Cuckold e bisessuale. Una storia. Prima puntata

di
genere
confessioni

Sono sempre stato cuckold, ma non ho sempre saputo che si dicesse così. Lo scoprii quando ero appena sedicenne. La mia ragazza di allora, Ilaria, aveva due anni più di me, una bella mora appena più alta di me, libera ed emancipata. Ci eravamo messi insieme nella primavera del 1974. Gli anni i tempi dell’emancipazione femminile. Lei diceva di amarmi molto, ma che non mi poteva promettere di essermi fedele perché alla fedeltà non ci credeva. Una sera mi disse che sarebbe andata ad una festa da sola, con dei suoi amici che io non conoscevo e che ci saremmo visti il giorno dopo. Io sentii per la prima volta la morsa della gelosia mescolata con l'eccitazione. Era una cosa sconvolgente. Dopo essermi masturbato, ripresa un po' di calma, assopita l'eccitazione, uscii per strada. A quel tempo la mia famiglia abitava Oltrarno a Firenze e camminai un po' senza meta verso il centro, ma alla fine i piedi mi portarono dove sapevo che c'era la casa dove si svolgeva la festa. Per chi conosce Firenze la casa in questione era un appartamento ad un piano alto in Piazza D'Azeglio. Faceva freddo, era novembre, ma mi sistemai su una delle panchine del giardino che occupa la parte centrale della piazza, dalla quale potevo controllare il portone del palazzo dove era in corso questa festa. Ogni tanto dovevo alzarmi per scaldarmi un po'. Ad un certo punto andai in un bar delle vicinanze e bevvi qualcosa di caldo, poi mi rimisi in attesa con l'incertezza di aver perso il momento in cui Ilaria era uscita. Attesi senza riuscire a muovermi di lì. Ore. Vedevo le luci accese al terzo piano. Dopo mezzanotte iniziarono ad uscire alcune coppie e gruppetti di persone. Passò ancora un'ora prima che uscissero gli ultimi fra i quali c'era anche Ilaria. Rimasi nascosto nel buio del giardino della Piazza. Vidi Ilaria con altre due ragazze e due ragazzi che conoscevo ed un terzo uomo, parecchio più grande di loro, almeno sulla trentina. Le due coppie si salutarono e Ilaria si avviò dalla parte opposta con l'uomo sconosciuto. Dopo pochi passi si fermarono a parlare e si baciarono. Così, in strada. Li seguii fino al momento in cui entrarono in una macchina, quella di lui, supposi, ed andarono via. Nascosto dietro l'angolo di una strada vidi la mia ragazza andar via con un altro. Mi misi a piangere. Quella notte tornai a casa all'alba, fortunatamente i miei non erano in casa. Spesso si assentavano per lavoro per giorni interi e anche per settimane, lasciando la casa vuota visto che i miei tre fratelli, tutti molto più grandi di me, erano già sposati e altrove. Alle 8 ero già davanti a scuola senza aver dormito un secondo. Ma di Ilaria neppure l'ombra. La vidi nell'intervallo, lei faceva la quinta e io la terza. Mi disse subito: -
- che faccia che hai, stai poco bene? -
- ho dormito male, com'è stata la festa? -
lei mi guardò e disse semplicemente
- normale, abbiamo fatto tardi, ho sonno anch’io-
Ah, risposi io. Stasera ci vediamo? -
- Mmmmh non so, mi sa che sono troppo stanca e devo anche studiare storia per domani-
Non dissi nulla e non mostrai nulla, ma avevo un'eccitazione incontenibile tanto che andai a masturbarmi al cesso. Poi un po' tranquillizzato tornai in classe dove una mia compagna di classe e amica (e futura fidanzata), Stefania, mi disse:
- ma tu e Ilaria state sempre insieme? -
- Sì, perché? -
- Ah, perché, se ti interessa, l'ho vista arrivare con uno grande, in macchina stamattina dopo la campanella-
- Ah e chi era lui? -
- Non lo so, te l'ho detto, uno grande, avrà avuto 25 anni almeno e si sono anche baciati.
Ecco ora non solo ero cornuto, ma l'avrebbero saputo tutti.
