So che leggerai e come d'accordo ho pubblicato.
di
Angelo C.
genere
dominazione
prologo
Alla fine, l'ho caricata in macchina, dopo averle fatto la posta. Nella zona in cui abita, un incontro casuale. Un banale incrocio senza diritto di precedenza Fermi con le rispettive auto; con una differenza: ora sapevo, ho letto i suoi racconti erotici in cui ha svelato le esperienze vissute, alle quali non volevo assolutamente credere sapendola donna impegnata e piena di affari da sbrigare come professionista del cibo e del mangiar sano, oltre che prof, mamma e moglie, man mano che venivano pubblicati mi riportavano a lei, mentre lei, al contrario, non poteva immaginare il mio interesse erotico-sessuale nei suoi confronti. Alessandra con le sue polpe tutte da gustare. Donna che da quando l'ho conosciuta in un Corso di formazione ha sempre stuzzicato le mie fantasie più perverse.
Fantasie.
Mai avrei immaginato che bastasse prenderla, bloccarla, insistere con palpeggi, carezze e tocchi per vincere le sue resistenze, le ritrosie di donna integerrima, ma femmina e che femmina... facilmente “scaldabile” con palpeggiamenti nei punti giusti, nei punti delicati di quel corpo di ultracinquantenne ancora tutto da gustare. Femmina che si lascia andare e addirittura prende l'iniziativa, come ben descritto nei racconti delle sue avventure con studenti della scuola in cui opera e con altri.
Conoscevo la sua auto e ad ogni modello bianco che incontravo cercavo la sua figura alla guida. Finché... il premio. Fermi allo stop, verso opposto, per me lei, il mio obiettivo, per lei io, perfetto sconosciuto o quasi.
Una rotonda poco più avanti mi ha consentito l'inversione a “U” e riagganciate la sua auto l'ho seguita.
Rassicurato sul suo abitare lì, ho visto l'auto che entrava nel grande cancello che evidentemente portava ai posti macchina della palazzina, sono andato via. Difficile incontrarla sola di nuovo per caso, come era capitato dopo averla conosciuta, vedendola alcune volte andare a piedi per i marciapiedi del centro abitato. Una volta ci siamo anche salutati, ma non mi sono azzardato a offrirle un passaggio. Fosse salita in macchina, troppo forte sarebbe stata la tentazione di allungare la mano e farla affondare tra quelle stupende cosce coperte solo da uno dei vestitini estivi che spesso lei indossa o portarla in un posto isolato per ribaltare i sedili e fotterla senza ritegno, con rischi di conseguenti denunce e casini vari.
Adesso, però, era tutto diverso. Conoscevo l'inimmaginabile realtà. Ora sapevo che con una delle donne conosciute, una che ad incontrarla non fa altro che accendere i miei istinti più perversi sempre più pressanti da quando ha praticamente reso pubblico il fatto che se il maschio non si spaventa delle iniziali resistenze e tentativi di difesa, anche potenti e convinti (inizialmente), basta insistere con palpate, carezze, tocchi nei punti più delicati per renderla completamente disponibile e addirittura dopo essersela fatta la prima volta vincendo il suo rifiutarsi, poi lasciarsi scopare d lei. Beh... tutto cambia!
Le ho fatto la posta; ovviamente non facendomi notare in un punto da cui poter tener d'occhio l'ingresso dei garages e il cancelletto che dà sulla strada. Ho notato una palazzina in costruzione proprio di fronte a casa sua e mi è venuta in mente la possibilità che i muratori potessero essersi riempiti gli occhi con le polpe di Alessandra mentre distrattamente nuda o in reggiseno e mutandine o comunque con ampie porzioni del corpo in bella vista, passava davanti ai vetri di quelle finestre che danno sul balcone spostandosi da una stanza all'altra, con figli e marito già fuori casa. Questo pensiero non faceva altro che aumentare a dismisura l'erezione che già così mi provocava dolore per quanto il pene era duro. La immaginavo a disposizione di tutto il personale di quel cantiere edile.
1)
Mi ha sorpreso vederla uscire dal cancello piccolo, senza auto quindi, ma per lei era normale non prendere la macchina per spostarsi all'interno dell'abitato, Però la sorpresa è stata vederla entrare nel recinto del cantiere edile; senza farmi vedere l'ho seguita
Ho saputo solo dopo, quando la prima volta me la sono fatta, che anche due dei muratori di quel cantiere erano tra i maschi che se la spupazzavano. Avevano saputo della disponibilità (forzata) della donna, da dei ragazzi del posto amici dello studente che la possedeva nei bagni della scuola, come scritto nei racconti pubblicati da lei, da Alessandra nel suo essere professoressa.
