La matematica dura da capire.
di
delfo
genere
bisex
Non sono mai stato un fuoriclasse in matematica, già dalle medie avevo difficoltà a capire i procedimenti. I miei genitori sapevano tutto, parlavano di ripetizioni presso
un insegnante che abitava vicino casa, sono andati a parlarci, aveva già un numero elevato di ragazzi da seguire. Comunque alla meno peggio ho iniziato il liceo navigando sempre nel buio. L’insegnate ha capito subito che avevo qualche problema, forse cercava ragazzi a cui dare ripetizioni, infatti era un giovane alle prime armi. All’uscita di scuola mi ha chiesto di aspettarlo, è andato subito al sodo, ha voluto parlare con i miei genitori, non a scuola, ha chiesto di vederci magari in un bar oppure al parco, non voleva dare nell’occhio, Papà lavorava è venuta mamma, il pomeriggio ci siamo visti al parco, seduti su una panchina. Mamma ha iniziato dandogli del lei, lui invece ha chiesto che potevano darsi tranquillamente del tu, ha detto di chiamarsi Gabriele, mamma ha detto di chiamarsi Marisa ed è iniziato un colloquio molto confidenziale. Mamma era vestita normalmente, aveva una gonna che arrivava al ginocchio con un piccolo spacco laterale. Da seduta la coscia faceva la sua bella apparizione suscitando l’interesse di Gabriele, un interesse velato anche se mamma cercava, come al solito, di esibirsi in qualche modo. La conclusione del dialogo è arrivata abbastanza presto, il professor Gabriele Mantini veniva a casa due ore a settimana in due giorni diversi. Forse la bravura del professore, che in casa potevo chiamare col suo nome, la mia volontà a migliorarmi hanno ottenuto subito l’effetto. Mi sono trovato perfettamente a mio agio anche nell’apprendere perché il suo modo di spiegare cioè farmi capire i procedimenti, era alla mia portata. I rapporti confidenziali erano sempre più marcati, addirittura mamma lo ha invitato a pranzo diverse volte, ha conosciuto anche papà. Gabriele non ha mai voluto parlare del suo onorario, diceva che se avesse ottenuto risultati ottimi bastava un piccolo pensiero. Ormai più che di rapporto confidenziale era un rapporto di amicizia vera e propria, il rapporto da Gabriele e mamma diventava sempre più evidente. Un giorno in particolare, come al solito mi dava degli esercizi da fare, mentre li eseguivo lui dialogava con mamma in salotto, dopo averli finiti, ho cercato di raggiungerli, mi sono bloccato appena in tempo, mamma aveva il cazzo di Gabriele in bocca, lo leccava, lo succhiava, lo baciava perfino anche perché aveva veramente un bel cazzo, sicuramente grosso, ma molto bello. Mi sono fermato dietro alla porta, li ho seguiti forse per un minuto, anche il mio cazzo è diventato duro, sono tornato nella mia cameretta dove c’era la scrivania. Non ho resistito mi sono fatto una bella sega, una delle prime in cui ho goduto tantissimo. Ho sborrato quella piccola quantità, mi sono pulito con un fazzolettino ed ho finto di tornare agli esercizi. La mia testa era su mamma che succhiava il cazzo di Gabriele con tanta avidità che sembrava volesse ingoiarlo. Non so quanto tempo è passato, Gabriele mi ha raggiunto, ha visto gli esercizi, mi ha elogiato ed è andato via non prima di aver salutato mamma che
