Pigmei - commercio di schiave (parte 14)

di
genere
sadomaso

Chanel individuò la capanna del capo e vi si diresse, come se fosse evidente che quella fosse l’abitazione di un uomo importante e non perché in effetti la conosceva per avere trascorso oltre un anno quale schiava.
Avevano il sole contro gli occhi e facevano fatica a vedere bene.
Nell'attraversamento di quel campo, che non ricordava essere così lungo, ritrovò gli odori che aveva imparato a conoscere bene.
Osservava con malcelato distacco le scene delle quali era stata partecipe, seppure passiva. Erano diversi i rumori o, meglio, erano strani, come se fossero attutiti.
Aveva lo stomaco in subbuglio e la mente sconvolta.
Provò la tentazione di scappare, come se una mano l’avesse prelevata dal suo presente e proiettata in quel passato, come se stesse correndo a servire il Padrone che l’avrebbe usata anche per soddisfarsi sessualmente, dimentica delle frustate che aveva preso nel corso della giornata.
In realtà, lentamente, si accorse che tutto era rallentato, che i pigmei stavano solo facendo finta di essere occupati nelle attività quotidiane, a cavallo di schiave, o seduti su sedili umani.
In effetti, a memoria, non aveva mai visto estranei nel periodo in cui era stata schiava. Guardandosi intorno notò che c’erano più pigmei a cavallo di schiave del solito, tutti con arco e frecce.
Chanel guardò attentamente le cavalle e le altre schiave nel campo.
Alcune erano nuove. Le sembrava di riconoscere qualcuna. Pensò alla sua vita libera negli ultimi anni e la mise a confronto con quella del villaggio dove le sue ex colleghe hanno continuato ad essere cavalle, bestie da soma, schiave intente ad ubbidire, servire, soddisfare.
Chanel cercò i loro occhi e trovò la schiavitù più profonda, rassegnata a non avere altra possibilità di realtà se non quella che stavano vivendo, quegli occhi che lei, al campo, non aveva mai avuto avendo conservato sempre una lucina che era riuscita a tenere nascosta ai Padroni. La stessa luce che aveva riconosciuto nello sguardo di Monique, poi sua compagna di fuga.
I pigmei sembravano tranquilli e diversamente affaccendati ma, in realtà, li stavano osservando.
La tranquillità apparente, invece del turbamento nel vedere arrivare improvvisamente degli sconosciuti, la convinse che li avevano visti arrivare, esattamente come aveva sospettato. Ebbe quindi la certezza che, in quel momento, altri pigmei su cavalle umane stavano tenendo d’occhio l’accampamento dove c’erano Monique, gli altri uomini e, soprattutto, le altre schiave.
L’incolumità dei loro amici dipendeva da ciò che sarebbe accaduto al campo.
In quei momenti maledisse l’idea dell’approvvigionamento di schiave presso quella tribù. Quando erano in Italia, nella villa di Antonio, così come in nave, circondati da uomini della stessa razza, si sentiva quella sicurezza che, in quel frangente, era sparita del tutto, evaporata.
Avrebbe voluto correre via, scappare da quel passato che avrebbe potuto trasformarsi in presente.
Invece andò dritta verso la capanna del capo tribù, manifestando una sicurezza che non aveva e, anzi, cercando di ottenere la giusta collaborazione anche da Antonio. Ogni tanto dava strattoni al guinzaglio col quale teneva la schiava che, ogni tanto, restava indietro e manifestava nervosismo.
Ne aveva scelta una rossa di capelli. Non insolita in quel campo ma nemmeno frequente.
Davanti alla capanna c’erano due pigmei. Quando lei era schiava davanti a quella abitazione non c’erano guardie.
In ogni caso manifestavano tranquillità.
La cosa non la stupì. Dovevano sapere che erano solo loro e che non erano armati, così come sapevano che fuori dal campo c’erano solo alcuni uomini con schiave.
Non rappresentavano certo un pericolo.
Innervosita Chanel diede ancora uno strappo al guinzaglio che teneva la schiava. Solo Antonio sapeva che quella bianca, rossa di capelli, sarebbe stata donata al capo tribù. Se lo avesse saputo sarebbe impazzita e, ribellandosi, avrebbe fatto fallire il contatto.
Lo avrebbe scoperto a tempo debito, quando ormai sarebbe stato troppo tardi.
Arrivarono all’ingresso e si fermarono. Il pigmeo scostò la tenda e fece cenno di entrare.
Nuovamente Chanel ebbe un turbamento nel rivedere i luoghi della sua schiavitù. Le apparvero alla mente le immagini concitate della sera della fuga miste alle scene di ordinaria quotidianità.
Il capo tribù era cambiato. Lei lo conosceva. Era un uomo già influente quando era al campo. Ricordava un rapporto cordiale con il precedente capo. In genere nella tribù non c’erano grossi attriti.
Pensò che il suo ex Padrone fosse morto.
Lei, prima di tornare in Africa, aveva cambiato pettinatura. Era anche ingrassata un poco, non tanto da essere sovrappesa, abbastanza per avere cambiato fisionomia rispetto ai tempi della cattività. Con gli abiti aveva mimetizzato il proprio aspetto. faceva troppo caldo per pensare a eventuali trucchi.
L’uomo non diede cenno di riconoscerla. I suoi occhi erano curiosi ma senza astio o paura. Doveva avere la certezza che loro non rappresentavano un pericolo.
Voleva in ogni caso impressionare i nuovi venuti.
Aveva anche due pigmei poco distante, oltre a quelli posti davanti alla porta, dove rimasero.
Non avevano espressioni battagliere.
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2024-06-01
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