Il nostro segreto

di
genere
incesti

Sono sempre stata un po' troia. Sin da adolescente, quando scoprii le prime gioie del sesso, mi piaceva che gli uomini mi guardassero, soprattutto se molto più grandi. C'è sempre stata una sorta di eccitazione nel taboo dell'uomo più grande, nella convinzione della società che una ragazza molto giovane dovrebbe stare con quelli della propria età, che non dovrebbe accompagnarsi a uomini che potrebbero benissimo essere suo padre.
E proprio perché mi piaceva essere guardata e desiderata, ho sempre cercato di mettere in mostra le mie grazie il più possibile, con un abbigliamento provocante e atteggiamenti ammiccanti con tutti: i professori a scuola, i padri delle mie amiche, persino con uomini solo incrociati per strada.
Una volta compiuti i 18 anni, mi sentii finalmente libera di esplorare anche queste fantasie. Avevo già avuto parecchie esperienze di sesso, ma si trattava sempre di miei coetanei o comunque poco più grandi, massimo trentenni. Ora invece che mi si apriva il mondo della maggiore età, sapevo che sarebbe stato anche più semplice trovare uomini più grandi disposti a mostrarmi i segreti del sesso adulto senza correre nessun rischio. E questo mi eccitava.
Oltre all'atteggiamento e abbigliamento provocanti, mi aiutava una naturale bellezza. Statura media, capelli biondi, occhi chiari, lineamenti dolci ma regolari e già adulti, già di donna, labbra carnose, rosee, un fisico atletico che allenavo regolarmente in palestra, natiche sode, alte, gambe slanciate e sinuose. C'era solo un piccolo particolare che non mi piaceva per niente, ed erano i miei seni piuttosto piccoli. Sentivo che il mio petto non coincideva con la donna focosa e passionale che sentivo di essere dentro e, sotto molti aspetti, che ero anche fuori, e così già dai 15 anni circa sognavo, un giorno, di riuscire a fare un'operazione di chirurgia estetica per avere il seno che ho sempre sognato.
A 18 anni, dopo il diploma, il mio obiettivo diventava improvvisamente qualcosa alla mia portata. Ovviamente i miei genitori non mi avrebbero mai sostenuto per una cosa del genere, soprattutto mio padre, gelosissimo a causa del mio atteggiamento durante gli anni dell'adolescenza e che ci aveva portato a diversi litigi. Mi rimboccai le maniche, cominciai a lavorare alla cassa in un ristorante della mia città e, tenendo le spese al minimo possibile, in poco più di un anno riuscii a racimolare i soldi per la tanta agognata operazione. Ovviamente, una volta che annunciai i miei propositi ai miei genitori, venni confrontata con la netta opposizione di entrambi. Ma ero determinata a ottenere ciò che volevo, e non mi sarei fermata. Ero maggiorenne, dovevo cominciare a vivere la vita come volevo io.
Fu così che presi la decisione di lasciare la casa dei miei genitori e presi in affitto un monolocale, piccolo ma molto carino e ben tenuto, mentre nel frattempo continuavo a lavorare nel ristorante. Dopo pochi mesi dal giorno in cui mi trasferii a vivere da sola, feci finalmente l'operazione.
L'intervento chirurgico mi aggiunse diverse taglie, passai da una seconda scarsa a una quinta piena, sebbene tale cambiamento fosse stato sconsigliato dal chirurgo come troppo drastico e poco naturale. Ma non mi interessava la naturalità del seno. Ciò che mi interessava era che la mia personalità provocante e amante del sesso fosse mostrata anche nelle mie forme. Avevo ora un seno sodo, alto, con una forma a goccia arrotondata, era il seno dei miei sogni.
Ovviamente, una volta rifatto il seno, gli sguardi degli uomini si fecero ancora più insistenti di prima. Non persi tempo e feci subito un profilo su Tinder, dove inserii foto che mettevano in mostra le mie grazie e il mio sguardo. Mi assicurai inoltre che fosse chiaro che ciò che cercavo erano avventure, niente di serio; d'altronde avevo compiuto 19 anni da pochi mesi ed ero andata a vivere da sola, sentivo di voler approfittare della mia libertà il più possibile.
