Il Gran Finale 2

di
genere
incesti

Magda è chiusa nel cesso, sta cagando. Lo sento dal rumore dei peti che continua a sparare e che trapassano i muri. Del resto quando a una donna vieni nel culo capita…probabilmente avrà anche la diarrea per qualche giorno.
Ancora nudo, rilassato dopo tre chiavate mi fumo una sigaretta comodo comodo sul letto.
Mica male questo esordio romano. Si può dire che la vecchia ha dato tutta se stessa.
Proprio mentre sono assorto nei miei osceni pensieri appare un’ombra. Alzo gli occhi.
Una signora sui 45, vestito corto, gambe in bella vista. “Salve” dico.
“Opsss mi scusi tanto”.
Si vede che entrare senza bussare è un po’ l’abitudine della zona. “L’affittuario?” domanda.
“Scommetto che tu sei Marì la mia padrona di casa”.
“Si, si” annuisce mentre, noto, mi fissa il cazzo.
“Tua madre è in bagno si sta facendo una doccia”.
“A…” spalanca la bocca perché probabilmente ha intuito cosa è successo.
“Senti scusa la sfacciataggine ma hai un cazzo enorme. Mai vista una roba così…”.
“Grazie”.
“Ma funziona?”.
“Chiedi pure a tua madre se vuoi”.
“A… immaginavo. La vecchia mignotta” ride.
“Ha fatto del suo meglio”.
“Ti avrà spompato per bene”.
Invece me lo prendo in mano. Solo a parlare di ste cose ha già iniziato a ondeggiare “spompato non direi ti pare?”.
Sorride “aspetta un po’” di botto alza il vestito. Sotto ha un paio di mutande bianche un po’ luride ma l’effetto del pelazzo nero ai bordi è gradevole. Lei comunque non ci mette molto a calare anche quelle alle ginocchia mentre tiene il vestito su con l’altra mano.
“Aiuta?” mi domanda.
“Direi di si, che dici?” e mostro l’inizio di una erezione.
“Mannaggia che uccello” sospira e meccanicamente si mette due dita nella fica.
“Fai da sola o ti spogli e faccio io?”.
“Fai tu, fai tu….” e lesta come un fulmine sfila vestito, reggiseno e mutande. Tiene solo le scarpe marroni a tacco alto.
La fica è davvero irsuta ma le tette sono uno spettacolo. Gonfie, un po’ cadenti coi capezzoli a punta. Sarà una sesta minimo.
Scivola accanto a me, me le mette in bocca mentre con la mano mi afferra il cazzo e inizia a segarmi ben bene.
Diventa duro in un lampo. “Fammi provare questi meloni cara” propongo e la faccio scivolare un po’ più in basso. Il cazzo scivola fra le grosse poppe, la cappella le entra in bocca decisa.
Marì inizia a succhiare. Strizza le tette con le mani, stritola il mio cazzo in quel morbido calore. “O siii. Amo le spagnole”.
“No io sono calabrese” ribatte mentre riprende fiato con la saliva che le cola.
Non deve essere troppo sveglia mi sa. “Lascia perdere. Succhia cara, succhia ancora un po’”.
Obbediente fa il suo lavoro.
Le metto una mano sulla testa, le accarezzo i capelli mentre le do il ritmo. Avrà imparato a succhiare dalla madre? Può darsi.
Ormai me lo ha marmorizzato. “Dai che ti voglio”.
“Prendimi a pecorella così sento di più”.
“A come una cagna”.
“Si sì come vuoi tu” ride con gli occhi lucidi mentre si mette in posizione.
Mi sollevo, guardo il culo peloso, un po’ da maschio ma fa nulla. La fica invece ha le labbra sporgenti rosa scuro e sembra che già stia colando.
“Scopami che non ne posso più”.
“Pronti carissima”.
Mi faccio avanti, le apro un po’ le piccole labbra con due dita e con l’altra mano, deciso, glielo sparo dentro. Un colpetto leggero (mezza asta) tanto per sondare il terreno e poi ZAK!
Secco fino alle palle.
“Porcodddd!” urla.
“Troppo?”.
“No no spingi, spingi. Spingilo tutto”.
“Cristo come sei calda”.
“Si, si calda per te. Pompa amore pompa”.
La afferro per i fianchi grassottelli, li strizzo bene e la tiro a me con tutte le forze. La velocità della monta aumenta ad ogni pompata.
Il letto cigola da matti, la testiera sbatte contro il muro che sembra quasi debba rompersi da un momento all’altro.
“Vengo, godoooo” urla con la voce sempre più acuta.
“Ti sfondo, ti sfondo” gemo ad ogni colpo. Intanto mi viene istintivo infilarle un dito in culo. Lei non si lamenta anzi apprezza. “Cavolo se sei larga”.
“Lo prendo in culo fin dalle medie”.
“A però, precoce” e metto due dita che poi diventano tre sempre col mio uccellone che stantuffa a mille. Alla fine la tentazione è troppo forte. Rapido colpo di bacino indietro e avanti e SPROK!
Dritto nel culo.
“Ooooooooo”.
“Male?”.
“Noooo. Spingi, spingi…” urla la troia.
Faccio leva sulle caviglie, mi sollevo ben bene adagiato su di lei e con tutto il peso del mio corpo inizio a trapanarle l’ano come se non ci fosse un domani. A ogni colpo la vacca implora di spingere più forte, ad ogni colpo le tettone sudate sbatacchiano rumorosamente SCIAFF SCIAFF.
Siamo propio al momento buono quando appare la vecchia. Fra l’altro è ancora completamente nuda.
“A si scopa qui” urla.
Io mi fermo sempre col cazzo piazzato nel culo di Marì, lei volta la testa “mamma ti pare il momento?”.
“Sei tu che mi devi dire cazzo fai qui!” borbotta la vecchia.
“Non ti sei presa le chiavi del portoncino sotto. Se non gliele dai come fa a entrare”.
“A, hai portato le chiavi e intanto ti sei fatta una chiavata. Che figlia troia che ho” commenta la vecchia. “Senti chi parla, vatti a coprire quella fregna secca piuttosto”.
“Si sì vedremo se alla mia età farai ancora rizzare cazzi come me” ride lei.
“Ma te ne vai che siamo nel buono? Il tuo l’hai già avuto bagascia”.
“Per me può anche restare signora Magda” sorrido educato.
“Lo immagino, con quella trivella ne hai per tre” ridacchia.
Non ha torto. Quasi quasi me le farei assieme.
“Vado a cercare i vestiti. Ci vediamo domani. Salutami il cornutazzo” dice abbandonandoci. Peccato…
“Parlava di tuo marito?”.
“Ovvio. Puoi spingere ciccio che sto bruciando?”.
“Si sì certo” annuisco e con tutte le mie forte riprendo a incularla.