Appartata con uno di loro. In piedi, lui ha una mano dentro la scollatura di Alessandra, le sta strizzando un seno. Dalla bocca della donna non escono urla ma gemiti che si confondono con parole come: - no lasciami stare porco; non voglio. - L'altra mano dell'uomo è tra le splendide gran belle cosce di lei che tenendole strette gliela imprigiona non impedendogli, vista la morbidezza delle carni, di arrivare alle labbra della fica e cominciare a separarle mettendoci in mezzo il polpastrello del dito medio. D'improvviso sfila la mano vedendo sul volto della donna un'espressione smarrita, sconcertata quasi di disperazione, Subito lui afferra la parte alta delle mutandine della donna e comincia a tirare verso l'alto. La stoffa penetra tra le labbra della fica e va a strusciare con violenza contro il clitoride, le fa male il bastardo. Muove, tira e allenta quelle mutandine, le sposta a destra e sinistra. La sensazione è violentissima, da una parte lei si sente la fica spaccata in due, dall’altra il clitoride sta subendo una sollecitazione veramente molto forte. Da una parte le brucia, le fa male, ma dall’altra sente delle violente fitte di piacere che le arrivano al cervello. Gode, addirittura viene, la parte masochista di Alessandra sta reagendo in modo inaspettato come ogni volta che è stata presa con la forza. Ha un orgasmo potente che la fa stupire di sé stessa Lui non ne può più. Se la vuole scopare, ma prima le intima di accucciarsi, di mettersi in ginocchio. Vuole la bocca di Alessandra, vuole da lei un pompino preparatore; il cazzo è durissimo, rischia di venirle in bocca, ma per gustarsi quella gran fica meravigliosa, vuole prima godersi un po' la bocca Prima che lei si abbassi arriva un collega dell'uomo e gli tira via la donna. Se la vuole scopare per primo. In quel momento sono solo in due gli uomini in cantiere. Proprio coloro che sanno bene della situazione di Alessandra: i due che dalle voci dei ragazzi del posto hanno raccolto le notizie su quella donna appartenente all'alta borghesia dell'hinterland cittadino.
Praticamente violentata, come del resto le altre volte, il piacere intenso, torbido, sporco la pervade. Posseduta, all'inizio violentata, rapita e fatta godere contro la sua volontà da uomini e ragazzi forti, potenti, che possono disporre di lei come pare a loro. Un burattino, un giocattolo sessuale, ecco come si sentiva di essere dopo quella prima volta posseduta dall'alunno in auto nella piazzola di sosta a ciglio strada
Il muratore che aveva appena soffiato la donna al collega la fa distendere di schiena su un tavolo di fortuna, le strappa quel che rimane delle mutandine completamente slabbrate, si inginocchia e immergendo la testa tra quelle cosce meravigliose comincia a baciarle la figa, leccandogliela, succhiandole e mordicchiandole il clitoride, cosa che procura alla donna un altro potente orgasmo che sembra per lei non finire mai inondando la faccia del maschio con abbondantissimo miele di fica
Mentre la donna è ancora in preda alle convulsioni del piacere intenso, lui si alza, si sistema tra le carni morbide con la pelle delicata delle cosce di Alessandra e denudandosi il cazzo poggia il glande sulle labbra della fica della donna. Labbra carnose già di loro, ma ancora più gonfie per l'eccitazione evidentissima da lei provata in quei momenti nonostante con le parole manifestasse il rifiuto a essere posseduta
-Dai bella, altro che no... non voglio... sento già come mi risucchi dentro la cappella e te l'ho solo poggiata. Dai regalami una di quelle scopate fantastiche come solo le vere femmine come te sanno fare...- e con un colpo di reni le è dentro quasi completamente, basta un'altra piccola spinta perché il pene sia del tutto avvolto dalle carni bollenti di quella vagina che strizza e risucchia meravigliosamente il cazzo.
