Myrna cap 01
di
Miss Serena
genere
trio
A trent’anni la mia vita era il ritratto del perfetto fallimento, o perlomeno qualcosa di molto simile. Il mio matrimonio esisteva solo sulla carta, ridotto ad una ridicola messinscena da reciproci tradimenti, con mio marito Robert che correva dietro ad ogni ragazzina che passasse sotto il suo sguardo, ed io che lo ricambiavo con una ormai lunga fila d’amanti, dei quali in fondo m’interessavano solo le misure degli attributi sessuali, e la loro resistenza.
Le prime corna gliele avevo messo durante una vacanza al mare con un bel bagnino, che dopo avermi portato dentro un capanno degli attrezzi, m’aveva quasi strappato il bikini per poi scoparmi peggio d’una troia, facendomi uscire da quel capanno con le gambe ancora tremanti dopo aver provato sensazioni che avevo quasi dimenticato poter esistere.
Mentre combattevo coi sensi di colpa per il tradimento, vidi mio marito fare il cascamorto con una ragazza che poteva avere al massimo vent’anni, e che modestia a parte, poteva valere un mio piede o poco più. Decisi in quel momento che non mi sarei mai più privata dei piaceri del sesso, e poco importava che con lui il letto fosse diventato quasi esclusivamente il posto dove dormire.
Avevo approfittato di un viaggio di lavoro di mio marito, per concedermi una serata a base di sesso non del tutto convenzionale con Jean, uno che definire un vero porco è ancora riduttivo, ma proprio per questo esercitava su di me un fascino irresistibile.
Jean era un frequentatore dei club privé, dove mi aveva portata una volta per poi ‘buttarmi’ in un’orgia senza fine, dalla quale ero uscita stremata, ma appagata come poche altre volte mi era successo in tutta la mia vita.
Per quella sera mi aveva solo detto di andare da lui “Col minimo indispensabile”, ma soprattutto con un piccolo collare di strass che mi aveva regalato qualche giorno prima, proprio per poterlo indossare quando ci saremo rivisti.
Conoscendo il maiale decisi di dargli filo da torcere, così indossai la mia migliore lingerie di pizzo nero, con tanto di reggicalze per fare ancora più scalpore, e di coprire poi il tutto con un semplice impermeabile di taglio classico.
Prima d’indossare il soprabito mi guardai allo specchio e quel che vidi era qualcosa di spettacolare. Ero nel pieno del mio splendore fisico, senza un filo di grasso o di cellulite, con due tette che senza alcun ritocco erano l’invidia di molte donne, e due gambe toniche e muscolose ma non troppo, che mi piaceva sfoggiare ad ogni occasione possibile, e poco importava se era grazie ad una minigonna o uno spacco vertiginoso.
Misi quindi l'impermeabile e presi la borsetta per potermi recare da Jean con la mia macchina, certa che non sarebbe stata una serata banale, come quelle passate con mio marito.
Il mio amante abitava all’ultimo piano di un grosso palazzo in centro, e trovare parcheggio vicino casa sua fu quasi un’impresa, ma alla fine sistemai la macchina e poco dopo suonai al suo citofono per farmi aprire il portone.
“Entra, ma come chiudi la porta di casa togliti quel ridicolo impermeabile.” mi disse lasciandomi un po’ sbigottita se non altro perché non capivo da dove m’avesse vista arrivare.
In ogni caso presi l’ascensore per poi trovare la porta di casa sua leggermente aperta, così lasciai l'impermeabile e la borsetta per poi dirigermi verso l’unica fonte di luce di tutto l’appartamento.
Lo trovai seduto su una poltrona che sorseggiava un cognac, per nulla turbato di come mi fossi presentata.
“Mettiti in ginocchio e vieni qui da me.” mi disse senza lasciare il suo bel balloon.
Verso i giochi di sottile dominazione ho sempre avuto sentimenti contrastanti, non amando in alcun modo la sottomissione non mi piacevano se troppo spinti, ma allo stesso tempo li accettavo se mi facevano sentire realmente amata da chi voleva imporre la sua volontà. In quel caso però ben sapevo che o accettavo la sua richiesta, o potevo tranquillamente tornarmene a casa e masturbarmi tutta la notte rimpiangendo quel momento.
