Lara Croft: Il santuario di Krom

di
genere
etero

La struttura era immensa, dall’ ampia volta si ergevano statue dall’aspetto demoniaco ed immagini di inaudite sofferenze… una sottile brezza gelida attraversava l’enorme stanza, sfiorando Lara, che venne attraversata da un lunngo brivido. Paura ??? Scrollò le spalle ed attraversò l’ enorme stanza, portandosi ai piedi dell’altare.
Era un altare sacrificale di gelido marmo, forse bianco un tempo, sul quale giovani sfortunate venivano sacrificate a Krom, il demone della lussuria, la cui immagine era riprodotta più volte sulle pareti, tra le ragnatele.
Lara osservò l’altare, si immaginò quante vite fossero scivolate via da quella superficie e si chiese se ciò che stava per fare era saggio. Ma quell’altare nascondeva chissà quali inestimabili tesori e la sua avidità non aveva limiti. Per un attimo le mancò il respiro: ebbe l’impressione che una delle statue di Krom, il demone della lussuria, muovesse il capo ed aprisse gli occhi, mostrando una luce verdastra. “suggestione…” pensò, “stanchezza e qualche riflesso di luce proveniente dall’alto…”. Si voltò nuovamente verso l’altare iniziando a studiare un modo per aprirlo, quando alle sue spalle udì provenire un sibilo ed un tonfo sordo… si voltò di scatto facendo ondeggiare nel vuoto la sua lunga treccia e notò con stupore ed orrore che la statua che stava osservando prima e che le parve muoversi, non era più al suo posto !!! Ma la statua c’era… era sicura che c’ era… allucinazione ??? ora provò davvero un brivido di paura. Un altro sibilo, ora proveniente dall’alto. In un attimo il demone le fu davanti. Saltò dal soffitto ed atterrò con un tonfo sordo… il suo aspetto era terrificante: uno sguardo torvo scolpito tra mille rughe, illuminato da occhi di smeraldo fiammeggiante e da un ghigno sinistro, che mostrava una fila di denti acuminati, color della paglia… il suo corpo era minuto e ricurvo, fasciato da muscoli evidenti, le sue mani affusolate, pronte all’azione, dalle quali spuntavano unghie gialle appena appena acuminate, il suo colore era quello di un cadavere, le sue gambe muscolose, leggermente piegate, terminavano da un’estremità con piedi più che altro simili a zoccoli di carne, con tre dita tozze munite di unghie che parevano artigli, dall’altra con un lungo pene penzolante, dall’aspetto marmoreo, attraversato da lunghe evidenti vene con in cima una cappella che ne superava abbondantemente il diametro… Lara non ebbe il tempo di provare terrore: il demone ringhiò e sibilò e subito le sferrò un potente calcio nello stomaco. Lara d’istinto ritrasse il ventre ed attutì il colpo, rispondendo subitaneamente con un micidiale diretto sul naso della creatura. Krom ebbe un attimo di esitazione, forse di stupore, ma le fu subito di nuovo addosso…
Lara si divincolò da lui assestandogli un potente calcio sul fianco, che lo fece letteralmente volare qualche metro più in là… atterrando sulla schiena ricurva. Ma si rialzò immediatamente e caricò di nuovo. Lara attese il momento giusto per spostarsi di lato ed il demone finì la sua corsa schiantandosi contro l’altare. Ma sembrò non sentire il colpo. Si voltò verso Lara con un ghigno sinistro ed iniziò ad avvicinarsi a lei molto lentamente. Lara stava ora per estrarre il suo revolver ma Krom, con uno scatto che non aveva nulla di umano, la colpì violentemente alla bocca dello stomaco e con un gesto repentino le sfilò la pistola dalla mano… poi indietreggiò, osservando l’oggetto ora in suo possesso con un ghigno di trionfo sul volto ed emise un grugnito simile ad una risata. La pistola attraversò l’intera stanza, andandosi a schiantare sulla parete alle spalle di Lara, ad una decina di metri.
