La macchina

di
genere
etero

Giornata di novembre, classico tempo nuvoloso e pioggia, pioggia fine che rendeva la giornata ancor più umida di quanto non lo fosse già.
Ero andato a Firenze per lavoro e ora, mi accingevo al viaggio di ritorno a Milano.
Salutati gli interlocutori, andai al parcheggio a ritirare la macchina e mi misi in viaggio.
Misi in conto un tre ore abbondanti di viaggio prima di essere nuovamente a casa, il lavoro spesso mi portava fuori sede in visite di rappresentanza, questa era una di quelle, una delle tante che ormai facevo in questo ultimo periodo. Presa la macchina, messo l'impermeabile sul sedile posteriore, mi sedetti al posto di guida, accesi la radio e partii. Piuttosto stanco, consegnai il biglietto al parcheggiatore, pagai il dovuto e mi immisi nel traffico di fine serata per raggiungere l'autostrada.
Erano quasi le sedici ed il traffico si stava facendo più intenso.
Arrivai al casello di Firenze Signa, passai senza fare la fila con il Telepass e cominciai a salire la rampa per immettermi nella corsia dell'autostrada.
Sotto la pioggia, lasciai passare una macchina che sopraggiungeva a forte velocità, accidenti, ma siamo ancora alla partenza, imprecai, e vidi. Vidi una ragazza, ferma sul ciglio, che cercava di ripararsi alla meglio. Aveva uno zaino appoggiato a terra, già zuppo, ed era vestita con un eskimo, chiuso per ripararsi dal freddo, pantaloni, scarpe da ginnastica che intravedevo.
Non avevo fretta, alla radio, le notizie davano comunque una buona percorribilità delle strade, così mi fermai, non pensavo a niente in quel momento, e vedere una ragazza così, sola sotto la pioggia, accostai la macchina, abbassai il finestrino e le chiesi se avesse bisogno di un passaggio o se potevo rendermi utile in qualcosa. Mi fece cenno di si, la invitai perciò a salire.
Chiuse l'ombrello, si tolse l'eskimo ed entrò nell'abitacolo, Quando fu seduta, mi accorsi che era bella, anche con i capelli bagnati che le coprivano parte della faccia, aveva un colorito intenso, delle labbra carnose, e quando se li scostò, mi fece un sorriso mettendo in risalto un sorriso smagliante.
Dove devi andare? - le chiesi.
Milano - Mi rispose.
Bene, ci sto tornando anch'io, allora facciamo la strada insieme, a proposito, io sono Claudio.
Io, Rossana, piacere. -
Come mai lì al freddo? -
Tutto un casino, mi sono ritrovata appiedata, inutile stare a spiegare, ma adesso posso tornare a casa. - fece lei.
Dopo queste brevissime battute, avviai la macchina e partii.
Mi misi un po' più comodo sul sedile, notai il suo sguardo cadere in basso su di me, verso il cavallo dei pantaloni, ma non feci molto caso.
L'autoradio inondava l'abitacolo con la musica di Prince, purple rain , visto il tempo, risultava essere appropriata.
Sei bagnata, alzo la temperatura dell'abitacolo, così ti scaldi - feci io e smanettai sulle manopole del condizionatore, Forse una buca della strada, fece cadere la mia mano sulle sue gambe.
Scusa -
Niente, figurati - mi rispose.
Lanciai la macchina, i chilometri scorrevano sotto le sue ruote, parlammo nel frattempo, argomenti generici, e anche qualcosa di personale, dei nostri interessi ed altro.
Sei stanca? - chiesi nuovamente,
No, ma adesso comincia a far caldo - ribatté lei, un sorriso oserei dire malizioso..
Abbasso la temperatura allora, e feci per girare le manopole.
Aspetta, ho un'idea migliore - Si levò il maglione. Sotto una camicetta, azzurra, e aprì il primo e il secondo bottone.Gettai un'occhiata. Si intravedeva il suo seno, a stento trattenuto.
Colse la mia occhiata. Un altro sorriso. Ti piacciono? - Non mi aspettavo minimamente quella domanda, così diretta, così esplicita.
Certo! - risposi senza esitazione, Ti piacerebbe accarezzarle? - altra domanda secca.
E anche di più, sei veramente bella, e chissà il resto - dissi.
Lei non rispose, ma cominciò ad armeggiare con la cerniera dei pantaloni.
