L'Onorevole fa la troia per una poltrona (racconto vero da Palazzo Madama)

di
genere
etero

DI MESTIERE FACCIO REALMENTE L'ASSISTENTE PARLAMENTARE, GIA' DALLA XVII LEGISLATURA.
I FATTI NARRATI SONO REALMENTE ACCADUTI E COME TALI MI SONO STATI RIFERITI DA FONTE MOLTO AFFIDABILE, TUTTAVIA, PER NON METTERE NESSUNO NEI GUAI (PRIMA DI TUTTO ME STESSO) SONO STATI CAMBIATI I NOMI E ALCUNI DETTAGLI DEI LUOGHI E SITUAZIONI.

L'accordo preso dalla conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama era di far passare la legge con un paio di giorni, non di più, di opposizione di facciata da parte delle minoranze e poi andare tutti in vacanza fino a settembre.
Il caldo afoso romano di quel mese di agosto aveva molto agevolato l'intesa. In pratica nessuno aveva intenzione di fare settimane di sauna in Aula parlamentare.
Per l'Onorevole Santina Miccinelli erano, però, giornate cruciali anche per un motivo molto più importante. Era infatti segretamente in trattativa per passare dai banchi della minoranza a quelli della maggioranza, con la promessa di un posto da vicepresidente di una delle Commissioni di Palazzo Madama, il che le avrebbe permesso di sommare all'emolumento da Onorevole quello spettante per la carica ricoperta. L'appuntamento tra lei e l'Onoverole Giorgio Fanciullisi era per quella sera alle sette per un aperitivo in un bar esclusivo nel pieno centro di Roma. Fanciullisi arrivò per primo e si sedette ad aspettare ad un tavolino del dehor. Passò una mezz'ora abbondante. “Sta troia si fa pure desiderare” pensò seccato finendo il bicchiere di Donnafugata che aveva ordinato insieme a qualche tartina di salmone rosso.
Passò quasi un'ora prima che la Miccinelli si presentasse. Fanciullisi la vide arrivare con uno splendido abitino nero molto aderente e scarpe dal tacco chilometrico. I lunghi capelli castani erano raccolti in uno chignon. Il trucco, non troppo vistoso, sottolineava soprattutto la bellezza degli occhi verdi.
“Ciao caro” salutò il collega sedendosi di fronte a lui e dandogli un bacetto su una guancia. “Scusa se ti ho fatto aspettare, ma sono dovuta rimanere in aula per non rischiare di far saltare il numero legale”. Fanciullisi sogghignò divertito: “Beh a te che te ne frega del numero legale, sei della minoranza no? Tocca a noi mantenerlo”. La Miccinelli gli lanciò uno sguardo tra il malizioso e il furbetto. “Hai ragione. Sono proprio una sbadata. Sai sono nuova, mica come te che sei a Roma da dieci anni”. Fanciullisi soppesò il seno della collega che risaltava fasciato dal vestito e la bocca. “Che labbra da gran pompinara” pensò sfiorandole una mano. “Ordiniamo?” le chiese. La donna assentì e richiamò l'attenzione di un cameriere di passaggio che, avendoli riconosciuti come politici, lasciò ad un collega il vassoio che stava portando ad un altro tavolo e zelante corse dalla coppia. “Buonasera Onorevoli. Desiderate?” sorrise sussiegoso. Ordinarono un vassoio large di salumi e formaggi tipici laziali e campani accompagnato da una bottiglia di San Giovenale. La chiacchierata partì dalle vacanze prossime venture. “E quindi vado con questa amica a Fuerte Ventura in un resort non male. D'altra parte in questi mesi abbiamo sgobbato non poco con la legge di variazione al bilancio e i problemi dovuti a rotture di palle come tempeste di grandine, incendi e altre minchiate” sbuffò la Miccinelli. “Già – annuì lui fissandola con espressione volutamente infoiata – Se non fosse che poi votano i poveracci per me potrebbero ululare alla luna tutte le notti che non li cagherei di striscio”. La Miccinelli rise: “Sei simpatico sai? Mi hai letto nel pensiero”. “Vedi che siamo in sintonia?” le sorrise di rimando il collega con sguardo da vecchio marpione. Pian piano la conversazione andò dove doveva. “Se mi confermi quel posto in vicepresidenza della Settima sono disposta a passare con voi già prima della pausa estiva”. Il collega la fissò come chi si aspetta una sola risposta: “Per la vicepresidenza della Commissione ti posso assicurare all'80 per cento, ma non dipende solo da me ma dal Gruppo. E tu cosa sei disposta a fare per avere quello che vuoi?”