Il bello di essere fuorisede - Cap. 1
di
Gibarian
genere
etero
Sono Alessio, un fuorisede universitario di 22 anni, un metro e novanta, castano, fisico asciutto. Non certo un figo della madonna, ma me la cavo. Vivo con altri studenti all'ultimo piano di un palazzo del centro storico, un po' vecchio ma comunque vivibile. Corsi, sessioni d'esame, qualche uscita con gli amici, una scopata con la ragazza. Alla fine non è niente male la vita dello studente.
Un giorno di fine maggio, ora di pranzo, finite le lezioni arrivo finalmente al portone del palazzo. Rottura di palle all'ultimo stadio, l'avvicinarsi della fine dei corsi ti invoglia a goderti la bella stagione, il pensiero che dopo ci saranno gli esami ti fa smadonnare. Arrivo alle scale e chi mi ritrovo? Quella stronza della proprietaria. Vive anche lei lì, di fianco al mio appartamento col marito e il figlio di qualche mese.
"Ciao!"
"Ciao.." Non ci credo, ha risposto al saluto, la stronzetta s'è accorta di non essere l'unica sul pianeta?
Il vederla impedita con le borse della spesa mi spiega il motivo del saluto e infatti:
"Alessio mi aiuteresti a portare su i cestini dell'acqua?" Quando le serve si ricorda anche il mio nome.
Così le prendo l'acqua, due cestini con bottiglie da 2 litri e sticazzi, quattro rampe mi aspettano.
Inizio a salire aspettandomi un'inutile chiacchierata per le scale e invece ecco che mi ricordo con chi ho a che fare, alleggerita dal peso della spesa la musona mi passa davanti senza aspettarmi.
Sto per sfasare quando alzando gli occhi mi accorgo di cosa ho davanti: una gonna bianca corta leggera che ad ogni gradino sbuffa in alto mostrandomi il culo tangato di nero della stronzetta.
C'è da dire che non è 'sta gran figa, sulla trentina, di certo non alta e con un paio di chili in più rimasti dal parto ma i capelli corti e il piercing al naso le fanno una faccia da pompino che unita a due tette notevoli ti fa dimenticare tutto il resto. Una bottarella non si nega a nessuna eh, quasi.
Ora che vedo bene non ha nemmeno un culo da buttare, certo è un po' grossino, ma averlo ad altezza faccia ti fa venir voglia di prenderla per i fianchi e metterla giù a pecora.
Siamo quasi arrivati, in silenzio mi godo lo spettacolo e fantastico su cosa farei a quella pompinara opportunista, il cazzo comincia a svegliarsi. Le cosce nude che si muovono ritmicamente e scoprono per degli attimi un culetto tondo che oscilla leggermente un po' a destra e un po' a sinistra, voglio leccarlo, aprirlo e leccarlo tutto, passare la lingua sulla sua figa e poi senza fermarmi sull'ano, ora me la sbatto contro al muro come quella puttana che è, la voglio sentire urlare e godere col mio cazzo che la pompa e la fa sudare di piacere..
"Puoi anche lasciarmele fuori dalla porta, sulle scale stanno al fresco".
Di soprassalto le stacco gli occhi dal culo e la guardo con la faccia di una belva famelica a digiuno da giorni davanti alla preda. Le balbetto qualcosa tipo "Si, in casa sembra di stare in forno!", non ha senso, ovviamente si accorge dello spettacolino che mi ha mostrato sulle scale ma musona com'è ringrazia e rientra in casa come niente fosse. Voglia di bussare alla sua porta entrare e scoparmela di cattiveria, tanta. Coraggio per farlo, zero.
Mi calmo e infilo le chiavi nella serratura.
Stanco morto mi sdraio sul divano al computer, solito cazzeggio finchè non ripenso a prima. Chiudo gli occhi, me la immagino piegata a 90, schiena inarcata e imperlata di sudore, si alza la gonna, sta facendo la troia, lo desidera. La mia mano s'infila nei pantaloni e comincio a segarmi. Lei si gira, è vogliosa, mi prende il cazzo duro in mano apre la bocca e comincia a lecc...DRIIIIN!