Decisi quindi di fare quel che voleva, così m’inginocchiai per andare poi a quattro zampe fra le sue gambe, poggiando poi la testa sulla sua coscia destra. Jean all’iniziò m’accarezzo la guancia, per poi far scendere la mano sempre più giù, sino ad arrivare al sedere, ben poco coperto dal tanga.
“Ho sempre detto che hai un culo che è uno spettacolo.” mi disse palpandolo con forza, ma allo stesso tempo senza alcuna particolare foga “E stai tranquilla che stasera avrai ben modo d’usarlo, ma del resto è qualcosa che ti piace quindi perché non approfittarne.”
Non ebbi però il tempo di rispondergli, che dalla sua tasca uscì un lungo guinzaglio, di color argento come lo era il mio collare, al quale l’attaccò grazie ad un semplice moschettone.
“Mettiti dritta e saluta come si deve il mio amico Luc, che è qui proprio per te, Luc vieni pure fra noi.”
Da una porta uscì un bell’uomo, sulla trentina come Jean, coi capelli biondi corti e uno sguardo da bello e maledetto, che era tutto un programma.
Luc si mise in piedi dietro di me, per poi abbassarsi ed infilarmi la mano dentro il reggiseno, scoprendomi entrambe le tette, prima che Jean gli passasse il guinzaglio.
“Ora Luc ti porterà a fare un breve giro per saggiare la tua obbedienza, ovviamente puoi rifiutarti ma in questo caso dovrai anche rivestirti e tornare a casa da quel cornuto che hai sposato.” mi disse Jean aiutandomi ad alzarmi in piedi.
Fui presa dal panico non sapendo dove mi volesse portare Luc, dato che ero praticamente nuda, ed in un palazzo con quasi cinquanta appartamenti.
Con tutta la calma del mondo lui mi portò prima fuori dall’appartamento del suo amico, per poi farmi scendere le scale dietro di lui, facendo sì che il guinzaglio non fosse mai in tensione. A ogni metà della rampa delle scale c’era un piccolo pianerottolo, dove lui si fermava per baciarmi e farmi sentire la sua mano sul sedere, e la prima volta mi sussurrò all’orecchio che se fosse mai uscito qualcuno, m’avrebbe coperta con la sua giacca, facendo sì che mi tranquillizzassi non poco. C’era inoltre Jean che sembrava quasi controllare tutto dal suo ultimo piano, anche se proprio perché la in alto, non credo potesse fare qualcosa di utile in caso di bisogno.
Man mano che scendevamo non solo spariva ogni mia paura, ma sentivo salire una notevole eccitazione, tanto che quando ci fermammo ad uno degli ultimi pianerottoli, fui io stessa a stringermi a lui, infilandogli di fatto la lingua in bocca.
“Dimmi che risaliamo coll’ascensore perché con questi tacchi a piedi non ce la faccio neanche se mi paghi.” gli dissi con un sorriso arrivati quasi al primo piano.
Arrivati al piano lui chiamò l’ascensore, e una volta dentro mi spinse con la faccia contro lo specchio, tirandomi dentro le chiappe il tanga.
“Sei solo una bella signora annoiata dalla vita” mi disse dandomi due sonore pacche sul sedere “Per fortuna dentro sei una troia pronta a tutto pur di farsi scopare, e non c’è bisogno che mi rispondi tanto sai già che è la verità.”
Effettivamente non avevo nulla per controbattere la sua affermazione, che in fondo era vera al cento per cento, ma quando si ci sposa più per interesse che per amore, non si può certo poi sperare in una vita che sia anche del tutto felice.
Luc mi riportò dentro l’appartamento del suo amico tenendomi sempre al suo fianco, in modo da poter continuare a schiaffeggiarmi il sedere, sino a quando non mi ritrovai nella camera di Jean.
“Mettiti a pecora sul letto e succhiami il cazzo.” mi disse quasi brutalmente Luc mettendosi ai piedi del letto “Ma non provare a usare le mani o t’inculo così come sei.”
