Via Pellegrino Matteucci 9 int 6
di
Andrea MCMLXXXIV
genere
etero
Era sempre così, giusto il tempo di pulirsi dalla sborra in eccesso la signora Nusco si trovava sempre a consolare l'uomo che puntualmente veniva divorato dai sensi di colpa che esprimeva sempre con le stesse parole, alla fine la signora Nusco lo congedava sempre con le stesse parole: "Se queste cose ci succedono vuol dire che devono succedere, è Dio che lo vuole Don Bruno".
Marinella Nusco abitava all' interno 6 al secondo piano, una donna all' apparenza molto casta, vestiva quasi sempre di nero e si era fatta la nomina della rompiscatole. Alle riunioni di condominio era un continuo tuonare contro tutto e tutti arrivando anche ad invadere inopportunamente la sfera privata degli altri condomini.
Ma aveva un segreto, la storia col parroco della chiesa di quartiere.
Con lui era riuscita ad arrivare a livelli di perversione rasentando la blasfemia, come masturbarsi con un crocifisso. Anche Don Bruno non scherzava, ogni volta che la prendeva da dietro la chiamava: "la pecorella a pecorina".
Aveva perso il marito per un brutto male più di vent'anni fa ma ancora oggi non riesce a rassegnarsi.
Don Bruno era sovente andare in casa Nusco per portare il suo conforto, Marinella lo accoglieva sempre bene. Con lui si sfogava e puntualmente Don Bruno se l' abbracciava.
Era il Mercoledì delle ceneri. Dopo la funzione Don Bruno si recò a casa della donna. Il solito copione, lei che piangeva, lui che la consolava facendo discorsi sulla bontà di Dio e poi se ne andava. Intento a consolare l' ennesima crisi di pianto della donna, Don Bruno notó che il suo membro decise che era troppo e si drizzó. Marinella notó quel rigonfiamento e se ne compiacque, ma era pur sempre un prete.
Le visite continuarono, Marinella accentuò le crisi di pianto solo per vedere quel cazzo coperto da tunica e mutande drizzarsi.
La cosa la stuzzicava alla rompiscatole mentre Don Bruno era in crisi con sé stesso, era una sua parrocchiana ma stava cominciando a vederla come una donna.
Non poteva assolutamente rifiutarsi, sarebbe venuto meno al suo dovere di pastore.
Decise allora di andare a casa della signora e di dirle che questi incontri si sarebbero tenuti d'ora in poi in sacrestia.
Il prelato entrò mentre la signora Nusco stava facendo una torta.
La salutó con garbo, lei contraccambió, lui le disse degli incontri e lei accettó.
Non voleva rimanere un minuto di più Don Bruno in quella che per lui era ormai la casa del peccato quindi si avviò verso la porta. Sull'uscio i due si guardarono per un attimo e poi si concessero un lungo bacio.
Le mani cominciarono ad esplorare i corpi dell'altro. Don Bruno cominciò a metterle sotto la gonna e Marinella cominciò a cercare il cazzo del curato.
Ogni remora ormai non aveva più senso di esistere quando si trovarono nudi in camera della donna.
La donna porgeva le sue nudità al parroco il quale vedendola non poté fare altro che fiondarsi su quell'ingresso contornato di peli.
Marinella lo incoraggiò: "dai Don si, non ti fermare". Don Bruno continuò.
La donna spinse contro il suo pube la faccia del parroco fino a venire.
La signora Nusco non poté credere ai suoi occhi ma assecondò tutto.
Stava godendo da matti.
"Su Don Bruno, mi dia il cazzo".
Don Bruno indirizzò il cazzo verso di lei. Entrava che è un piacere, il curato cominciò a spingere con tutta la voglia repressa accumulata in una vita di castità. Marinella gemette. I colpi erano molto veloci. Strozzandosi i capezzoli la donna venne: "Dio mioooo". Il parroco se la guardó.
Con quelle mani affusolate la donna cominciò a segare il pisello per poi prenderlo in bocca.
Don Bruno cominciò a sudare ma quanto gli piaceva.
Marinella dimostrava maestria nell' arte della fellatio, lo segava e lo ingoiava con una sincronia perfetta. Don Bruno ormai era tutto un: "Si" e tutto un rantolo.
Stava per venire e lo disse alla donna.
Marinella smise, si esibì in una pecorina, nonostante fosse un po' avanti con gli anni poteva ancora vantare un bel corpo.
Don Bruno allora la penetrò la pecorella smarrita da dietro. La fica ormai era caldissima. Scopandola con vigore la fece venire per la seconda volta.
"Siiii Don daiiii". Esaurito l' orgasmo la donna si portò il cazzo dell' uomo a pochi centimetri dalla bocca.
Lo segó, aspettò e Don Bruno le sparò tutto il seme che aveva nelle palle.
