Un Giorno nel Buio: Le Confessioni di uno Schiavo Sadomaso - Parte X
di
Raf VI
genere
sadomaso
Il Commercio di Schiavi
Una mattina, vennero dei mercanti di schiavi. Io, insieme ad altri dieci ragazzi, fui portato davanti a loro. Essi iniziarono a ispezionarci, valutando i nostri corpi e le nostre capacità. Dopo un'attenta selezione, decisero di prendere cinque ragazzi, me compreso.
Il Viaggio
Fummo caricati su un camion, sempre nudi e incatenati l'uno all'altro. Il viaggio fu lungo e tormentoso. La sera, arrivammo alla banchina di un porto dove ci fecero entrare nella stiva di una nave diretta a Riyad. La stiva era buia e opprimente, con un odore di umidità e disperazione. Chiusi in quella stiva, il viaggio durò circa dieci giorni. Le condizioni erano terribili: poca aria, scarsa acqua e cibo, e nessuna possibilità di muoversi liberamente.
L'Arrivo a Riyad
Finalmente, arrivammo a destinazione. Venimmo caricati su un altro camion che ci portò nel deserto, fino a una miniera di argento. Una volta arrivati, ci fecero scendere e ci diedero solo un paio di slip da indossare. Catene alle caviglie e un grosso collare di metallo completavano il nostro nuovo "abbigliamento".
La Miniera di Argento
L'Ingresso nella Miniera
Due guardie ci presero in consegna e ci portarono all'interno della miniera. Era un luogo buio, illuminato solo da fioche lampade sparse qua e là. Il calore e l'umidità erano soffocanti. All'interno della miniera, altri ragazzi erano già intenti a scavare e a estrarre il metallo prezioso. I loro volti e corpi erano segnati dalla fatica e dalla rassegnazione.
I Turni di Lavoro
Il lavoro era organizzato in turni di otto ore. Non c'era tregua, non c'era sollievo. Le ore di riposo le passavamo rinchiusi in un'altra cava, semi-buia e altrettanto oppressiva. Il sonno era frammentato e spesso disturbato dalle urla delle guardie e dai rumori della miniera.
Le Condizioni di Vita
Il Lavoro
Scavare nella miniera era un compito estenuante. Il lavoro richiedeva una forza fisica immensa, e la presenza costante delle catene rendeva ogni movimento difficile e doloroso. Il collare di metallo intorno al collo ci ricordava continuamente la nostra condizione di schiavi.
Il Riposo
Durante le ore di riposo, eravamo ammassati in una caverna buia, senza spazio per distenderci completamente. Le condizioni igieniche erano terribili, e le possibilità di comunicare tra noi erano limitate dalle severe punizioni che le guardie infliggevano a chiunque tentasse di parlare.
L'Isolamento
L'isolamento era totale. Nessuna notizia dall'esterno, nessuna speranza di fuga. Le guardie erano crudeli e non esitavano a usare la violenza per mantenere l'ordine. Ogni giorno era una lotta per sopravvivere, un continuo sforzo per mantenere la mente e il corpo funzionanti nonostante le condizioni disumane.
Un Nuovo Inferno
La miniera di argento era un nuovo inferno. Ogni giorno, la fatica, il dolore e la disperazione crescevano. La mia mente cercava di adattarsi alla nuova realtà, trovando piccole scintille di speranza nei momenti di pausa, negli sguardi furtivi di solidarietà tra i compagni di sventura. Ma la realtà era implacabile: ero uno schiavo, destinato a vivere e morire in quella miniera, lontano da qualsiasi forma di libertà.
La Lotta per la Sopravvivenza
Nonostante tutto, la lotta per la sopravvivenza continuava. Ogni giorno, ogni turno di lavoro, era una prova di resistenza. Le condizioni erano durissime, ma la speranza di un futuro diverso, per quanto flebile, rimaneva. E così, con il corpo segnato e l'animo stanco, continuavo a scavare, a lavorare, a sopravvivere in quel buio inferno nel deserto.
