XXXtina

di
genere
confessioni

Era molto tempo che non sentivo Cristina.
Ci eravamo messi assieme ai tempi del liceo fino alla fine dell’università, poi, pochi mesi dopo l'inizio del suo Master negli USA, le cose fra noi cambiarono e mi lasciò improvvisamente dandomi solo vaghe spiegazioni al telefono.
Non la vidi mai più, nonostante volessi raggiungerla per poterle parlare di persona ed anche la sua famiglia non era in grado di darmi spiegazioni, né, probabilmente per richiesta della figlia, informazioni.
Fu un periodo terribile e solo alcuni anni dopo, per caso, seppi che si era trasferita a Roma, ma un po' per l'orgoglio ferito, un po' perché non avrei saputo che cosa dirle, mi ripromisi di non cercarla più.
E quando sul computer vidi un messaggio a suo nome, rimasi di sasso!
“Caro Massimo,
Spero che tu stia bene e che l'indirizzo mail che ho trovato sia ancora valido.
La settimana prossima sarò a Milano.
Vorrei tanto rivederti per una cena e due chiacchiere da vecchi amici.
Ci riusciamo?
Io arrivo il 19 e mi fermo per qualche tempo.
Fammi sapere i tuoi impegni.
Chicca”
Dopo un momento di perplessità mi accorsi di essere felice di sentirla, nonostante tutto: le inviai i miei nuovi numeri di telefono e concordammo la data.
Quando ci frequentavamo era davvero una bella ragazza, alta 1.77, bionda naturale, con un corpo snello ed atletico ed una terza abbondante di seno, in grado di mettere in dubbio molte teorie sulla forza di gravità.
La proverbiale ragazza di ottima famiglia, sempre vestita con gusto e molto curata.
Ma avevo anche altri pensieri.
Quando ci eravamo conosciuti eravamo vergini ed innocenti, adesso eravamo due quarantenni.
Io avevo un matrimonio alle spalle, naufragato dopo un paio d'anni per noia, più che altro; avevo visto morire mio padre, ero diventato un uomo.
E lei?
Era diventata una donna, certamente, ma che donna?
Quando ci eravamo lasciati per molti mesi non potevo nemmeno pensare di fare sesso con un'altra.
Lei era tutto.
Ed ogni volta che pensavo a lei, immaginavo che si fosse innamorata di un altro, che in quel momento, in quel preciso istante si facesse scopare da un estraneo, che donasse a lui la sua intimità, anzi, a lui, agli altri; mi partivano fantasie erotiche di ogni genere, ma sempre con lei come protagonista.
Lei che si scopa uno, lei che glielo succhia, che lo mette fra le tette e si fa venire in faccia, in bocca, lei che offre il culo al primo stronzo che le paga una cena, anzi sono due, anzi tre, che le pagano la cena (sono anche tirchi, visto che si dividono il conto) solo per scoparsela a turno...
Per quasi un anno guardai solo pornografia e ogni volta che c'era un'attrice bionda, mi immaginavo fosse lei...
Poi ho incontrato altre donne, me ne sono innamorato, lasciando Cristina in un cassettino della memoria.
Ma ora, sentivo di nuovo la mia parte oscura eccitata per quelle fantasie.
“Chissà quanti se ne è fatti da quando ci siamo lasciati?”…
Conoscendo il suo carattere, cercavo di soffocare questa curiosità morbosa, sapendo che difficilmente avrei trovato una risposta.

Arrivò la sera, e quando le aprii la porta di casa sorrisi istintivamente: era bellissima…
Certo aveva qualche leggera ruga ed il suo fisico atletico si era leggermente trasformato, ma i fianchi più tondi, ed anche i piccoli segni dell’età, invece che renderla meno bella, avevano trasformato una ragazza acqua e sapone in una stupenda donna.
Sì, forse era meno perfetta, ma proprio per questo più sexy…
Ci baciamo sulle guance, come forse non avevamo mai fatto prima...
L'atmosfera era imbarazzata, come è naturale, ma col passare dei minuti e dei drink, fu spontaneo parlare più liberamente.
Io avevo prenotato in un ristorante molto carino, ma lei proponeva di prendere una pizza a domicilio e di passare la serata in casa: aveva portato dei vecchi album di foto e una bottiglia di ottimo vino francese e sembrava volesse parlare all'infinito dei vecchi tempi, guardando foto e scherzando sul passato.

