Sottomissione forzata

di
genere
sadomaso

Marco si svegliò con un groppo in gola, il cuore che batteva a mille all'idea di non sapere dove si trovasse. Era nudo, incatenato a una parete fredda e umida. I suoi polsi e le sue caviglie erano bloccati da pesanti manette di ferro che gli impedivano di muoversi. Sapeva di essere stato rapito, ma non capiva il motivo o chi fosse il suo rapitore.

Fu solo al sopraggiungere del suo aguzzino che iniziò a capire cosa lo aspettava. L'uomo, vestito di nero e con un sorriso malizioso stampato in volto, lo guardò con occhi freddi e perversi.

"Sei mio, ragazzo. E sarai sottomesso a ogni mia volontà", disse con voce roca.

La prima tortura fu quella dell'umiliazione. L'uomo lo costrinse a guardarsi allo specchio e a confrontarsi con il suo corpo nudo e vulnerabile. Lo schiaffeggiò, lo insultò, lo rese consapevole della sua impotenza.

La seconda tortura fu quella del dolore fisico. L'uomo usò fruste e frustini, lo colpì con violenza lasciando segni rossi e doloranti sulla sua pelle. Urlò, supplicò, ma il suo aguzzino era sordo alle sue lamentazioni.

La terza tortura fu quella della privazione. Lo lasciò per giorni senza cibo e senza acqua, riducendolo a uno stato di estrema debolezza e sopraffazione. La fame e la sete lo tormentarono, ma la sua volontà di resistere era più forte del suo tormento.

Le torture si susseguirono una dopo l'altra, senza sosta, senza pietà. Il ragazzo era costretto a subire ogni brutale tormento inflittogli dal suo aguzzino, senza possibilità di scampo o di redenzione.

Ma alla fine, quando il ragazzo credeva di non avere più forze per resistere, qualcosa cambiò dentro di lui. Una scintilla di ribellione, di determinazione, si accese nel suo petto. Si rifiutò di piegarsi ulteriormente davanti al suo aguzzino, si ribellò alla sua sottomissione forzata.

E fu così che, con ogni forza rimasta in corpo, riuscì a liberarsi dalle catene che lo imprigionavano e ad affrontare il suo aguzzino con coraggio. Allontanò la paura e l'umiliazione, si fece portatore di una nuova forza interiore che gli permise di opporsi alla tirannia e alla crudeltà.

Finalmente libero, finalmente padrone del proprio destino, il ragazzo si allontanò dalla sua prigione di tormenti e dolore, consapevole che nessuna catena avrebbe potuto mai più legarlo alla sua sottomissione.
scritto il
2024-07-03
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