Sono bagnati, mi danno un fastidio bestia - si chinò, e nonostante la cintura di sicurezza, si tolse le scarpe, e si sfilò i jeans, mettendo allo scoperto delle gambe, abbronzate, lunghe, lisce, un vero spettacolo. Colse il mio sguardo che la stava ''perlustrando'' da cima a piedi, soffermandosi sul seno, sulle mutandine un po' coperte dalla camicia.
Ora sto meglio, molto meglio - disse ridendo, quasi sfidandomi.
Non esitai, mentre toglievo un po' il piede dall'acceleratore, posi la mia mano sulla sua gamba,
cominciai a passarla su quella, risalendo dal ginocchio, piano, sempre più su.
Lei lasciò fare, con la mano cercai anche la seconda gamba, la passai su tutte e due, poi lei la prese e con la sua, la guidò verso il centro, dove coperto dalle mutandine, il suo sesso stava….
Stava aspettando.
Lo sentivo sotto la mia mano, sentivo il calore irradiarsi nella mia mano, armeggiai un attimo, cercando di spostare le mutandine, sentivo i peli, sentivo un leggero pulsare.
Mentre stavo facendo questo, anche la sua mano si posò sulla mia gamba, su verso la cerniera dei pantaloni, sentii il rumorino della zip che scendeva, la sentii che armeggiava, sentii la sua mano intrufolarsi nei miei boxer, e mettere allo scoperto il mio pene, già duro dall'eccitazione.
Ci fermammo nei nostri movimenti, a guardarci, a sorriderci, e' difficile, lo ammetto in una macchina che sta andando, pochissimi secondi, sufficienti a scambiarci uno sguardo d'intesa.
Ci fermiamo? - le chiesi.
Volentieri. - mi rispose, mentre stringeva nella sua mano il mio sesso. Con l'altra si passò un dito sulle labbra e poi sul mio pene.
Mi muovevo un po' a disagio sul sedile. Guardai dove ci trovavamo, eravamo quasi a Modena, e mi venne in mente subito l'area di servizio prima della congiunzione dell'autostrada del Brennero.
Li c'e' un hotel. - Glielo proposi.
Certo, però non possiamo presentarci già così. -
Già. - feci eco.
Si abbassò sulle mie gambe, la sua bocca giunse a contatto del mio pene, lo baciò, lo prese leggermente tra le sue labbra. La sua lingua passò sulla punta, poi si rialzò, mi fece un cenno e incominciò a rivestirsi, fu lei che mi richiuse i pantaloni.
Arrivammo all'area di servizio, entrammo nell'albergo, lasciati i documenti ci facemmo dare una camera, mentre salivamo in ascensore ci scambiammo due rapidi baci.
Appena entrati, ci fissammo negli occhi e cominciammo a spogliarci. Velocemente ci ritrovammo nudi. La nostra eccitazione stava salendo sempre più. Fissammo a vicenda i nostri corpi, frementi di congiungerci. Ci abbracciammo assaporandoci con le nostre bocche, le nostre lingue che si esploravano, i suoi seni che premevano sul mio torace, il mio sesso contro il suo monte di venere.
Si girò. Anche qui la tenni stretta, passandole le mani su quelle splendide montagne, accarezzandole i capezzoli, stuzzicandoli, sentendoli reagire al contatto, il mio pene si appoggiava nell'incavo delle sue natiche. Le baciavo il collo, il suo respiro, affannoso, desideroso di ben altro.
Finimmo sul letto, l'uno nelle braccia dell'altro. Inavvertitamente accendemmo la radio, Stessa canzone di Prince, quella della pioggia viola, quel colore verso il quale stavano sprofondando i nostri sensi. Continuavamo a baciarci, e rigirandoci, ci trovammo lei sopra e io sotto nella classica posizione del sessantanove. Lei teneva nella sua mano il mio pene, sempre più pieno di vitalità, passava su e giù la sua mano, la sua bocca, la sua lingua passava in continuazione sul prepuzio, lo inghiottiva, sentivo il calore avvolgere il mio membro, per poi rinfrescarsi, per poi riscaldarsi nuovamente. Era una sensazione fantastica. Prima solo la parte superiore, poi via via veniva inghiottito fino alla base, la sua lingua si muoveva freneticamente su di lui. Da parte mia, invece, la faccia era quasi stretta tra le sue gambe, passavo la lingua sull'interno delle cosce, il cespuglio nascondeva il suo sesso, con le mani cercavo di farmi largo, di mettere a nudo le grandi labbra, le sfioravo il clitoride. La mia lingua passava e ripassava, assaporava il suo profumo, i suoi umori. Suoni quasi gutturali uscivano dalle nostre bocche.
