Quel giorno la feci grossa! 2.
di
Sansiccione.
genere
etero
Al mattino stavo per andare al mio lavoro ma squillò il telefono: "sono Barbara Righi, la mamma di Stefania..." Subito afferrai di chi si trattava e per raggiungermi.le diedi il mio indirizzo. Arrivò dopo mezz'ora ed io ero acchittatissimo, rasato, ben pettinato ed indossavo una vestaglia molto elegante. Quando arrivò la vidi osservarmi con interesse e, prendendole la mano baciandogliela, rimase di stucco ma poi la feci accomodare e lei sedette vicino a me scoprendo le cosce appena coperte da una minigonna ed allora le misi la mano sul ginocchio facendole capire che lei avrebbe potuto far promuovere sua figlia Stefania senza difficoltà, infatti le presi la mano e, dopo che slacciai la vestaglia, trovandomi sotto nudo, le feci impugnare il cazzo già ben drizzato durissimo e con i suoi ventotto centimetri di lunghezza e dodici di circonferenza fece spalancare gli occhioni a mamma Barbara che subito iniziò a masturbarmelo fino quasi a farmi godere ma la fermai subito, la presi per mano conducendola in camera mia ed iniziai a spogliarla dalla camicetta alla gonna ed alla biancheria composta di slippino straeccitantissimo che copriva in parte le sode natiche ed il reggiseno che sorreggeva due tettone da ciucciarle a fondo, poi tolsi le calze retate ed il reggicalze rosso fuoco che mi mandò il batacchione in orbita. La sdraiai sul lettone e le spalancai le coscione stuzzicandole col dito il grilletto già viscidissimo di umori e poi mi misi a slinguarle la figona pelosissima e profumatissima dei suoi umori agrodolci tipo una prugna, poi volli rigirarla a pancia sotto per ammirare il suo bel culo cheleccai pure infilandole un dito al forellino sentendola gemere spasimare e poi mi chiese chiaramente di possederla, di scoparla e non certo mi rifiutai infatti le spalancai le gambe e le infilai due dita in figa seguite poi dal cazzone s che le entrò tutto dentro ma con una delicatezza simile ad un trapano velocissimo e lei subito gridò di piacere esortandomi a farla gioire, soffrire insieme e, dopo che le stavo cavalcando da tempo, mi chiese di sborrarle tutto in bocca e dopo l'ultima goccia volle girarsi di nuovo a pancia sotto e mi esortò a prenderla a sculacciate ed io non certo glielo negai, anzi, mi sdraiai al suo fianco ed a mano aperta, la sculacciai fino a farle il culone rosso fuocoed infatti come il fuoco le bruciava tutto e lei provò a fermarmi ma ormai ero partito a schiaffeggiele le belle natiche e le dissi che mi sarei fermato solo quando da rosso sarebbe diventato violaceo e così feci, nonostante le sue disperate richieste di smettere ma quando arrivai a stancarmi a sculacciarla, le presi le mani e gliele legai con una fascetta fissa cavo da elettricista e bloccatole poi anche le caviglie, la colpii alle natiche con una bacchetta in plastica rigida ed anche lì le segnai il culetto con strisciate rosse, appena inumidite da sangue che appariva lievemente dopo i decisi colpi. Poi, stanco di colpirla la volli inculare e, spalmatole vasellina all'ano, la penetrai senza una minima delicatezza, anzi, le diedi colpi tali da farla strillare, piangere e dopo che le avevo sborrato dentro più volte mi rivolsi a lei commentando su quello che aveva dovuto subire per salvare sua figlia dalla bocciatura. Le dissi poi che quell'incontro non poteva finire lì ed allora si sarebbe dovuto ripetere per garantirle la promozione di Stefania. Annuì che era disposta a tutto ed allora le dissi che al prossimo incontro doveva venire munita di clistere da farsi praticare chiaramente da me. Prima di vestirsi mi chiese se volevo farmi fare un bocchino e subito non rifiutai ed allora lei slinguò, succhiò, carezzò e poi ingoiò tutta la sborra che sembrava non mi finisse mai. Mi ripulì bene il cazzo poi chiese di potere farsi una doccia e io glielo concedei. Quando lei se ne andò via, mi vestii elegantemente ed andai alla scuola dove c'erano i miei operai ma io chiesi lì ad una bidella chi fosse Stefania Righi e lei me la indicò nel piazzale durante la pausa ricreazione e dovetti affermare che era una gran figa come la sua mammina. Quando la bidella si allontanò, allora avvicinai Stefania e le dissi di stare tranquilla sugli esami perchè io ero membro della commissione di esami ma lei non lo doveva spifferare in giro per non giocarsi la promozione che io avrei guidato. Le diedi anche il mio telefono per chiamarmi se voleva concordare con me su cosa interrogarla ma tutto ciò non doveva dirlo ai suoi genitori, doveva essere un nostro segreto e lei...sarebbe stata promossa senza dubbio alcuno!
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