Rivederci, giovani e sorridenti nelle foto, eliminava ogni traccia di imbarazzo...Così anch'io presi dall'armadio una vecchia scatola dove custodivo tutte le vecchie foto che preferivo non vedere, ma che non avevo mai avuto il coraggio di buttaree ci sedemmo fianco a fianco per guardarle insieme.

"Bella questa ragazza, chi è?"
"E' la mia ex moglie...anzi, tecnicamente è ancora mia moglie, ma siamo separati da 2 anni."
"Mi spiace...."
"Non ti preoccupare. E' finita di comune accordo. Siamo in buoni rapporti. E tu?"
"Niente mariti, niente fidanzati. Solo casa e lavoro" rispose seria, guardandomi dritto coi suoi occhioni blu.

Più si scavava in profondità nella scatola, più ci si avvicinava al nostro passato comune.
E ad ogni foto era inevitabile associare un ricordo intimo, un particolare che pensavo di aver scordato, ma che ora, con lei vicina, esplodeva nella mia mente.
La foto del diploma, con noi due sorridenti...
La foto della sua laurea... era talmente tesa in quel periodo che erano settimane che non riuscivamo a fare l'amore...
Ma fu quando dalla scatola tirai fuori una sua foto in topless, mentre prendeva il sole su una barca, ci scappò una sincera risata!
“Certo avevi un bel seno!”
”Stronzo! Questa foto l'avevi fatta di nascosto...non ti avrei mai lasciato fare!" disse nascondendo il suo sorriso imbarazzato dietro la mano."
E poi con tono leggermente diverso: "perché dici “avevi”...guarda che anche adesso le mie tette si difendono bene!” aggiunse ridendo sonoramente.
“Massì dicevo per dire...” e poi aggiunsi scherzando “E poi chi lo sa? Sono anni che non le vedo!"
Mi guardò con uno sguardo insolito, dicendo “sei il solito porco... adesso magari vorresti che ti mostrassi le tette e magari che te le facessi toccare, per provare a vedere se sono sode”...
Ero stupito...tutto si stava svolgendo così in fretta... “Si, sarebbe bello provare...” balbettai cercando di avere un tono scherzoso...lentamente prese la mia mano e se la portò verso il seno.
"tocca, tocca pure. Ti piacciono?"
Ero talmente stupito dal veloce cambiamento di situazione che l'imbarazzo era superiore al piacere di toccare quei seni come sognavo da tanti anni.
“Allora, queste tettone non sono di tuo gusto? Ti fanno schifo?”
" no..è che.."
"Hai ragione, come puoi giudicarle attraverso il reggiseno...povero piccolo...scusami.." e dicendo così, di sflilò velocemente la camicetta ed il reggiseno, mostrando il suo seno. Bianco, con dei grandi capezzoli rosa e l'inconfondibile piccolo neo sul seno sinistro. Appariva meno sodo di anni prima, ma molto più gonfio e non meno seducente.
Lei prese la foto in mano e me la mostrò.
"Allora sono ancora belle le mie tette?"
"Si sono...molto sexy!"
"Ma mi preferivi allora o ti piaccio anche adesso?"
Era una domanda sciocca, visto che con la mano sinistra aveva preso ad accarezzare attraverso i pantaloni il mio cazzo che dopo i primi momenti di stupore, era diventato durissimo. "non saprei, le tue tette sono belle come sempre... ma con i jeans che indossi, che ne so del resto?"
Sorrise come se non aspettasse altro.
“Lo so che sei un porco, un porco bastardo e adesso vorrai vedere se anche il culetto è sodo!”. Le stavo palpando a piene mani le tette...”Si...magari pensi che adesso abbia un culo flaccido, a stare tutti i giorni seduta per ore al computer!”
Si alza in piedi, levandomi il piacere delle sue tette, si abbassa lentamente i jeans restando solo con un minuscolo perizoma e si volta dandomi le spalle...”Contento? Me lo dicono tutti che ho un gran bel culetto, sai?”
Senza troppi complimenti iniziai a palparle il culo...
"Tutti chi?"
"Tutti quelli che mi sono scopata"
