Doveva succedere...

di
genere
gay

Le cose stavano andando come al solito. Dopo aver messo l'annuncio erano arrivate tre o quattro risposte con i requisiti giusti e Fabio era stato il più convincente.
Aveva un'indole dominante come piace a me e una una fantasia veramente accesa e porca. E i 18 cm che dichiarava, e che sembravano reali nella foto che mi aveva mandato, rappresentavano una bella sfida per la mia gola profonda.

Arrivai al civico indicato e gli scrissi. Dopo circa un minuto di silenzio riprovai e mi rispose che sarebbe sceso ad aprirmi a breve perché stava finendo una cosa.
Ero un po' scocciato ma vista la strada fatta rimasi seduto su una panchina a pochi metri dal portone.
Un minuto dopo, dalla via che faceva angolo arrivò un uomo che riconobbi quasi subito come mio zio Antonio, il fratello di mia madre. Lo salutai, un po' imbarazzato e temendo che nel frattempo il portone si aprisse, chiedendogli cosa ci faceva in città.
Mi disse che era venuto su dal paese per qualche giorno e che domani sarebbe andato a trovare i miei.
Non sapevo come liberarmi da quella situazione e stavo pensando di andarmene quando mi disse se volevo salire per bere un caffé. Abitava nello stesso palazzo. Pur di togliermi dalla strada acconsentii e lo seguii dentro al portone dal quale non era uscito ancora nessuno.
Entrammo nell'appartamento che mi disse di aver affittato su Airbnb e ci sedemmo nella cucina a giorno. Dopo qualche minuto di chiacchiere generiche, servendomi il caffé mi disse "In città questa volta mi faccio chiamare Fabio... Massimo".
Mi sentii gelare, aveva usato il mio nome fasullo. Sapeva tutto. Era lui il Fabio che dovevo incontrare.
Provai a far finta di non capire ma lui mi fece vedere il video delle sue dita che scrivono al cellulare che usava per contattarmi per poi inquadrare me, giù in strada che rispondevo.

Mi girava la testa. Distolsi lo sguardo e cercai di balbettare delle spigazioni miste a suppliche di non dire nulla a casa.
Non saprei dire quanto tempo passò. Ma ad un certo punto lo zio si alzò in piedi con l'uccello in mano e me lo ficcò in bocca senza preavviso.
"Succhiami il cazzo, nipotino! Succhia e stai zitto!!"
Non mi ero accorto che si era sbottonato e fui colto di sorpresa. La grossa salsiccia di zio Antonio mi ingolfava la bocca e in maniera del tutto istintiva iniziai a far andare la lingua assecondando i movimenti del suo bacino che facevano scorrere tra le mie labbra il pistone barzotto.
Solo dopo qualche secondo mi resi conto e cercai di liberarmi.
"Zio, ti prego, no! Basta!"
Lui mi guardò dall'alto verso il basso. Era in piedi, con i calzone alle caviglie e il grosso uccello lucido di saliva in mano.
"Lo capisci che non hai alternative? Tutte le cose che hai scritto... Se non vuoi che racconti tutto ai tuoi ti conviene piantarla di frignare e fare quello per cui sei venuto"
Gli occhi mi si gonfiarono di lacrime di rabbia e paura. Mi ricattava. Cosa avrebbero detto i miei genitori? Non potevo permetterlo.
Abbassai gli occhi e mormorai il mio "va bene".

Lo zio si sedette così com'era e mi disse di spogliarmi. Poi mi ordinò di avvicinarmi a lui e di togliergli i vestiti.
"A quattro zampe. Come quella cagna che sei!"
Mi fece baciare e leccare le scarpe, poi le calze e infine le piante dei piedi. "Perché hai detto che non ti piace farlo". L'odore dei piedi mi dava la nausea ma feci di tutto per resistere leccando e facendo passare la lingua tra le dita fino a succhiargli entrambi gli alluci.
I baci e leccate si estesero su tutto il corpo. Pancia, petto, ascelle, pube e culo.
Poi mi fece sdraiare sul divano con la testa che sporgeva dal bracciolo, Reclinai il collo e aprii la bocca al missile che puntava nella mia direzione.
Con una scopata violenta e piena di insulti mi costrinse a vincere la mia sfida aprendo l'esofago all'intero bastone finché le palle pelose non mi rendevano temporaneamente cieco. Il mio corpo si curvava come un arco quando il soffocamento durava troppo o i colpi erano troppo violenti.
Di tanto in tanto mi concedeva una pausa, sollevando la faccia coperta di bava e premendola tra le sue chiappe pelose. Stordito leccavo il buco rugoso cercando di recuperare il respiro prima del successivo assalto.
Dopo alcune varianti di posizione mi disse di mettermi a gambe larghe in ginocchio sul divano con le braccia sullo schienale. Voleva scopare.
Provai a ribellarmi dicendo che non era nei patti. Che avevamo detto solo bocca.
Ma lui, senza troppi giri di parole, spostando la mia mano dall'ingresso e appoggiando la cappella bagnata, mi ricordò che non avevo più alcun diritto.
La penetrazione fu dolorosa e i miei lamenti e le mie suppliche non convinsero lo zio ad essere gentile. Mi tappava la bocca per silenziare le grida che io stesso cercavo di soffocare per quanto possibile. Quando lo sentii entrare tutto pensai alle dimensioni del suo cazzo e al fatto che non aveva messo il preservativo. Trasalii senza riuscire a dire nulla. Ormai era fatta.
La scopata andò avanti per un tempo lunghissimo e incredibilmente doloroso.
Poi finalmente venne. Con gemiti e colpi ritmati.
Lo sentii accasciarsi sulla mia schiena, ansimante e sudato. I peli del corpo mi graffiavano la schiena.

