La notte di Monica
di
rotor2
genere
tradimenti
Monica torno in albergo la sera, dove alloggiava quei giorni, al termine una lunga giornata di lavoro. Era un alberghetto appena dignitoso e al telefono se ne era lagnata col suo capo.
- La prossima volta trovatemi un posto più decente o torno a casa, si fermò nella hall, per fare alcune telefonate in attesa di cenare. Languidamente seduta con le gambe accavallate mentre parlava al telefono con il marito, si avvide degli sguardi affamati di due uomini poco distanti. -Se volete giocare….
Con la scusa di frugare nella borsetta si chinò in avanti mostrando il suo décolleté arrapante. Allargò le cosce volgarmente.
- Guarda quella…una bella maialona! -, sussurrò Franco a Mario, senza staccare gli occhi da Monica. Ho l’impressione che cerchi compagnia, lancia segnali inequivocabili.
Mario la osservò con attenzione: una donna non più giovanissima, all’incirca di cinquant'anni, piuttosto piacente dalle curve molto abbondanti, come piacevano a lui.
- Vado io o vai tu?
- Vedrai che quella, ne ha più voglia di noi. Guarda che faccia ha! Buttiamoci e vediamo come finisce -, aggiunse Franco con un sorriso laido.
Il loro autotreno aveva necessità di un intervento e così era concesso loro una sosta per un giorno di riposo, proprio in quello stesso albergo. Loro, spesso lontani da casa, consideravano quelle occasioni con grande favore e molto più intriganti di scopare puttane.
Si avvicinarono alla donna e attaccarono bottone, avendo la conferma che Monica si trovasse lì da sola. Lei stanca della giornata e della noia di quei giorni, dello squallore dell’albergo fu subito intrigata dall'avventura, non oppose che una simbolica resistenza alle avances dei due, avendo deciso di concedersi totalmente. In quelle trasferte che erano una seccatura, quel tipo di incontri erano decisamente un bel diversivo ed erano da lei graditi e quella sera aveva proprio voglia di una bella scopata. Si trovò così a cena con i due individui: il vino allentava poi ogni inibizione qualora ce ne fossero state. Gli sguardi erano sempre più audaci, i commenti più triviali, una mano da sotto il tavolo le si appoggiò in grembo e la palpeggiò rozzamente. Monica si lasciò fare arrendevole, continuando a civettare sfacciatamente. La maschera di donna seria si scioglieva, lasciando spazio alla sua natura autentica di troia che godeva al poterlo manifestare, senza ipocriti veli. Le loro effusioni avevano attirato le attenzioni degli altri clienti, così Monica : - Potremmo vederci da me…mi sembra che stiamo un po’ troppo dando spettacolo. Scrisse su un post-it il numero della sua camera: era un invito esplicito. Si allontanò con ancheggiando sinuosamente. Aveva invitato entrambi perché voleva per sé una notte fuori dal comune.
Mario e Franco si scambiarono uno sguardo soddisfatto. - Te l'avevo detto, avevo ragione -, disse Franco con un sorriso soddisfatto.
- Non vedo l'ora. C’è posto per entrambi, a quanto pare.
In camera, Monica si preparò con cura, scegliendo una lingerie - da puttana ne convenne - che aveva messo in valigia allo scopo per occasioni come questa e che metteva in risalto esageratamente le sue forme generose. Quando sentì bussare alla porta, aprì lentamente, sbirciò in corridoio, lì fece entrare emozionata. I due uomini la guardarono avidamente. La tensione erotica era palpabile.
- Che figone -, sussurrò Franco, avvicinandosi. Monica sorrise, mentre sentiva il battito del cuore accelerare. L'emozione la travolgeva e si sentiva pronta a qualsiasi cosa. Si stupì di arrossire: non era certo una a cui difettava l’esperienza e la timidezza non le apparteneva.
Monica si avvicinò sinuosamente ai due uomini. C'era una consapevolezza provocante nei suoi movimenti, una sguardo di sfida. Franco e Mario non persero tempo; con mani decise iniziarono a esplorare il suo corpo, sfilandole la lingerie con una certa impazienza. Monica emise un piccolo gemito, un misto di eccitazione e sorpresa, mentre il suo corpo nudo veniva esposto ai loro sguardi bramosi.
