Specchio delle mie brame
di
Flavia1988
genere
etero
Lunghi corridoi in cui corro.
Una musica sembra arrivare da lontano.
Un pianoforte che accelera sempre di più la sua corsa.
“Oh, sinnerman, where you gonna run to?”
Lunghi corridoi, ancora.
Poi scale.
Prospettive di porte.
Che si riflettono sul lucido marmo di ogni pavimento che calpesto.
Altre scale, ancora.
Un arco immette in un salone.
Enorme.
Amplifica la musica.
Ne è sorgente e foce.
Mi sento avvolta e spero protetta.
Specchi su due lati.
Un camino nel quarto, davanti a me.
Specchi sul soffitto.
Sono ovunque.
Mi circondo.
Mi spio.
E ti vedo arrivare.
- Dov’eri finita?
Ma non cerchi risposte.
Cerchi me.
Mi stringi da dietro.
Hai la tua preda.
La tua proprietà.
Io scherzo e provo a divincolarmi.
Mi lasci andare per un attimo, ma senza mai darmi la possibilità di allontanarmi davvero.
La tua mano stringe la mia.
Mi tiri di nuovo verso te e siamo di nuovo uniti.
- Lasciami…non è il momento…lo sai che…
Non finisco la frase che ho le tue labbra sulle mie.
Me le mangi.
Mi succhi.
Assapori il tuo bottino.
Mi giri.
Un abbraccio forte che mi blocca al tuo corpo, baciandomi i capelli e poi il collo. Ad occhi chiusi mi scappa un sospiro.
Involontario.
Istintivo.
Segno del tuo dominio e della mia cedevolezza.
Inizi ad accarezzarmi le braccia, salendo poi lungo i fianchi.
Sei con le mani sul mio seno.
I capezzoli spingono la stoffa e le tue dita non si fermano.
Anche le mie mani che le raggiungono non sono impedimento.
Anzi.
Mi lecchi il collo.
- Guardati. Guardaci.
Con una mano mi prendi il mento costringendomi a fissare il riflesso davanti a noi.
Lussuria e arrendevolezza.
Leggi chiaramente quello che ho sul viso.
- Specchio…specchio delle mie brame…
Poi scendi di nuovo con le mani.
Apri la camicetta.
Non resisto.
Non esisto.
La tua bambola.
“Power”
Con i capelli scompigliati davanti il viso.
Con i seni scoperti, i capezzoli turgidi che puntano da un'areola appena accennata.
Con la gonna che sale lentamente, stretta fra le tue dita mentre cerchi il mio intimo.
Con le mie mani non più inermi, alla ricerca del tuo intimo che sento pulsare contro il fianco e che ora desidero più di ogni altra cosa.
Ecco cos'erano tutti quei corridoi attraversati, tutte quelle porte evitate, tutte quelle scale salite e discese.
Erano il destino, che portava qui, ad un momento non voluto, ma che ora animalescamente desidero, per poi amaramente pentirmene.
Erano i mille orgasmi ritardati e sospesi e che ora si stanno tutti concentrando qui.
Era la ricerca di questa stanza di specchi, di destini e di piacere.
“Up come power”
Mi spingi contro la parete e attraverso lo specchio sfioro me stessa: mani contro mani, bocche a pochi centimetri tra loro, respiri che appannano.
Con un ultimo strattone, mi attiri a te.
La biancheria che ormai hai in mano non è altro che un nuovo gioco per la tua eccitazione.
Amplifica e mortifica.
Il tuo piacere e la mia debolezza.
Mi fai tua.
Entri.
Non c’è romanticismo.
Non c’è nulla che non sia il tuo osare, oltre ogni convenzione. E che non sia il mio arrendermi, oltre ogni convinzione.
C’è il tuo muoversi e possedermi.
C’è il mio buttare indietro la testa ad ogni tuo colpo.
Ci sono i miei sensi di colpa e i nostri orgasmi.
Ho visto il tuo piacere schizzare lungo la mia coscia e fino allo specchio davanti a me.
Ho visto il mio viso trasfigurato dal piacere e dall'impossibilità di resistere.
Stordita, mi riprendo.
Solo più gli specchi con la mia figura ansimante.
Solo più il freddo di una stanza vuota.
Solo la musica che incensante continua.
“Sinnerman, where you gonna run to?”
Peccatori.
Lo siamo stati.
Peccatrice.
Un corpo nudo.
Dei vestiti lasciati a terra.
Un tremore di piacere inatteso e furioso.
Uno sguardo di colpa.
“So I run to the river
It was bleedin’, I run to the sea”
La musica riveste la stanza, prova a cancellare quello che è stato.
Gli specchi non riflettono altro.
La pietà dell’immateriale.
Dopo la forzatura dell’anima.
“Please hide me, Lord
Don’t you see me prayin’?
Don’t you see me down here prayin’?”
Non lo vorrò più, perché voglio amore. E non vorrò più te, perché non sei nulla.
C’è solo la voglia di correre, seguendo questa musica sempre più intensa.
