Finestre socchiuse

di
genere
bisex

Le finestre socchiuse, se ne stava sdraiata in camera sua sul letto ripensando agli ultimi anni della sua vita, mentre nella stanza a fianco la coppia dei suo amici se ne stava in intimità a fare l’amore, ne sentiva i gemiti e le parole di incitamento che lei rivolgeva a lui. Li immaginò in azione e sorrise fra sé e sé.
Sposata, senza figli, divorziata dopo neanche due anni, era stata sola per qualche tempo. Aveva conosciuto poi degli uomini che erano stati suoi compagni per alcuni giorni, alcuni per una sola notte. Poi aveva conosciuto Carla, sposata anche lei ma dalla vita sessuale complicata. Aveva due anni meno di lei, era bella e prosperosa e soprattutto libidinosa e libertina: per lei maschio o femmina a letto non aveva importanza, sapeva giostrare con l’uno e con l’altra. L’aveva conosciuta in un bar, erano sedute a due tavoli vicini, avevano attaccato bottone subito, si erano date appuntamento per il giorno successivo, ma per Carla era come se si fossero conosciute da anni, tanto che in quel secondo incontro le disse che era sposata ma che il loro matrimonio era aperto perché suo marito permetteva a lei, bisex, di avere qualche amica intima. A quelle confessioni Elena rimase piuttosto sconcertata. Aveva sentito parlare di amori saffici, ma non aveva la più pallida idea di cosa facessero a letto due donne.
Rimase zitta per un po’. “Ti ho scandalizzata?” le chiese Carla. Rispose che era sorpresa. Voleva chiedere qualcosa, ma si bloccò, incapace di formulare la domanda. Carla capì il suo imbarazzo e cambiò discorso, ma al successivo incontro fu più esplicita nel descrivere la sa vita e soprattutto che lei, Elena, l’aveva attirata per il suo corpo ben fatto che avrebbe, disse, accarezzato molto volentieri. Elena diventò rossa per un attacco di pudore, ma anche stavolta Carla cambiò subito discorso. Era brava nel sapere come condurre una conversazione difficile.
Un giorno Carla le telefonò: “Mio marito sarà assente per tre giorni, se domani vieni a casa mia, si pranza insieme, ti va?”. Elena le rispose immediatamente di sì, perché Carla era molto simpatica, sincera, gioiosa. Poi, chiuso il telefono si pentì di avere accettato l’invito. Era sicura che Carla avrebbe cercato di farle la corte. Si dette della stupida. Poi ci ripensò ancora: ma che male ci sarebbe scambiarsi baci e carezze con un’altra donna? Si vergognò di quello che aveva pensato: con una donna, a letto! Si mise a lavorare, aveva da ricopiare al computer un testo per una casa editrice. Ma ogni due righe si fermava, pensava a Carla, prendeva il telefono per disdire l’appuntamento e poi lo rimetteva a posto. Ogni tanto si metteva a guardare la parete di fronte e cercava di immaginare cosa sarebbe avvenuto dopo il pranzo: Carla l’avrebbe baciata? Sulle labbra? Le avrebbe infilata la lingua in bocca? E poi? Le aveva detto che le sarebbe piaciuto accarezzarle i seni … se li sfiorò, al pensiero … e le avrebbe messo la mano fra le gambe? L’avrebbe accarezzata anche lì? L’avrebbe masturbata? E lei, Elena, come avrebbe reagito? Anche lei avrebbe accarezzato i seni di Carla? Le avrebbe messo la mano fra le cosce e l’avrebbe masturbata? Nella sua mente si formò l’immagine di due donne nude che si abbracciavano e baciavano: una era Carla, l’altra era lei … Istintivamente si portò la mano agli inguini, si toccò la fica, era umida. Andò a sedersi sul divano, si sfilò le mutandine e si masturbò come non faceva più da tempo, avendo l’immagine di Carla, nuda, davanti a sé, con le gambe oscenamente aperte. Il giorno dopo era a pranzo a casa di Carla.
Fu così che cominciò la loro relazione e fu così che piano piano Elena apprese ciò che due donne possono fare a letto. S’incontravano a casa di Elena, che viveva sola. Carla era libidinosa e sapeva anche essere lussuriosa. Esplorò meticolosamente ogni zona del corpo di Elena e per ogni zona trovava il modo di farla godere. A poco a poco anche Elena imparò tutti i modi per soddisfare le voglie insaziabili dell’amica. Quando si incontravano il letto diventava una palestra di erotismo e si sesso.