era rimasta sul divano, dandoci appuntamento al giovedì, noi comunque ci saremmo visti in classe. Quella scena mi aveva sconvolto ed eccitato, anche perché appena è tornato papà, mamma l’ha trascinato in camera dicendo che che doveva fargli vedere una cosa, hanno chiuso la porta ed evidentemente hanno fatto una bella scopata. Non ci è voluto molto a capire, mi sono fatto un’altra sega, ancora più gustosa della prima. Quando sono usciti, papà è andato in bagno a cambiarsi, mamma ha preparato la cena, molto frugale quella sera, ha confessato a papà che non aveva avuto tempo, senza che lui le chiedesse qualcosa. Anche se adolescente forse papà e mamma avevano preparato un trabocchetto per non pagare le ripetizioni di Gabriele anche se lui era stato chiaro, non voleva essere pagato, bastava un regalino che forse mamma gli aveva fatto quel pomeriggio. Il giovedì pomeriggio Gabriele è tornato, le cose si sono svolte come il martedì: Spiegazione, esercizi, lui andava da mamma in salotto mentre li svolgevo. Solo che le cose sono cambiate perché non sono rimasti in salotto, sono andati in camera, senza nascondersi affatto come se volessero farmi vedere che andavano a scopare. Hanno chiuso la porta, non avevo proprio voglia di fare gli esercizi, mi sono messo vicino alla porta chiusa, sentivo mamma che diceva -Martedì sera l’ho raccontato a Silvio, (mio padre) che ti ho fatto il pompino, appena è rientrato l’ho portato in camera, abbiamo fatto una scopata bellissima, lui continuava a baciarmi, avevo ancora in bocca il sapore della tua sborra, lui si eccita da morire, mi ha sventrata, il suo cazzo non finiva mai, è stato lui a dirmi che dovevo scopare con te oggi e di lasciare la tua sborra nella figa, la vuole leccare quando torna. Ora scopami con tutta la forza, lasciami quanta più sborra puoi, io resto a letto quando vai via, informa Massimo (io) che resto a letto perché non mi sento bene. A quelle parole mi sono fatto l’ennesima sega, sborrando sulla porta, non si notava, non ne era tantissima. I gemiti di mamma oltrepassavano la porta, volevano che li sentissi perché non cercavano di limitarsi, anzi Lui la chiamava puttana e lei lo incitava a sfondarle la figa. Si intuisce facilmente che papà appena rientrato ha raggiunto mamma sul letto per dare
seguito a quello che si erano prefissi. Il mio progresso in matematica era più che evidente, i voti nelle verifiche erano ottimi, non perché Gabriele me li desse per la situazione, perché li meritavo. Gabriele viveva con i genitori, quindi tra insegnamento, il tempo che dedicava a noi che era tanto, non ne aveva altro.
Una domenica mamma ha invitato a pranzo anche i genitori di Gabriele, gente
perbene, pazzi per il figlio, avevano solo quello, erano tutti per lui. Ecco ora
anche i genitori ci avevano conosciuto quindi il rapporto, se possibile diventava ancora più stretto, spesso restava a cena Gabriele, prima di andar via andava in
camera a scopare con mamma, riempiva la figa di sborra che papà avrebbe leccato.
Avevo dei dubbi che anche papà volesse avere in bocca il cazzo di Gabriele.
Un giovedì Gabriele non è venuto perché aveva il consiglio di classe, è venuto
il sabato, ha pranzato con noi, poi mamma e papà sono andati al centro commerciale a fare la spesa, io e Gabriele siamo rimasti a casa a fare qualcosa di matematica.
Lo pensavo da tanto, se fossi rimasto solo con Gabriele avrei cercato di circuirlo sessualmente. Ho messo subito in atto il progetto, ci siamo seduti sul letto, io
attaccato a lui, che non si spostava, accettava la mia vicinanza, gli ho preso la mano,
l’ho baciata, il suo cazzo cominciava a prendere forma -Che fai?-mi ha detto
-Mamma e papà hanno provato la tua sborra anche se in modo diverso, la voglio
provare anch’io, sborrami in bocca- Non si è negato, si è disteso sul letto, non mi
ero sbagliato, un bellissimo cazzo, ho fatto come mamma tanto che mi ha detto che ero meglio di lei, mi ha sborrato in bocca mentre lui giocava col mio cazzo, più piccolo del suo, gli ho sborrato sulla mano, lo ha leccato. -E’ buonissima- mi ha
detto -Anche la tua è ottima- Finalmente ora si viaggiava tutti sullo stesso treno.