E mentre si chinava per farmi accarezzare meglio i suoi glutei sodi, io iniziavo lentamente ad avvicinarmi con le dita sempre più verso l'interno coscia, non per timidezza, adesso, ma per prolungare il mio ed il suo piacere.
"E te ne sei scopata tanti?"
"Mi sono scopata tutti quelli che mi sono voluta scopare." rispose alzandosi e facendo il gesto di allontanarsi verso i vestiti.
La trattengo per un braccio, e lei si lascia andare girandosi d'improvviso e baciandomi per interminabili secondi mentre mi abbraccia.
Poi a bassa voce e l'aria da bambina "Ti spiace che trovato tanti cazzi da quando non ci vediamo?"
"Tanti? quanti sono "tanti" secondo te? 10, 100, 1000?"
"Non lo ricordo nemmeno, scemo" mi dice ridendo."Ma vedo che a lui questi discorsi interessano poco" mentre con la mano destra aveva rincominciato ad accarezzare il mio cazzo da sopra i pantaloni.
"A lui interessano, invece! Sai quante seghe mi sono dovuto fare in questi anni pensando a te che ti scopavi altri?"
"poverino... E mi sognavi? Sai che sono stata tanto cattiva e che ho fatto tante cose porche?" mentre lentamente fa scivolare la mano dentro i pantaloni.
"sognavo che in america facevi pompini a tutti. Anche ai professori per avere un bel voto."
mentre lo dicevo la sua mano afferrava per bene il mio cazzo ancora nei pantaloni, mentre io le palpavo il culo accarezzandole da dietro la figa.
"E ti spiacerebbe se l'avessi fatto?" rispose stringendomi il pene con un pizzico di crudeltà.
"Perchè, l'hai fatto?"
"Non sono affari tuoi.. E cos'altro sognavi di me?" con la mano libera adesso slacciava i bottoni dei miei pantaloni, per poter muovere più liberamente la mano che mi stava mastrubando.
"Che ti facevi scopare da più persone contemporaneamente e che tu godevi"
"Eh si. Essere chiavata bene mentre succhi un bel cazzo è super eccitante."
"allora l'hai fatto?"
"Sei un porco. ti ricordavi di me solo perché volevi fottermi ancora?"
Si era chinata in ginocchio davanti a me con le tette a sfiorare il mio cazzo. La mano destra stava facendomi una sega lentissima mentre la sinistra mi accarezzava le palle.
"beh, mi è sempre piaciuto scoparti. lo sai." risposi mentre con i polpastrelli le accarezzavo i capezzoli rosa.
"vuoi venirmi sulle tette? o preferisci venire in faccia? o sulla lingua per poi vedermi bere la sborra?" disse con aria innocente mentre alternava il lavoro con la mano con colpetti di lingua sulla punta del pene per poi ingoiarlo fino alla radice.
“Hai davvero imparato a fare le pomp.....” cercai di dire ma improvvisamente sentii arrivare il mio orgasmo. Terribile e bellissimo, come se tutti gli anni di forzata lontananza si prendessero la loro rivincita.
Senza scomporsi inghiottì il primo schizzo, poi il secondo e il terzo rialzandosi per prendere fiato un quarto mio schizzo, incredibilmente ancora violento, la colpì all’attaccatura del naso, all’altezza dei suoi occhi.
Mentre leccava la cappella per pulirla, mi lanciò un’occhiata misteriosa, con quel rivolo di seme che ormai colava verso la sua guancia.
“Sai di buono ma io sono una vera idiota” mi disse...
Prima che potessi chiederle qualunque cosa, si alzò di scatto e andò verso il bagno, lasciandomi come uno scemo con il cazzo ancora duro.
E mi accorsi che piangeva

Io ero ancora eccitato e non realizzai immediatamente, poi dopo qualche secondo mi avvicinai alla porta chiusa del bagno chiedendole se tutto andava bene...
No, non andava affatto bene: sentivo distintamente i suoi singhiozzi mentre mi chiese se poteva fare una doccia.

Quando uscì dal bagno, nonostante la doccia, i suoi occhi erano ancora arrossati...ma soprattutto era la sua espressione a dare un senso di disperazione.