Lei urla, le ha fatto male, ma tre o quattro affondi dell'uomo bastano a cominciare di nuovo a farla godere
lui, quasi subito si piega a 90 schiacciandole le tette con il busto, lei con le mani sul petto dell'uomo prova a respingerlo senza esito, poi, le stesse mani fanno sentire le unghie conficcate sulle spalle dell'uomo, sulla sua schiena, sulle natiche come a incitarlo a spingere più dentro; ad affondare di più il cazzo in vagina.
La bocca del maschio a baciare il collo di lei, a leccarglielo, a succhiarle il lobo dell'orecchio, lei lo fa grugnire come un vero maiale, lui le dice che sta godendo ancora di più di quando se l'era fatta a casa
Le braccia di Alessandra avvolgono il collo dell'uomo e i talloni spingono sulle natiche maschili come a non volerlo più far uscire dal grembo
Mentre la sta pistonando, con i coglioni incollati alle natiche di Alessandra, lei ha un altro orgasmo, e un altro ancora quando sente gli schizzi di sperma inondarle l'utero con versi del maschio da vero maiale che le rimbombano nelle orecchie
Quando l'uomo va via, il primo muratore si avventa sulla donna mettendola prima in piedi e poi a 90 sulle stesso tavolo. È infoiato da paura. Sta per sborrare senza neanche toccarsi, vuole quel culo visto che la fica è stata del collega, lei, però d'istinto stringe le cose catturandogli il cazzo in mezzo, lui non resiste, non ne può più. Le sborra tra le cosce con il calore di lei che gli avvolge completamente il cazzo ormai di ferro tra quelle carni divinamente morbide
Vedo lei andare via traballante. Non mi faccio vedere. Lascia il cantiere e si infila nel cancello della palazzina. Penso: - in queste condizioni starà a casa. - io non ce la faccio più. Vorrei suonare al suo citofono ma non c'è il suo cognome, ma poi sarebbe una pazzia, mi giocherei altre possibili occasioni adesso che so dove trovarla e ho un'arma in più per convincerla
Vado via, devo assolutamente scopare. Becco una troia in strada che le somiglia. Non mi sembra vero la carico, me la porto, me la faccio chiamandola Alessandra. Sono talmente eccitato che la faccio venire tre volte, mi chiede di poter venire a vivere con me.
Prosegue
2) ….........
Angelo
Custodange@libero.it
Alla fine, l'ho caricata in macchina, dopo averle fatto la posta. Nella zona in cui abita, un incontro casuale. Un banale incrocio senza diritto di precedenza Fermi con le rispettive auto; con una differenza: ora sapevo, ho letto i suoi racconti erotici in cui ha svelato le esperienze vissute, alle quali non volevo assolutamente credere sapendola donna impegnata e piena di affari da sbrigare come professionista del cibo e del mangiar sano, oltre che prof, mamma e moglie, man mano che venivano pubblicati mi riportavano a lei, mentre lei, al contrario, non poteva immaginare il mio interesse erotico-sessuale nei suoi confronti. Alessandra con le sue polpe tutte da gustare. Donna che da quando l'ho conosciuta in un Corso di formazione ha sempre stuzzicato le mie fantasie più perverse.
Fantasie.
Mai avrei immaginato che bastasse prenderla, bloccarla, insistere con palpeggi, carezze e tocchi per vincere le sue resistenze, le ritrosie di donna integerrima, ma femmina e che femmina... facilmente “scaldabile” con palpeggiamenti nei punti giusti, nei punti delicati di quel corpo di ultracinquantenne ancora tutto da gustare. Femmina che si lascia andare e addirittura prende l'iniziativa, come ben descritto nei racconti delle sue avventure con studenti della scuola in cui opera e con altri.
Conoscevo la sua auto e ad ogni modello bianco che incontravo cercavo la sua figura alla guida. Finché... il premio. Fermi allo stop, verso opposto, per me lei, il mio obiettivo, per lei io, perfetto sconosciuto o quasi.
Una rotonda poco più avanti mi ha consentito l'inversione a “U” e riagganciate la sua auto l'ho seguita.
Rassicurato sul suo abitare lì, ho visto l'auto che entrava nel grande cancello che evidentemente portava ai posti macchina della palazzina, sono andato via. Difficile incontrarla sola di nuovo per caso, come era capitato dopo averla conosciuta, vedendola alcune volte andare a piedi per i marciapiedi del centro abitato. Una volta ci siamo anche salutati, ma non mi sono azzardato a offrirle un passaggio. Fosse salita in macchina, troppo forte sarebbe stata la tentazione di allungare la mano e farla affondare tra quelle stupende cosce coperte solo da uno dei vestitini estivi che spesso lei indossa o portarla in un posto isolato per ribaltare i sedili e fotterla senza ritegno, con rischi di conseguenti denunce e casini vari.
