Il militare e la cinquantenne
di
Militare 25
genere
confessioni
Era una giornata qualunque a Milano, il sole splendeva alto e i mezzi pubblici erano affollati come sempre. Vestivo la mia divisa impeccabile, il berretto ben posizionato e i bottoni lucidi. Negli ultimi mesi, avevo iniziato a notare qualcosa di curioso. Le donne, soprattutto quelle più mature, sembravano osservarmi con uno sguardo diverso quando mi incrociavano per strada o sui mezzi pubblici. All'inizio ci avevo fatto poco caso, ma col passare del tempo avevo cominciato a prestare più attenzione. Non era raro ricevere qualche sguardo di troppo o un sorriso malizioso, a volte anche qualche parola scambiata in modo apparentemente casuale.
Una di quelle mattine, mentre ero sull'autobus diretto verso il centro, il mio sguardo incrociò quello di una donna seduta vicino a me. Avrà avuto una cinquantina d'anni, ma il suo aspetto era impeccabile. Lunghi capelli castani curati alla perfezione, un trucco discreto ma che evidenziava la sua bellezza, e un profumo avvolgente che riempiva l'aria intorno a lei. Il suo fisico era snello, elegante, vestita in modo sobrio ma con una classe evidente. La notai che mi guardava con interesse, e dopo qualche secondo mi fece un sorriso.
"Mi scusi," mi disse con voce dolce ma decisa, "questa è la fermata del Duomo, vero?"
Annuii, accennando un piccolo sorriso. "Sì, proprio questa."
Lei si alzò, e io, senza pensarci troppo, feci lo stesso. Scendemmo entrambi alla fermata, e una volta sul marciapiede, lei mi guardò di nuovo, come se volesse prolungare quel momento.
"Grazie mille, sa com’è, ogni tanto mi perdo, nonostante sia milanese da sempre." Le sue parole erano accompagnate da un altro sorriso, e io, sentendomi ormai a mio agio, decisi di fare il primo passo.
"Capita, Milano è una città grande e piena di sorprese," le risposi.
Così, iniziammo a parlare mentre camminavamo per le strade del centro. Era una conversazione leggera, piacevole, fatta di battute e aneddoti sulla città. Il suo nome era Francesca, e scoprii che lavorava nel settore della moda. Dopo qualche minuto, mi chiese se poteva lasciarmi il suo numero, dicendo che sarebbe stato bello continuare a chiacchierare qualche volta. Non ci pensai due volte e salvai il contatto nel telefono.
Per qualche giorno ci scambiammo messaggi, nulla di particolare o spinto. Sembrava quasi una semplice amicizia, e devo ammettere che la cosa mi piaceva. Francesca aveva un modo di parlare che metteva a proprio agio, e la sua maturità si rifletteva anche nella calma e nella sicurezza che emanava.
Un giorno mi propose di vederci per un aperitivo. Non ero di servizio quella sera, così accettai volentieri. Ci incontrammo in un piccolo bar in Porta Venezia, un posto elegante, ma non troppo pretenzioso. Lei era, come sempre, impeccabile. Durante la serata, le chiacchiere furono leggere, finché a un certo punto, con un sorriso malizioso, mi confessò:
"Lo sai, ho sempre avuto un debole per i militari."
Mi trovò impreparato. "Davvero?" le chiesi ridendo, cercando di prendere la cosa con leggerezza.
"Sì, c'è qualcosa nell'uniforme, nell'autorità che rappresenta, che mi affascina. Trovo che sia incredibilmente sexy."
Cercai di non far trasparire l'imbarazzo. "Beh, potrei essere tuo figlio," le risposi scherzando.
Lei rise. "Non lo nego, ma ciò non cambia il fatto che tu mi piaci."
Il tono della serata stava cambiando. Dopo aver finito l'aperitivo, mi alzai per pagare, ma lei si impuntò. "Questa la offro io," disse con tono fermo.
"Non se ne parla proprio, al prossimo giro allora," dissi, cercando di mantenere un po' di controllo sulla situazione.
Uscimmo dal bar e cominciammo a camminare per le strade tranquille del quartiere. Francesca si avvicinò leggermente di più a me, e il suo profumo sembrava avvolgermi completamente. Parlando di banalità, all'improvviso si fermò, guardandomi negli occhi.
"Mi piacerebbe viziare qualcuno come te," mi confessò. "Farti fare shopping, portarti in giro... so che potresti sembrare giovane per me, ma mi piace l'idea."
La sua proposta mi colse di sorpresa, ma allo stesso tempo, il suo tono e il suo modo di fare rendevano la cosa incredibilmente intrigante. Da lì in poi, ogni uscita con Francesca diventava sempre più intima, più confidenziale. Tra un bicchiere di vino e un altro, tra una passeggiata e una serata passata a ridere, la tensione tra di noi cresceva.
Una sera, dopo qualche settimana di uscite, finimmo nel suo appartamento. Un bellissimo bilocale in Porta Venezia, arredato con gusto e raffinatezza, proprio come lei. Ma questa, forse, è un'altra storia, un altro capitolo che, per ora, lascerò alla tua immaginazione.