Ecco, allargavo, sempre con la lingua quelle labbra rosee, quasi rosse dal sangue che affluiva richiamato dal piacere. Entravo con la lingua nel suo sesso, Colpi sempre più frequenti assecondavano i suoi movimenti. Un attimo di respiro, Mi bagnai un dito, e lo infilai nel suo sesso, dito e lingua, mentre lei continuava con la sua a leccare il mio pene. Con il dito, poi, passai anche all'altro buco, lo passai intorno, lo vedevo aprirsi leggermente, pronto ad accoglierlo,così lo accontentai. Un mugolio prolungato mi fece intendere che la cosa le era molto gradita.
Sempre più la mia lingua passava sul suo sesso, tanto più la sua bocca si riempiva del mio.
Si fermò, e si rialzò. Assaporavo i suoi umori, si spostò per girarsi, mi guardò,, un cenno per farmi capire che ora era pronta, desiderosa di avere dentro di se il mio sesso, allargò le gambe.
Mi stesi su di lei, ed entrai. Piano, piano, alla scoperta. Assecondava il mio movimento.
Accelerai gradualmente il ritmo. Era meraviglioso, Le nostre lingue si incontrarono nuovamente, mentre il mio sesso, caldo, umido, eccitato, grosso continuava ad entrare ed uscire dal suo in un crescendo di piacere.
Era già bagnata, ma ancora piena di voglia, di giungere all'orgasmo congiuntamente.
Continuavo sempre più rapidamente, sempre più spingevo a fondo. Lei teneva le sue mani sui miei fianchi, mi stringeva quando giungevo dentro di lei, per rilasciarli quando tornavo indietro.
Un attimo di relax.. Uscii da lei, si girò mettendosi a pancia sotto ed alzò le gambe, per mettermi a disposizione i suoi due orifizi. Feci per rientrare in lei, ma mi fermò. Prese il mio sesso e lo diresse sopra, nell'altro. Girando la testa, mi sorrise, invitandomi a soddisfare anche questa sua voglia.
Mi trovava senz'altro consenziente. E così entrai anche in quel foro, spingendo a fondo, mentre la sua mano da sotto accarezzava il suo sesso, sfregava il clitoride, duro ormai, entrava con due dita dove prima era passato il mio pene con la sensazione di una doppia penetrazione.
Spingevo sempre più, i nostri corpi erano tesi nello sforzo di dar e ricevere piacere. Uscii e mi buttai disteso. Lei, accarezzò nuovamente il mio pene, una nuova passata di lingua, e questa volta si mise lei sopra di me. Venne inghiottito nel suo sesso ormai umido. Era ormai abbandonata al piacere dei sensi. Anch'io non ero da meno, mentre lei continuava ad alzarsi e abbassarsi, stringendo con forza il mio pene dentro di lei, io le accarezzavo i seni, ma dire accarezzavo è riduttivo, li stringevo nelle mie mani, schiacciavo i suoi capezzoli, duri e turgidi. Le sue mani coprivano le mie,
Stava raggiungendo l'orgasmo, sentivo il mio sesso scorrere dentro di lei sempre più velocemente, con sempre meno resistenza visti gli umori che stavano uscendo in lei. Da parte mia, sentivo invece salire dal profondo tutto il mio seme, pronto ad uscire, caldissimo.
Ancora pochi colpi, e lei gridò, giungendo all'orgasmo, mentre anche dal mio sesso usciva in lei il fiotto caldo, frutto del mio piacere. Si stese su di me, quasi scossa da brividi, io stavo ancora in lei, davo ancora dei colpi , piano ,per svuotare del tutto il mio liquido.
Ora eravamo fermi, solo teneri baci, abbracciati, larghi sorrisi.
Restammo così per un po', prima di farlo per una seconda volta in breve tempo, anche questa piena di feeling, di complicità, di intesa senza bisogno di parole.
Ci rivestimmo poi, tornammo alla macchina e in poco più di un'ora giungemmo a Milano.
La lasciai ad una fermata della metropolitana, Un lungo bacio.
Grazie del passaggio Claudio -
Grazie della compagnia, Rossella .-
E tornai a casa.
scritto il
2010-03-14
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