“Non so immaginare cosa penserai di me adesso...anzi me lo immagino bene. Si, è vero, sono diventata una troia”, disse a bassissima voce con gli occhi abbassati...
Io non sapevo cosa rispondere.

Definirmi stupito non rende l'idea...inoltre proprio non mi venivano le parole per confortare una persona che in pochi minuti si era trasformata da una persona normale, anzi addirittura un po' pudica, ad una maniaca sessuale, per poi cambiare di nuovo improvvisamente...

“Hai voglia di parlare?” fu l'unica cosa intelligente che mi venne in mente...
“No, ma una spiegazione devo darla comunque...” adesso il tono era fermo e abbastanza sereno...anzi no, sembrava il tono di una persona che ha imparato a memoria un discorso e che lascia che le parole escano da sole...più o meno sempre le stesse, e le dice col tono un po' distante di chi è stato costretto a dirle decine di volte...

“Tutto è iniziato qualche mese dopo che mi trasferii a Boston.
Te ne avevo parlato: ho avuto un leggero incidente andando in bici nel campus, sono caduta ed ho sbattuto la testa. Lì per lì, niente di grave, anche gli accertamenti non avevano evidenziato nulla di preoccupante.
Eppure qualcosa è successo.
Deve essere successo.
Sai che ti sono sempre stata fedele e che non sono... Non ero certo una donna che andava in cerca di avventure.
Qualche giorno dopo essere stata dimessa, ero appena uscita da una lezione e stavo pensando ai fatti miei, quando incrociai lo sguardo di un vecchio ciccione, un addetto alle pulizie che ogni volta che passavo mi guardava sempre la scollatura...
La cosa mi imbarazzava un po', ma tutto si fermava lì, anzi, quando avevo bisogno di un piacere, una riparazione o altro, approfittavo un po’ del suo “debole” per me: non si era mai comportato male nei miei confronti.
Quel giorno invece ebbi una strana sensazione: pensai che che magari si era masturbato pensando alle mie tette, pensai a come poteva scopare un uomo così grasso e alle donne che aveva scopato durante la sua vita e mille altre cose e, senza nemmeno capire come e perché, mi sentivo eccitatissima e con la scusa della doccia che non funzionava lo invitai nella mia stanza.
In realtà fu molto più carino di altri: mi sporgevo per mostrargli come la doccia gocciolasse, in modo da mettergli la scollatura dell'accappatoio proprio davanti agli occhi, poi mentre lui lavorava gli facevo strusciare le tette sulla schiena, come dovessi mostragli qualcosa di particolare.
Sentivo che era eccitato e che non riusciva a lavorare perché lo sguardo gli cadeva sempre sul mio seno, ormai quasi tutto di fuori.
Ma temendo che fosse uno scherzo o, peggio, una trappola, cercava di mantenere la calma.
Alla fine presi l'iniziativa, mi misi dietro di lui ed inizia ad accarezzare il suo pene da sopra i pantaloni, mentre gli strusciavo le tette sulla schiena.
Il suo pene era piccolo ma durissimo.
Era così eccitato che venne quasi immediatamente, dentro i pantaloni.
Ma io ero ancora insoddisfatta, gli levai i pantaloni ed iniziai a succhiarglielo quasi con rabbia. l'odore ed il sapore dello sperma mi resero ancora più eccitata.
Io godevo masturbandomi mentre gli succhiavo quel pene moscio e piccolo. E quando riuscii a renderlo di nuovo duro, mi feci scopare. ma il suo pene era piccolo, e la mia vagina dilatate e troppo bagnata.
Alla fine lo supplicai di sodomizzarmi.