Dopo qualche mese la situazione si ingarbugliò. Erano sdraiate a letto, una a contatto con l’altra. Carla ne approfittava per coprire di piccoli e rapidi baci il collo dell’amica, il viso, la bocca che ogni tanto sfiorava con la lingua, mentre la sua mano racchiudeva il bel fiore di Elena, lo titillava, accarezzava, ne esplorava l’interno con le dita. A Elena piacevano quelle coccole, le assaporava standosene sdraiata, immobile, con le gambe aperte e gli occhi socchiusi. Le piaceva sentire il calore del corpo dell’amica, il suo odore, le piaceva sentirsi accarezzata, sentirsi esplorata da una mano esperta, godeva intensamente quando l’indice e il pollice di Carla le prendevano il clitoride, glielo strizzavano delicatamente. A volte Carla col dito percorreva il sentiero tra la fica e l’ano. Le prime volte Elena si era irrigidita, aveva cercato di liberarsi di quel dito, poi aveva accettato che l’amica esplorasse anche lì; addirittura le era capitato un paio di volte di avere l’orgasmo con quella strana sollecitazione.
Quel pomeriggio la carezza di Carla era tenera, si limitava a chiudere nel palmo della mano la conchiglia di Elena; poi il dito indice si mosse lungo la fessura delle grandi labbra e si fermò all’imbocco della vagina. “Questo è il posto destinato all’uomo: entra qui e poi sollecitato dalla frizione delle pareti vaginali, lascia il suo seme. Bello sentirlo entrare, vero? E sentirlo muovere …” Elena le offrì la bocca, Carla ne approfittò subito e vi incollò la sua. Si succhiarono reciprocamente, le lingue duellarono a lungo dentro le bocche. Le sollecitazioni della mano di Carla provocarono l’orgasmo dell’amica. Carla vide passare sul viso di Elena le emozioni che la carezza le aveva provocato: a poco a poco il viso tornò nella sua compostezza naturale e la bocca si trasformò in sorriso. La sua mano era ancora sulla fica dell’amica, mise il dito nella fessura, ne avvertì ancora qualche palpito, poi entrò dentro. “Sei venuta col mio dito, forse volevi godere con un pene dentro questa buchetta? Da quanto tempo non accogli un maschio?” le chiese. Elena non si aspettava una domanda del genere e immersa nel piacere procuratele dalle mani dell’amica attese prima di rispondere. “Ti manca il cazzo?”. Finalmente Elena tornò in sé: “Sì, un po’ mi manca anche se tu mi soddisfi e mi riempi il cuore di felicità”. “Sai, mio marito ti vuole conoscere …”. Elena si immobilizzò. Fu una doccia fredda, tutto immaginava ma non una proposta come quella. Si liberò dall’abbraccio dell’amica e si sedette sul letto. Era bella, col seno pieno, sodo, con i capezzoli induriti per le carezze di Carla. Questa la guardò con occhi amorosi, poi disse: “Ho raccontato tutto di noi a mio marito; in genere non gli ho detto mai quello che faccio con le donne, ma stavolta l’ho fatto. Mi ha detto che quello che facciamo noi non è solo sesso, ma è amore. Per questo vuole conoscerti”. “Cosa mi chiedi? Di farmi penetrare da tuo marito, magari in tua presenza?”. “Non la mettere su questo piano, sarebbe troppo volgare e offensivo per me. Forse non eravamo consapevoli che il nostro fosse amore e lui invece l’ha capito. Il nostro è amore, così come il suo è amore nei miei confronti, è amore come quello che io sento per lui. Forse non sarà facile, ma penso che potremmo amarci in tre. Io sono disposta a condividere lui con te, se tu sei disposta a condividere me con lui … Ora voglio leccarti la fica, potrebbe essere l’ultima volta, poi vado a casa mia, in attesa di una tua risposta”.
Furono quelli che seguirono giorni da mal di testa. Elena era combattuta tra un Sì con molte perplessità e un No che a lei sembrava forte e decisivo, ma che in effetti era debolissimo, perché sentiva di non poter far a meno di Carla. Poi, aveva ceduto. Anche stavolta le era toccato imparare a fare certe cose, ma soprattutto a superare certe barriere psicologiche, quasi insormontabili agli inizi, ma con l’aiuto dell’intraprendenza di Carla e in special modo la pazienza di Lucio, a poco a poco era diventata un’amante perfetta e avea imparato a voler bene a Carla e a Lucio. Molto aveva appreso stando a lungo a guardare la coppia: si amavano veramente con il cuore e con il corpo, non avevano tabu, né ritegno, facevano tutto con estrema spontaneità. Le piaceva vedere come Carla si preparava ad avere un rapporto anale, la meticolosità d lui nel preparare il membro e la sua cautela nel penetrarla senza farle male. Né lei né Carla provavano gelosia, amavano quell’uomo e soprattutto si amavano e spesso le loro bocche si incontravano sulla cappella di lui per poi potersi unire intrecciando le lingue. Una sola cosa Elena si era rifiutata di fare: essere sodomizzata, aveva paura del dolore.