“Sborrrooooo” gemo.
“No no ti prego nel culo no. Vieni davanti…”.
“Cosa?”.
“Riempimi la fica ti prego”.
“Okkkei” annuisco e con e mie forze residue mi trattengo il tempo necessario per sfilarglielo secco dalle chiappe e piazzarlo dritto in fica in un colpo solo.
Faccio appena in tempo a entrare. Il calore della sua vulva mi fa venire copiosamente.
Istintivamente lo muovo su e giù con colpi sempre più rapidi e decisi.
“Riempimi, tutta, si tutta”.

Appena finito si infila lesta le mutande. Strano tanta pudicizia penso.
“Non te la sciacqui?”.
“No no la porto a casa piena per lui”.
“Per tuo marito?”.
“Si, si. Appena a casa gliela metto in bocca. Gli faccio bere tutto col sapore della sborra di un’altro”.
“Che mignotta” esclamo d’istinto.
Lei sorride quasi divertita “Grazie”.
Si alza, si mette anche il vestito. Il reggiseno lo mette in borsa. “Ti ho lasciato le chiavi sul mobile in cucina”.
“A grazie”.
“Io torno dopo domani per le pulizie”.
“Ti aspetterò già a cazzo dritto”.
Ammicca con gli occhi indiavolati: “è quello che spero”.
scritto il
2024-08-30
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