La porta sbagliata
di
Marlene87
genere
esibizionismo
Mi chiamo Marlene, ho trentotto anni e insegno educazione fisica.
Quel giorno stavamo concludendo alcuni allenamenti importanti con gli alunni scelti per le attività sportive regionali tra le scuole, dedicammo l'intero pomeriggio al rientro scolastico. Quando si fece l'ora di andare attesi che tutti gli studenti fossero andati via e avessero lasciato gli spogliatoi così, come di consueto, entrai anche io e mi preparai per fare una bella doccia calda.
Stavo vivendo un momento di forte nervosismo a causa di alcuni problemi con mio marito, dunque ero stressata e tesa, questo fece si che fossi spesso tra le nuvole e senza rendermi conto entrati nello spogliatoio maschile. Gli spogliatoi scolastici sono identici, è facile sbagliarsi.
Ad ogni modo mi spogliai completamente, presi dal borsone l'asciugamani e andai dritta verso il comparto doccia. Entrai, appesi l'asciugamani fuori e aprii l'acqua così iniziai a massaggiare il corpo con il bagno schiuma. Potevo sentire i nervi e i muscoli ancora in tensione rilassarsi.
"Prof...?".
In quel preciso istante ogni muscolo o nervo si irrigidì: una voce timida maschile mi colse completamente di sorpresa, mi voltai di scatto spaventata e mi coprii alla meglio dopo aver chiuso l'acqua. Era Andrea, un ragazzo di appena diciotto anni molto introverso e chiuso, il più timido della scuola forse, spesso bullizzato. Il suo corpo esile e la bassa statura mettevano in risalto un'evidente e dirompente erezione e io, imbarazzata e rossa per la vergogna, domandai con fare un po' turbolento: "Cosa ci fai qui!?".
Lui si volse verso il muro terrorizzato: "Le chiedo scusa, io... Lei sarebbe nello spogliatoio sbagliato".
Avevo nuovamente sbagliato porta, era già capitato ma non mi era mai successo di non accorgermi che qualcuno fosse rimasto dentro: "Ti chiedo scusa... Io... Ecco vado".
Abbassai la testa demoralizzata e imbarazzata ma l'occhio mi cadde su di una fotografia che stringeva in mano: ritraeva una donna di spalle che faceva la doccia nel medesimo spogliatoio e così acuii la vista. Ero io.
"Cos'è quella?".
Lui in silenzio allungò la mano verso di me e me la mostrò, confermando quanto avessi pensato ma si giustificò immediatamente: "L'ho trovata qui per terra, glielo giuro".
Data la sua erezione ho immaginato subito che si stesse masturbando sulla mia foto, però conoscevo la persona e non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da parte sua. Tuttavia quella era una mia dannata foto dall'alto: "E' la verità?" domandai confusa e pallida.
"Si" rispose, "Tolgo il disturbo" aggiunse.
Io stringevo l'asciugamani per coprirmi ma quando mi passò accanto, essendo stretto il vano doccia, il suo pene rimase impigliato e me la sfilò via, lasciando il mio corpo nudo. Lui si immobilizzò per l'imbarazzo, io mi abbassai per recuperare l'asciugamani ma in quel momento un'ondata calda mi colpì in pieno viso: sollevai lo sguardo e il pene di Andrea continuava a schizzare verso di me, lui era come incapace di gestirsi. Mi inondò letteralmente, lo sperma scivolò caldo sul mio piccolo seno ormai scoperto, io ero sconvolta ma lui, con il pene ancora pulsante, rimase immobile: "Le chiedo perdono, io..."
"Cosa succede qui?".
Rabbrividimmo entrambi: alle sue spalle, all'ingresso del vano doccia, comparve la figura del signor Enzo, il bidello della scuola, un uomo di una sessantina d'anni famoso per essere un vero rompi scatole con gli alunni e non solo. Ci fissò, la situazione era equivoca, terribilmente equivoca, ma come spiegare?
"Sparisci ragazzo, non una parola con nessuno, mai" disse con voce ferma.
Andrea fuggì alla velocità della luce, si vestì e fece per andare via: "Chiudi la porta" intimò Enzo.
Io rimasi immobile, i miei occhi spalancati verso l'alto, ero in ginocchio davanti a quell'uomo grasso, vecchio e stronzo.
"Che spiacevole situazione, professoressa Marlene" disse guardandomi dall'alto del suo metro e cinquanta.
Io mi misi in piedi, ero alta almeno venti centimetri in più di lui, indossai rapidamente l'asciugamani e mi coprii: "Non così in fretta: Cosa accadrebbe se ciò venisse fuori?"
"Non è come pensa, glielo giuro"
"E' esattamente come penso" ribadì lui grattandosi la grossa pancia mentre indicò con lo sguardo l'asciugamani: "la tolga" aggiunse con voce avida.
