Il Gran Finale 3
di
Paul King
genere
incesti
Così due giorni dopo la mia porcella padrona di casa si presenta a metà pomeriggio armata di spazzolone e secchio. Si è messa un po’ in tiro, calze a rete, tacchi alti, rossetto pesante.
Naturalmente andiamo subito a letto. Le faccio tenere le calze ovviamente.
Stavolta mi levo la soddisfazione di finire la prima chiavata sborrando su quelle abbondanti tettone. “Apri la bocca” dico mentre me lo sego bene bene. La spalanca come dal dentista, la sborra che non cola sui cocomeri le va dritta in bocca. La troia beve, sembra che le piaccia.
Seconda sborrata nel culo. Ci voleva… Una sonora lavanda allo sperma. “Brucia?”.
“Un po’ si…”.
“Domani cagherai alla grande” rido mentre mi svuoto a dovere fra le sue chiappe.
Marì puttana part-time non fa obiezioni. E naturalmente non abbiamo finito.
“Una bella pisciata, una birra e si ricomincia ti va?”.
“Devo giusto farla anche io” dice la porcella massaggiandosi il pelazzo della gnocca.
“Pisciamo assieme?”.
“Ma che porco dai…”.
“E dai fammi vedere come pisci” insisto.
Si alza dal letto. Tutta nuda sudata col mio sperma che le cola dalle tette alla pancia, dal culo alle gambe. Le calze di nylon sembrano sempre più umide. Entra in bagno, si siede. Spalanca le gambe mettendo bene in vista la ciospa. Quel bosco peloso fra le calze di nylon è spettacolare.
“Cho una pisciata in canna che te la regalo” dice sincera, poi, prima di partire spara una sonora scorreggia. “Questa è colpa tua che mi hai riempito d’aria” minimizza.
Poi arriva. Una spruzzata fluente, un litro minimo di piscia rovente che le bagna il pelazzo. Non ci credo. Me lo prendo in mano, inizio a segarmi eccitato. Cazzo durissimo.
“Di nuovo in tiro?”.
“Sono sempre in tiro ma devo vuotare il tubo cazzo se no non vengo” dico puntandole il cazzone al volto.
Mi accarezza le palle con una mano e sorride. Io prendo coraggio, mi lascio andare. Prima che se ne renda conto il mio cazzo le sta spruzzando addosso piscio caldo sulle tette. Lei cerca di coprirsi il volto dagli schizzi, fa del suo meglio. Mi sento vuoto e più rilassato ma l’uccello è durissimo. Le metto le mani sotto alle cosce i miei mignoli quasi piantati sulle sue natiche. La sollevo quel tanto che basta. “Aprì bene cazzo”.
“Sono spalancata” urla di rimando ansiosa di essere presa.
È così chiaviamo sulla tazza. A rischio di romperla. Dentro, fuori, dentro senza pietà…
“Mio marito non ci crede che c’è l’hai più grosso di un negro” dice civettuola la mia padrona di casa. Tutta nuda (le calze piene di piscio le ha buttate e si è fatta una doccia).
Ora l’uno accanto all’altra ci fumiamo una sigaretta sdraiati nudi sul letto. Lei mi coccola il pisello con la gamba sollevandola lentamente.
“Cosa è tuo marito un esperto di cazzi?”.
“Ne ha presi tanti” mormora.
“Frocio?”.
“Bisex”.
“Tu comunque ne avrai presi di più…” aggiungo strizzandole una tetta.
Ride “poco ma sicuro”.
“E lui niente?”.
“Ma no lui è mansueto. Torno a casa e gliela faccio leccare piena di un’altro. A lui piace smanazzarselo mentre lecca. A volte gli do anche le mutande luride”.
“Che tipo… ma dove l’hai tirato su uno così?”.
“Ma sai mia madre. Voleva mi sposassi uno a posto con un buon lavoro”.
“A per fare la mantenuta”.