Una mattina, vennero dei mercanti di schiavi. Io, insieme ad altri dieci ragazzi, fui portato davanti a loro. Essi iniziarono a ispezionarci, valutando i nostri corpi e le nostre capacità. Dopo un'attenta selezione, decisero di prendere cinque ragazzi, me compreso.
Il Viaggio
Fummo caricati su un camion, sempre nudi e incatenati l'uno all'altro. Il viaggio fu lungo e tormentoso. La sera, arrivammo alla banchina di un porto dove ci fecero entrare nella stiva di una nave diretta a Riyad. La stiva era buia e opprimente, con un odore di umidità e disperazione. Chiusi in quella stiva, il viaggio durò circa dieci giorni. Le condizioni erano terribili: poca aria, scarsa acqua e cibo, e nessuna possibilità di muoversi liberamente.
L'Arrivo a Riyad
Finalmente, arrivammo a destinazione. Venimmo caricati su un altro camion che ci portò nel deserto, fino a una miniera di argento. Una volta arrivati, ci fecero scendere e ci diedero solo un paio di slip da indossare. Catene alle caviglie e un grosso collare di metallo completavano il nostro nuovo "abbigliamento".
La Miniera di Argento
L'Ingresso nella Miniera
Due guardie ci presero in consegna e ci portarono all'interno della miniera. Era un luogo buio, illuminato solo da fioche lampade sparse qua e là. Il calore e l'umidità erano soffocanti. All'interno della miniera, altri ragazzi erano già intenti a scavare e a estrarre il metallo prezioso. I loro volti e corpi erano segnati dalla fatica e dalla rassegnazione.
I Turni di Lavoro
Il lavoro era organizzato in turni di otto ore. Non c'era tregua, non c'era sollievo. Le ore di riposo le passavamo rinchiusi in un'altra cava, semi-buia e altrettanto oppressiva. Il sonno era frammentato e spesso disturbato dalle urla delle guardie e dai rumori della miniera.
Le Condizioni di Vita
Il Lavoro
Scavare nella miniera era un compito estenuante. Il lavoro richiedeva una forza fisica immensa, e la presenza costante delle catene rendeva ogni movimento difficile e doloroso. Il collare di metallo intorno al collo ci ricordava continuamente la nostra condizione di schiavi.
Il Riposo
Durante le ore di riposo, eravamo ammassati in una caverna buia, senza spazio per distenderci completamente. Le condizioni igieniche erano terribili, e le possibilità di comunicare tra noi erano limitate dalle severe punizioni che le guardie infliggevano a chiunque tentasse di parlare.
L'Isolamento
L'isolamento era totale. Nessuna notizia dall'esterno, nessuna speranza di fuga. Le guardie erano crudeli e non esitavano a usare la violenza per mantenere l'ordine. Ogni giorno era una lotta per sopravvivere, un continuo sforzo per mantenere la mente e il corpo funzionanti nonostante le condizioni disumane.
Un Nuovo Inferno
La miniera di argento era un nuovo inferno. Ogni giorno, la fatica, il dolore e la disperazione crescevano. La mia mente cercava di adattarsi alla nuova realtà, trovando piccole scintille di speranza nei momenti di pausa, negli sguardi furtivi di solidarietà tra i compagni di sventura. Ma la realtà era implacabile: ero uno schiavo, destinato a vivere e morire in quella miniera, lontano da qualsiasi forma di libertà.
La Lotta per la Sopravvivenza
Nonostante tutto, la lotta per la sopravvivenza continuava. Ogni giorno, ogni turno di lavoro, era una prova di resistenza. Le condizioni erano durissime, ma la speranza di un futuro diverso, per quanto flebile, rimaneva. E così, con il corpo segnato e l'animo stanco, continuavo a scavare, a lavorare, a sopravvivere in quel buio inferno nel deserto.
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