Il target di ricerca sull'app riguardava uomini dai 45 anni in su; per quelli più giovani non ci sarebbero stati problemi a incontrarli nei locali durante le mie uscite con le amiche. Quello che mi eccitava e che volevo in quel momento era accompagnarmi a uomini con una grande differenza d'età, che nelle mie fantasie sarebbero stati più maiali e più intraprendenti. Mi bagnavo a pensare a insospettabili padri di famiglia che sarebbero sfuggiti alle mogli per andare a scoparsi una ragazza a volte più giovane delle loro figlie. E così la mia fantasia divenne realtà e i miei incontri avvenivano diverse volte durante la settimana. Ero libera, ero felice, ero totalmente appagata.
Fu un pomeriggio, nel bel mezzo della settimana, che mentre sfogliavo i profili su Tinder per cercare un nuovo stallone stagionata da fare felice e che mi avrebbe fatto felice, mi apparve il profilo di A. Grande fu la mia sorpresa quando riconobbi il marito di una mia zia materna. Inizialmente ebbi l'istinto di scorrere verso sinistra ed evitare il match, ma mi fermai e guardai il profilo. Sapevo che lui e mia zia erano ai ferri corti da diversi mesi, ma stavano ancora insieme, vivevano insieme, e trovarlo lì, con le proprie foto pubbliche, mi sembrò molto strano.
Lessi il profilo: qualche cenno su di lui, nessuna menzione del suo matrimonio. E poi arrivai alla sezione sul perché dell'iscrizione su Tinder: "Niente di serio". Questo mi strappò un sorriso e senza accorgermene mi ritrovai a fare pensieri che non avevo mai fatto prima.
Non poteva dirsi che A. fosse un uomo bellissimo, ma c'era qualcosa che lo rendeva attraente, e me ne accorsi allora per la prima volta. Era alto, con un fisico ben piazzato anche se non atletico. Aveva dei capelli neri tagliati più corti attorno alla testa, dove la sfumatura si accompagnava anche a una sfumatura brizzolata dei capelli. Sempre sbarbato, il suo viso si completava da due occhi neri tondi, un naso di una dimensione rilevante ma tondo anch'esso e una bella bocca carnosa ma maschile, uno degli elementi che mi attraevano di più. La faccia era attraversata da segni del tempo, non eccessivi, ma che decisamente non nascondevano la sua età. A. aveva allora 64 anni.
Non ero mai uscita con un uomo di quell'età, l'uomo più grande con cui avevo fatto sesso aveva 58 anni, e men che meno avevo mai avuto idea di poter fare sesso con quello che a tutti gli effetti era un mio zio, anche se acquisito. Ma cominciai a ricordare tutte le volte che ero andata a trovare i miei zii nella loro casa al mare e mi sembrava ora di vedere dei flash, con mio zio che mi scrutava, con aria finto distratta, mentre nel mio bikini a triangolino mi ripulivo la salsedine sotto la doccia del loro giardino. Il ricordo era solo nella mia testa, ora che per la prima volta pensavo a lui in quel modo, o era veramente successo?
L'adrenalina cominciò a pomparmi nelle vene mentre pensavo al da farsi. Scorrere il profilo a destra o a sinistra? Sentivo che scorrere a destra era sbagliato, moralmente parlando, ma allo stesso tempo sentivo un tipo di eccitazione che era perfino più intrigante di quella che provavo quando ero alla ricerca di altri accompagnatori. Avrei potuto scorrere a destra e molto probabilmente lui stesso, riconoscendomi, non avrebbe fatto la stessa cosa, quindi comunque sarebbe stato un nulla di fatto. E almeno mi sarei tolta il pensiero. E se invece fosse stato un match? Come avrei gestito la situazione?
Feci un respiro profondo e decisi di buttarmi. Dovevo sapere se anche mio zio mi vedeva con occhi diversi, ora che ero un'adulta. Scorsi verso destra.
Passò un secondo.
Match.
L'adrenalina aumentò ancora, mentre lanciavo un risolino nervoso. E ora? Cosa dovevo fare? Avrei dovuto fare finta di niente e aspettare che mi scrivesse lui? Ma per parlare poi di cosa?
Non feci neanche in tempo a concludere il mio pensiero, che mi arrivò il suo primo messaggio:

"Ciao."

