Un'amicizia speciale

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genere
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UN’AMICIZIA SPECIALE

Nella storia che sto per narrare, essendo riconoscibili le persone coinvolte, per opportunità, utilizzerò nomi di fantasia.

E’ da circa 15 anni che ormai Angela abita nell’appartamento a fianco al mio. Dopo un matrimonio fallito e con due ragazzi da crescere per lei, ora cinquantenne, la vita le riserva ancora strade in salita. Io, Federico, 45 anni e i miei tre ragazzi è da quando si è trasferita che l’abbiamo conosciuta meglio, mentre mia moglie, Antonella, la conosceva già, avendo frequentato lo stesso liceo ed essendo originarie dello stesso paese dove difatti viviamo e si svolgono i fatti.
Il divorzio è un brutto contraccolpo psicologico anche per il fatto che nel piccolo paese, ancora lontano da certi fatti, se ne parla e lei, molto attaccata a certi valori, ne subisce pesentemente. Grazie all’assegno di mantenimento e all’aiuto dei suoi genitori, Angela riesce a tirare avanti sufficientemente, tanto da rinunciare ad un lavoro anche per la necessità di seguire i suoi due ragazzi.
Nasce subito un rapporto di buona, sana e seria amicizia tra me e Angela, abbastanza confidenziale ma rispettoso l’un dell’altro, e si rafforza anche l’amicizia tra lei e Antonella che dopo anni si rincontrano.
Angela, anche se potenzialmente ha buone qualità fisiche, di fatto, essendo presa dai suoi problemi coniugali risulta un pò trascurata e sessualmente non lascia trapelare niente di interessante tanto dall’essermi, sotto quest’aspetto, indifferente, prova è che riesce anche a non far ingelosire Antonella.
Passano gli anni e Angela e i suoi ragazzi, data la vicinanza, sono sempre molto presenti nella mia famiglia quasi fossero componenti della stessa. Essendo l’unico uomo della situazione sono quello che vengo più coinvolto in situazioni la riguardano e che servono a rinforzare il nostro rapporto e a far crescere la sua stima nei miei confronti.
Passano ancora qualche anno e i suoi ragazzi finiscono l’università e così il suo primogenito deve trasferirsi in un’altra città lontana dalla nostra dove ha trovato lavoro. Nel frattempo la secondogenita si sposa ha due figli e dopo qualche iniziale difficoltà lavorativa decide di raggiungere il fratello che intanto ha trovato un lavoro per suo marito.
Dalla fine dei studi dei figli Angela non ha più lo stesso assegno di mantenimento e quindi decide di andare a lavorare come badante presso una famiglia. Lavoro che la impegna gran parte della giornata ma che serve, oltre che economicamente, anche come stimolo per meglio affrontare i suoi problemi, ai quali nel frattempo si è aggiunto anche la lontananza dei figli che intanto si sono trasferiti.
Comincia qui la sua “trasformazione”. Inizia a comportarsi e a vestire diversamente, a curarsi in genere di più nella persona, a diversificare le sue conoscenze, e tutto questo serve anche per la sua autostima e a mettere in mostra le sue potenzialità fisiche e sessuali. Infatti è da questo momento che comincio a vederla sotto “un altro” aspetto e a desiderare di avere con lei un rapporto più intimo. Così nelle mie masturbazioni lei comincia ad essere l’oggetto dei miei pensieri. Ma la nostra quasi fraterna amicizia e la costante presenza di Antonella è un ostacolo da superare.
Passa il tempo e lei diventa un chiodo fisso nei miei pensieri. Ma grazie a qualche precedente situazione capisco che certe cose si sentono nell’aria, e che quindi è probabile che è anche lei a volere qualcosa in più dalla nostra amicizia, che difatti continua ad essere il vero ostacolo a un vero approccio carnale tra noi.