Marinella era una maschera di sperma che si spalmò per bene per tutto il viso prendendone un po' in bocca.
Sfiniti i due si rivestirono.
La torta si bruciò.
Marinella Nusco abitava all' interno 6 al secondo piano, una donna all' apparenza molto casta, vestiva quasi sempre di nero e si era fatta la nomina della rompiscatole. Alle riunioni di condominio era un continuo tuonare contro tutto e tutti arrivando anche ad invadere inopportunamente la sfera privata degli altri condomini.
Ma aveva un segreto, la storia col parroco della chiesa di quartiere.
Con lui era riuscita ad arrivare a livelli di perversione rasentando la blasfemia, come masturbarsi con un crocifisso. Anche Don Bruno non scherzava, ogni volta che la prendeva da dietro la chiamava: "la pecorella a pecorina".
Aveva perso il marito per un brutto male più di vent'anni fa ma ancora oggi non riesce a rassegnarsi.
Don Bruno era sovente andare in casa Nusco per portare il suo conforto, Marinella lo accoglieva sempre bene. Con lui si sfogava e puntualmente Don Bruno se l' abbracciava.
Era il Mercoledì delle ceneri. Dopo la funzione Don Bruno si recò a casa della donna. Il solito copione, lei che piangeva, lui che la consolava facendo discorsi sulla bontà di Dio e poi se ne andava. Intento a consolare l' ennesima crisi di pianto della donna, Don Bruno notó che il suo membro decise che era troppo e si drizzó. Marinella notó quel rigonfiamento e se ne compiacque, ma era pur sempre un prete.
Le visite continuarono, Marinella accentuò le crisi di pianto solo per vedere quel cazzo coperto da tunica e mutande drizzarsi.
La cosa la stuzzicava alla rompiscatole mentre Don Bruno era in crisi con sé stesso, era una sua parrocchiana ma stava cominciando a vederla come una donna.
Non poteva assolutamente rifiutarsi, sarebbe venuto meno al suo dovere di pastore.
Decise allora di andare a casa della signora e di dirle che questi incontri si sarebbero tenuti d'ora in poi in sacrestia.
Il prelato entrò mentre la signora Nusco stava facendo una torta.
La salutó con garbo, lei contraccambió, lui le disse degli incontri e lei accettó.
Non voleva rimanere un minuto di più Don Bruno in quella che per lui era ormai la casa del peccato quindi si avviò verso la porta. Sull'uscio i due si guardarono per un attimo e poi si concessero un lungo bacio.
Le mani cominciarono ad esplorare i corpi dell'altro. Don Bruno cominciò a metterle sotto la gonna e Marinella cominciò a cercare il cazzo del curato.
Ogni remora ormai non aveva più senso di esistere quando si trovarono nudi in camera della donna.
La donna porgeva le sue nudità al parroco il quale vedendola non poté fare altro che fiondarsi su quell'ingresso contornato di peli.
Marinella lo incoraggiò: "dai Don si, non ti fermare". Don Bruno continuò.
La donna spinse contro il suo pube la faccia del parroco fino a venire.
La signora Nusco non poté credere ai suoi occhi ma assecondò tutto.
Stava godendo da matti.
"Su Don Bruno, mi dia il cazzo".
Don Bruno indirizzò il cazzo verso di lei. Entrava che è un piacere, il curato cominciò a spingere con tutta la voglia repressa accumulata in una vita di castità. Marinella gemette. I colpi erano molto veloci. Strozzandosi i capezzoli la donna venne: "Dio mioooo". Il parroco se la guardó.
Con quelle mani affusolate la donna cominciò a segare il pisello per poi prenderlo in bocca.
Don Bruno cominciò a sudare ma quanto gli piaceva.
Marinella dimostrava maestria nell' arte della fellatio, lo segava e lo ingoiava con una sincronia perfetta. Don Bruno ormai era tutto un: "Si" e tutto un rantolo.
Stava per venire e lo disse alla donna.
Marinella smise, si esibì in una pecorina, nonostante fosse un po' avanti con gli anni poteva ancora vantare un bel corpo.
Don Bruno allora la penetrò la pecorella smarrita da dietro. La fica ormai era caldissima. Scopandola con vigore la fece venire per la seconda volta.
"Siiii Don daiiii". Esaurito l' orgasmo la donna si portò il cazzo dell' uomo a pochi centimetri dalla bocca.
Lo segó, aspettò e Don Bruno le sparò tutto il seme che aveva nelle palle.
Marinella era una maschera di sperma che si spalmò per bene per tutto il viso prendendone un po' in bocca.
Sfiniti i due si rivestirono.
La torta si bruciò.
1
5
voti
voti
valutazione
5.7
5.7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Via Pellegrino Matteucci 9 int 2racconto sucessivo
Via Pellegrino Matteucci 9 int 11 (pt prima)
Commenti dei lettori al racconto erotico