Da quel giorno è stato un rincorrersi di situazioni, nessuno si nascondeva, si faceva
tutto alla luce del sole. La matematica è diventata la mia materia preferita, forse
anche per mamma e papà.
un insegnante che abitava vicino casa, sono andati a parlarci, aveva già un numero elevato di ragazzi da seguire. Comunque alla meno peggio ho iniziato il liceo navigando sempre nel buio. L’insegnate ha capito subito che avevo qualche problema, forse cercava ragazzi a cui dare ripetizioni, infatti era un giovane alle prime armi. All’uscita di scuola mi ha chiesto di aspettarlo, è andato subito al sodo, ha voluto parlare con i miei genitori, non a scuola, ha chiesto di vederci magari in un bar oppure al parco, non voleva dare nell’occhio, Papà lavorava è venuta mamma, il pomeriggio ci siamo visti al parco, seduti su una panchina. Mamma ha iniziato dandogli del lei, lui invece ha chiesto che potevano darsi tranquillamente del tu, ha detto di chiamarsi Gabriele, mamma ha detto di chiamarsi Marisa ed è iniziato un colloquio molto confidenziale. Mamma era vestita normalmente, aveva una gonna che arrivava al ginocchio con un piccolo spacco laterale. Da seduta la coscia faceva la sua bella apparizione suscitando l’interesse di Gabriele, un interesse velato anche se mamma cercava, come al solito, di esibirsi in qualche modo. La conclusione del dialogo è arrivata abbastanza presto, il professor Gabriele Mantini veniva a casa due ore a settimana in due giorni diversi. Forse la bravura del professore, che in casa potevo chiamare col suo nome, la mia volontà a migliorarmi hanno ottenuto subito l’effetto. Mi sono trovato perfettamente a mio agio anche nell’apprendere perché il suo modo di spiegare cioè farmi capire i procedimenti, era alla mia portata. I rapporti confidenziali erano sempre più marcati, addirittura mamma lo ha invitato a pranzo diverse volte, ha conosciuto anche papà. Gabriele non ha mai voluto parlare del suo onorario, diceva che se avesse ottenuto risultati ottimi bastava un piccolo pensiero. Ormai più che di rapporto confidenziale era un rapporto di amicizia vera e propria, il rapporto da Gabriele e mamma diventava sempre più evidente. Un giorno in particolare, come al solito mi dava degli esercizi da fare, mentre li eseguivo lui dialogava con mamma in salotto, dopo averli finiti, ho cercato di raggiungerli, mi sono bloccato appena in tempo, mamma aveva il cazzo di Gabriele in bocca, lo leccava, lo succhiava, lo baciava perfino anche perché aveva veramente un bel cazzo, sicuramente grosso, ma molto bello. Mi sono fermato dietro alla porta, li ho seguiti forse per un minuto, anche il mio cazzo è diventato duro, sono tornato nella mia cameretta dove c’era la scrivania. Non ho resistito mi sono fatto una bella sega, una delle prime in cui ho goduto tantissimo. Ho sborrato quella piccola quantità, mi sono pulito con un fazzolettino ed ho finto di tornare agli esercizi. La mia testa era su mamma che succhiava il cazzo di Gabriele con tanta avidità che sembrava volesse ingoiarlo. Non so quanto tempo è passato, Gabriele mi ha raggiunto, ha visto gli esercizi, mi ha elogiato ed è andato via non prima di aver salutato mamma che
era rimasta sul divano, dandoci appuntamento al giovedì, noi comunque ci saremmo visti in classe. Quella scena mi aveva sconvolto ed eccitato, anche perché appena è tornato papà, mamma l’ha trascinato in camera dicendo che che doveva fargli vedere una cosa, hanno chiuso la porta ed evidentemente hanno fatto una bella scopata. Non ci è voluto molto a capire, mi sono fatto un’altra sega, ancora più gustosa della prima. Quando sono usciti, papà è andato in bagno a cambiarsi, mamma ha preparato la cena, molto frugale quella sera, ha confessato a papà che non aveva avuto tempo, senza che lui le chiedesse qualcosa. Anche se adolescente forse papà e mamma avevano preparato un