Rividi Ilaria il giorno dopo a scuola. La presi da una parte e le chiesi spiegazioni. Lei non fece una piega:
- si è un ragazzo che ho conosciuto alla festa, ci sono stata a letto-
- e non mi avresti detto nulla? -
- Boh non so, magari non qui a scuola-
- Hai intenzione di continuare? -
- Non lo so-
- Ti è piaciuto? -
- Si-
- Molto? -
- Abbastanza-
- Ma sei innamorata? -
- Ma dai non fare il bambino, per una scopata. -
- Cosa avete fatto? -
- Ma che vuoi sapere? -
- Tutto-
- Va bene, ma non qui …. non qui. -
- E invece si, voglio sapere tutto subito. -
- Niente, siamo andati a casa sua ...-
- Quanti anni ha? -
- Ventinove-
- Ah però! -
- Però ché? Sono maggiorenne eh! -
- E lui vive da solo? -
- Si. Lavora-
- Dove? -
- All'Università perché?-
- Così, e poi? -
- Poi abbiamo bevuto qualcosa e ci siamo baciati-
- Era la prima volta? -
- No ci eravamo già baciati alla festa e in macchina prima di andare a casa sua-
- Dove abita? -
- Dalle parti di Borgo San Frediano-
- Ah è un mio vicino di casa-
- Si praticamente a 200 metri da casa dei tuoi-
- Poi cosa è successo? -
- Dai ma che vuoi sapere? -
- Tutto-
- Ti piace farti del male-
- Vai avanti-
- Beh è successo quello che doveva succedere, ci siamo pomiciati un po' poi lui mi ha spogliata, si è spogliato ed abbiamo fatto l'amore-
- Dove eravate-
- Prima in salotto poi in camera-
- Quante volte? -
- Lui è venuto tre volte io non so ... diverse-
- Quante? -
- quattro, cinque, mica ho il “contavenute”.
- ah ti è piaciuto proprio.
- Si te l'ho detto. E' molto ... bravo ... lo sa usare.-
- Io no?-
- Non è la stessa cosa scemo, lo sai che mi piace far l'amore con te e che anche con te vengo a ripetizione-
Ero fuori di me dalla gelosia e dall'eccitazione. Le dissi che volevo prenderla subito, lei disse che ero pazzo. Le chiesi se avevano usato il preservativo, disse di no, che sapevo che lei prendeva la pillola (nel 1974 non c'era ancora lo spettro dell'HIV). Immaginavo tutto e continuavo a chiederle particolari. Ci interruppe la campanella. Insistetti per andare nei cessi a fare una sveltina.
-Oggi pomeriggio - mi disse - non ti masturbare-.
Casa mia era libera e nel pomeriggio dopo le sei venne a casa mia. Facemmo l'amore in modo travolgente. Dopo mi disse che se quella era la mia reazione l'avrebbe rifatto e rifatto e rifatto. Scopammo fino a notte inoltrata, poi mangiammo e tornammo a letto. Quando fummo sazi di sesso ci mettemmo a parlare. Confessai che l'avevo seguita quando era andata via insieme a lui. Lei mi raccontò ancora dei dettagli avevano scopato in tutte le posizioni e lui l'aveva fatta venire anche con la bocca, la prima volta, ma niente sodomia. Io le dissi che era stata un'emozione incredibile vederla e seguirla, gelosia mista ad eccitazione e che ero ancora sconvolto, ma dopo aver fatto l'amore anche felice. Fummo travolti da questa scoperta.
Quell'inverno passò con lei che si alternava fra scappate più o meno rapide con il suo amico Marco, lui si chiamava così, e lunghe giornate con me. Lui lavorava alla facoltà di architettura e nello studio di un architetto che era stato suo professore all’università. Scopavano un po' ovunque, nello studio la sera, in facoltà, nei cessi, nelle aule vuote, perfino nello sgabuzzino delle scope nei momenti più impensati e poi, spesso a casa di lui dove lei poi restava fino a tardi o a dormire quando diceva ai genitori che andava a dormire dalla sua amica Grazia. In quelle occasioni lui la lasciava davanti a scuola la mattina ed io che aspettavo che arrivasse la vedevo uscire dalla macchina ed entrare nel portone della scuola.
- Abbiamo scopato anche dopo colazione mi disse una mattina-
La spinsi nei cessi dei maschi e la presi lì, in piedi, da dietro, aggiungendo il mio sperma a quello di Marco.
Alla fine questo ménage piaceva ad ambedue.
La cosa andò avanti fino alla fine della scuola, io passai in quarta, lei aveva la maturità che la tenne occupata per oltre un mese.

Ci vedevamo poco e lei, giustamente, non pensava a nulla se non a studiare. Dopo l’esame avevamo programmato di andare in Sardegna dove passammo una vacanza estiva normale. Eravamo in motocicletta con la tenda. Mare, campeggi, sole e amore. Due bellissime settimane. Quando rientrammo lei si iscrisse a medicina mentre io mi preparavo all'ultimo anno di liceo. Io giocavo anche a calcio così fra la preparazione precampionato e i suoi impegni in preparazione dell'Università settembre passò senza grandi avvenimenti. Marco era sparito. Non si vedevano più. Lei mi disse che l'aveva usato per la sua storia pazza che includeva anche quella con me.