Quello che dà inizio alla nostra relazione avviene circa cinque anni fa, quando la figlia torna da fuori rimanendo ospite della mamma per le feste Pasquali, e nel ripartire con marito e figliolette lascia la nonna di nuovo sola ed il suo appartamento desolatamente, di nuovo, vuoto.
Quella mattina i miei ragazzi sono impegnati all’università, io non vado al lavoro e Antonella, prima di uscire per alcune commissioni che la terranno fuori per gran parte della giornata, nell’andare a salutare Angela nel suo appartamento la trova seduta vicino al tavolo, poggiata sui gomiti in un triste e piangente atteggiamento.
Antonella cerca di consolare Angela ma deve scappare per l’appuntamento che l’attende, allora torna a casa e mi dice di aver trovato Angela piangendo, invitandomi ad andare successivamente a vedere se si è tranquillizzata.
Mi si rizzano i capelli, mi si accapona la pelle. Comincio a fare mille pensieri. Non aspettavo altro che una situazione del genere. Poi ci penso e credo di essere fuori luogo. Aspetto che Antonella vada via e stesso in tuta, così come mi trovavo vestito in quel momento, mi precipito in casa di Angela.
Suono il campanello, qualche secondo di attesa e mi apre:
“ciao Federico. Entra” – mi dice.
Lei ha un vestitino leggero che si usa in casa, uno di quelli con tutti i bottoni avanti che permettono di aprirlo completamente e questo mi sconvolge ancora di più. Ha gli occhi rossi di pianto. Mi lascia sull’uscio e va verso il tavolo dove c’è un brick con del caffè appena fatto.
Chiudo la porta alle mie spalle e la seguo al tavolo, mi siedo accanto a lei che mi versa il caffè:
“che succede Angela?” – esordisco;
“hai visto, Federico, sono di nuovo sola”;
“ti capisco. Quando ritorna Giusy e le bambine?” – chiedo;
“è questo il problema. Non me l’ha saputo dire”.
Scoppia a piangere. Mi dispiace tanto vederla così, ma soprattutto penso che un’altra “occasione” sta sfumando.
“hai il tuo lavoro” – dico – “tua mamma, tuo padre, i tuoi nuovi amici che hai conosciuto al lavoro, insomma, puoi trovare tante cose che ti permetteranno di distrarti”;
“no. Non è così” – dice singhiozzando – “ognuno ha le sue cose, le proprie preoccupazioni e io resto sempre ai margini. Sono davvero stanca di questa situazione. Sempre sola. Aiutami, se puoi, anche tu, ti prego”.
Con queste ultime parole il testosterone, improvvisamente, sale vertiginosamente. Riprendo coraggio e probabilmente anche lei viene investista da questa carica che montava dentro.
“ok” – rispondo – “il mio numero di cellulare ce l’hai. Chiama quando vuoi. Però evita se sai che sto con Antonella, lo sai com’è…”;
“no Federico, a che serve, dopo rimango comunque sola e sempre prigioniera in questa casa senza sapere che fare o dove andare se non al lavoro, e poi ti metto in difficoltà e non voglio creare problemi sia a te che ad Angela”;
“se sai che sto al lavoro non ti preoccupare. Chiama ho piacere di sentirti. Anzi qualche volta ero tentato di farlo di mia iniziativa, ma sai… ci ho sempre ripensato. Ma ti raccomando solo se sai che sto lontano da Angela. Poi se hai piacere possiamo sempre uscire, farci un giro o addirittura ti prometto che se vuoi andiamo anche a farci un paio di giorni alla mia casetta al mare. Ma ti ripeto Angela non deve capire ne sapere niente se no mi rovino”;
“grazie Federico. Sei sempre disponibile. Va bene se mi dici così qualche volta ti chiamo”;
“vieni avvicinati” – le dico.
