A Venezia - 2

di
genere
saffico

Mi ero svegliata prima di lei. Per un po' l’ho guardata dormire. I capelli neri le coprivano il volto, le braccia sotto il cuscino. Un leggero lenzuolo bianco copriva i nostri corpi nudi, il letto ancora restituiva calore.
Sono da poco passate le 7.
Probabilmente in altri momenti sarei uscita a prendere aria, ma non volevo svegliarla. Negli ultimi mesi, con l’estate infuocata che abbiamo avuto, è diventata l’ora in cui di solito mi alzo per andare a fare la mia corsa giornaliera, prima che faccia troppo caldo. Oggi invece è l’ora in cui guardo un angelo. Probabilmente tentatore, sicuramente rivelatore. “Il peccato originale non è esistito solo perchè il diavolo ha tentato Eva, ma anche perchè Eva ci è cascata!”, mia madre aveva sempre una massima per ogni occasione.
“E tu Ale? Ci sei cascata?” Con un dito le scosto una ciocca e ammiro quel viso pulito, dolce anche nel sonno. Sembra sorridere. Ho il cuore che batte forte. Sento ancora l’umido del mio sesso. Sento ancora il desiderio che ci ha avvolto per tutta la notte e che dopo il primo impetuoso orgasmo si è trasformato nella lenta e reciproca scoperta di piaceri mai provati, di intensità mai sentite.
Le sue labbra sul mio corpo. Le sue mani curiose. I suoi respiri. I suoi sussurri. Come il primo, ancora al ristorante, appena alzate da tavola.

- Ti farò arrivare in hotel che mi implorerai di farti godere, cara la mia signora.
Da lì, era poi stato un crescendo.
Già dopo pochi passi dal ristorante mi aveva presa, stretta a sé e baciata con impeto.
- Linda….
Non feci in tempo a finire la frase che mi baciava nuovamente, leccandomi le labbra, succhiandole e mordendole, per poi staccarsi ancora e ricominciare a camminare, tenendomi per mano.
- Dimmi. C’è qualcosa che non va?
Rideva felice. Io con lei.
- Sei pazza.
Di nuovo si fermò per baciarmi. Stringendomi i seni fra loro.
- Si. E tu sei bellissima e ancora non hai visto niente.
Camminammo mano nella mano, arrivando a campo San Donato. Si fermò, appoggiandosi di schiena ai mattoni rossi del campanile, in un angolo appena nascosto da un albero, di fronte al ponte. Nonostante non fosse tardi, c’era silenzio, rotto solo dallo sciabordio delle barche ormeggiate lungo il canale poco distante.
- Mi desideri?
Deglutii.
- Si, Linda. Come non ho mai desiderato una donna in vita mia.
- Vieni qui. Sentiamo.
Mi avvicinai con paura e lei mi attrasse a sé, tirandomi per i pantaloni. Ci baciammo. Io tenevo il suo volto fra le mani, mentre le nostre lingue non si stancavano di giocare fra loro. La sua mano si fece strada nei miei slip. Staccai il viso e aprii gli occhi dallo stupore.
- Senti come sei bagnata…- sussurrò a pochi centimetri dal mio viso, ansante ed eccitata. Io iniziai a sospirare sentendo quel tocco delicato scorrere sui miei umori e chiusi gli occhi, persa in quel piacere atteso e desiderato.
- Toccami anche tu. Sei la mia signora, Alessia. Sono tua. E voglio esserlo sempre di più.
Ebbi un brivido. E dovetti tenermi alla sua spalla, di nuovo preda di quella vertigine già provata a tavola.
Mi prese la mano e la guidò lungo il suo corpo. I capezzoli duri. Il ventre che si muoveva affannato dall’eccitazione. La stoffa sollevata del suo vestito e la sua pelle nuda.
La sua mano aumentò il ritmo, mentre io sentii il suo calore già attraverso la stoffa.
- Toccami. Toccami. Senti quanto ti voglio. La baciai. E anche io iniziai a scoprire il suo piacere fra le dita. - Brava signora mia. Senti come mi stringi quando ti chiamo così…- Le sue dita mi stavano facendo impazzire. Sentivo le gambe cedere. Ormai ero fuori di testa e cercavo la sua bocca con ardore mentre anche io avevo iniziato ad accelerare il ritmo delle mie dita sul suo sesso.
- Siamo pazze. Pazze…- ripetevo questa parola mentre mi trattenevo a fatica dal gridare e continuavo a baciarle il viso.
- Hai ragione…pazze e bellissime… Ma ora fermiamoci.
- Ma…
- Sta arrivando una persona. Non vorrai mica che ci veda così?
Mi fece la linguaccia.
“Sei una bambina birichina." pensai al colmo dell’eccitazione “Ma devi imparare che non si scherza con il fuoco.” La penetrai con un dito. Aprì la bocca dalla sorpresa. Ne aggiunsi un altro. E con l’altra mano bloccai la sua, stringendole poi il corpo al mio.
- Non m’importa. Magari vorrà gustarsi lo spettacolo.
Le sorrisi. E la baciai.
Sentivo i passi che si avvicinavano. Mi girai verso quel suono. Un signore sulla sessantina, con un cane al guinzaglio, stava scendendo lentamente l’arcata del ponte. Gli sorrisi. Lui mosse la testa in segno di saluto.
- Sorridi Linda. Sorridi e baciami.
Con gli occhi chiusi, ci baciammo, eccitate e pazze. Sentii di nuovo il silenzio intorno a noi, solo il guaire del cane. Sentii anche stringere il suo sesso intorno alle mie dita. Mi staccai da lei. Vidi il suo volto eccitato. Rosso. Le labbra tremanti. Gli occhi chiusi, persi nel piacere.
- Senti come mi stringi quando ti senti osservata…
La baciai di nuovo. Prima guardando l’uomo e poi chiudendo anche io gli occhi, gustando nuovamente quelle labbra e quella lingua. Il silenzio si ruppe. Un suo gemito strozzato nella mia bocca. Il sesso pulsò intorno alle mie dita. Il suo corpo vacillò. Tolse la mano dai miei slip per reggersi a me e poi accasciarsi sul mio petto. Mi lasciò vuota, insoddisfatta. Ma felice. Del suo piacere esploso e della mia lussuria ritrovata.
- Brava Linda mia. Brava.
- Cazzo Ale, cazzo…
Ci baciammo dolcemente abbracciandoci.
I passi ricominciarono.
- Buonanotte signorine.
Noi ridemmo e restituimmo il saluto.
La nostra follia stava prendendo forma.

Ora sono seduta sulla poltrona della stanza. Ho indosso solo l'accappatoio. Al ricordo di quel suo primo orgasmo sento nettamente pulsare il mio sesso.
“Eva e il peccato originale…”
Lei continua a dormire. Ho preso la macchina fotografica e le ho fatto alcune foto nella penombra del mattino.
Un taglio di luce penetra dalla tenda e finisce sul cuscino dove prima ero io. Del pulviscolo danza nell’aria.
Allunga il braccio da sotto il cuscino e mi cerca nel lato ora vuoto del letto. Tira su leggermente la testa. Con gli occhi ancora assonnati si guarda intorno.
- Ale…dove sei?
Mi vede.
Scatto ancora.
Poi poso la fotocamera.
Mi slaccio la cintura, mostrando il seno e allargando appena le gambe.
Il peccato originale.
Eva.
Il diavolo.
- Ti stavo aspettando.
scritto il
2024-09-15
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