In realtà con lui davanti che mi teneva per il guinzaglio non potevo fare molto, se non tirargli fuori la mazza ed iniziare a leccarla, cercando di farlo eccitare il più possibile, senza però che si arrabbiasse perché non avevo obbedito al suo ordine.
Jean era rimasto sulla porta a guardarci, sino a quando non decise d’infierire su di me con parole non certo gentilissime.
“Allora che ne pensi di Myrna, è o non è una gran puttana.”
“Sì anche perché scommetto che ha la fica bella bagnata e non vede l’ora di farsi scopare. Certo una così mi piacerebbe portarla un giorno nella mia casa in campagna per farle capire cos’è l’obbedienza.” gli rispose Luc spingendomi la sua nerchia fin dentro la gola.
“Tranquillo che se glielo proponi lei accetta, magari prima deve trovare una scusa per quel gran cornuto che ha sposato, ma al cazzo questa non dice mai di no.”
Jean a quel punto si andò a sedere dietro di me per calarmi il tanga sino a scoprirmi la passera, dove poi infilò due dita facendomi gemere di piacere.
“Amico mia hai proprio ragione, Myrna ha la fica che è un lago, quindi pianta di farti spompinare e scopatela come meglio credi.”
“Allora sdraiati e togliti quelle mutandine da puttana.” mi disse Luc spingendomi la testa indietro.
Ubbidii anche perché non vedevo l’ora di prendere il suo bel cazzo dentro di me, ma una volta sistemata come voleva lui, il porco iniziò a strusciare la mazza sulla mia passera facendomi impazzire.
Quando finalmente entrò in me lo fece con un solo lungo affondo, e un po’ per come avevo ricoperto il suo scettro di saliva o per come ero bagnata, che mi riempì completamente il sesso senza che sentissi alcun dolore.
Jean si spostò al mio fianco, e dopo aver tirato fuori anche lui la mazza, me la mise davanti alla faccia in modo che la potessi prendere in bocca.
“Che t’avevo detto, è solo una gran puttana vogliosa di cazzo, e devi vedere come gode quando lo prende nel culo.”
“In effetti non c’è quasi piacere a scoparla tanto il cazzo ci sguazza nella fica.” gli rispose Luc “Però in effetti ha un gran bel culo.”
“Dai Myrna non farti pregare e mettiti a pecora.” mi disse Jean spostandosi di lato.
Pur con un po’ di timore vista l’irruenza di Luc mi sistemai carponi, e subito dopo Jean si piazzò davanti a me infilandomi poco gentilmente la sua mazza in bocca, come se volesse chiudermela.
“Oh mi ero dimenticato, a Myrna piace che glielo si mette nel culo a tutta forza, quindi non ti fare alcuno scrupolo e inculala come merita una troia del genere.”
“Jean sei un bastardo !”
Quel pensiero fu l’unico che mi venne in mente mentre Luc s’inginocchiava dietro di me, per poi aprirmi il buchetto con le mani ed infilarci dentro la sola cappella. Per un attimo credetti che non volesse dar retta la suo amico, ma quando mi strinse per i fianchi compresi che quello era solo un momento di preparazione per quello che doveva venire. Usando tutta la sua forza Luc spinse la sua mazza nel mio retto, e non potei urlare dal dolore solo perché avevo la bocca piena di quella di Jean.
Non contento d’avermi fatto davvero male, e non ebbi per un solo la sensazione che non se ne fosse accorto, Luc iniziò un violento dentro e fuori che mi portò quasi a piangere per il dolore.
Quando però tornò ad infilarmi la mazza nella passera, vi entrò ancor più facilmente di prima, facendogli capire che quel trattamento così brutale non era in realtà tanto sgradito, anche se io pensavo il contrario.
“Jean hai davvero ragione, sono bastate due inculate fatte bene per farle tornare la fica un lago ! Questa è proprio puttana dentro il midollo, altro che cazzi !”
“Sì però adesso fai scopare anche me. Dai mio bel troione vieni qui a prendere anche il mio cazzo.” mi disse Jean sdraiandosi davanti a me.