Ti rendi conto? IO supplicavo un ciccione orrendo di incularmi con violenza mentre mi sditalinavo.
E finalmente venni ed anche lui venne dentro il mio culo.
Uno sconosciuto, che probabilmente scopava solo con puttane o zoccole da bar.
Senza precauzioni, senza preservativo...e mi aveva fatto godere come mai nella mia vita.
Mi viene quasi da sorridere, ora.
Ma una volta passata la “crisi” andai su tutte le furie, lo accusai di avermi drogata e stuprata.
Volevo denunciarlo, ma mi resi conto che non potevo essere drogata e, comunque, lui non c'entrava nulla.
Per diversi giorni non riuscii ad uscire dalla mia stanza, dandomi per malata.
Ero terrorizzata all'idea di incontrarlo di nuovo.
Ero terrorizzata dall'idea di non capire, per la prima volta nella mia vita, che cosa diavolo stava succedendo.
Decisi di prendermi una vacanza: tanto non riuscivo a studiare, e tornai a Milano per incontrarti e confessarti tutto.
Volevo lasciare Boston se necessario e tornare a vivere a Milano con te. Pensavo mi avrebbe aiutata.
Però mentre ero sull'aereo, mi resi conto che il liceale che avevo come vicino di posto, stava sbirciando timidamente nella scollatura della mia camicetta.
Di nuovo un flusso di pensieri inarrestabile mi sconvolse.
Gli sussurrai parole oscene, coprendogli le gambe con una coperta, iniziai a masturbarlo...a ben vedere fui fortunata anche in quella situazione: era buio e la maggior parte dei passeggeri dormiva o ascoltava l'audio del film con le cuffie.
Facendo finta di rannicchiarmi sulle sue ginocchia, glielo presi in bocca e, dopo pochi secondi, il ragazzino venne, sporcandomi tutta, ma non mi importava niente...continuai a leccarlo ed a gustare lo sperma.
Il ragazzo, passata l'eccitazione e terrorizzato dalla situazione, mi disse che, per ora, gli bastava...ma non bastava a me: la posizione ed i jeans che indossavo mi impedivano di masturbarmi e non ero ancora venuta.
Avevo le tette mezze di fuori e schizzi di sperma sul viso, il busto ed i capelli...proprio mentre stavo finendo di succhiare il pene del ragazzo, passò un'hostess... Mi accorsi che stava guardando, ma quando le rivolsi lo sguardo, si girò da un'altra parte facendo finta di niente.
In quel momento non mi importava di niente. Dovevo solo godere.
Così, nonostante le mie condizioni, mi alzai, presi dal bagaglio a mano il mio beauty case e mi diressi verso le toilette.
Mi levai i pantaloni e cercai nel beauty qualcosa di adatto...un flaconcino di shampoo.
Andava bene, andava MOLTO bene in quel momento. Me lo infilai dentro. Ed iniziai a pompare.
Ebbi un orgasmo violento. Mi scopai con ferocia, tanto da lacerarmi dentro...e subito dopo essere venuta, mi resi conto che avevo fatto un pompino ad un ragazzo che conoscevo appena su un aereo.
Poteva passare chiunque, ero stata vista...eppure mentre lo facevo non mi importava niente.
Mi rimisi in ordine e aprii la porta proprio mentre passava l'hostess che mi aveva vista...vedendomi si fermò qualche istante a guardarmi, intuendo quello che avevo fatto. Io, prima che potesse dire o fare qualcosa, la strinsi con forza e la baciai in bocca. Lei era sorpresa, ma dopo pochi istanti ricambiò il bacio, condividendo con me il gusto di sperma che ancora sentivo in bocca.
Ma dopo pochi istanti, lei mi spinse via “Sei davvero una troia e mi ecciti da morire...ma io non posso rischiare il posto per una malata di mente”.
Si sistemò in fretta la divisa e filò fuori nel corridoio.