Ma quando lei iniziò i corsi universitari ed io il liceo, ci perdemmo un po' di vista. Già prima di Natale il nostro rapporto si era affievolito. Lei era molto presa dai corsi di medicina, che in effetti era la sua passione visto che adesso è medico a Careggi (non vi dico con quale specializzazione, e comunque è ormai vicina alla pensione), io la scuola e il calcio e, in più, avevo una storiella con Stefania, la mia compagna di classe che sapeva tutto, ma si era rivelata meno pettegola di quanto mi aspettassi.

- Non ti volevo sputtanare, mi disse Stefania quando le dissi della mia sorpresa quando avevo capito che non si era confidata con le sue amiche di questa storia insolita. Strano, dissi, di solito voi ragazze siete sempre molto chiacchierone. È vero, disse, ma in questo caso era più importante non sputtanarti. E perché? Chiesi io. Perché anche se sei scemo ti voglio bene. Bene? Si bene, in realtà sono innamorata di te e tu sei così scemo che non te ne sei ancora reso conto. In realtà mi era sempre piaciuta, ma pensavo che lei non mi considerasse più di un amico.

Ganze le donne a nascondere i loro sentimenti. Così iniziò la storia con Stefania. Mi lasciai con Ilaria, che mi aveva aperto la prospettiva a qualcosa che avevo dentro, ma non conoscevo, e mi misi con Stefania. Mia coetanea. Avevamo un mondo da esplorare. Le raccontai tutte le vicende della mia storia con Ilaria e lei, benché interessata ed eccitata da questi racconti, non si lasciava andare più di tanto. Metteva sempre le mani avanti. Io non sono così troia, diceva, con me te lo scordi. E ti scordi anche di farlo tu. Comunque la storia d'amore andava avanti. E quello fu l'anno 1976. Quando arrivò la fine della scuola, essendo ambedue promossi, andammo in vacanza. Questa volta avevamo programmato un corso di vela in Francia. Sia Stefania che io eravamo appassionati di mare e di vela e avevamo deciso di fare un corso per imparare bene, professionalmente, ad andare a vela. Partimmo in treno e raggiungemmo La Rochelle alla foce della Dordogna a nord di Bordeaux. I nostri genitori ci avevano pagato il corso di tre settimane in luglio, come premio per l'essere passati a pieni voti. Il corso era bellissimo e la vela era ed è rimasta la nostra passione. Dopo dieci giorni Stefania finalmente dette segni di interesse per la mia piccola perversione. Una sera mi disse che Victor, il nostro istruttore era molto bello. E sorrise. Ah, le dissi, stai cambiando idea? Vedremo, rispose. Dopo una settimana uscì con lui e ci fece sesso. Eravamo alloggiati in una specie di villaggio turistico insieme agli altri ragazzi del corso. Andò nel bungalow di Victor e cenarono insieme e dopo fecero l'amore. Tornò da me a tarda notte e mi raccontò tutto. Victor aveva 32 anni ed era molto atletico e prestante e l'aveva sbattuta senza pietà per ore. Scopandola in tutti i modi. Voleva farle anche il culo, ma lei che lì era vergine si era rifiutata. Da quel momento fino alla fine del corso scopò con Victor quasi ogni giorno e, alla fine, lui la sodomizzò anche. All'inizio la scopava con il preservativo, ma dopo qualche giorno la scopava libero sapendo che lei prendeva la pillola. Stefania era una ragazza minuta ma proporzionata, castana, con gli occhi mandorla ed un bel fisico atletico. Bellissimo culetto, ma un po' piatta di seno, appena una seconda scarsa. Molto calda a letto anche con me. Ma il primo a farle il culo fu Victor. E con lui fece anche il primo pompino con ingoio. Il francese era anche sposato e quindi non rappresentava un problema.