. La Miccinelli fissò di rimando il collega e si mise l'indice della mano destra in bocca accarezzandolo con la lingua senza dire nulla. L'uomo fece un'espressione compiaciuta “Tutte così. Troie disposte a tutto.”. Le appoggiò una mano sulla spalla sussurrandole all'orecchio: “Se stanotte stai un po' con me considera cosa fatta la questione della Commissione”. Lei gli accarezzò il viso sbattendo gli occhi come una innocente cerbiatta: “Ma che maschiaccio che sei! E cosa dovrei fare?”. Lui le mise una mano sulla spalla senza spostarla per farle capire chi comandava in quel momento. “Dicevo che se passi la notte con me – le sussurrò – sei vicepresidente e, tempo sei mesi e ti diamo un incarico di rilievo anche nel partito”. “Direi che ci posso stare, caro maschiaccio. Posso farti vedere le mie arti magiche” gli sussurrò promettente di rimando. Lui pagò il conto e la portò alla sua Audi R8 nera versione Spyder customizzata. Durante il tragitto lei, tanto per ribadire gli accordi, gli accarezzò la patta dei pantaloni dicendogli: “Posso essere molto generosa con te se mantieni i patti”. Arrivarono sotto casa di lui, aprirono il portone esterno, poi quello interno e salirono in ascensore fino al piano attico. “Eccoci dolcezza” sorrise lui accarezzandole il sedere. Entrati in casa lui la spinse con gesto brusco spalle contro un muro e iniziò a tastarle le tette: “Dai spogliati Onorevole puttanella”. Lei si sfilò il vestito con gesti febbrili mentre gli accarezzava il petto e si baciavano con la lingua in bocca. Lui le strappò le mutandine e il reggiseno mentre lei gli sbottonava camicia e pantaloni e gli estrasse il cazzo dai boxer. “Bella nerchia” commentò leccandosi le labbra. “Inginocchiati e suca” ordinò lui premendo sulle spalle. Non si fece pregare e in un secondo fu inginocchiata davanti a lui con la lingua che leccava il cazzo duro dalle palle alla punta. La guardò e commentò: “Dai fammi vedere che voi del partito X siete all'altezza della vostra fama”. La lingua di lei percorse più e più volte il membro rosso e turgido dopodichè prese in bocca la cappella e diede il via ad un pompino vorace e indemoniato. Lui le afferrò la nuca prendendola per lo chignon e spinse in avanti il bacino per costringerla ad ingoiare la minchia fino ai coglioni. “SPOMPINAMI PUTTANA!”. Le scopò la bocca senza ritegno tappandole anche il naso quando il cazzo era affondato in gola. “DATTI DA FARE ZOCCOLA IN CALORE! SUCCHIAMI L'UCCELLO CHE VOI ONOREVOLI TROIE SIETE TUTTE SOLO BUONE A QUELLO!”. Lei si lasciò fare sbavando copiosamente sul cazzo. Il trucco iniziava a colarle. Prese in bocca i coglioni e li succhiò sempre più avida. “MA BRAVA LA MIA POMPINARA! SEI PROPRIO UNA CIUCCIABANANE PROFESSIONISTA!”. Le sbattè il cazzo sulle guance e lo strofinò sul volto. “SI' SONO LA TUA BAGASCIA! FAMMI GUSTARE IL TUO CAZZO DAPPERTUTTO!” si lasciò andare definitivamente lei. La sollevò di peso e la portò in camera sbattendola sul letto come un sacco. “APRI LE GAMBE E DAMMI LA PASSERA!” ordinò perentorio. Prese dal cassetto del comodino una scatola di preservativi e, indossatone uno, le piantò deciso il cazzo nella figa fino alle palle dando il via a un furioso va e vieni accompagnato dai gemiti di lei. La chiavò energicamente finchè non sentì che stava per esplodere. “IN GINOCCHIO CHE TI ANNAFFIO LA FACCIA DI SBORRA!”. Lei si inginocchiò docile aspettando la sborrata. Lui se lo menò per qualche minuto guardandola sottomessa e in attesa dopodichè schizzò un primo getto che la colpì in fronte e un po' nei capelli e poi altri getti di sperma che le finirono in un occhio e su una guancia. L'Onorevole Fanciullisi si sentì appagato di poter mettere un'altra tacca sul cazzo. Era la quinta collega che si trombava.
Il giorno seguente l'Onorevole Miccinelli annunciò in Aula la sua adesione al Gruppo parlamentare X. Ma non ottenne mai la vicepresidenza di Commissione.
scritto il
2024-08-14
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