Adesso, però, era tutto diverso. Conoscevo l'inimmaginabile realtà. Ora sapevo che con una delle donne conosciute, una che ad incontrarla non fa altro che accendere i miei istinti più perversi sempre più pressanti da quando ha praticamente reso pubblico il fatto che se il maschio non si spaventa delle iniziali resistenze e tentativi di difesa, anche potenti e convinti (inizialmente), basta insistere con palpate, carezze, tocchi nei punti più delicati per renderla completamente disponibile e addirittura dopo essersela fatta la prima volta vincendo il suo rifiutarsi, poi lasciarsi scopare d lei. Beh... tutto cambia!
Le ho fatto la posta; ovviamente non facendomi notare in un punto da cui poter tener d'occhio l'ingresso dei garages e il cancelletto che dà sulla strada. Ho notato una palazzina in costruzione proprio di fronte a casa sua e mi è venuta in mente la possibilità che i muratori potessero essersi riempiti gli occhi con le polpe di Alessandra mentre distrattamente nuda o in reggiseno e mutandine o comunque con ampie porzioni del corpo in bella vista, passava davanti ai vetri di quelle finestre che danno sul balcone spostandosi da una stanza all'altra, con figli e marito già fuori casa. Questo pensiero non faceva altro che aumentare a dismisura l'erezione che già così mi provocava dolore per quanto il pene era duro. La immaginavo a disposizione di tutto il personale di quel cantiere edile.
1)
Mi ha sorpreso vederla uscire dal cancello piccolo, senza auto quindi, ma per lei era normale non prendere la macchina per spostarsi all'interno dell'abitato, Però la sorpresa è stata vederla entrare nel recinto del cantiere edile; senza farmi vedere l'ho seguita
Ho saputo solo dopo, quando la prima volta me la sono fatta, che anche due dei muratori di quel cantiere erano tra i maschi che se la spupazzavano. Avevano saputo della disponibilità (forzata) della donna, da dei ragazzi del posto amici dello studente che la possedeva nei bagni della scuola, come scritto nei racconti pubblicati da lei, da Alessandra nel suo essere professoressa.
Appartata con uno di loro. In piedi, lui ha una mano dentro la scollatura di Alessandra, le sta strizzando un seno. Dalla bocca della donna non escono urla ma gemiti che si confondono con parole come: - no lasciami stare porco; non voglio. - L'altra mano dell'uomo è tra le splendide gran belle cosce di lei che tenendole strette gliela imprigiona non impedendogli, vista la morbidezza delle carni, di arrivare alle labbra della fica e cominciare a separarle mettendoci in mezzo il polpastrello del dito medio. D'improvviso sfila la mano vedendo sul volto della donna un'espressione smarrita, sconcertata quasi di disperazione, Subito lui afferra la parte alta delle mutandine della donna e comincia a tirare verso l'alto. La stoffa penetra tra le labbra della fica e va a strusciare con violenza contro il clitoride, le fa male il bastardo. Muove, tira e allenta quelle mutandine, le sposta a destra e sinistra. La sensazione è violentissima, da una parte lei si sente la fica spaccata in due, dall’altra il clitoride sta subendo una sollecitazione veramente molto forte. Da una parte le brucia, le fa male, ma dall’altra sente delle violente fitte di piacere che le arrivano al cervello. Gode, addirittura viene, la parte masochista di Alessandra sta reagendo in modo inaspettato come ogni volta che è stata presa con la forza. Ha un orgasmo potente che la fa stupire di sé stessa Lui non ne può più. Se la vuole scopare, ma prima le intima di accucciarsi, di mettersi in ginocchio. Vuole la bocca di Alessandra, vuole da lei un pompino preparatore; il cazzo è durissimo, rischia di venirle in bocca, ma per gustarsi quella gran fica meravigliosa, vuole prima godersi un po' la bocca Prima che lei si abbassi arriva un collega dell'uomo e gli tira via la donna. Se la vuole scopare per primo. In quel momento sono solo in due gli uomini in cantiere. Proprio coloro che sanno bene della situazione di Alessandra: i due che dalle voci dei ragazzi del posto hanno raccolto le notizie su quella donna appartenente all'alta borghesia dell'hinterland cittadino.