Il corso ebbe un seguito. Ci trattenemmo in Francia una settimana in più e Victor si offri di portarci fuori nell'oceano con il suo cabinato un dodici metri a vela ovviamente, che allora era una barca molto moderna. Lui era esperto di vela e la moglie non lo seguiva, così facemmo un bel giro nel Golfo di Biscaglia e nelle Isole. E fu anche la prima volta in vita mia che vidi la mia donna scopata da un altro e anche la prima volta che scopai la mia donna con un altro e altre cose. Ma andiamo con ordine. Navigammo dalla domenica fino al sabato successivo. Ci insegnava molte cose della navigazione a vela e si ripagava l'insegnamento con il sesso. Spesso mi lasciavano al timone e se ne andavano sotto coperta, io sentivo i rumori, ma potevo solo intravedere ciò che stava accadendo sbirciando dal boccaporto. Una mattina doveva essere il martedì, con il vento debole, mi chiese di mettere in pratica l'andatura alla cappa che ci aveva insegnato. Si mettono le due vele, fiocco e randa con il fiocco a collo, in contrapposizione ed il timone all'orza in modo tale che la barca si arresta e scarroccia lentamente sotto vento (se il vento non è forte). Quella mattina c'era una brezza leggera e dopo averci fatto fare l'esercizio diverse volte disse.
- Dal momento che questa andatura serve a fermare la barca per permettere al navigante o all'equipaggio di fare altro, facciamo altro-
Prese Stefania per la mano e conducendola sotto coperta mi fece segno con la testa di seguirli. Sotto coperta prese a baciarla e spogliarla. Lei sembrava un po' imbarazzata, ma si sciolse subito. Lui mi fece cenno di avvicinarmi ed io obbedii. La girò verso di me in modo che la potessi baciare anche io, lui da dietro le sussurrò qualcosa nell'orecchio lei annuì e mi chiese ad alta voce se volevo vederla mentre scopava un altro. Io annuii subito. Lui disse allora accomodati sulla scaletta del boccaporto e controlla che tutto vada bene fuori e guardaci. Finì di spogliarla la mise a sedere sul tavolinetto e allargandole le cosce la penetrò. Lei chiuse gli occhi e gli cinse il collo con le braccia. La scopava lentamente, lei cominciò a mugolare e da li a pochi minuti venne, in quel momento si girò e mi guardò negli occhi con i suoi intorbiditi dal piacere. Lui la fece scendere dal tavolinetto e la girò prendendola da dietro, poi cambiò di nuovo facendola scivolare in ginocchio e mettendoglielo in bocca dopo un po' tornò a rimetterla in piedi si sedette su una delle cuccette e se la mise sopra a cavalcioni. Stefania lo cavalcò ancora ed ebbe un secondo orgasmo. Victor mi guardò e disse
- Tu vois la chienne? - Vedi la cagna?
- Ora te la riempio-
Si alzarono di nuovo la appoggiò con i gomiti sul tavolinetto e penetrandola da dietro iniziò a sbatterla velocemente tenendole i fianchi e a momenti tirandole i capelli o le spalle. Sapevo che si stava avvicinando alla sborrata e non perdevo un secondo. Lei teneva gli occhi chiusi. Lui si voltò verso di me e mi disse
- voilà je viens -
ed emise un lungo gemito abbattendosi sulla schiena di lei. Poi si ritirò con un sorriso e mi disse, vuoi prendere il posto tu? Non mi feci pregare, lei era ancora piegata sul tavolino lui mi dette il cambio al boccaporto dando un'occhiata fuori e disse che avevo fatto buona sorveglianza e potevo sfogarmi un po' con la troia del comandante. La penetrai nella fica inondata dallo sperma di lui che già colava lungo le cosce ed iniziai a pompare. La sensazione era assurda, non sentivo quasi nulla per l'eccesso di fluidi lubrificanti naturali, ma l'eccitazione era tale che nel giro di pochi minuti sborrai copiosamente riempiendola anche io ed abbattendomi sulla sua schiena gridando - troiaaaaaa-.
La sera in porto o in rada provammo diverse combinazioni e Stefania ebbe anche l'esperienza della doppia penetrazione nelle sue varie forme, un cazzo in bocca e uno in fica o in culo, oppure un cazzo in fica ed uno in bocca.
Una mattina, in porto, mi svegliai cullato dal movimento dei due che scopavano accanto a me in cuccetta. In quei giorni provammo molte cose io mi tolsi anche la curiosità di assaggiare lo sperma maschile dalla fica di lei. Una fantasia che avevo già avuto ai tempi di Ilaria e che finalmente realizzavo. La settimana fu sconvolgente per due ragazzi appena maggiorenni. Sulla via del ritorno ne parlammo. Lei disse che si sentiva strana, ma non sporcata da questa esperienza. Per me invece era stata la prova che quel tipo di rapporto era quello che mi faceva amare una donna. Lo sapevo perché dal momento in cui Stefania aveva "provato", i miei sentimenti nei suoi confronti si erano moltiplicati a dismisura. Le dissi che la amavo più di ogni altra donna che avessi avuto prima, inclusa Ilaria. Le dissi che il piacere di vederla (o anche solo saperla) con un altro non era affatto disinteresse nei suoi confronti. Decidemmo di studiare la cosa. Negli anni '70 eravamo molto attenti agli aspetti psicologici, personali ed eravamo anche meno riempiti di ora dei cliché televisivi. Lei si prese del tempo, disse che non sarebbe diventata la mia attrice pornografica personale e che, soprattutto, non dovevo aspettarmi nulla. Era normale. Avevamo solo 19 anni.