Non potevo crederci. Non solo avevo fatto match con mio zio, ma lui aveva persino avuto il coraggio di scrivermi. E tutta questa situazione mi stava già eccitando parecchio, sentivo che la mia vulva cominciava a bagnarsi. Risposi in modo piuttosto generico:

"Ciao! Come va?"

A: "Tutto bene, tu?"

Io: "Tutto bene... :)"

Non sapevo veramente cos'altro dire, avrei voluto continuare la conversazione ma non sapevo in che modo. E poi...

A: "Mi hai messo il match :)"

Io: "Anche tu! :P cosa ci fai qui?"

A: "Beh, come si fa a non voler fare match con una bella ragazza come te... Comunque qui sembra che io e te cerchiamo la stessa cosa, o no?"

Io: "Haha l'ultima volta che ho controllato eri il marito di mia zia..."

A: "Le cose sono un po' complicate... Comunque ti chiederei di non parlare con nessuno di questa cosa."

Io: "Ma certo..."

Anche questa volta non sapevo come continuare la conversazione. Il mio cuore batteva all'impazzata, volevo continuare e scoprire di più, ma allo stesso tempo sembrava che la conversazione si fosse conclusa. Eppure, il telefono vibrò ancora una volta:

A: "Non ho ancora capito perché mi hai messo match e perché staresti cercando su Tinder uomini della mia età".

Ci dovetti pensare per qualche minuto:

Io: "A essere onesta ero solo curiosa di vedere se anche tu mi avresti messo match :P E ammetto che mi piacciono gli uomini più grandi... mi eccita la differenza d'età... Ma anche io ora ti chiedo di non parlare di questo con nessuno"

Feci seguire il mio messaggio dall'emoji della scimmietta che si copre gli occhi, a comunicare il mio leggero imbarazzo.

A: "Sarà il nostro segreto :P Quindi ora che hai visto che anche io ti ho messo match, cosa si fa?"

Le cose si facevano interessanti.

Io: "Non saprei... tu cosa proponi?"

A: "Potremmo vederci per parlare dal vivo... Ti va?"

Non potevo credere ai miei occhi. Mi precipitai a rispondere.

Io: "Certo... dove?"

A: "Facciamo in un posto tranquillo... A casa mia non si può, sai che vivo ancora con tua zia.. Spero non sia un problema."

Capii che lo zio stava cercando di suggerire che lo invitassi a casa mia, ma stava cercando di farlo in un modo non troppo palese. E la verità è che dopo questi pochi messaggi anche io non vedevo l'ora di trovarmi da sola con lui.

Io: "Beh, potresti venire a casa, se sei libero anche già tra due orette, il tempo che io rimetta un po' a posto".

A: "Va bene, mandami l'indirizzo"

_____

Ancora incredula e col cuore che continuava a battere a mille, passai le due ore seguenti a rinfrescarmi e a rimettere un po' in ordine la casa. Dovevo cambiarmi, ma non sapevo cosa mettermi. Forse ingenuamente, per la mia giovane età, avevo ancora dubbi sugli intenti dello zio, quindi volevo evitare di vestirmi in modo troppo provocante per poi fare una figuraccia. Allo stesso tempo, però, volevo comunque vedere fino a dove si sarebbe spinto. Optai per una canottiera dalle spalline sottili, verde scuro, aderente e scollata. Decisi di non indossare il reggiseno. I miei seni turgidi e tondi riempivano pericolosamente il top, dal quale si intuiva la forma dei due capezzoli lasciati liberi. Misi un perizoma di pizzo di un verde molto simile e degli short di jeans molto stretti.
Ero pronta da pochissimi minuti quando il campanello suonò e lo zio arrivò in perfetto orario.
Ci salutammo all'ingresso un po' impacciati, data la situazione e considerato anche che tra me e lui non ci fu mai molta confidenza. Lo feci accomodare sul divano e gli chiesi subito se voleva qualcosa da bere, un caffé magari, oppure avevo una bottiglia di vino in frigo che avrei potuto aprire. Optò subito per il vino e andai verso l'angolo cottura a prendere due calici e versare da bere, mentre cercavo di fare conversazione parlando del più e del meno.
Mentre preparavo la conversazione era abbastanza stentata, ed era chiaro che a breve avremmo esaurito gli argomenti di conversazione. Andai a sedermi sul divano accanto a lui, gli porsi un calice facendo cin cin e bevendo un sorso in contemporanea a lui, e poi per rompere il ghiaccio gli chiesi la prima cosa che mi venne in mente:

Io: "Allora...come va con la zia? Sembra che ci siano dei problemi"

Lui prese un altro sorso di vino, rilassò la schiena un altro po' sul divano con fare esausto e disse solo:

A: "Sì, ci sono dei problemi... Ma non penso che sia il caso di parlarne adesso..."

Feci un cenno di assenso, mostrandomi comprensiva, e velocemente cominciai a scandagliare la mente per trovare un altro argomento di conversazione, ma lui mi precedette:

A: "Era da un secolo che non ti vedevo. Sei...cambiata..."

E così dicendo indugiò con lo sguardo un po' di più sui miei seni nuovi.

Io sporsi impercettibilmente il petto ancora un po' più in avanti, intuendo l'interesse dello zio, e dissi solo:

"Vero... tu invece sei sempre uguale!"

A: "Quindi non sono invecchiato per niente? È per questo che hai fatto match con me?"

Risi e mi coprii leggermente la faccia con una mano, in imbarazzo.

Io: "Beh... non sempre invecchiare è una cosa negativa, te l'ho detto che sono attratta dagli uomini molto più grandi"

Il mio cuore batteva all'impazzata. Non avevo più idea di dove sarebbe arrivata la conversazione.

A: "Beh, si tratta di 45 anni di differenza tra noi... È abbastanza? Spero che non sia un problema..."

Fece un sorriso che ai miei occhi lo rese ancora più affascinante. Riuscii solo a dire:

Io: "È perfetto. Per te è un problema?"

Si sporse leggermente un po' di più verso di me e disse, a voce più bassa:

A: "Una diciannovenne a cui piacciono gli uomini della mia età? Non è un problema, è solo fortuna!"

Risi. Ci guardammo per qualche secondo. Sentivo che la mia figa stava cominciando piano piano a inumidirsi e notai che i pantaloni dello zio avevano un rigonfiamento abbastanza ovvio. Posai il mio bicchiere sul tavolino, accanto a quello dello zio, e girandomi portai le gambe sul divano, mettendomi sopra in ginocchio, più vicina a lui. Indossava una polo rossa, sbottonata, e io gli appoggiai le mani sul petto mentre avvicinavo anche il mio viso al suo. Lui mise le mani sui miei fianchi e cominciò ad accarezzarmi lentamente, per poi dire sottovoce:

A: "Sei bellissima e irresistibile, ma non vorrei fare una cazzata".

Non risposi. Ero ormai bagnatissima e la mia testa era ormai completamente posseduta dall'idea di scoparmi lo zio. Avevo capito che lui aveva solo bisogno di una conferma del fatto che io ci stessi al cento per cento. Rimasi in ginocchio sul divano vicino a lui ma mi misi dritta col busto e con un gesto mi tolsi il top, ritrovandomi con i miei seni enormi nudi e vicinissimi alla faccia dello zio.
Lui non ritrasse le mani dai miei fianchi, anzi rafforzò la presa e mi guardò, come in contemplazione. Mi guardò dritto negli occhi, per poi scendere giù e guardare attentamente i seni, la loro rotondità, i capezzoli così vicini ora alla sua bocca. Disse solo:

"Quanto sei bona cazzo!"