trabocchetto per non pagare le ripetizioni di Gabriele anche se lui era stato chiaro, non voleva essere pagato, bastava un regalino che forse mamma gli aveva fatto quel pomeriggio. Il giovedì pomeriggio Gabriele è tornato, le cose si sono svolte come il martedì: Spiegazione, esercizi, lui andava da mamma in salotto mentre li svolgevo. Solo che le cose sono cambiate perché non sono rimasti in salotto, sono andati in camera, senza nascondersi affatto come se volessero farmi vedere che andavano a scopare. Hanno chiuso la porta, non avevo proprio voglia di fare gli esercizi, mi sono messo vicino alla porta chiusa, sentivo mamma che diceva -Martedì sera l’ho raccontato a Silvio, (mio padre) che ti ho fatto il pompino, appena è rientrato l’ho portato in camera, abbiamo fatto una scopata bellissima, lui continuava a baciarmi, avevo ancora in bocca il sapore della tua sborra, lui si eccita da morire, mi ha sventrata, il suo cazzo non finiva mai, è stato lui a dirmi che dovevo scopare con te oggi e di lasciare la tua sborra nella figa, la vuole leccare quando torna. Ora scopami con tutta la forza, lasciami quanta più sborra puoi, io resto a letto quando vai via, informa Massimo (io) che resto a letto perché non mi sento bene. A quelle parole mi sono fatto l’ennesima sega, sborrando sulla porta, non si notava, non ne era tantissima. I gemiti di mamma oltrepassavano la porta, volevano che li sentissi perché non cercavano di limitarsi, anzi Lui la chiamava puttana e lei lo incitava a sfondarle la figa. Si intuisce facilmente che papà appena rientrato ha raggiunto mamma sul letto per dare
seguito a quello che si erano prefissi. Il mio progresso in matematica era più che evidente, i voti nelle verifiche erano ottimi, non perché Gabriele me li desse per la situazione, perché li meritavo. Gabriele viveva con i genitori, quindi tra insegnamento, il tempo che dedicava a noi che era tanto, non ne aveva altro.
Una domenica mamma ha invitato a pranzo anche i genitori di Gabriele, gente
perbene, pazzi per il figlio, avevano solo quello, erano tutti per lui. Ecco ora
anche i genitori ci avevano conosciuto quindi il rapporto, se possibile diventava ancora più stretto, spesso restava a cena Gabriele, prima di andar via andava in
camera a scopare con mamma, riempiva la figa di sborra che papà avrebbe leccato.
Avevo dei dubbi che anche papà volesse avere in bocca il cazzo di Gabriele.
Un giovedì Gabriele non è venuto perché aveva il consiglio di classe, è venuto
il sabato, ha pranzato con noi, poi mamma e papà sono andati al centro commerciale a fare la spesa, io e Gabriele siamo rimasti a casa a fare qualcosa di matematica.
Lo pensavo da tanto, se fossi rimasto solo con Gabriele avrei cercato di circuirlo sessualmente. Ho messo subito in atto il progetto, ci siamo seduti sul letto, io
attaccato a lui, che non si spostava, accettava la mia vicinanza, gli ho preso la mano,
l’ho baciata, il suo cazzo cominciava a prendere forma -Che fai?-mi ha detto
-Mamma e papà hanno provato la tua sborra anche se in modo diverso, la voglio
provare anch’io, sborrami in bocca- Non si è negato, si è disteso sul letto, non mi
ero sbagliato, un bellissimo cazzo, ho fatto come mamma tanto che mi ha detto che ero meglio di lei, mi ha sborrato in bocca mentre lui giocava col mio cazzo, più piccolo del suo, gli ho sborrato sulla mano, lo ha leccato. -E’ buonissima- mi ha
detto -Anche la tua è ottima- Finalmente ora si viaggiava tutti sullo stesso treno.
Da quel giorno è stato un rincorrersi di situazioni, nessuno si nascondeva, si faceva
tutto alla luce del sole. La matematica è diventata la mia materia preferita, forse
anche per mamma e papà.
2
9
voti
voti
valutazione
5.6
5.6
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Mamma scatenata in cerca di cazzi.racconto sucessivo
Provare per credere.
Commenti dei lettori al racconto erotico