Io ero terrorizzata, incastrata e dalla parte di un torto spudorato. Lasciai cadere l'asciugamano obbedendo: "Ogni giorno devo udire i commenti dei suoi colleghi o degli alunni più grandi sul suo corpo: chissà che invidia avrebbero ora, vero? A parte il seno un po' piccolo... Il resto è perfezione" disse con voce sibilante.
"La prego, non mi costringa"
"A fare cosa?"
"Non mi ricatti"
"Perché dovrei?" disse abbassando la zip del pantalone e tirando fuori un venoso pene dalle dimensioni considerevoli, certamente inaspettato, poi aggiunse: "Lei farà tutto di sua volontà".
Ero in trappola, Andrea avrebbe certamente confermato sotto pressione dal preside se solo Enzo avesse tirato fuori quella maledetta storia. Abbassai lo sguardo, il pene dondolava nervoso, la vena pulsò davanti ai miei occhi. Lui si abbassò i pantaloni, la grossa pancia venne fuori da sotto la maglia: "La prego" tentai.
Lui si avvicinò, mi afferrò un braccio e mi fece voltare con le spalle al muro della doccia, mi afferrò i capelli e li tirò facendomi inarcare come una pantera mentre quel membro venoso si faceva largo tra le mie gambe arrivando all'entrata: "Voglio sentirti urlare".
Lo infilò con forza dentro di me, con una mano mi teneva per i capelli e con l'altra da un fianco. La prima botta fu devastante ma il mio corpo si adattò rapidamente a quel membro, la mia vagina rispose positivamente. Doveva stare sulle punte per penetrarmi fino in fondo. Iniziò a dare qualche botta leggera poi, d'un tratto, aumentò spaventosamente ritmo e io iniziai ad ansimare. Allargai lentamente le gambe, ero completamente nuda, le sue mani avide esplorarono il mio corpo.
"Ah... Ah...!" iniziai a tirare fuori la voce rassgnata.
"Così, troietta, da brava!" Lui forzò la presa e spinse con forza ma l'età certamente non lo aiutava così, dopo circa dieci minuti, mi afferrò i fianchi con forza e lo spinse tutto dentro lasciandolo esplodere.
Venne copiosamente, poi lo tirò fuori e io mi abbassai sulle ginoscchia, mi afferrò dalla testa e lo infiò in bocca lasciando che lo ripulissi: "Brava" non disse altro.
Si rimise i pantaloni e andò via.
Nessuno seppe niente di quanto successo ma da quel giorno, di certo, smisi di fare la doccia a lavoro.
Quel giorno stavamo concludendo alcuni allenamenti importanti con gli alunni scelti per le attività sportive regionali tra le scuole, dedicammo l'intero pomeriggio al rientro scolastico. Quando si fece l'ora di andare attesi che tutti gli studenti fossero andati via e avessero lasciato gli spogliatoi così, come di consueto, entrai anche io e mi preparai per fare una bella doccia calda.
Stavo vivendo un momento di forte nervosismo a causa di alcuni problemi con mio marito, dunque ero stressata e tesa, questo fece si che fossi spesso tra le nuvole e senza rendermi conto entrati nello spogliatoio maschile. Gli spogliatoi scolastici sono identici, è facile sbagliarsi.
Ad ogni modo mi spogliai completamente, presi dal borsone l'asciugamani e andai dritta verso il comparto doccia. Entrai, appesi l'asciugamani fuori e aprii l'acqua così iniziai a massaggiare il corpo con il bagno schiuma. Potevo sentire i nervi e i muscoli ancora in tensione rilassarsi.
"Prof...?".
In quel preciso istante ogni muscolo o nervo si irrigidì: una voce timida maschile mi colse completamente di sorpresa, mi voltai di scatto spaventata e mi coprii alla meglio dopo aver chiuso l'acqua. Era Andrea, un ragazzo di appena diciotto anni molto introverso e chiuso, il più timido della scuola forse, spesso bullizzato. Il suo corpo esile e la bassa statura mettevano in risalto un'evidente e dirompente erezione e io, imbarazzata e rossa per la vergogna, domandai con fare un po' turbolento: "Cosa ci fai qui!?".
Lui si volse verso il muro terrorizzato: "Le chiedo scusa, io... Lei sarebbe nello spogliatoio sbagliato".
Avevo nuovamente sbagliato porta, era già capitato ma non mi era mai successo di non accorgermi che qualcuno fosse rimasto dentro: "Ti chiedo scusa... Io... Ecco vado".
Abbassai la testa demoralizzata e imbarazzata ma l'occhio mi cadde su di una fotografia che stringeva in mano: ritraeva una donna di spalle che faceva la doccia nel medesimo spogliatoio e così acuii la vista. Ero io.
"Cos'è quella?".
Lui in silenzio allungò la mano verso di me e me la mostrò, confermando quanto avessi pensato ma si giustificò immediatamente: "L'ho trovata qui per terra, glielo giuro".