Il demone attaccò di nuovo e con una forza ed una velocità che non avevano eguali, afferrò Lara per un braccio e la scaraventò sull’ altare. Il volo fu terribile. Lara cercò di attutire la caduta ma nell’impatto con il marmo dell’altare battè la testa violentemente, sforzandosi di rimanere coscente. Ma questi pochi momenti le furono fatali: abbassò lo sguardo e vide con orrore due braccia scheletriche, intelate da brandelli di carne putrefatta, spuntare dall’altare sotto di lei ed afferrarla per le anche, in una morsa micidiale. Cercò di divincolarsi, ma le gelide braccia sembravano, nella loro forza, essere il marmo stesso dell’altare… Un altro braccio emerse dall’altare e le passò sul collo, bloccandole la gola… aveva un odore nauseante ed un aspetto a dir poco terrificante!!! La mano gelida afferrò Lara per la gola. Era terrorizzata. Il suo cuore impazzito dietro i suoi pesanti seni… Altre due mani emersero, afferrandole le braccia ed immobilizzandole sopra la testa. Cercò di opporsi, ma era come avere ai polsi manette di acciaio ed ogni movimento causava dolore e nient’altro. Altre due mani affiorarono e le immobilizzarono le gambe, all’altezza dei polpacci. Lara era immobilizzata, in completa balìa di quell’orrore. La sua mente era attraversata ormai solo da fuggevoli ricordi, mentre altre mani sorgevano dal marmo, sospese in aria, senza alcuna azione… Lara vide Krom avvicinarsi all’altare e raggelò: non aveva idea di cosa le sarebbe potuto succedere ora! Krom si diresse lentamente ai piedi dell’altare. Ora che il suo nemico non era più in grado di nuocere, i suoi movimenti erano lenti, poteva prendersi tutto il tempo che voleva. Il tempo era suo, come tutto il resto ormai. Si avvicinò ai piedi di Lara e lentamente, con la sua unghia acuminata, spezzò uno per uno i pesanti lacci che bloccavano gli stivali di Lara. Poi, muovendosi molto lentamente, quasi con cura, afferrò con una mano il tallone e con l’altra l’estremità di uno stivale e lo sfilò, trascinando via anche il calzino di cotone… Con un rapido gesto gettò di lato lo stivale e si soffermò sibilando ad osservare il piede nudo di Lara… era intriso di sudore. Gocce di sudore scendevano dalle dita e scivolavano lentamente lungo la pianta, mentre il dorso del piede era umido e lucente. Krom sembrava meravigliato ed eccitato da tutto questo. Allungò una mano ed accarezzò prima il dorso del piede, poi scendendo di lato, fino ad arrivare al tallone. Lara era in un miscuglio di schifo, terrore, ansia ed… eccitazione! Lentamente il demone avvicinò il proprio volto al piede nudo di Lara e per un attimo lei ebbe il timore che volesse morderla. Il demone invece si soffermò ad annusare il piede di Lara, come una belva feroce che scruta l’aria in cerca di una preda. Poi spalancò la sua larga bocca, estrasse una lingua triangolare, color seppia, che agli occhi di Lara parve un serpente, ed iniziò a leccare il sudore che continuava a scendere copiosamente dal piede di Lara, dapprima a piccoli colpi, quasi a saggiarne il gusto, poi industriandosi in lunghe leccate, prima sulle dita, poi sul dorso, poi sul lato ed infine lungo tutta la pianta, tutto molto lentamente… Lara sentiva la sua lingua calda e viscida scivolare ovunque lungo il suo piede e trattenne a stento un gemito di piacere… ma piano piano nella sua testa si fece luce su ciò che il demone della lussuria voleva da lei. Perduta tra l’orrore ed i sensi, completamente immobile nelle mani di Krom, Lara lo vide terrorizzata spalancare l’ampia bocca, come un serpente, ed introdurvi dentro il piede sudato. Le labbra sottili e ruvide serrarono il piede di Lara in una morsa, la lingua aderiva completamente alla pianta, e lentamente il demone iniziò a muovere su e giù la testa, soffiando e succhiando… Lara tremava, avvolta in un turbine di sensazioni, mentre sentiva le sue dita muoversi in spasmi incondizionati nella bocca del demone. Sentiva la sua saliva, lo sentiva succhiare, sentiva la lingua viscida scivolare qua e là sulla superficie del suo piede nudo, ormai completamente immerso nella sua bocca. Lara gemette. Il tutto durò a lungo, prima su un piede, poi sull'altro. Il demone non aveva fretta. Krom si ritrasse, eretto, entrambi i piedi nudi di Lara erano coperti di saliva. Un caldo irreale pervadeva la stanza, Lara era madida di sudore. Il demone emise un secco grugnito ed improvvisamente due delle mani che finora erano rimaste inattive, sospese per aria, presero a muoversi lentamente… afferrarono lara per i seni, palpando e scrutandone le rotondità. Lara era schifata ed inorridita, il suo volto una maschera di stupore: con strappi decisi le putride mani le lacerarono la maglietta, lasciando cadere i pezzi di stoffa intrisa di sudore ai bordi dell’altare. Lara sentì ora le mani gelide sulla propria pelle nuda, scivolare sui seni, intrufolarsi nel reggipetto. Pochi strappi decisi ed il reggipetto di Lara subì la stessa sorte