunghi e i profumi di qualità, ho capelli neri corti a caschetto, sono decisamente alta (un metro e settantacinque senza scarpe), ho poco seno (mi piaccio tantissimo così) e siccome non sopporto la peluria sono completamente depilata.
Sono arrivata in Italia per studio venticinque anni fa, mi sono innamorata e ho sposato un italiano. Però lui era gelosissimo e la gelosia è un aspetto che da sempre ritengo insopportabile, orribile e umiliante. Dopo tre anni ha per la prima volta ha alzato le mani colpendomi con uno schiaffo, poi mi ha chiesto scusa e portata a cena in un bel ristorante. Ma poi l’ha fatto nuovamente, ancora uno schiaffo e la terza volta un pugno in pieno viso. Poi è uscito incazzato per andare con gli amici. Alla sera è rientrato con un mazzo di fiori e l’espressione del viso da pesce bollito, pietosamente pentita, ma… ha trovato le valigie con tutta la sua roba di fianco alla porta e, siccome la casa è mia, ha dovuto andare in albergo e da allora ho voluto rivederlo solo in presenza dell’avvocato per le pratiche di divorzio. Non ha potuto approfittare della situazione perché avevo testimoni che hanno udito e visto i risultati della sua violenza e sapeva che lo avrei denunciato. Gli avevo dato tutto l’amore che desiderava, ma lui mi tradiva con molte puttane giovani e poi incolpava me ogni volta. Certi uomini non riescono proprio a ficcarsi in testa che solo con la fiducia e la confidenza, parlando di tutto e usando la sincerità (sempre) si ottiene tantissimo.
Le botte non sono mai servite a nulla se non a certificare la propria stupidità.
Chiusa quella penosa storia, ho fatto diversi lavori nella vita e ho avuto un discreto numero di avventure con uomini che mi portavo a casa per una vigorosa nottata di passione. Ora faccio la barista in un albergo di classe. È un lavoro che mi piace molto perché mi mette a contatto con tante persone interessanti e spesso si fanno anche piacevoli amicizie (ma si incontrano anche molti idioti che scambiano un sorriso per il passaporto per il letto). La mia vita erotica è sempre stata variabile, un’onda sinusoidale, passo diversi mesi in completa castità, seguiti da altri un bel po’ più elettrizzanti e movimentati. Ma sia chiaro sono io a scegliere chi mi voglio portare a letto. Adoro fare l’amore, mi piace il sesso e giocare a lungo (con la persona giusta) leccandoci e masturbandoci reciprocamente fianco a fianco.
Ho avuto (tanto per non farmi mancare nulla) anche un paio di avventure lesbiche. Trovo nelle altre donne una infinita dolcezza, grande attenzione per i particolari e per le carezze. Due donne possono stare ore nude a letto a parlare guardandosi negli occhi e poi improvvisamente scatenarsi. La cosa che mi coinvolge più di tutte è percepire ogni singolo fremito di lei e sentirla venire urlando di piacere. C’è qualcosa di impareggiabile nei rapporti saffici. Però non mi sento lesbica, piuttosto bisessuale con prevalenza verso i maschietti. A parte i casi succitati, la maggior parte delle mie, sempre brevissime, conquiste erano uomini. Se un uomo mi stuzzica, gli dico chiaramente che se vuole può venire a casa mia per ammirare la mia collezione di vasi cinesi! Una volta c’è stata anche una notte caliente con una coppia conosciuta al bar dove lavoro: giovanissimi e appena sposati (erano in viaggio di nozze)!!!
Perché voglio che non ci siano incomprensioni: sono felicemente single, libera fisicamente e mentalmente. Non voglio briglie e legami imprigionanti.
Questo fino a tre mesi fa.
Una notte… sono stata svegliata, alle tre di notte, da un fracasso crescente e proveniente dall’alloggio di fianco al mio. Musica a alto volume, voci e risa sguaiate. Mi alzo furibonda e busso alla porta del vicino. Mi apre una ragazza, poco più che ventenne, bionda e molto bella. Il suo viso mi colpì e rimasi per lunghi istanti in silenzio, poi, quasi scusandomi, chiesi se potevano abbassare il volume della musica. La ragazza taceva e mi guardava fissamente. Solo allora mi resi conto che ero uscita senza pensarci con indosso unicamente la giacca del pigiama (neppure abbottonata) e gli slip.

Mi porse la mano sussurrando: “Ciao, io sono Roberta e tu?”
“Alba” risposi toccandole la mano e rispondendo al saluto.
Si girò e a alta voce: “Giovanna, te l’avevo detto che la musica era troppo alta… Abbassala!”. Evidentemente la nominata Giovanna aveva eseguito perché il fracasso diminuì all’istante.
“È il mio compleanno, perché non entri e ti unisci a noi… è una piccola festa tra amiche”.
“Ma prima vado a vestirmi…” obbiettai.
“Ma scherzi… così sei perfetta… non mi aspettavo questa notte di conoscere una donna con una mise così stimolante!”
“Ragazze, silenzio un attimo. Abbiamo una nuova amica, si chiama Alba, diamole un adeguato benvenuto”.
Fui circondata da cinque altre giovanissime. Mi misero in mano un Martini rosso e a turno mi baciarono sulle guance e mi indirizzarono verso una grande poltrona blu posta al centro della stanza.
“Ferme, ma siete sceme? Quella è la mia poltrona…, è il trono della festeggiata!” Disse imperiosamente Roberta. Mi dirottarono su un’altra poltrona più piccola.
Seguì un serrato fuoco di domande: su di me, sul lavoro, se ero sposata, se avevo figli, e… L’ultima venne da una con molti riccioli neri che era stata silenziosa fino a quel momento, ma fu la più feroce: “Ma tu esci di casa di notte sempre così vestita?… vestita si fa per dire… lo fai per cuccare facilmente?”. Risero allegramente tutte e io mi unii. Tentai una spiegazione, ma la cosa evidentemente non interessava molto e le mie parole sfumarono nell'indifferenza. Pian piano mi stavo ambientando e notai che neppure le ragazze erano gran che vestite, due in particolare, una bionda e la moretta dell’ultima domanda, indossavano unicamente corte t-shirt e mutandine. Roberta arrivò dalla cucina con una gran torta piena di panna e frutta e dietro di lei una amica con un vassoio con calici e una bottiglia di spumante.

Ma mi interrompo, devo prendere fiato e dare ordine ai ricordi.
Abbiate pazienza, ma tranquilli, ho intenzione di non nascondere nulla e riprenderò il mio racconto molto presto.
Un bacio a tutti e tutte, Alba.
scritto il
2024-05-07
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