e mi trasse verso di lui, aprendo la bocca e togliendo fuori la lingua per cominciare a succhiare un capezzolo con avidità, mentre con una mano mi toccava con forza l'altro seno. Io tirai la testa indietro, inebriata dall'eccitazione e godendo del movimento sul mio petto. Lo zio cominciò a leccarmi il seno, spiegando la grande lingua e coprendomi il petto di saliva. L'aria della stanza a contatto con i capezzoli umidi li fece diventare ancora più duri.
Guardai lo zio intento a godere di tutto quel ben di dio e mi eccitai ancora di più vedendo la mia pelle immacolata e tonica venire così venerata da un viso che mostrava tutti gli anni che ci separavano. Io gli stringevo la testa al petto, le dita affondate tra i corti capelli. Mi sporsi in basso, cercando quelle labbra che mi avevano attratto così tanto riguardando le sue foto e in breve tempo le incontrai. Erano morbide, sicure, e mentre si incollavano lo zio aprì la bocca e infilò la lingua dentro la mia bocca, occupando tutto lo spazio possibile. Fui investita da un profumo di dopobarba del supermercato e del leggero sapore di tabacco della sua saliva, aromi che lungi dall'essere spiacevoli caratterizzavano lo zio come un uomo d'altri tempi, e quindi aumentavano la mia eccitazione.
Dopo il lungo bacio lo zio mi fece di nuovo sedere comoda sul divano e, scendendo in ginocchio sul pavimento, mi slacciò gli shorts, tirandoli giù e togliendoli. Con un gesto leggero mi divaricò le cosce e con un dito mi spostò il perizoma da una parte mentre mi guardava dritta negli occhi. Il mio intimo era ormai fradicio dei miei umori e lo zio avvicinò il naso per annusarli a pieni polmoni, per poi abbassare quelle morbide labbra sul mio clitoride e cominciare lentamente a leccarmelo.
Chiusi gli occhi e sprofondai ancora di più sul divano godendo di quel calore e lasciai fare lo zio senza nessuna interferenza. Lui mi teneva entrambe le cosce con le mani sollevandole un poco e spingendo leggermente il mio pube verso di sé. Ci vollero meno di dieci minuti perché io avessi il mio primo orgasmo di quella sera, un orgasmo estremamente intenso, che mi lasciò intontita.
Lo zio allora si alzò in piedi e, asciugandosi la bocca bagnata dai miei umori con un braccio, cominciò a slacciarsi la cintura e la chiusura dei jeans. Il rigonfiamento era ancora più evidente ora e mentre io ancora tramortita giacevo sul divano lui mi disse solo:

"Mettiti in ginocchio".

Io obbedii, piano piano, e mi ritrovai al suo cospetto, mentre il suo pacco ormai coperto solo dalle mutande larghe a pantaloncino era vicinissimo alla mia faccia.

"Voglio vederti mentre lo tiri fuori".

Io sorrisi, maliziosa, e cominciai dapprima a tastare le mutande per sentire il fallo con le mie mani. Era estremamente duro, massiccio e le mie mani arrivarono a toccarlo fino alla punta sulla coscia sinistra. Continuai a guardare lo zio negli occhi, quasi con aria di sfida, e infilate le dita di entrambe le mani sotto gli elastici dei boxer, gli tirai giù sfilandoli e lasciandoli tra le sue caviglie.
Un fallo di dimensioni enormi rimbalzò davanti alla mia faccia e non riuscii a trattenere una faccia di estrema sorpresa. Fu lo zio che, ancora una volta, parlò:

"Che c'è? Troppo grosso? Non ti piace"

Io lo presi con una mano, come per misurarlo, e dissi:

"È stupendo".

Non avevo occhi che per quel glorioso membro. Era decisamente lungo al di sopra della media, anche se mi era capitato di vederne di ancora più lunghi, ma ciò che mi lasciava senza fiato più di tutto era la circonferenza. Prendendolo in mano mi resi conto che le mie dita non riuscivano a fare il giro completo e a toccarsi con il pollice dall'altra parte e così lo presi anche con l'altra mano per tenerlo meglio e prendermi qualche secondo per studiarlo meglio. Vene violacee attraversavano tutto il pene e alla base le palle, benché visibilmente piene e vigorose, erano molto grandi e pendevano molto basse rispetto al membro, un'altra cosa che suggeriva chiaramente la differenza d'età tra me e lo zio. Era completamente depilato, cosa che sottolineava la grandezza dell'intero fallo.