In realtà la cosa ebbe una coda durante le vacanze di Natale Capodanno 1976-77, quando Victor venne in Italia per una regata invernale e venne a trovarci. La regata si svolgeva nel Tirreno fra Livorno e l’Isola d’Elba, quando fu terminata Victor venne a Firenze e si trattenne in città alcuni giorni. Ovviamente Stefania uscì con lui e dopo andò in albergo due sere di seguito, io mi aggiunsi la terza sera a cena e poi nella stanza d’albergo. La mattina dopo lui ripartì. Ma ci propose di andare con lui in barca l’estate successiva. A quei tempi non c’erano e-mail e cellulari, ci scrivevamo lettere con la penna e si chiudevano in una busta, si affrancavano e si imbucavano in una di quelle cassette rosse della posta che si trovano ancora, ormai scolorite e raramente, nelle città. Avevamo iniziato ambedue l’Università, io ingegneria, lei fisica. Quello che era successo non aveva incrinato minimamente il nostro rapporto. Nessuno sapeva nulla delle nostre scappatelle estive e tutti ci consideravano una coppia di ferro ormai. Avevamo molti amici e nel tempo libero ci divertivamo.
Fu di nuovo la nostra passione per il mare e la vela che ci fece fare un passo ulteriore nel campo della trasgressione. Un amico di famiglia di Stefania con la moglie avevano uno Swann 38 di seconda mano che tenevano in un cantiere nel nuovo Porto di Cala Galera all’Argentario. Lui le chiese se con me potevamo occuparci, per un giusto compenso, dei lavori di manutenzione invernali. Ci avrebbero dato accesso alla loro casa al mare in inverno e primavera e noi avremmo potuto stare li nei periodi necessari per seguire i lavori che, purtroppo, sulle barche, soprattutto quelle in legno, sono costosi e piuttosto impegnativi. Molti lavoretti potevamo farli noi due che avevamo sviluppato una certa manualità ed esperienza e potevamo contare sull’aiuto e soprattutto l’insegnamento dei miei amici del luogo. Ne avevo molti visto che andavo da quelle parti dai tempi della mia infanzia e diversi fra di loro lavoravano sulle barche e non mancavano di darci indicazioni, consigli e aiuti concreti quando avevamo un problema. Il tutto in un’atmosfera molto rilassata e amichevole, direi conviviale. Serate piacevoli e giornate di lavoro, ma altrettanto piacevoli. Anche se i nostri genitori erano parecchio inquieti per il fatto che trascuravamo gli studi per noi fu un periodo di nuove esperienze e anche di apprendimento. Stefania trovò anche qualche imbarco su barche da regata perché era piuttosto brava in diversi ruoli, aveva intuito e facilmente poteva sostituire anche il timoniere. Io non ho mai amato le regate e l’atmosfera isterica da competizione che si respira durante le gare che trovavo, e trovo, totalmente in contraddizione con la natura della vela. Per le vacanze di Pasqua del 1977 ci trasferimmo all’Argentario e ci restammo per oltre un mese. Un periodo che fu interamente impegnato a concludere i lavori sulla barca che sarebbe stata pronta per i primi di giugno in modo che i padroni potessero fare una crociera nelle isole dell’arcipelago. Fu un tour de force perché le cose da sistemare erano molte, ma a metà maggio la barca era pronta e in mare e l’ultimo fine settimana di maggio Francesco e Roberta vennero giù per fare la prima uscita di prova. Rimasero entusiasti e ci pagarono generosamente, se ricordo bene ci dettero qualcosa come settecentomila lire per ciascuno, una cifra che non avevamo mai visto e che allora molti lavoratori non vedevano spesso. Del resto i soldi non gli mancavano, lui aveva uno studio di Notaio avviato dal padre e lei faceva la commercialista in proprio. Uscimmo in barca con loro per illustrargli le caratteristiche della barca che conoscevano meno di noi pur avendola usata l’estate precedente. Lui era un quarantenne alto distinto leggermente brizzolato in ottima forma fisica e lei una trent’enne minuta bionda occhi verdi molto carina.
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scritto il
2024-07-07
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