Notte di plenilunio

di
genere
trans

Notte di plenilunio di P.G. alias Maldrake

Era stata una giornata pesante. Rientrando casa sentivo la stanchezza pervadere il mio corpo e la mia mente. Non vedevo il momento di immergermi nella vasca da bagno e levarmi di dosso il senso di sporcizia e delusione che sino a quel momento mi aveva pervaso.
Non sono una persona particolare, né bello, né brutto, ho 56 anni e sono separato, gli amici mi chiamano Candido. Vita normale, monotona; senza dubbio non ho mai realizzato del tutto i desideri che di solito accompagnano la nostra misera esistenza sino al giorno del grande e definitivo balzo nel buio della morte. S’erano fatte le 23.00 e dalla finestra spalancata la luna proiettava nella stanza una luce argentea e metallica. Non so come, ne quando, ma dopo avere sorseggiato del buon vino rosso mi sdraiai sul divano e caddi, nudo, in un sonno profondo e privo di sogni.
Credo fossero passate poche ore, o pochi minuti, quando mi svegliai di soprassalto con la chiara percezione che in casa ci fosse qualcosa o qualcuno.
Nella penombra della stanza, inizialmente, non avvertii alcuna presenza; di seguito, riavutomi da quello stato di torpore che ti assale quando passi d’improvviso dal sonno alla veglia, notai che seduta sul davanzale della finestra, io abito a quinto piano di un palazzo del centro di Milano, c’era una donna dalle lunghe gambe, con una carnagione candida come il marmo, spettrale, con occhi a mandorla di colore rossastro, dai riflessi infuocati e palesemente perversi. Era seminuda, vestita solo da un lungo mantello bluastro che le cingeva le spalle e la schiena; calzava stivali dal tacco vertiginoso di colore rosso con un gambale che le avvolgeva sensualmente il polpaccio prominente. Stupito ed impaurito da quella presenza diafana non ebbi il coraggio di alzarmi. Mi accorsi poi che la splendida, ma tenebrosa creatura, notato il mio risveglio, si era sollevata dalla finestra e si stava lentamente, ma con una grazia degna di una pantera, avvicinando al divano.
Poi, con grande meraviglia, la vidi chiaramente toccarsi con destrezza e senza pudore un cazzo colossale che le spuntava tra le cosce. Se lo trastullava e maneggiava in modo continuo e provocante; lo manteneva eretto e solido come il pennone di un galeone spagnolo del 1700. Forse l’avrete già intuito, ma non nego di appartenere a quella categoria di uomini che, quando capita, non disdegnano incontri sessuali oserei definire di genere “proibito”.
Attratto e affascinato dalla vista di quel cazzo così grosso e potente, non feci una mossa venendo subito colto da una irrefrenabile libidine. Quando la giovane misteriosa mi si poggiò a fianco iniziando a leccarmi il torso nudo e i capezzoli non opposi resistenza. Senza proferire parola e sorridendo maliziosamente, scoprendo denti bianchissimi e aguzzi, la perfida apparizione m’infilò in bocca una cappella degna di gargantua: rossa, turgida e meravigliosamente arrotondata; contorcendosi come una vipera e muovendo sinuosamente il bacino, la nivea puttana mi costrinse a succhiare con avidità quel membro venoso che, inesorabilmente, mi sprofondava nella gola. La cosa non mi sconvolse più di tanto, anzi! preso da una sorta di frenesia incontrollabile succhiai quel bastone di carne duro come legno di frassino fino a sentire un fiotto di sborra gelida invadermi la bocca e scendere giù per la trachea. La famelica stupratrice si mostrò particolarmente attenta nel farsi pulire il pisello dai rimasugli del suo seme strofinandomelo sulle labbra rosse e vogliose. Per nulla soddisfatta, dopo avermi afferrato per i fianchi e costretto a girarmi, mi penetrò con tale violenza da spalancarmi l’ano in un modo che mai avrei immaginato. Mi scopò e (ri)scopò per un tempo interminabile; mi riempì il culo con quel suo cazzo gigantesco; mi inculò con decisione e perizia da gran troia e - quando finalmente da quel glande monumentale eruttarono fiotti e fiotti di sborra - gemette a gran voce come una gatta in calore. Era un suono metallico, cristallino, come di campane lontane perse in una notte oscura di sesso e fantasia. Tale era la quantità della squisita semenza, che il mio culo ne rigurgitò buona parte su quello stesso lenzuolo dove, stremato ed appagato, caddi in uno stato di agitata letargia. Da quel momento i miei ricordi sono vaghi, nebulosi. Sono però certo di una cosa - e di questa circostanza conservo nella mia mente una immagine certa e indelebile - L’immagine dei suoi canini che, nell’estasi di quel selvaggio rapporto di sesso orale ed anale, si conficcarono nel mio petto, vicino al capezzolo destro, per succhiare avidamente, come io avevo fatto con il suo cazzo, il prezioso nettare della vita: il sangue.
Sono passati due anni da quella notte d’estate torrida, misteriosa ed in parte terrificante. Ogni volta che osservo la luna brillare nel cielo, durante l’inesorabile scorrere delle stagioni, lascio tutte le finestre della mia casa aperte, sperando e anelando che la mia splendida vampira, ora lo so, torni a farmi e godere e, forse, a portarmi con lei nell’infinita eternità dell’esistenza senza fine.
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2024-08-06
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