“So I ran to the Devil
He was waitin’, I ran to the Devil”
Una musica sembra arrivare da lontano.
Un pianoforte che accelera sempre di più la sua corsa.
“Oh, sinnerman, where you gonna run to?”
Lunghi corridoi, ancora.
Poi scale.
Prospettive di porte.
Che si riflettono sul lucido marmo di ogni pavimento che calpesto.
Altre scale, ancora.
Un arco immette in un salone.
Enorme.
Amplifica la musica.
Ne è sorgente e foce.
Mi sento avvolta e spero protetta.
Specchi su due lati.
Un camino nel quarto, davanti a me.
Specchi sul soffitto.
Sono ovunque.
Mi circondo.
Mi spio.
E ti vedo arrivare.
- Dov’eri finita?
Ma non cerchi risposte.
Cerchi me.
Mi stringi da dietro.
Hai la tua preda.
La tua proprietà.
Io scherzo e provo a divincolarmi.
Mi lasci andare per un attimo, ma senza mai darmi la possibilità di allontanarmi davvero.
La tua mano stringe la mia.
Mi tiri di nuovo verso te e siamo di nuovo uniti.
- Lasciami…non è il momento…lo sai che…
Non finisco la frase che ho le tue labbra sulle mie.
Me le mangi.
Mi succhi.
Assapori il tuo bottino.
Mi giri.
Un abbraccio forte che mi blocca al tuo corpo, baciandomi i capelli e poi il collo. Ad occhi chiusi mi scappa un sospiro.
Involontario.
Istintivo.
Segno del tuo dominio e della mia cedevolezza.
Inizi ad accarezzarmi le braccia, salendo poi lungo i fianchi.
Sei con le mani sul mio seno.
I capezzoli spingono la stoffa e le tue dita non si fermano.
Anche le mie mani che le raggiungono non sono impedimento.
Anzi.
Mi lecchi il collo.
- Guardati. Guardaci.
Con una mano mi prendi il mento costringendomi a fissare il riflesso davanti a noi.
Lussuria e arrendevolezza.
Leggi chiaramente quello che ho sul viso.
- Specchio…specchio delle mie brame…
Poi scendi di nuovo con le mani.
Apri la camicetta.
Non resisto.
Non esisto.
La tua bambola.
“Power”
Con i capelli scompigliati davanti il viso.
Con i seni scoperti, i capezzoli turgidi che puntano da un'areola appena accennata.
Con la gonna che sale lentamente, stretta fra le tue dita mentre cerchi il mio intimo.
Con le mie mani non più inermi, alla ricerca del tuo intimo che sento pulsare contro il fianco e che ora desidero più di ogni altra cosa.
Ecco cos'erano tutti quei corridoi attraversati, tutte quelle porte evitate, tutte quelle scale salite e discese.
Erano il destino, che portava qui, ad un momento non voluto, ma che ora animalescamente desidero, per poi amaramente pentirmene.
Erano i mille orgasmi ritardati e sospesi e che ora si stanno tutti concentrando qui.
Era la ricerca di questa stanza di specchi, di destini e di piacere.
“Up come power”
Mi spingi contro la parete e attraverso lo specchio sfioro me stessa: mani contro mani, bocche a pochi centimetri tra loro, respiri che appannano.
Con un ultimo strattone, mi attiri a te.
La biancheria che ormai hai in mano non è altro che un nuovo gioco per la tua eccitazione.
Amplifica e mortifica.
Il tuo piacere e la mia debolezza.
Mi fai tua.
Entri.
Non c’è romanticismo.
Non c’è nulla che non sia il tuo osare, oltre ogni convenzione. E che non sia il mio arrendermi, oltre ogni convinzione.
C’è il tuo muoversi e possedermi.
C’è il mio buttare indietro la testa ad ogni tuo colpo.
Ci sono i miei sensi di colpa e i nostri orgasmi.
Ho visto il tuo piacere schizzare lungo la mia coscia e fino allo specchio davanti a me.
Ho visto il mio viso trasfigurato dal piacere e dall'impossibilità di resistere.
Stordita, mi riprendo.
Solo più gli specchi con la mia figura ansimante.
Solo più il freddo di una stanza vuota.
Solo la musica che incensante continua.
“Sinnerman, where you gonna run to?”
Peccatori.
Lo siamo stati.
Peccatrice.
Un corpo nudo.
Dei vestiti lasciati a terra.
Un tremore di piacere inatteso e furioso.
Uno sguardo di colpa.
“So I run to the river
It was bleedin’, I run to the sea”
La musica riveste la stanza, prova a cancellare quello che è stato.
Gli specchi non riflettono altro.
La pietà dell’immateriale.
Dopo la forzatura dell’anima.
“Please hide me, Lord
Don’t you see me prayin’?
Don’t you see me down here prayin’?”
Non lo vorrò più, perché voglio amore. E non vorrò più te, perché non sei nulla.
C’è solo la voglia di correre, seguendo questa musica sempre più intensa.
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