"È enorme" dissi, tornando a guardare lo zio dritto negli occhi. Lui fece un mezzo sorriso, e sciogliendo le braccia che fino a quel momento aveva incrociato sul petto e mettendomi dolcemente una mano sul capo, mi disse:

"Ora fammi vedere come lo succhi bene".

Ancora una volta ubbidii immediatamente. Con un gesto della mano che reggeva il cazzo tirai indietro la pelle scoprendo il glande, rosaceo, lucido, teso. Una goccia di liquido preseminale inumidiva la punta e senza distogliere lo sguardo dagli occhi dello zio mi sporsi a prendere quell'enorme fallo in bocca partendo dalla mia lingua che, appoggiatasi sulla punta del glande assaggiava quel nettare. Dovetti spalancare la mascella per cercare di avvolgere con la mia bocca una quantità di cazzo che si avvicinasse a quello che avrei voluto ottenere, ma non riuscii comunque ad arrivare fino in fondo, tanto era grande. Lo zio spinse la mia testa con più decisione e il cazzo affondò un po' di più, comunque non arrivando alla fine, e lui esalò un gemito di piacere. Cominciai a succhiare con più foga, ritmicamente, mentre non staccavo gli occhi da quelli dello zio, che mi guardava con uno sguardo quasi vuoto, tanto era il godimento. Il fallo era madido della mia saliva e andando avanti e indietro su di esso facevo, volontariamente, rumori di risucchio per segnalare il godimento che io stessa stavo traendo da quel pompino.
Lo zio mi fermò improvvisamente, ritraendo il membro dalla mia bocca e ridacchiando, cosa che mi suggerì che voleva evitare di venire troppo presto.
Per dargli un po' di tregua, cominciai a baciargli lo scroto, quand'ecco che prendendomi il mento con una mano per far stare fermo il mio viso mi ingiunse di aprire la bocca e con un veloce scatto mi sputò sulla lingua. Dopodiché, tenendosi fermo il cazzo con la stessa mano, sputò anche su di esso, per poi dirmi:

"Assaggia la saliva dello zio sul cazzo, secondo me ti piace".

Ripresi a succhiare, con rinnovata foga per poi venire bloccata di nuovo dopo alcuni minuti, ma questa volta lo zio mi fece cenno di rimettermi in piedi e traendomi a lui mi baciò, mentre con una mano cominciò a stimolarmi il clitoride, per poi dirmi:

"Vuoi essere scopata?"

Io: "Sì, zio, ti prego..." mentre gemevo.

A: "Ti piace il cazzo dello zio? Sai che sei proprio una troietta succhiacazzi?"

Io: "Sì, sono una troia".

Mi fece cenno di mettermi comoda sul divano, mentre mi dava un altro bacio, mentre con i piedi si sfilava i boxer dalle caviglie, dove erano rimasti fin da prima, ma si tenne addosso la polo rossa. Io, stesa sul divano con la testa su un cuscino, aspettavo la sua prossima mossa.
Mentre si abbassava su di me in posizione missionario, lo zio mi guardava dritto negli occhi. Con un gesto improvviso mi strappò il perizoma con una mano, riuscendo a toglierlo completamente, e poggiandomi la punta del membro sulla mia vulva mi disse:

"Sarà il nostro segreto, ok?"

Io annuii, eccitatissima e non vedendo l'ora di avere quel cazzo enorme dentro di me.
Piano piano, lo zio infilò il glande nella mia piccola apertura e, spingendo a poco a poco, cominciò ad allargare le mie labbra per farsi spazio dentro di me. Sentivo ogni singolo centimetro che mi allargava la figa, ormai tesa al massimo e che cominciava a fare male. Gemetti.

A: "Ti sto facendo male, vero? Ma non posso fermarmi, non posso fermarmi piccola..." disse mentre mi baciava i seni.

Io: "Continua, ti prego, scopami..."