Ora era lì, sdraiata, le finestre socchiuse, e nell’orecchio i mugolii di Carla intenta sicuramente a succhiare, e i sospiri di Lucio che cercava di non sborrare subito nella bocca della moglie. Elena non li vedeva, ma sapeva quello che stava succedendo perché vi aveva assistito tante volte. Fra poco Carla si sarebbe stesa con le gambe penzoloni, lui si sarebbe inginocchiato, le avrebbe aperto le gambe e si sarebbe messo a guardare la fica: ecco il monte di venere, appena scurito da un ciuffetto di peli ben curato, ecco le cosce ben tornite di sua moglie. Avrebbe cominciato a leccarle e a mordicchiarle quasi da sotto il ginocchio, per poi lentamente risalire, fino agli inguini, per poi passare la lingua tutta attorno alla vulva e sollecitarla fino all’orgasmo. Poi, Carla si sarebbe rigirata … Elena conosceva ormai tutto quello che i due avrebbero fatto e, nono stante gli occhi chiusi, li vide: lei appoggiata on la testa sul letto offriva a lui le sue belle rotonde chiappe, lui se lo prendeva in mano, si masturbava un po’ per verificarne la durezza, se lo scappellava e lo avvicinava alle cosce della moglie. Glielo strofinava un po’ sulle chiappe, poi nella spaccatura che Carla si allargava con le mani, poi lo affondava nella fica ….
Sentì il gridolino di gioia di Carla e istintivamente si portò la mano agli inguini, era già umida … non poteva restare, voleva partecipare al godimento di tutti. Si alzò e si avviò verso la camera della coppia: vide la scena e si eccitò. Lucio era dentro la fica della moglie e andava avanti e indietro piano piano; gli si accostò e lo baciò sulla bocca; abbandonato lui, si chinò a baciare lei, si scambiarono le lingue. “Sei bellissima quando fai l’amore” le disse, “voglio vederti mentre ti sodomizza”. Si alzò e si mise accanto a Lucio, allungò la mano e glielo toccò, duro e bagnato dagli umori di Carla. Lo costrinse a tirarlo fuori, poi glielo prese in mano lo guidò verso l’ano, poi lasciò che fosse lui a completare l’opera mentre lei si dispose a guardare il viso di Carla. Avrebbe voluto assistere passivamente, ma il seno gonfio e duro di Carla attirò le sue carezze, lo prese nel palmo della mano, e lo massaggiò delicatamente. Il respiro di Lucio si fece più rapido e anche lei cominciò a lamentarsi. “Baciami!” disse Carla, Elena ubbidì, ma era difficile stare ferma su quelle labbra, perché Lucio dietro spingeva con colpi decisi. Poi Carla urlò e allora Elena le disse: “Ora ti voglio leccare la fica, sdraiati in modo che io possa affondare il viso tra le tue cosce”. E mentre Lucio andava in bagno a prendere un po’ fiato, Carla si sdraiò e offrì le sue grazie alla bocca di Elena. La baciò, la leccò, la succhiò, ne aspirò l’odore, ne asciugò gli umori. Voleva farla godere di lingua, con la sua lingua. Intanto Lucio era tornato, la scena che gli si parò davanti era molto eccitante. Elena china sulla compagna, con le gambe leggermente divaricate, mostrava tra i due emisferi bianchi e teneri le due aperture, quella grande tutta umida e quella piccola, rosea, invitante, ancora vergine. Carla continuava a strillare, per i baci e le leccate donatele con generosità da Elena, che dimenava, per la foga, il suo fondoschiena. Lucio si mise a guardare fissamente quel leggero dondolio, e più lo guardava più lo desiderava, fino a quando il suo membro cominciò a irrigidirsi. Prese a masturbarsi lentamente. Carla lo vide e pensò che sarebbe stato bello un orgasmo a tre. “Lucio che guardi?”. Guardo questa meraviglia che Elena ci tiene nascosta”. “La vuoi fottere?”. “Sì, Elena, fatti fottere mentre tu mi mangi la fica … ecco ti prendo la testa fra le mani e ti tiro a me, fammi venire con la tua bocca, con la tua lingua”-. La prese per i capelli e la tirò a sé e per agevolarla sollevò un po’ il bacino, poi le mise le gambe sulle spalle. Così Elena non poteva più muoversi e Lucio poeva penetrarla ovunque. “Sì, dai, Lucio, fottila, inculala! Inculala!”.
ò

scritto il
2024-08-12
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