Aveva ragione.
Aveva assolutamente ragione. Il ragazzo dormiva e io mi misi in un posto libero, lontano dal suo sguardo. Per tutto il resto del viaggio, ero sconvolta. Ogni tanto tornavo in bagno per soffocare le crisi di pianto,ed arrivata a Milano fuggii letteralmente dall'aeroporto e mi rinchiusi in casa.
Ti lasciai in quei giorni, se ricordi. Ti raccontai che pativo la lontananza e tante altre storie.
In realtà non ti volevo coinvolgere in una situazione del genere.“

Non la interruppi per tutto il racconto. Ogni tanto mi guardava negli occhi, ma il più delle volte lo sguardo era fisso per terra. Non un singhiozzo, non un lamento.
Raccontava queste cose come se parlasse di un'altra persona. Quando finì restammo a guardarci negli occhi in silenzio.

“Hai sentito uno specialista? Un...non so, un neurologo o uno psichiatra...”
Fece cenno di si col capo. “Ne ho ascoltati diversi. Nessuna spiegazione clinica, nessun problema fisiologico.
E' tutto nella mia testa: faccio quello che faccio perché in alcune situazioni i miei freni inibitori si annullano totalmente. Quella lì sono io.
Nella vita di tutti i giorni sono terrorizzata, non pratico sesso normale da anni, tanto che ho smesso di cercarlo. Poi, in certi momenti, basta uno stimolo e mi comporto come hai visto qualche minuto fa. Mi ritrovo a scopare con sconosciuti nei bagni di una discoteca o propongo al taxista di pagare la corsa con un pompino...”
Ero senza parole.
La sua voce per un attimo si ruppe, come a soffocare un singhiozzo...”L'unica..l'unica consolazione è che vorrei fare l'amore con te comunque. Ormai non ci riesco più. Normalmente non riesco nemmeno a sopportare l'idea che un uomo mi tocchi.”
Adesso stai dai tuoi genitori? Le chiesi...
No. Loro non sanno nemmeno che sono qui. Per evitargli preoccupazioni, non gli ho mai detto nulla di preciso sul mio... il mio problema.
Sto in albergo, ma praticamente vivo reclusa in camera, per evitare... tentazioni..
E fu in quel momento che ebbi un lampo, l’idea che sembrava poter rimettere a posto tutti quegli anni di lontananza.