Le mutandine finirono nelle mani di Mario, che le portò al viso con un sorriso famelico. - Sei tanta…-, sussurrò Franco, afferrandola per i fianchi e tirandola verso di sé. Monica sentiva un calore crescere dentro di lei, il desiderio che la divorava sempre di più. Non c'era più spazio per dubbi o resistenze; si sentiva allegra, spensierata, libera a vivere ogni istante di quella notte. Mario era magro segaligno col volto da duro. Franco, villoso e con un po’ di addome prominente, era il classico porco libidinoso. Si divertirono, i due, ad affondare le mani in quelle mammelle sontuose e in quelle generose natiche. Mario la girò, affondando il viso tra i suoi glutei esplorandole la figa, già gonfia, con la lingua. Monica gemeva, incitando senza parole a continuare.
- Bravo leccami tutta, che mi piace, e non solo la figa.
Intanto Franco si avvicinò, con il membro eretto a pochi centimetri dal suo viso. Senza esitazione, lei lo prese fra le labbra e cominciò a succhiarlo lentamente, assaporando ogni movimento, ogni impulso. Ci sapeva fare e la sua perizia fu apprezzata da Franco: - Sei proprio golosa di cazzo, eh? - e afferratola per i capelli la conduceva a suo piacimento. Monica non si fermò, anzi si agitava facendo ballonzolare le grosse tette mentre sentiva il corpo di Mario lavorare su di lei da dietro. Era travolta da sensazioni inebrianti, potenti.
- Adesso però scopatemi tutti i buchi. Voglio proprio godere... sono vostra -, sussurrò Monica, la voce piena di eccitazione. Voleva fare una esperienza trasgressiva nuova e indimenticabile e quell’occasione era imperdibile.
Mario si alzò, la girò e la posizionò sopra di sé in modo da ficcarle dentro, in un colpo il suo membro con un movimento deciso. Monica gemette oscenamente, per un misto di sorpresa e piacere, mentre Franco si preparava dietro di lei, spingendosi dentro le sue grosse natiche. Le infilò dapprima un dito nel buchetto.
- Siii il culo. Dacci sotto cazzone bastardo!
Quando lui la sfondò, oltrepassando lo sfintere, Monica sentì il suo corpo esplodere in una cascata di sensazioni per quei due membri che la riempivano. Ogni colpo era una scarica di piacere, e Monica si abbandonava completamente, incitando i due uomini a intensificare i loro movimenti.
- Spero siate in grado di far meglio…
Il ritmo si fece sempre più intenso. Le mani di Franco affondavano nei suoi fianchi carnosi, mentre la pompava sempre più in profondità; nel frattempo Mario la sollevava e abbassava su di sé, le succhiava le sontuose pere che penzolavano e ne mordeva i grossi capezzoli facendola impazzire. Monica ansimava forte e i suoi gemiti riempivano la stanza, mentre si perdeva in quel vortice di sensazioni.
- Non fermatevi…ancora…ancora, voglio i vostri luridi cazzi in me -, li incitava, la voce rotta dal piacere. Ogni parte del suo corpo era in tensione, come se il piacere fosse troppo intenso da contenere. I due muggivano e grugnivano da animali quali erano, godendo di tutta quell’abbondanza a loro disposizione.
La stanza era pervasa dall'odore del sesso, di sudore, per un desiderio primordiale. Monica si divertì a immaginare di essere una puttana che si vendeva e che concedeva tutto ai suoi clienti pur di incassare di più. Ogni colpo, ogni spinta la faceva gridare più forte, e l'estasi la travolgeva, dimenticando ogni scrupolo, ogni remora. Era da tempo che non riceveva una ripassata del genere e la doppia penetrazione la gustava per la prima volta. La notte continuò, oscena e instancabile, i loro corpi si muovevano all’unisono in una oscena danza.
Monica volle concludere da porca come si era comportata reclamando che l’esplosione dei cazzi dei due uomini avvenisse verso la sua faccia. La sborra calda schizzò sul suo volto, il collo, le mammelle e in parte fu inghiottita dalla sua bocca vorace con evidente compiacimento.
Esausti, crollarono sul letto tra lenzuola intrise di sudore, secrezioni e sperma. Monica, esausta, respirava affannosamente, il corpo ancora scosso dai tremori dell'orgasmo. Ma non c'era rimorso, non c'era vergogna. Solo una sensazione di profonda soddisfazione.
