Gelato caldo

di
genere
etero

Era una rovente giornata d'Agosto, una di quelle in cui restare in città sarebbe stata una vera e propria tortura.
Chiamai un paio di amici, proponendo di andare al mare, ma entrambi risultarono irreperibili.
Mi decisi di andare comunque e arrivai sulla spiaggia e fortunatamente notai le poche presenze, che presagivano una giornata piuttosto tranquilla.
Dopo qualche ora di sole, tette, culi e acqua mi recai verso il bar di uno stabilimento, alla ricerca di qualcosa di fresco da bere.
Presi la mia bevanda e cercai posto ad un tavolo all'ombra di un grande gazebo in legno.
Dopo un paio di minuti, proprio al tavolo di fronte, si sedettero tre persone: una ragazzina adolescente, una signora sui 50 circa ed una ragazza di circa 25, non troppo appariscente ma alquanto carina.
Capelli castani ondulati, occhi nocciola, bocca carnosa e corpo affusolato, con il costume che lasciava intravedere i capezzoli ben evidenti.
La signora di lì a poco si allontanò e tornò porgendo alla ragazza il famoso cornetto gelato, il classico "cuore di panna"; non l'avesse mai fatto... tolse l'incarto e cominciò a leccarlo avidamente... prima lateralmente e poi sopra, facendolo diventare con la consueta forma "a cupola".
Di lì a poco, mentre dirigeva lo sguardo verso di me, cominciò a spingere la parte pannosa completamente in bocca, con un ritmo piuttosto "immaginabile": lo faceva entrare fin dove possibile e nel movimento contrario di uscita, allargava da un lato la bocca, quel tanto che serviva a far colare la panna, oramai acquosa.
Sentii istintivamente un brivido istantaneo, seguito da quell'impulso irrefrenabile che avvertiamo noi uomini sulla cappella. La sentivo gonfiarsi portandosi appresso tutto il resto dell'uccello, oramai durissimo nell'arco di pochi secondi!! (fin qui il racconto è vero, purtroppo...).
Nel boxer da mare, che ovviamente lo constringeva ad un movimento innaturale, la pelle attorno alla cappella veniva inevitabilmente tirata indietro, scappellandolo in parte e aumentando, oltretutto, il senso di libidine.
Pulsava all'impazzata e cercai subito di accavallare le gambe, coprendolo alla vista delle persone che avevo attorno. La tortura finì quandò il gelato scomparve alla vista, concludendo con una ciucciata della parte piccola ripiena al cioccolato... avrei voluto morire lì...
Sofferente me ne andai, elettrizzato ma sconfitto, consapevole del fatto che in presenza della madre e della sorella non avrei potuto combinare nulla.
Mi sdraiai sul mio telo, inevitabilmente a pancia sotto, poichè il pensiero di quel momento non riusciva ad abbandonarmi ed il cazzo alternava momenti di relax ad erezioni repentine.
Complice il vento gradevole mi addormentai e risvegliatomi mi resi conto che, proprio a riva, a circa 15-20 metri da me, c'era lei che si era fermata ad osservare il mare, mentre le piccole onde le sbattevano sulle gambe tornite.
Mi avvicinai, le feci un cenno con un sorriso stampato e le presi dolcemente l'avambraccio per accompagnarla a fare una passeggiata assieme.
Parlammo del più e del meno, finchè arrivammo alla postazione di un bagnino che aveva dei pedalò da poter affittare.
Ci guardammo un secondo e lo prendemmo, entrambi ansimanti e contenti; arrivati ad una distanza ragguardevole dalla spiaggia, coperti da una distesa di scogli, si slacciò il reggiseno, che portò sopra di sè facendosi colare l'acqua sulle tette ben definite...già bollivo dal desiderio...
Si spostò lo slip, dal quale uscì una gnocca abbastanza pelosa e scura, le cui labbra rosee erano appena aperte. Adesso mi scoppia, pensai...
Prese la mia mano sinistra e la avvicinò alla vagina. non potei fare altro che infilarle prima il medio e poi anche l'indice. Gemeva.
La feci inclinare verso di me e con la mano destra bagnata inserivo il dito pian piano nell'ano: gradiva...
Lei prese a spostare la gamba del boxer fino al centro, con retina annessa. Uscìì pian piano il mio cazzo, fiero e largo...
Cominciò a leccarlo nel punto in cui il frenulo si innesta sulla cappella...praticamente il punto g dell'uomo...Reclinai il capo e mi lascia andare un momento, in preda ad una vera e propria estasi.
Ripresi a toccarla con le mie mani grandi e ansimava. Lei proseguì leccandolo dalla base, comprese le palle, e dopo un pò di saliscendi spalancò la bocca e lo ingoiò fino a metà verga.
Nel frattempo leccava la punta della cappella con la lingua...Ogni tanto lo tirava fuori e se lo sbatteva in faccia, come per accertarne la durezza.
Io aumentai il ritmo, alternando labbra, clitoride e interno: venne con un urlo semi strozzato.
Mi eccitai ancora di più e sentii ormai che stavo per esplodere; Lei capii e lo ritirò fuori lasciandolo nei pressi del mento. Dopo poco schizzai tutto il mio seme, colpendola prima sotto al mento, poi verso il naso, sporcandola lateralmente sulla bocca e sulla fronte.
Si lavò il viso sciacquandosi con l'acqua di mare ma...a bocca aperta...
Come lo gustava bene quel gelato...
scritto il
2024-06-13
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