Mi era fin troppo chiaro dove m’avrebbe condotto quel perverso gioco, ma non mi sarei sottratta al piacere che sapevo avrei provato per nulla al mondo.
Così scivolai lungo le gambe del padrone di casa, per poi prendergli la nerchia in mano e farla sparire dentro il mio sesso oramai ridotto ad una fontana d’umori.
“Cos’aspetti coglione, non vedi che ho il culo vuoto e tu il cazzo in mano.” dissi a Luc allargando il più possibile le gambe per favorire la doppia penetrazione.
Lui non mi rispose, ma semplicemente riprese a sodomizzarmi come prima, ma questa volta non sentii quasi alcun dolore tanto stavo godendo.
“Sì scopatemi tutti e due ! Voglio solo sentire i vostri cazzi dentro di me ! Voglio essere la vostra puttana quindi sbattetemi ancora e ancora.”
I due uomini mi presero fin troppo alla lettera, ma del resto non poteva essere altrimenti, mettendomi sempre in mezzo a loro, e poco importava chi mi riempiva davanti e chi dietro.
Non era la prima volta che ero con due maschi, ma solo con loro mi sentivo realmente appagata da un punto di vista non solo fisico, ma anche e soprattutto mentale.
Era vero che non avevano di me alcun riguardo, anzi a tratti sembrava facessero a gara a chi mi trattava peggio, ma tutto ciò non faceva che accrescere il mio piacere, che sfociò in un violento orgasmo poco prima che anche loro avessero il loro.
Per finire in bellezza mi fecero inginocchiare fra di loro, per potermi venire in faccia, ricoprendo così il mio volto col loro seme, mentre io mi masturbavo perché non volevo finire di godere così in fretta.
Dopo mi andai a lavare e rivestire di quel poco col quale ero uscita di casa, per essere quasi bloccata vicino alla porta da Luc.
“Quando vuoi organizziamo una serata come piace a te, tanto i tuoi gusti li ho ben capiti.” mi disse sorridendo.
“Il problema è mio marito, stasera è fuori ma è giusto un caso, però se si toglie dalle palle tranquillo che mi faccio sentire.”
Lui mi diede un suo biglietto e subito dopo un fin troppo casto bacio sulla guancia, così non mi rimase che prendere la macchina e tornare a casa, soddisfatta di come avevo passato la serata e per l’aver scoperto un nuovo lato di me stessa.
Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)
Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
Le prime corna gliele avevo messo durante una vacanza al mare con un bel bagnino, che dopo avermi portato dentro un capanno degli attrezzi, m’aveva quasi strappato il bikini per poi scoparmi peggio d’una troia, facendomi uscire da quel capanno con le gambe ancora tremanti dopo aver provato sensazioni che avevo quasi dimenticato poter esistere.
Mentre combattevo coi sensi di colpa per il tradimento, vidi mio marito fare il cascamorto con una ragazza che poteva avere al massimo vent’anni, e che modestia a parte, poteva valere un mio piede o poco più. Decisi in quel momento che non mi sarei mai più privata dei piaceri del sesso, e poco importava che con lui il letto fosse diventato quasi esclusivamente il posto dove dormire.
Avevo approfittato di un viaggio di lavoro di mio marito, per concedermi una serata a base di sesso non del tutto convenzionale con Jean, uno che definire un vero porco è ancora riduttivo, ma proprio per questo esercitava su di me un fascino irresistibile.
Jean era un frequentatore dei club privé, dove mi aveva portata una volta per poi ‘buttarmi’ in un’orgia senza fine, dalla quale ero uscita stremata, ma appagata come poche altre volte mi era successo in tutta la mia vita.
Per quella sera mi aveva solo detto di andare da lui “Col minimo indispensabile”, ma soprattutto con un piccolo collare di strass che mi aveva regalato qualche giorno prima, proprio per poterlo indossare quando ci saremo rivisti.
Conoscendo il maiale decisi di dargli filo da torcere, così indossai la mia migliore lingerie di pizzo nero, con tanto di reggicalze per fare ancora più scalpore, e di coprire poi il tutto con un semplice impermeabile di taglio classico.