- La prossima volta trovatemi un posto più decente o torno a casa, si fermò nella hall, per fare alcune telefonate in attesa di cenare. Languidamente seduta con le gambe accavallate mentre parlava al telefono con il marito, si avvide degli sguardi affamati di due uomini poco distanti. -Se volete giocare….
Con la scusa di frugare nella borsetta si chinò in avanti mostrando il suo décolleté arrapante. Allargò le cosce volgarmente.
- Guarda quella…una bella maialona! -, sussurrò Franco a Mario, senza staccare gli occhi da Monica. Ho l’impressione che cerchi compagnia, lancia segnali inequivocabili.
Mario la osservò con attenzione: una donna non più giovanissima, all’incirca di cinquant'anni, piuttosto piacente dalle curve molto abbondanti, come piacevano a lui.
- Vado io o vai tu?
- Vedrai che quella, ne ha più voglia di noi. Guarda che faccia ha! Buttiamoci e vediamo come finisce -, aggiunse Franco con un sorriso laido.
Il loro autotreno aveva necessità di un intervento e così era concesso loro una sosta per un giorno di riposo, proprio in quello stesso albergo. Loro, spesso lontani da casa, consideravano quelle occasioni con grande favore e molto più intriganti di scopare puttane.
Si avvicinarono alla donna e attaccarono bottone, avendo la conferma che Monica si trovasse lì da sola. Lei stanca della giornata e della noia di quei giorni, dello squallore dell’albergo fu subito intrigata dall'avventura, non oppose che una simbolica resistenza alle avances dei due, avendo deciso di concedersi totalmente. In quelle trasferte che erano una seccatura, quel tipo di incontri erano decisamente un bel diversivo ed erano da lei graditi e quella sera aveva proprio voglia di una bella scopata. Si trovò così a cena con i due individui: il vino allentava poi ogni inibizione qualora ce ne fossero state. Gli sguardi erano sempre più audaci, i commenti più triviali, una mano da sotto il tavolo le si appoggiò in grembo e la palpeggiò rozzamente. Monica si lasciò fare arrendevole, continuando a civettare sfacciatamente. La maschera di donna seria si scioglieva, lasciando spazio alla sua natura autentica di troia che godeva al poterlo manifestare, senza ipocriti veli. Le loro effusioni avevano attirato le attenzioni degli altri clienti, così Monica : - Potremmo vederci da me…mi sembra che stiamo un po’ troppo dando spettacolo. Scrisse su un post-it il numero della sua camera: era un invito esplicito. Si allontanò con ancheggiando sinuosamente. Aveva invitato entrambi perché voleva per sé una notte fuori dal comune.
Mario e Franco si scambiarono uno sguardo soddisfatto. - Te l'avevo detto, avevo ragione -, disse Franco con un sorriso soddisfatto.
- Non vedo l'ora. C’è posto per entrambi, a quanto pare.
In camera, Monica si preparò con cura, scegliendo una lingerie - da puttana ne convenne - che aveva messo in valigia allo scopo per occasioni come questa e che metteva in risalto esageratamente le sue forme generose. Quando sentì bussare alla porta, aprì lentamente, sbirciò in corridoio, lì fece entrare emozionata. I due uomini la guardarono avidamente. La tensione erotica era palpabile.
- Che figone -, sussurrò Franco, avvicinandosi. Monica sorrise, mentre sentiva il battito del cuore accelerare. L'emozione la travolgeva e si sentiva pronta a qualsiasi cosa. Si stupì di arrossire: non era certo una a cui difettava l’esperienza e la timidezza non le apparteneva.
Monica si avvicinò sinuosamente ai due uomini. C'era una consapevolezza provocante nei suoi movimenti, una sguardo di sfida. Franco e Mario non persero tempo; con mani decise iniziarono a esplorare il suo corpo, sfilandole la lingerie con una certa impazienza. Monica emise un piccolo gemito, un misto di eccitazione e sorpresa, mentre il suo corpo nudo veniva esposto ai loro sguardi bramosi.