Praticamente violentata, come del resto le altre volte, il piacere intenso, torbido, sporco la pervade. Posseduta, all'inizio violentata, rapita e fatta godere contro la sua volontà da uomini e ragazzi forti, potenti, che possono disporre di lei come pare a loro. Un burattino, un giocattolo sessuale, ecco come si sentiva di essere dopo quella prima volta posseduta dall'alunno in auto nella piazzola di sosta a ciglio strada
Il muratore che aveva appena soffiato la donna al collega la fa distendere di schiena su un tavolo di fortuna, le strappa quel che rimane delle mutandine completamente slabbrate, si inginocchia e immergendo la testa tra quelle cosce meravigliose comincia a baciarle la figa, leccandogliela, succhiandole e mordicchiandole il clitoride, cosa che procura alla donna un altro potente orgasmo che sembra per lei non finire mai inondando la faccia del maschio con abbondantissimo miele di fica
Mentre la donna è ancora in preda alle convulsioni del piacere intenso, lui si alza, si sistema tra le carni morbide con la pelle delicata delle cosce di Alessandra e denudandosi il cazzo poggia il glande sulle labbra della fica della donna. Labbra carnose già di loro, ma ancora più gonfie per l'eccitazione evidentissima da lei provata in quei momenti nonostante con le parole manifestasse il rifiuto a essere posseduta
-Dai bella, altro che no... non voglio... sento già come mi risucchi dentro la cappella e te l'ho solo poggiata. Dai regalami una di quelle scopate fantastiche come solo le vere femmine come te sanno fare...- e con un colpo di reni le è dentro quasi completamente, basta un'altra piccola spinta perché il pene sia del tutto avvolto dalle carni bollenti di quella vagina che strizza e risucchia meravigliosamente il cazzo.
Lei urla, le ha fatto male, ma tre o quattro affondi dell'uomo bastano a cominciare di nuovo a farla godere
lui, quasi subito si piega a 90 schiacciandole le tette con il busto, lei con le mani sul petto dell'uomo prova a respingerlo senza esito, poi, le stesse mani fanno sentire le unghie conficcate sulle spalle dell'uomo, sulla sua schiena, sulle natiche come a incitarlo a spingere più dentro; ad affondare di più il cazzo in vagina.
La bocca del maschio a baciare il collo di lei, a leccarglielo, a succhiarle il lobo dell'orecchio, lei lo fa grugnire come un vero maiale, lui le dice che sta godendo ancora di più di quando se l'era fatta a casa
Le braccia di Alessandra avvolgono il collo dell'uomo e i talloni spingono sulle natiche maschili come a non volerlo più far uscire dal grembo
Mentre la sta pistonando, con i coglioni incollati alle natiche di Alessandra, lei ha un altro orgasmo, e un altro ancora quando sente gli schizzi di sperma inondarle l'utero con versi del maschio da vero maiale che le rimbombano nelle orecchie
Quando l'uomo va via, il primo muratore si avventa sulla donna mettendola prima in piedi e poi a 90 sulle stesso tavolo. È infoiato da paura. Sta per sborrare senza neanche toccarsi, vuole quel culo visto che la fica è stata del collega, lei, però d'istinto stringe le cose catturandogli il cazzo in mezzo, lui non resiste, non ne può più. Le sborra tra le cosce con il calore di lei che gli avvolge completamente il cazzo ormai di ferro tra quelle carni divinamente morbide
Vedo lei andare via traballante. Non mi faccio vedere. Lascia il cantiere e si infila nel cancello della palazzina. Penso: - in queste condizioni starà a casa. - io non ce la faccio più. Vorrei suonare al suo citofono ma non c'è il suo cognome, ma poi sarebbe una pazzia, mi giocherei altre possibili occasioni adesso che so dove trovarla e ho un'arma in più per convincerla
Vado via, devo assolutamente scopare. Becco una troia in strada che le somiglia. Non mi sembra vero la carico, me la porto, me la faccio chiamandola Alessandra. Sono talmente eccitato che la faccio venire tre volte, mi chiede di poter venire a vivere con me.
Prosegue
2) ….........
Angelo
Custodange@libero.it
8
voti
voti
valutazione
5
5
Commenti dei lettori al racconto erotico