Alla fine, quella situazione mi fece riflettere. Essere un militare, in qualche modo, affascinava molte persone, e spesso mi ritrovavo a fantasticare su situazioni del genere. Questa storia, seppur frutto della mia immaginazione, è ispirata a quel sottile confine tra realtà e fantasia, che solo il fascino della divisa può alimentare.
Chissà cosa riserverà il prossimo episodio...
Per scambio di pareri, esperienze ecc. francesconon@libero.it
Una di quelle mattine, mentre ero sull'autobus diretto verso il centro, il mio sguardo incrociò quello di una donna seduta vicino a me. Avrà avuto una cinquantina d'anni, ma il suo aspetto era impeccabile. Lunghi capelli castani curati alla perfezione, un trucco discreto ma che evidenziava la sua bellezza, e un profumo avvolgente che riempiva l'aria intorno a lei. Il suo fisico era snello, elegante, vestita in modo sobrio ma con una classe evidente. La notai che mi guardava con interesse, e dopo qualche secondo mi fece un sorriso.
"Mi scusi," mi disse con voce dolce ma decisa, "questa è la fermata del Duomo, vero?"
Annuii, accennando un piccolo sorriso. "Sì, proprio questa."
Lei si alzò, e io, senza pensarci troppo, feci lo stesso. Scendemmo entrambi alla fermata, e una volta sul marciapiede, lei mi guardò di nuovo, come se volesse prolungare quel momento.
"Grazie mille, sa com’è, ogni tanto mi perdo, nonostante sia milanese da sempre." Le sue parole erano accompagnate da un altro sorriso, e io, sentendomi ormai a mio agio, decisi di fare il primo passo.
"Capita, Milano è una città grande e piena di sorprese," le risposi.
Così, iniziammo a parlare mentre camminavamo per le strade del centro. Era una conversazione leggera, piacevole, fatta di battute e aneddoti sulla città. Il suo nome era Francesca, e scoprii che lavorava nel settore della moda. Dopo qualche minuto, mi chiese se poteva lasciarmi il suo numero, dicendo che sarebbe stato bello continuare a chiacchierare qualche volta. Non ci pensai due volte e salvai il contatto nel telefono.
Per qualche giorno ci scambiammo messaggi, nulla di particolare o spinto. Sembrava quasi una semplice amicizia, e devo ammettere che la cosa mi piaceva. Francesca aveva un modo di parlare che metteva a proprio agio, e la sua maturità si rifletteva anche nella calma e nella sicurezza che emanava.
Un giorno mi propose di vederci per un aperitivo. Non ero di servizio quella sera, così accettai volentieri. Ci incontrammo in un piccolo bar in Porta Venezia, un posto elegante, ma non troppo pretenzioso. Lei era, come sempre, impeccabile. Durante la serata, le chiacchiere furono leggere, finché a un certo punto, con un sorriso malizioso, mi confessò:
"Lo sai, ho sempre avuto un debole per i militari."
Mi trovò impreparato. "Davvero?" le chiesi ridendo, cercando di prendere la cosa con leggerezza.
"Sì, c'è qualcosa nell'uniforme, nell'autorità che rappresenta, che mi affascina. Trovo che sia incredibilmente sexy."
Cercai di non far trasparire l'imbarazzo. "Beh, potrei essere tuo figlio," le risposi scherzando.
Lei rise. "Non lo nego, ma ciò non cambia il fatto che tu mi piaci."
Il tono della serata stava cambiando. Dopo aver finito l'aperitivo, mi alzai per pagare, ma lei si impuntò. "Questa la offro io," disse con tono fermo.
"Non se ne parla proprio, al prossimo giro allora," dissi, cercando di mantenere un po' di controllo sulla situazione.
Uscimmo dal bar e cominciammo a camminare per le strade tranquille del quartiere. Francesca si avvicinò leggermente di più a me, e il suo profumo sembrava avvolgermi completamente. Parlando di banalità, all'improvviso si fermò, guardandomi negli occhi.
"Mi piacerebbe viziare qualcuno come te," mi confessò. "Farti fare shopping, portarti in giro... so che potresti sembrare giovane per me, ma mi piace l'idea."
La sua proposta mi colse di sorpresa, ma allo stesso tempo, il suo tono e il suo modo di fare rendevano la cosa incredibilmente intrigante. Da lì in poi, ogni uscita con Francesca diventava sempre più intima, più confidenziale. Tra un bicchiere di vino e un altro, tra una passeggiata e una serata passata a ridere, la tensione tra di noi cresceva.
Una sera, dopo qualche settimana di uscite, finimmo nel suo appartamento. Un bellissimo bilocale in Porta Venezia, arredato con gusto e raffinatezza, proprio come lei. Ma questa, forse, è un'altra storia, un altro capitolo che, per ora, lascerò alla tua immaginazione.
Alla fine, quella situazione mi fece riflettere. Essere un militare, in qualche modo, affascinava molte persone, e spesso mi ritrovavo a fantasticare su situazioni del genere. Questa storia, seppur frutto della mia immaginazione, è ispirata a quel sottile confine tra realtà e fantasia, che solo il fascino della divisa può alimentare.
Chissà cosa riserverà il prossimo episodio...
Per scambio di pareri, esperienze ecc. francesconon@libero.it
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Commenti dei lettori al racconto erotico