Data la sua erezione ho immaginato subito che si stesse masturbando sulla mia foto, però conoscevo la persona e non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da parte sua. Tuttavia quella era una mia dannata foto dall'alto: "E' la verità?" domandai confusa e pallida.
"Si" rispose, "Tolgo il disturbo" aggiunse.
Io stringevo l'asciugamani per coprirmi ma quando mi passò accanto, essendo stretto il vano doccia, il suo pene rimase impigliato e me la sfilò via, lasciando il mio corpo nudo. Lui si immobilizzò per l'imbarazzo, io mi abbassai per recuperare l'asciugamani ma in quel momento un'ondata calda mi colpì in pieno viso: sollevai lo sguardo e il pene di Andrea continuava a schizzare verso di me, lui era come incapace di gestirsi. Mi inondò letteralmente, lo sperma scivolò caldo sul mio piccolo seno ormai scoperto, io ero sconvolta ma lui, con il pene ancora pulsante, rimase immobile: "Le chiedo perdono, io..."
"Cosa succede qui?".
Rabbrividimmo entrambi: alle sue spalle, all'ingresso del vano doccia, comparve la figura del signor Enzo, il bidello della scuola, un uomo di una sessantina d'anni famoso per essere un vero rompi scatole con gli alunni e non solo. Ci fissò, la situazione era equivoca, terribilmente equivoca, ma come spiegare?
"Sparisci ragazzo, non una parola con nessuno, mai" disse con voce ferma.
Andrea fuggì alla velocità della luce, si vestì e fece per andare via: "Chiudi la porta" intimò Enzo.
Io rimasi immobile, i miei occhi spalancati verso l'alto, ero in ginocchio davanti a quell'uomo grasso, vecchio e stronzo.
"Che spiacevole situazione, professoressa Marlene" disse guardandomi dall'alto del suo metro e cinquanta.
Io mi misi in piedi, ero alta almeno venti centimetri in più di lui, indossai rapidamente l'asciugamani e mi coprii: "Non così in fretta: Cosa accadrebbe se ciò venisse fuori?"
"Non è come pensa, glielo giuro"
"E' esattamente come penso" ribadì lui grattandosi la grossa pancia mentre indicò con lo sguardo l'asciugamani: "la tolga" aggiunse con voce avida.
Io ero terrorizzata, incastrata e dalla parte di un torto spudorato. Lasciai cadere l'asciugamano obbedendo: "Ogni giorno devo udire i commenti dei suoi colleghi o degli alunni più grandi sul suo corpo: chissà che invidia avrebbero ora, vero? A parte il seno un po' piccolo... Il resto è perfezione" disse con voce sibilante.
"La prego, non mi costringa"
"A fare cosa?"
"Non mi ricatti"
"Perché dovrei?" disse abbassando la zip del pantalone e tirando fuori un venoso pene dalle dimensioni considerevoli, certamente inaspettato, poi aggiunse: "Lei farà tutto di sua volontà".
Ero in trappola, Andrea avrebbe certamente confermato sotto pressione dal preside se solo Enzo avesse tirato fuori quella maledetta storia. Abbassai lo sguardo, il pene dondolava nervoso, la vena pulsò davanti ai miei occhi. Lui si abbassò i pantaloni, la grossa pancia venne fuori da sotto la maglia: "La prego" tentai.
Lui si avvicinò, mi afferrò un braccio e mi fece voltare con le spalle al muro della doccia, mi afferrò i capelli e li tirò facendomi inarcare come una pantera mentre quel membro venoso si faceva largo tra le mie gambe arrivando all'entrata: "Voglio sentirti urlare".
Lo infilò con forza dentro di me, con una mano mi teneva per i capelli e con l'altra da un fianco. La prima botta fu devastante ma il mio corpo si adattò rapidamente a quel membro, la mia vagina rispose positivamente. Doveva stare sulle punte per penetrarmi fino in fondo. Iniziò a dare qualche botta leggera poi, d'un tratto, aumentò spaventosamente ritmo e io iniziai ad ansimare. Allargai lentamente le gambe, ero completamente nuda, le sue mani avide esplorarono il mio corpo.
"Ah... Ah...!" iniziai a tirare fuori la voce rassgnata.
"Così, troietta, da brava!" Lui forzò la presa e spinse con forza ma l'età certamente non lo aiutava così, dopo circa dieci minuti, mi afferrò i fianchi con forza e lo spinse tutto dentro lasciandolo esplodere.
Venne copiosamente, poi lo tirò fuori e io mi abbassai sulle ginoscchia, mi afferrò dalla testa e lo infiò in bocca lasciando che lo ripulissi: "Brava" non disse altro.
Si rimise i pantaloni e andò via.
Nessuno seppe niente di quanto successo ma da quel giorno, di certo, smisi di fare la doccia a lavoro.
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Commenti dei lettori al racconto erotico