Prima d’indossare il soprabito mi guardai allo specchio e quel che vidi era qualcosa di spettacolare. Ero nel pieno del mio splendore fisico, senza un filo di grasso o di cellulite, con due tette che senza alcun ritocco erano l’invidia di molte donne, e due gambe toniche e muscolose ma non troppo, che mi piaceva sfoggiare ad ogni occasione possibile, e poco importava se era grazie ad una minigonna o uno spacco vertiginoso.
Misi quindi l'impermeabile e presi la borsetta per potermi recare da Jean con la mia macchina, certa che non sarebbe stata una serata banale, come quelle passate con mio marito.
Il mio amante abitava all’ultimo piano di un grosso palazzo in centro, e trovare parcheggio vicino casa sua fu quasi un’impresa, ma alla fine sistemai la macchina e poco dopo suonai al suo citofono per farmi aprire il portone.
“Entra, ma come chiudi la porta di casa togliti quel ridicolo impermeabile.” mi disse lasciandomi un po’ sbigottita se non altro perché non capivo da dove m’avesse vista arrivare.
In ogni caso presi l’ascensore per poi trovare la porta di casa sua leggermente aperta, così lasciai l'impermeabile e la borsetta per poi dirigermi verso l’unica fonte di luce di tutto l’appartamento.
Lo trovai seduto su una poltrona che sorseggiava un cognac, per nulla turbato di come mi fossi presentata.
“Mettiti in ginocchio e vieni qui da me.” mi disse senza lasciare il suo bel balloon.
Verso i giochi di sottile dominazione ho sempre avuto sentimenti contrastanti, non amando in alcun modo la sottomissione non mi piacevano se troppo spinti, ma allo stesso tempo li accettavo se mi facevano sentire realmente amata da chi voleva imporre la sua volontà. In quel caso però ben sapevo che o accettavo la sua richiesta, o potevo tranquillamente tornarmene a casa e masturbarmi tutta la notte rimpiangendo quel momento.
Decisi quindi di fare quel che voleva, così m’inginocchiai per andare poi a quattro zampe fra le sue gambe, poggiando poi la testa sulla sua coscia destra. Jean all’iniziò m’accarezzo la guancia, per poi far scendere la mano sempre più giù, sino ad arrivare al sedere, ben poco coperto dal tanga.
“Ho sempre detto che hai un culo che è uno spettacolo.” mi disse palpandolo con forza, ma allo stesso tempo senza alcuna particolare foga “E stai tranquilla che stasera avrai ben modo d’usarlo, ma del resto è qualcosa che ti piace quindi perché non approfittarne.”
Non ebbi però il tempo di rispondergli, che dalla sua tasca uscì un lungo guinzaglio, di color argento come lo era il mio collare, al quale l’attaccò grazie ad un semplice moschettone.
“Mettiti dritta e saluta come si deve il mio amico Luc, che è qui proprio per te, Luc vieni pure fra noi.”
Da una porta uscì un bell’uomo, sulla trentina come Jean, coi capelli biondi corti e uno sguardo da bello e maledetto, che era tutto un programma.
Luc si mise in piedi dietro di me, per poi abbassarsi ed infilarmi la mano dentro il reggiseno, scoprendomi entrambe le tette, prima che Jean gli passasse il guinzaglio.
“Ora Luc ti porterà a fare un breve giro per saggiare la tua obbedienza, ovviamente puoi rifiutarti ma in questo caso dovrai anche rivestirti e tornare a casa da quel cornuto che hai sposato.” mi disse Jean aiutandomi ad alzarmi in piedi.
Fui presa dal panico non sapendo dove mi volesse portare Luc, dato che ero praticamente nuda, ed in un palazzo con quasi cinquanta appartamenti.
Con tutta la calma del mondo lui mi portò prima fuori dall’appartamento del suo amico, per poi farmi scendere le scale dietro di lui, facendo sì che il guinzaglio non fosse mai in tensione. A ogni metà della rampa delle scale c’era un piccolo pianerottolo, dove lui si fermava per baciarmi e farmi sentire la sua mano sul sedere, e la prima volta mi sussurrò all’orecchio che se fosse mai uscito qualcuno, m’avrebbe coperta con la sua giacca, facendo sì che mi tranquillizzassi non poco. C’era inoltre Jean che sembrava quasi controllare tutto dal suo ultimo piano, anche se proprio perché la in alto, non credo potesse fare qualcosa di utile in caso di bisogno.