“Diciamo di si. Comunque era il meno peggio fra quelli che andavano da mamma”.
Mi viene da ridere “cioè andava a puttane da tua madre e lei te l’ha fatto sposare”.
“Si”.
“Matrimonio di interesse diciamo”.
“Reciproco. Lui ha una fica come me che ogni tanto gliela sgancia, io non dico nulla quando va a fare pompini nei cessi della stazione e in cambio mi sollazzo con dei cazzi diciamo abbondanti”.
“C’è l’ha piccolo?”.
“Tesoro mio rispetto al tuo sono tutti piccoli. Va be c’è l’avrà metà del tuo, un pelo meno, più stretto anche”.
“Per una come te sarà uno stuzzicandenti”.
“Mi vuoi dire che sono sfondata?”.
“Un po’ lo sei dai…”.
Ride “un po’ si” allunga la mano, lo stringe “il nostro amico è di nuovo pronto mi sa”.
“Ne facciamo un’altra?” propongo strizzandole secco una tettona.
“Ce la fai?”.
“Ma figurati nessun problema. Ne facciamo una bella decisa con sborrata nell’utero così stasera lo fai contento…”.
Ride più forte “a l’hai capita sta cosa, bravo. Famme il pieno che stasera il cornuto lecca”
Detto fatto le scivolo sopra. Il cazzo e già duro e in posizione quando Marì fissandomi dritto negli occhi mi fa “senti ma non è che magari domani vieni a cena da noi? Così glielo fai vedè di persona il cefalo?”.
“Non è che si incazza se mi vede di persona?”.
“Ma chi il Sergino? Ma figurati, a volte me porto a casa un amico me lo porto al letto e a lui lo lascio sul divano. Sai che fa al mattino il cornuto? Ce porta er caffè a letto a tutti e due” e ride più forte.
“Mai conosciuto un tipo così…”.
“Vedrai, vedrai che personaggio. Adesso però stai concentrato che mi devi dare una ripassata come si deve”.
“Siamo qui apposta no?” annuisco e la penetro con tutte le mie forze spingendolo in un colpo solo dentro fino ai coglioni…
Naturalmente andiamo subito a letto. Le faccio tenere le calze ovviamente.
Stavolta mi levo la soddisfazione di finire la prima chiavata sborrando su quelle abbondanti tettone. “Apri la bocca” dico mentre me lo sego bene bene. La spalanca come dal dentista, la sborra che non cola sui cocomeri le va dritta in bocca. La troia beve, sembra che le piaccia.
Seconda sborrata nel culo. Ci voleva… Una sonora lavanda allo sperma. “Brucia?”.
“Un po’ si…”.
“Domani cagherai alla grande” rido mentre mi svuoto a dovere fra le sue chiappe.
Marì puttana part-time non fa obiezioni. E naturalmente non abbiamo finito.
“Una bella pisciata, una birra e si ricomincia ti va?”.
“Devo giusto farla anche io” dice la porcella massaggiandosi il pelazzo della gnocca.
“Pisciamo assieme?”.
“Ma che porco dai…”.
“E dai fammi vedere come pisci” insisto.
Si alza dal letto. Tutta nuda sudata col mio sperma che le cola dalle tette alla pancia, dal culo alle gambe. Le calze di nylon sembrano sempre più umide. Entra in bagno, si siede. Spalanca le gambe mettendo bene in vista la ciospa. Quel bosco peloso fra le calze di nylon è spettacolare.
“Cho una pisciata in canna che te la regalo” dice sincera, poi, prima di partire spara una sonora scorreggia. “Questa è colpa tua che mi hai riempito d’aria” minimizza.
Poi arriva. Una spruzzata fluente, un litro minimo di piscia rovente che le bagna il pelazzo. Non ci credo. Me lo prendo in mano, inizio a segarmi eccitato. Cazzo durissimo.
“Di nuovo in tiro?”.