Cercai di non gridare quando uscì fuori e istintivamente misi una mano per raccogliere la colatura. Guardai schifato quella pozzanghera bianca e marrone striata di rosso.
Mi aveva rotto il culo.
Che mi bruciava da matti.
Quando mi girai lo vidi seduto su una delle poltrone. Esausto. Il grosso cazzo luccicava dei miei umori e dei suoi.
"Vieni a pulire..."
"Ma zio...è tutto sporco"
"Non farmelo ripetere, dai..."
Succhiai e leccai quella verga oscena ingoiando sperma, merda e sangue. Pensavo solo ad andarmene il prima possibile.

"Non vai da nessuna parte" mi disse quando provai a dirgli se eravamo sistemati. "Chiama chi devi chiamare e avvisa che stasera non torni".
Si fece portare dell'acqua. Poi un altro caffé e una sigaretta.
Dopo circa mezz'ora mi disse di seguirlo. Mi fece vedere il piccolo appartamento. La camera e il bagno.
"Adesso vieni qui che devo pisciare" mi disse dal fondo del bagno, quasi davanti al water.
"Cosa?"
"Hai detto che sai bere dalla canna, no? Dai vieni"
Ancora una volta ubbidii con gli occhi gonfi di lacrime di rabbia. Ancora una volta diedi prova di non aver mentito e gli feci riempire lo stomaco con tutto il suo piscio caldo.

Prima di cena si divertì a farmi girare per casa come un cagnolino, con lo scopino del gabinetto infilato nel culo, a leccare da terra i suoi sputi. faceva lo stesso anche con la birra che prendeva in bocca dal bicchiere e poi lasciava colare nella mia, mentre stavo sulle zampe posteriori come una bestia.
Nello stesso modo mangiammo a cena. Lui seduto al tavolo e io a mangiare dal piatto sul pavimento. La scarpetta del sugo la fece con i piedi e io dovetti succhiarla da lì.
Dopo cena fece di nuovo pipì diritto nel mio esofago e si sedette sul divano a guardare la tele.
Avevo la nausea e a un certo punto dovetti andare in bagno a mettermi due dita in gola per liberarmi. Non disse nulla se non di usare il colluttorio.
MI misi sul divano di fianco a lui. Tutti e due sempre nudi.
IL film l'avevamo già visto entrambi.
"Ti senti meglio?"
"Si, grazie"
"Bravo. Allora succhiami il cazzo..."
MI piegati sulla sinistra e ricominciai. La sua mano mi raggiunse e iniziò a segarmi l'uccello. E la mia eccitazione fu immediata.
Quello che cinque ore prima era stato violento divenne animalesco e brutale. Ero una cagna in calore che voleva essere montata.
E lo zio mi diede quello che volevo, scopandomi in tante posizioni diverse. Montandomi e spaccandomi il culo come se fossimo in un video porno.
Quando si scaricò nella mia bocca terminai di segarmi anch'io.
Esausti restammo sul letto dove eravamo finiti. Ci addormentammo quasi subito.
Al risveglio l'odore del sesso saturava le mie narici e la mia bocca. Lo zio russava.
Pensai che me ne potevo andare.

Mi alzai arrivai nella sala. Diedi un'occhiata al mobilio e rividi le scene del giorno prima.

Guardai l'orologio a parete. Erano le otto. C'era ancora tempo.
Feci scendere il caffè. Lo appoggiai sul comodino di fianco a lui.
Mi sdraiai tra le sue gambe e gli presi in bocca il cazzo.





scritto il
2024-08-29
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