Man mano che scendevamo non solo spariva ogni mia paura, ma sentivo salire una notevole eccitazione, tanto che quando ci fermammo ad uno degli ultimi pianerottoli, fui io stessa a stringermi a lui, infilandogli di fatto la lingua in bocca.
“Dimmi che risaliamo coll’ascensore perché con questi tacchi a piedi non ce la faccio neanche se mi paghi.” gli dissi con un sorriso arrivati quasi al primo piano.
Arrivati al piano lui chiamò l’ascensore, e una volta dentro mi spinse con la faccia contro lo specchio, tirandomi dentro le chiappe il tanga.
“Sei solo una bella signora annoiata dalla vita” mi disse dandomi due sonore pacche sul sedere “Per fortuna dentro sei una troia pronta a tutto pur di farsi scopare, e non c’è bisogno che mi rispondi tanto sai già che è la verità.”
Effettivamente non avevo nulla per controbattere la sua affermazione, che in fondo era vera al cento per cento, ma quando si ci sposa più per interesse che per amore, non si può certo poi sperare in una vita che sia anche del tutto felice.
Luc mi riportò dentro l’appartamento del suo amico tenendomi sempre al suo fianco, in modo da poter continuare a schiaffeggiarmi il sedere, sino a quando non mi ritrovai nella camera di Jean.
“Mettiti a pecora sul letto e succhiami il cazzo.” mi disse quasi brutalmente Luc mettendosi ai piedi del letto “Ma non provare a usare le mani o t’inculo così come sei.”
In realtà con lui davanti che mi teneva per il guinzaglio non potevo fare molto, se non tirargli fuori la mazza ed iniziare a leccarla, cercando di farlo eccitare il più possibile, senza però che si arrabbiasse perché non avevo obbedito al suo ordine.
Jean era rimasto sulla porta a guardarci, sino a quando non decise d’infierire su di me con parole non certo gentilissime.
“Allora che ne pensi di Myrna, è o non è una gran puttana.”
“Sì anche perché scommetto che ha la fica bella bagnata e non vede l’ora di farsi scopare. Certo una così mi piacerebbe portarla un giorno nella mia casa in campagna per farle capire cos’è l’obbedienza.” gli rispose Luc spingendomi la sua nerchia fin dentro la gola.
“Tranquillo che se glielo proponi lei accetta, magari prima deve trovare una scusa per quel gran cornuto che ha sposato, ma al cazzo questa non dice mai di no.”
Jean a quel punto si andò a sedere dietro di me per calarmi il tanga sino a scoprirmi la passera, dove poi infilò due dita facendomi gemere di piacere.
“Amico mia hai proprio ragione, Myrna ha la fica che è un lago, quindi pianta di farti spompinare e scopatela come meglio credi.”
“Allora sdraiati e togliti quelle mutandine da puttana.” mi disse Luc spingendomi la testa indietro.
Ubbidii anche perché non vedevo l’ora di prendere il suo bel cazzo dentro di me, ma una volta sistemata come voleva lui, il porco iniziò a strusciare la mazza sulla mia passera facendomi impazzire.
Quando finalmente entrò in me lo fece con un solo lungo affondo, e un po’ per come avevo ricoperto il suo scettro di saliva o per come ero bagnata, che mi riempì completamente il sesso senza che sentissi alcun dolore.
Jean si spostò al mio fianco, e dopo aver tirato fuori anche lui la mazza, me la mise davanti alla faccia in modo che la potessi prendere in bocca.
“Che t’avevo detto, è solo una gran puttana vogliosa di cazzo, e devi vedere come gode quando lo prende nel culo.”
“In effetti non c’è quasi piacere a scoparla tanto il cazzo ci sguazza nella fica.” gli rispose Luc “Però in effetti ha un gran bel culo.”
“Dai Myrna non farti pregare e mettiti a pecora.” mi disse Jean spostandosi di lato.