“Sono sempre in tiro ma devo vuotare il tubo cazzo se no non vengo” dico puntandole il cazzone al volto.
Mi accarezza le palle con una mano e sorride. Io prendo coraggio, mi lascio andare. Prima che se ne renda conto il mio cazzo le sta spruzzando addosso piscio caldo sulle tette. Lei cerca di coprirsi il volto dagli schizzi, fa del suo meglio. Mi sento vuoto e più rilassato ma l’uccello è durissimo. Le metto le mani sotto alle cosce i miei mignoli quasi piantati sulle sue natiche. La sollevo quel tanto che basta. “Aprì bene cazzo”.
“Sono spalancata” urla di rimando ansiosa di essere presa.
È così chiaviamo sulla tazza. A rischio di romperla. Dentro, fuori, dentro senza pietà…
“Mio marito non ci crede che c’è l’hai più grosso di un negro” dice civettuola la mia padrona di casa. Tutta nuda (le calze piene di piscio le ha buttate e si è fatta una doccia).
Ora l’uno accanto all’altra ci fumiamo una sigaretta sdraiati nudi sul letto. Lei mi coccola il pisello con la gamba sollevandola lentamente.
“Cosa è tuo marito un esperto di cazzi?”.
“Ne ha presi tanti” mormora.
“Frocio?”.
“Bisex”.
“Tu comunque ne avrai presi di più…” aggiungo strizzandole una tetta.
Ride “poco ma sicuro”.
“E lui niente?”.
“Ma no lui è mansueto. Torno a casa e gliela faccio leccare piena di un’altro. A lui piace smanazzarselo mentre lecca. A volte gli do anche le mutande luride”.
“Che tipo… ma dove l’hai tirato su uno così?”.
“Ma sai mia madre. Voleva mi sposassi uno a posto con un buon lavoro”.
“A per fare la mantenuta”.
“Diciamo di si. Comunque era il meno peggio fra quelli che andavano da mamma”.
Mi viene da ridere “cioè andava a puttane da tua madre e lei te l’ha fatto sposare”.
“Si”.
“Matrimonio di interesse diciamo”.
“Reciproco. Lui ha una fica come me che ogni tanto gliela sgancia, io non dico nulla quando va a fare pompini nei cessi della stazione e in cambio mi sollazzo con dei cazzi diciamo abbondanti”.
“C’è l’ha piccolo?”.
“Tesoro mio rispetto al tuo sono tutti piccoli. Va be c’è l’avrà metà del tuo, un pelo meno, più stretto anche”.
“Per una come te sarà uno stuzzicandenti”.
“Mi vuoi dire che sono sfondata?”.
“Un po’ lo sei dai…”.
Ride “un po’ si” allunga la mano, lo stringe “il nostro amico è di nuovo pronto mi sa”.
“Ne facciamo un’altra?” propongo strizzandole secco una tettona.
“Ce la fai?”.
“Ma figurati nessun problema. Ne facciamo una bella decisa con sborrata nell’utero così stasera lo fai contento…”.
Ride più forte “a l’hai capita sta cosa, bravo. Famme il pieno che stasera il cornuto lecca”
Detto fatto le scivolo sopra. Il cazzo e già duro e in posizione quando Marì fissandomi dritto negli occhi mi fa “senti ma non è che magari domani vieni a cena da noi? Così glielo fai vedè di persona il cefalo?”.
“Non è che si incazza se mi vede di persona?”.
“Ma chi il Sergino? Ma figurati, a volte me porto a casa un amico me lo porto al letto e a lui lo lascio sul divano. Sai che fa al mattino il cornuto? Ce porta er caffè a letto a tutti e due” e ride più forte.
“Mai conosciuto un tipo così…”.
“Vedrai, vedrai che personaggio. Adesso però stai concentrato che mi devi dare una ripassata come si deve”.
“Siamo qui apposta no?” annuisco e la penetro con tutte le mie forze spingendolo in un colpo solo dentro fino ai coglioni…
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