Le mutandine finirono nelle mani di Mario, che le portò al viso con un sorriso famelico. - Sei tanta…-, sussurrò Franco, afferrandola per i fianchi e tirandola verso di sé. Monica sentiva un calore crescere dentro di lei, il desiderio che la divorava sempre di più. Non c'era più spazio per dubbi o resistenze; si sentiva allegra, spensierata, libera a vivere ogni istante di quella notte. Mario era magro segaligno col volto da duro. Franco, villoso e con un po’ di addome prominente, era il classico porco libidinoso. Si divertirono, i due, ad affondare le mani in quelle mammelle sontuose e in quelle generose natiche. Mario la girò, affondando il viso tra i suoi glutei esplorandole la figa, già gonfia, con la lingua. Monica gemeva, incitando senza parole a continuare.
- Bravo leccami tutta, che mi piace, e non solo la figa.
Intanto Franco si avvicinò, con il membro eretto a pochi centimetri dal suo viso. Senza esitazione, lei lo prese fra le labbra e cominciò a succhiarlo lentamente, assaporando ogni movimento, ogni impulso. Ci sapeva fare e la sua perizia fu apprezzata da Franco: - Sei proprio golosa di cazzo, eh? - e afferratola per i capelli la conduceva a suo piacimento. Monica non si fermò, anzi si agitava facendo ballonzolare le grosse tette mentre sentiva il corpo di Mario lavorare su di lei da dietro. Era travolta da sensazioni inebrianti, potenti.
- Adesso però scopatemi tutti i buchi. Voglio proprio godere... sono vostra -, sussurrò Monica, la voce piena di eccitazione. Voleva fare una esperienza trasgressiva nuova e indimenticabile e quell’occasione era imperdibile.
Mario si alzò, la girò e la posizionò sopra di sé in modo da ficcarle dentro, in un colpo il suo membro con un movimento deciso. Monica gemette oscenamente, per un misto di sorpresa e piacere, mentre Franco si preparava dietro di lei, spingendosi dentro le sue grosse natiche. Le infilò dapprima un dito nel buchetto.
- Siii il culo. Dacci sotto cazzone bastardo!
Quando lui la sfondò, oltrepassando lo sfintere, Monica sentì il suo corpo esplodere in una cascata di sensazioni per quei due membri che la riempivano. Ogni colpo era una scarica di piacere, e Monica si abbandonava completamente, incitando i due uomini a intensificare i loro movimenti.
- Spero siate in grado di far meglio…
Il ritmo si fece sempre più intenso. Le mani di Franco affondavano nei suoi fianchi carnosi, mentre la pompava sempre più in profondità; nel frattempo Mario la sollevava e abbassava su di sé, le succhiava le sontuose pere che penzolavano e ne mordeva i grossi capezzoli facendola impazzire. Monica ansimava forte e i suoi gemiti riempivano la stanza, mentre si perdeva in quel vortice di sensazioni.
- Non fermatevi…ancora…ancora, voglio i vostri luridi cazzi in me -, li incitava, la voce rotta dal piacere. Ogni parte del suo corpo era in tensione, come se il piacere fosse troppo intenso da contenere. I due muggivano e grugnivano da animali quali erano, godendo di tutta quell’abbondanza a loro disposizione.
La stanza era pervasa dall'odore del sesso, di sudore, per un desiderio primordiale. Monica si divertì a immaginare di essere una puttana che si vendeva e che concedeva tutto ai suoi clienti pur di incassare di più. Ogni colpo, ogni spinta la faceva gridare più forte, e l'estasi la travolgeva, dimenticando ogni scrupolo, ogni remora. Era da tempo che non riceveva una ripassata del genere e la doppia penetrazione la gustava per la prima volta. La notte continuò, oscena e instancabile, i loro corpi si muovevano all’unisono in una oscena danza.
Monica volle concludere da porca come si era comportata reclamando che l’esplosione dei cazzi dei due uomini avvenisse verso la sua faccia. La sborra calda schizzò sul suo volto, il collo, le mammelle e in parte fu inghiottita dalla sua bocca vorace con evidente compiacimento.
Esausti, crollarono sul letto tra lenzuola intrise di sudore, secrezioni e sperma. Monica, esausta, respirava affannosamente, il corpo ancora scosso dai tremori dell'orgasmo. Ma non c'era rimorso, non c'era vergogna. Solo una sensazione di profonda soddisfazione.
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