In un silenzio “strano” l’abbraccio, mentre continuava a piangere. Un abbraccio che sapeva ancora di fraterno. Antonella poggia la testa sulla mia spalla sinistra e io gli avvicino la mia facendo toccare le due guance. Qualche secondo e girandomi verso di lei le do un bacio sulla guancia. Non ha nessuna reazione, anzi il fatto che interrompe i singhiozzi del pianto mi incoraggia a dargliene un’altro. A queto punto si gira anche lei verso di me e ci ritroviamo con gli occhi vicinissimi che ci permettono di capire le nostre reazioni. Ma sono vicine anche le bocche. E’ lei che fa la mossa decisiva e allungando solo di qualche centimetro le labbra tocca le mie. Un veloce bacio ma che permette di capire che posso anch’io azzardare di più. Adesso sono io che ripeto quello che aveva fatto lei un attimo prima, e questa volta è un bacio più lungo. Apro un po le labbra e allungo la lingua e sento che lei fa altrettanto e subito dopo sento la sua lingua, prima timidamente e poi sempre più audacemente. E’ un bacio comunque delicato, bello, desiderato e che non dimenticherò mai più come tutto quello che segue.
“Federico ma che stiamo facendo?”;
“non lo so, Angela, ma che ce ne frega”;
Ripetiamo il bacio di prima ma questa volta comincia ad essere molto più disinibito. Il mio braccio che era poggiato sulla sua spalla per l’abbraccio, scende sul suo seno. Lo tocco un po e poi sbottono il secondo o forse il terzo bottone del vestito entrando la mano dentro continuando a toccare il suo seno. Sento che ci sta e allora con un leggerissimo movimento infilo la mano dentro il reggiseno e per la prima volta, dopo aver tanto immaginato quel momento la mia mano ha un contatto con la sua pelle. Mi colpisce subito il capezzolo che si presenta in modo esageratamente eretto e la pelle che dimostra di aver subito appropriate cure per la sua morbidezza. Abbandona il bacio in un movimento naturale per la necessità di chiudere gli occhi e alzare la testa e per meglio godere di quel massaggio. Allora avvicinandomi al collo la bacio accarezzandola con la lingua.
“andiamo di là?” – le chiedo.
Lo sa che “di là” c’è, oltre al bagno, la camera dei ragazzi ormai in disuso e la sua camera da letto.
“lasciamo stare, Federico, non possiamo…Antonella…i tuoi ragazzi…la nostra amicizia…”;
“schhh…Andiamo di là!”
La bacio di nuovo per non farla parlare e sento che si alza. Mi prende la mano e insieme ci avviamo verso la sua camera. Vicino al letto non parliamo più. Siamo uno di fronte all’altra. Riprendo a sbottonare il suo vestito che in breve si apre tutto mostrando belle forme e una buona linea. Glielo sfilo lasciandola il reggiseno e slip che immaginavo più castigati, invece sono di colore bianco e in pizzo. La spingo accompagnandola sul letto posizionandomi sopra di lei. Ha ancora i piedi quasi poggiati a terra in un accenno ancora di resistenza. La bacio scendendo poi sul collo e nel solco del seno. La pelle è deliziosamente morbida e invitante. La sollevo un po e con molta fortuna riesco subito a sganciare e a sfilare il reggiseno. Il seno è prosperoso come immaginavo ma resto sempre più incredulo nel vedere i suoi capezzoli che ergono durissimi e nerissimi come se fossero stati appena succhiati. Li sfioro con la lingua e immediatamente sento Angela ansimare. Ne metto uno in bocca e mi accorgo che ha la grandezza di una ciliegia. Mi trattengo ancora per poi continuare a baciarla scendendo verso il suo addome. Mi soffermo sull’ombelico.
Sento che lei non parla più.Sicuramente ha superato le ultime remore per l’atto che compie nei confronti della sua amica scopandosi il marito.