Pur con un po’ di timore vista l’irruenza di Luc mi sistemai carponi, e subito dopo Jean si piazzò davanti a me infilandomi poco gentilmente la sua mazza in bocca, come se volesse chiudermela.
“Oh mi ero dimenticato, a Myrna piace che glielo si mette nel culo a tutta forza, quindi non ti fare alcuno scrupolo e inculala come merita una troia del genere.”
“Jean sei un bastardo !”
Quel pensiero fu l’unico che mi venne in mente mentre Luc s’inginocchiava dietro di me, per poi aprirmi il buchetto con le mani ed infilarci dentro la sola cappella. Per un attimo credetti che non volesse dar retta la suo amico, ma quando mi strinse per i fianchi compresi che quello era solo un momento di preparazione per quello che doveva venire. Usando tutta la sua forza Luc spinse la sua mazza nel mio retto, e non potei urlare dal dolore solo perché avevo la bocca piena di quella di Jean.
Non contento d’avermi fatto davvero male, e non ebbi per un solo la sensazione che non se ne fosse accorto, Luc iniziò un violento dentro e fuori che mi portò quasi a piangere per il dolore.
Quando però tornò ad infilarmi la mazza nella passera, vi entrò ancor più facilmente di prima, facendogli capire che quel trattamento così brutale non era in realtà tanto sgradito, anche se io pensavo il contrario.
“Jean hai davvero ragione, sono bastate due inculate fatte bene per farle tornare la fica un lago ! Questa è proprio puttana dentro il midollo, altro che cazzi !”
“Sì però adesso fai scopare anche me. Dai mio bel troione vieni qui a prendere anche il mio cazzo.” mi disse Jean sdraiandosi davanti a me.
Mi era fin troppo chiaro dove m’avrebbe condotto quel perverso gioco, ma non mi sarei sottratta al piacere che sapevo avrei provato per nulla al mondo.
Così scivolai lungo le gambe del padrone di casa, per poi prendergli la nerchia in mano e farla sparire dentro il mio sesso oramai ridotto ad una fontana d’umori.
“Cos’aspetti coglione, non vedi che ho il culo vuoto e tu il cazzo in mano.” dissi a Luc allargando il più possibile le gambe per favorire la doppia penetrazione.
Lui non mi rispose, ma semplicemente riprese a sodomizzarmi come prima, ma questa volta non sentii quasi alcun dolore tanto stavo godendo.
“Sì scopatemi tutti e due ! Voglio solo sentire i vostri cazzi dentro di me ! Voglio essere la vostra puttana quindi sbattetemi ancora e ancora.”
I due uomini mi presero fin troppo alla lettera, ma del resto non poteva essere altrimenti, mettendomi sempre in mezzo a loro, e poco importava chi mi riempiva davanti e chi dietro.
Non era la prima volta che ero con due maschi, ma solo con loro mi sentivo realmente appagata da un punto di vista non solo fisico, ma anche e soprattutto mentale.
Era vero che non avevano di me alcun riguardo, anzi a tratti sembrava facessero a gara a chi mi trattava peggio, ma tutto ciò non faceva che accrescere il mio piacere, che sfociò in un violento orgasmo poco prima che anche loro avessero il loro.
Per finire in bellezza mi fecero inginocchiare fra di loro, per potermi venire in faccia, ricoprendo così il mio volto col loro seme, mentre io mi masturbavo perché non volevo finire di godere così in fretta.
Dopo mi andai a lavare e rivestire di quel poco col quale ero uscita di casa, per essere quasi bloccata vicino alla porta da Luc.
“Quando vuoi organizziamo una serata come piace a te, tanto i tuoi gusti li ho ben capiti.” mi disse sorridendo.
“Il problema è mio marito, stasera è fuori ma è giusto un caso, però se si toglie dalle palle tranquillo che mi faccio sentire.”
Lui mi diede un suo biglietto e subito dopo un fin troppo casto bacio sulla guancia, così non mi rimase che prendere la macchina e tornare a casa, soddisfatta di come avevo passato la serata e per l’aver scoperto un nuovo lato di me stessa.
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