E questo era tutto quello che volevo. Il dolore, infatti, più che portarmi fastidio, mi eccitava ancora di più. Al solo pensare di stare prendendo il cazzo enorme dello zio e che questo stesse mettendo a dura prova le mie capacità di amante la mia vulva si inumidiva ancora di più. La sentivo gocciolare, stillare umori sulla superficie del divano.
Arrivammo al punto in cui l'intero pene, eretto, durissimo, era dentro di me, fino alle palle. Lo zio si fermò, mi baciò.

Io: "Zio..."

A: "Se mi chiami zio mentre ti scopo mi fai veramente impazzire..."

Colsi la palla al balzo:

Io: "Zio, scopami ti prego".

Non riuscii neanche a finire la frase, che lo zio cominciò a penetrarmi con forza, con movimenti ritmici. Il dolore dapprima aumentò, ma io stavo godendo talmente tanto che tutto quello che riuscivo a fare era aggrapparmi alle sue braccia mentre gemevo e gridavo "Sì, sì, zio!". Il dolore ben presto scemò e fu sostituito da un piacevole calore. I movimenti regolari e veloci con cui lo zio mi penetrava erano seguiti dal rumore dello scroto che a ogni colpo sbatteva contro la mia vulva, producendo un rumore come un "clap". Questo sancì definitivamente il mio arrivo a un altro orgasmo estremo.
Lo zio era un amante più vigoroso e resistente di quello che mi sarei aspettata da un uomo della sua età. Cambiammo diverse posizioni e solo mentre a cavalcioni su di lui saltavo su e giù sul suo cazzo dovemmo fermarci per evitare che avesse un orgasmo prima di completare l'amplesso come desiderava.
A un certo punto mi fece mettere in piedi, davanti a lui, entrambi rivolti verso un grande specchio che avevo in sala. Mi accarezzò una spalla, mi baciò sul collo e chiusi gli occhi per godermi questo momento di tenerezza. Facendo una leggera pressione con la mano sulla parte inferiore della mia schiena, mi fece inclinare in avanti leggermente e senza dover fare troppa forza rientrò dentro di me da dietro. Avevamo entrambi le gambe spalancate e ci guardavamo dritti negli occhi dal riflesso nello specchio. Il suo fallo era talmente grande che mi sentivo completamente piena di lui e mentre mi scopava così a pecora, tenendomi le mani sui fianchi per aiutare a dare colpi più netti, ebbi altri due orgasmi, uno dopo l'altro.
Per più di dieci minuti non si fermò, fino a che a un certo punto mi disse tra i gemiti:

A: "Devo venire...Non ce la faccio più".

Non aspettavo altro:

Io: "Zio, vienimi dentro. Voglio che mi riempi di sborra"

A: "Non dire così, mi fai impazzire... È rischioso..."

Io: "Non preoccuparti, prendo la pillola. Inseminami, zio".

A questa mia frase lo zio portò entrambe le mani sui miei seni pieni e sodi, facendomi arcuare un po' di più la schiena. Sentivo i miei capezzoli che sfregavano tra le dita delle sue mani che a coppa tenevano ben fermi i miei seni.

A: "Sei una gran troia, questi meloni che ti sei fatta sono proprio un'istigazione a sborrare".

Io non risposi, perché in quel momento sentivo arrivare un altro orgasmo. Lo zio aumentò l'intensità dei suoi colpi, sentivo che il suo cazzo si era fatto, se possibile, ancora più duro dentro di me, e dopo neanche un minuto esclamò:

"Sto venendo cazzo...oh...ti metto incinta troia, ti riempio...oh...sì cazzo...".

Sentii un primo getto fortissimo di calore che si diffuse a tutto il basso ventre. Poi un altro, e un altro ancora, per altri 15 secondi almeno. Stavo godendo con mio zio, ed era una sensazione di pace e soddisfazione estrema.

Sfilò il fallo e ci baciammo e poi ci stendemmo esausti sul letto. Gli tolsi la polo, che si era tenuto fino a quel momento, e continuammo a baciarci per diversi minuti prima che ci addormentammo, io fra le sue braccia, per qualche ora.

L'incontro non si ripetè, come un tacito patto fra noi due. Mio zio continuò a stare con mia zia e quello che è successo tra di noi lo custodiamo gelosamente come nostro segreto.
scritto il
2024-07-07
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