Con le mie labbra continuo la mia discesa arrivando all’elastico dello slip. Continuo la discesa e mi ritrovo sulla sua fica che bacio e mordicchio. Sento l’odore di femmina eccitata. Con le due mani aggancio lo slip e quando sto per sfilarlo lei si alza per agevolare la mossa. Ho un’altra meraviglia quando mi accorgo che è completamente depilata. Non resisto le accarezzo il pube che morbidissimo non mostra assolutamente segni di rasatura ma conferma una pelle esageratamente liscia. Gli sfilo lo slip lasciandola nuda. Le piego le ginocchia agevolando l’apertura delle gambe. UNA FICA MERAVIGLIOSA. Non resisto e mi introduco con la testa tra le gambe andando diritto al dunque. Con la lingua parto dalla zona più vicina all’ano, per poi salire e sprofondare nell’apertura piena di umori che non tardo a gustare e mandare giù, e poi riaffiorare nei pressi della clirotide. Inizia un delicato massaggio. E’ bagnatissima e con gusto mando giù tanti umori. La sento ansimare. Capisco che sta montando l’orgasmo e così decido di fermarmi.
“Federico tu non ti spogli?”.
Non ricordo bene questo momento ma mi ritrovo nudo e con Angela ancora in atteggiamenti timidi mi sdraio al suo fianco. Si solleva sui gomiti si gira verso di me.
“Possiamo…, secondo te?”
La prendo in un abbraccio e prendo a baciarla. Sento la sua mano sul torace e poi che pian piano scende fino ad arrivare al cazzo che prima massaggia tenendo la mano aperta per poi chiuderla iniziando una masturbazione. Sono eccitatissimo. Adesso comincio a pensare che sta arrivando il momento più importante.
“Federico non toccavo un uomo da quando ho lasciato mio marito. Ho solo fatto tante volte da sola. Posso dire che mi sembra la prima volta”.
La sento allontanare dal mio viso e piegarsi sempre tenendo in pugno il cazzo. Chiudo gli occhi e in breve sento il calore del suo alito e l’umido della sua bocca e ancora il muoversi della lingua fino a sentire le sue labbra che arrivano a toccare il mio pube. Sale e scende più volte aumentando la salivazione che fuoriesce copiosa dalla sua bocca.
“fermati Angela. Voglio entrarti dentro. Non ce la faccio più”
“sei proprio deciso Federico? Ma non stiamo mica sbagliando?”
Nel frattempo si riposiziona con la schiena sul letto e io lentamente mi infilo tra le sue gambe. Mi calo su di lei e siamo viso contro viso:
“sei sicuro?
“si non posso più fermarmi. Ti desidero da tanto e questo momento lo solamente immaginato tante volte nel bagno di casa mia. Posso entrarti dentro Angela?”
Non rispose la vidi chiudere gli occhi alzare il viso verso il cielo come a non voler essere guardata direttamente in quel decisivo momento. Con una mano posizionai la cappella vicino all’apertura della fica.
“posso entrare?” gli sussurro nell’orecchio;
“si. Entra. Arriviamo insieme e non uscire. Rimani dentro. Ormai non c’è più alcun pericolo…”.
Piano entro tutto in lei che perde letteralmete il controllo.

Non durò ore come nei film, ma riuscii a resistere fino a che le sue mani come una morsa mi strinsero le spalle in segno che l’orgasmo era arrivato. Mollai il freno a mano e subito dopo con circa sei sette contrazioni scaricarai dentro il suo utero una copiosa quantità di sperma.

“Grazie Federico ma adesso…?”
“Angela continuiamo come prima. Atteggiamenti normali quando c’è Angela. Sentiamoci quando vogliamo parlare di noi.

Mi fece sciacquare nel suo bagno, ci rivestimmo, mi offrì dell’altro caffè e rientrai a casa.
Da allora è iniziata una nuova vita segreta con Angela fondata soprattutto sul sesso.
Tante avventure che posso raccontare solo se voi lo vorrete.
scritto il
2013-05-15
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