Fanculo, sono solo in casa e devo aprire io! Mi allaccio la cintura e vado alla porta.
È lei.
gibarian@tiscali.it
Un giorno di fine maggio, ora di pranzo, finite le lezioni arrivo finalmente al portone del palazzo. Rottura di palle all'ultimo stadio, l'avvicinarsi della fine dei corsi ti invoglia a goderti la bella stagione, il pensiero che dopo ci saranno gli esami ti fa smadonnare. Arrivo alle scale e chi mi ritrovo? Quella stronza della proprietaria. Vive anche lei lì, di fianco al mio appartamento col marito e il figlio di qualche mese.
"Ciao!"
"Ciao.." Non ci credo, ha risposto al saluto, la stronzetta s'è accorta di non essere l'unica sul pianeta?
Il vederla impedita con le borse della spesa mi spiega il motivo del saluto e infatti:
"Alessio mi aiuteresti a portare su i cestini dell'acqua?" Quando le serve si ricorda anche il mio nome.
Così le prendo l'acqua, due cestini con bottiglie da 2 litri e sticazzi, quattro rampe mi aspettano.
Inizio a salire aspettandomi un'inutile chiacchierata per le scale e invece ecco che mi ricordo con chi ho a che fare, alleggerita dal peso della spesa la musona mi passa davanti senza aspettarmi.
Sto per sfasare quando alzando gli occhi mi accorgo di cosa ho davanti: una gonna bianca corta leggera che ad ogni gradino sbuffa in alto mostrandomi il culo tangato di nero della stronzetta.
C'è da dire che non è 'sta gran figa, sulla trentina, di certo non alta e con un paio di chili in più rimasti dal parto ma i capelli corti e il piercing al naso le fanno una faccia da pompino che unita a due tette notevoli ti fa dimenticare tutto il resto. Una bottarella non si nega a nessuna eh, quasi.
Ora che vedo bene non ha nemmeno un culo da buttare, certo è un po' grossino, ma averlo ad altezza faccia ti fa venir voglia di prenderla per i fianchi e metterla giù a pecora.
Siamo quasi arrivati, in silenzio mi godo lo spettacolo e fantastico su cosa farei a quella pompinara opportunista, il cazzo comincia a svegliarsi. Le cosce nude che si muovono ritmicamente e scoprono per degli attimi un culetto tondo che oscilla leggermente un po' a destra e un po' a sinistra, voglio leccarlo, aprirlo e leccarlo tutto, passare la lingua sulla sua figa e poi senza fermarmi sull'ano, ora me la sbatto contro al muro come quella puttana che è, la voglio sentire urlare e godere col mio cazzo che la pompa e la fa sudare di piacere..
"Puoi anche lasciarmele fuori dalla porta, sulle scale stanno al fresco".
Di soprassalto le stacco gli occhi dal culo e la guardo con la faccia di una belva famelica a digiuno da giorni davanti alla preda. Le balbetto qualcosa tipo "Si, in casa sembra di stare in forno!", non ha senso, ovviamente si accorge dello spettacolino che mi ha mostrato sulle scale ma musona com'è ringrazia e rientra in casa come niente fosse. Voglia di bussare alla sua porta entrare e scoparmela di cattiveria, tanta. Coraggio per farlo, zero.
Mi calmo e infilo le chiavi nella serratura.
Stanco morto mi sdraio sul divano al computer, solito cazzeggio finchè non ripenso a prima. Chiudo gli occhi, me la immagino piegata a 90, schiena inarcata e imperlata di sudore, si alza la gonna, sta facendo la troia, lo desidera. La mia mano s'infila nei pantaloni e comincio a segarmi. Lei si gira, è vogliosa, mi prende il cazzo duro in mano apre la bocca e comincia a lecc...DRIIIIN!
Fanculo, sono solo in casa e devo aprire io! Mi allaccio la cintura e vado alla porta.
È lei.
gibarian@tiscali.it
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