“Perchè non ti trasferisci qui?
la casa è grande e dopo tutto quello che mi hai raccontato, mi farebbe piacere darti una mano”.
Alzò lo sguardo e mi guardò coi suoi occhi blu.
Un ciuffo ribelle dei suoi capelli biondi le dava un’aria innocente che la rendeva ancora più desiderabile...
“Non penso che sia il caso.” rispose con un filo di voce
Pensaci: qui potresti stare senza problemi. Io sono a lavoro tutto il giorno e stare accanto a qualcuno che conosci, che conosce la tua condizione e che ti vuole bene è meglio che stare in albergo dove puoi incontrare chiunque.
Ebbe un attimo di esitazione, e lì lanciai la stoccata finale
“Pensa che succederebbe se in albergo ti venisse una delle tue crisi: qui saresti molto più al sicuro.”
“Forse, ma ti rovinerei la vita e non me lo potrei mai perdonare...” mi disse
“La vita me l’hai rovinata 10 anni fa, quando sei diventata una troia” le dissi con voce calma.
Mi guardò intensamente per qualche secondo. era chiaro che non si aspettava la mia frase. poi con voce rotta "Pensi anche tu che sia diventata una troia?"
“No, penso che tu lo sia sempre stata... il colpo in testa, il trauma... tutto vero, sicuramente. ma alla fine non è che il pretesto per fare quello che dentro di te desideri, ma ti vergogni ad ammettere.”
“Pensi davvero questi di me, mi chiese con un filo di voce. pensi che io sia sempre stata una troia?”
“Sì, sono le troie quelle che fanno come fai tu, e anche tu lo sai, vero? E adesso te lo dimostro”, le dissi slacciandomi i pantaloni e tirandomi fuori il cazzo, che dopo tutti quei discorsi di nuovo quasi mi scoppiava.
“Sei uno stronzo me ne vado”.
Ma non si mosse mentre osservava il mio membro gonfio.
Mi avvicinai col cazzo al suo viso.
Scostava il volto per negarsi, ma avvicinando la mano per accarezzarlo, in modo sempre più convinto.
“Sei solo uno stronzo come tutti gli altri. mentre mi guardava con sguardo d’odio.”
Feci entrare la mano nella scollatura del suo maglioncino.
Nella fretta non aveva rimesso il reggiseno e ovviamente lo avevo notato durante tutto il tempo della sua confessione.
Come era accaduto poco prima la sua espressione cambiò rapidamente, osservando rapita il mio cazzo, la sua mano scappellarlo lentamente e il suo pulsare ad ogni tocco.
“E’ uno dei cazzi più belli che abbia visto... grande ma non gigantesco, proporzionato e sempre duro...” sussurrò
“Non metto in dubbio la tua competenza...”
“Guarda che di cazzi ne capivo anche prima dell’incidente” disse con un mezzo sorriso, lasciandomi un po’ spiazzato, visto che quando ci eravamo messi insieme, da adolescenti, lei era vergine e davo per scontato di essere il suo primo ragazzo serio...
“Quindi tu...?!”
Ma lei mi interruppe prima che riuscissi a chiedere chiarimenti “Allora vuoi un altro pompino? “ disse, scappellando con maestria il cazzo e scivolando lentamente con la sua mano.
“Bocca, figa, culo... dimmi tu qual è la specialità della casa?”
“Con la bocca sono brava, ma se te lo succhiassi ora, per come sei eccitato verresti in pochi secondi e a me resterebbe una gran voglia. Uscendo dovrei andare in un bar, portarmi qualcuno nei bagni e sperare che sappia farmi godere.”
“Oppure potresti restare qui, e fare sesso con me tutta la notte, come facevamo da ragazzi...” Risposi. “Potresti essere la mia puttana e imparare assieme a convivere con questa tua fame di cazzo.”
Neanche finisco la frase e sento la sua lingua dardeggiare alla base delle mie palle e poi a lingua completamente aperta, leccarmi il perineo..
“Cazzo sei brava davvero” mi venne da dire mentre sentivo le gambe molli per l’eccitazione.
“Il maschio medio non capisce niente di pompini, basta che lo prendi in bocca, succhi un po’, tre leccate e schizza un litro di sborra. Non c’é nemmeno gusto a fare le pompe così” mi diceva mentre leccava e succhiava lentamente la base del mio cazzo.
“E com’é che ti piace fare le pompe?”
“Con calma... Per poi fare cose così”
E in un solo gesto prese completamente in bocca il mio cazzo, in una gola profonda come pensavo si potesse fare solo nei film.
Quando lo estrasse, era completamente pieno di saliva
“Te lo succhiava così tua moglie?”
“Perché sei gelosa?”
Lo riprese tutto fino in gola, questa volta per qualche secondo in più: riuscivo a sentire come faceva comunque lavorare la lingua sotto la base del cazzo e nel frattempo succhiava a fondo la punta....
Lo estrasse nuovamente.
“Golosa si, gelosa no... però era una gran figa tua moglie, com’era a letto?”
“Ti interessa sapere se era brava come te a fare pompe?”
“No, veramente, vorrei trovare il modo di scoparmela...”
Quella frase mi eccitò ancora di più... “le piaceva molto scopare in tutti i modi, ma non credo le piacciano le donne”, risposi, ma già immaginando la scena.
“Nemmeno io pensavo mi piacessero così tanto sino a qualche tempo fa”. E si rituffò a ingoiare fino alla radice il mio pene, soppesando le palle.
“C’é ancora tanta roba! Se questo è l’effetto che ti faccio inizio credere che ti sia fatto davvero tante seghe pensandomi. Prima meno male che ho imparato a far scivolare la sborra direttamente in gola facendo i pompini, sennò prima avrei rischiato di soffocare per quanta ne avevi...”
“Allora vuoi scoparti mia moglie?”
“Forse, ma soprattutto voglio che tu sappia come sarà la tua vita se viviamo assieme. Mi scoperai come vorrai, ma io potrei farmi chiunque altro in qualunque momento, portare sconosciuti in casa o farmi chiavare da qualche tuo amico o amica. Sei sicuro di volere questo?”
Mentre mi parlava guardandomi negli occhi, con la mano destra menava dolcemente il mio cazzo.
Quello che mi diceva era terribile e eccitante, ma siamo sinceri: in una situazione del genere, con davanti la donna che hai idealizzato per tutta la vita, bellissima, nuda, col mio cazzo in mano, che mi dice che avrei potuto chiavarla come e quando volevo, che avrei mai potuto dirle?
No grazie, tu mi spaventi troppo?
Siamo sinceri, dicevo...
In certi casi chi se ne frega del futuro?
“Ti amerò sempre” le dissi e mi chinai per baciare la sua bocca che sapeva di sesso.
Un bacio lungo e sincero per entrambi.
“Ti amo anch’io, per questo ho paura di farti del male” mi sussurrò nell’orecchio. “Ma per stasera basta giochini e andiamo a fare davvero all’amore, ti prego.”
La presi in braccio come fosse una bambina e andammo, finalmente, verso la camera da letto.
“Adesso dovrai scoparmi tutta la notte: me lo hai promesso” mi disse mentre entravamo in camera.
di
scritto il
2024-10-03
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