della maglietta. Non più costretti, i pesanti seni di Lara esplosero in tutta la loro bellezza. Nell’aria il solo rumore del lacerarsi della stoffa ed un flebile grido di orrore di Lara Croft. Un ennesimo grugnito di Krom e le mani si ritrassero, scomparendo, inghiottite dal gelido marmo. La schiena nuda di Lara aderiva completamente al gelido marmo, in netto contrasto con il calore del suo corpo e dell’aria circostante. Lara era sempre immobilizzata sull’altare, ora con i pesanti seni all’aria, in balia del suo aguzzino. Copiose gocce di sudore scivolavano lungo i seni di Lara, lucenti ed intrisi. Un piccolo lago si formò nella cavità tra le due enormi tette. Altre grosse gocce scendevano dai grossi capezzoli lungo i fianchi delle montagne di Lara e si perdevano nel marmo. Lara sapeva che il sudore eccitava il demone ma non poteva fare nulla, proprio nulla. Un’altra piccola pozza si formò in prossimità dell’ombelico. Il corpo di Lara era fradicio, come se fosse ricoperto dall’albume di mille uova. Con un balzo felino. Krom saltò sopra l’altare, portando i suoi piedi, simili agli zoccoli di un maiale, all’altezza dei fianchi della predatrice di tombe. Inarcò la schiena e portò la sua faccia in prossimità di quella di Lara, che fissò inorridita quegli occhi color smeraldo… per un attimo la viscida lingua di Krom toccò le labbra di Lara, prima quello superiore, poi quello inferiore, e lei ebbe un moto di schifo, un’espressione disgustata. Krom fece un passo indietro, si chinò ed iniziò ad annusare l’ombelico, fradicio di sudore. Poi iniziò a leccare il nettare salato, facendo guizzare la lingua dentro l’ombelico e premendola, in moto rotatorio… alternava lunghe leccate a guizzi repentini ed infine appoggiò le labbra ai lati dell’ombelico e succhiò con veemenza. Lara provò un lieve dolore e gemette. Krom emise qualcosa che parve un ghigno, quindi iniziò a far scivolare la lingua sulla pancia di Lara, leccando e bevendo, sino ad arrivare ai piedi di una delle montagne. Lentamente, come non mai, fece scivolare più e più volte la lingua alla base dei seni di Lara, prima uno, poi l’altro. Lara era impotente, abbandonata al supplizio, nessun pensiero ormai l’attraversava più… maledì solo il gorno che decise di intraprendere questa avventura. Mai si era sentita così vulnerabile, così in balìa del nemico. Improvvisamente il demone mosse la testa con uno scatto repentino, fulmineo. Lara rimase atterrita, il panico la pervase. Il demone, con un movimento deciso, fece scivolare la lingua tra le tette di Lara, prosciugando d’un sorso il piccolo lago che si era formato. Quindi alzò la testa e deglutì, con un ghigno di trionfo disegnato sull’orrido volto. Fatto questo, tornò a leccare, sempre con estrema calma, le pareti delle montagne di Lara, piano piano, finchè non fu in cima. La lingua di Krom scivolava sul capezzolo di Lara, definendolo in ogni sua parte, quasi a tastarne il gusto e la consistenza, mentre una mano le afferrava la tetta, in una leggera morsa, affondando i polpastrelli ed appoggiando sulla pelle nuda la sommità degli artigli. Leccate brevi, alle quali si alternavano profondi strusciamenti di lingua. Lara trattenne a stento un gemito. Poi il grosso capezzolo di Lara scomparì completamente nella bocca del demone, che serrò le ruvide labbra, strinse leggermente la morsa che cingeva la tetta, e succhiò… Lara sentì il capezzolo divenire turgido nella bocca del demone ed un gemito irruppe nell’aria: “Oooohhhhh…”… nell’udire quel gemito, il demone prese a ciucciare il capezzolo turgido di Lara con sempre più veemenza, alternando brevi ciucciate, nelle quali faceva saltellare la lingua sulla punta del capezzolo, a ciucciate più lunghe, durante le quali faceva aderire la lingua alla pelle nuda di Lara e serrava le labbra, facendo pompare il sangue più velocemente sull’estremità del seno. Lara, ridotta all’impotenza ed ormai quasi completamente nuda, inarcava la schiena, non riuscendo ormai più a trattenere gemiti soffocati… “Mmmm… Mmmmhhh… Oohh… Oooohhh…”… i gemiti di Lara occupavano l’aria, si perdevano in quel vasto, tetro paesaggio. Quando metà della tetta di Lara scomparì nella bocca del mostruoso essere, un gemito meno soffocato squarciò il vuoto: Lara Croft stava godendo. Il demone ciucciò e ciucciò ancora, prima una tetta, poi l’altra, per un tempo che a Lara sembrava interminabile… Poi fece una piroetta all’indietro e saltò giù dall’altare. Lara era perduta nel suo sudore, puzzava quasi più delle fetide mani che la cingevano, sulle sue tette i segni scarlatti delle mani e della bocca del demone, i capezzoli ancora turgidi sfioravano l’aria, mentre le grosse tette salivano e scendevano al ritmo del respiro affannoso. Più che dallo schifo, Lara era demolita dal fatto di aver goduto, di aver udito nell’aria i suoi stessi gemiti di piacere… Ma cosa l’aspettava ora ? Per un attimo, Lara se lo domandò. Il demone emise un altro secco grugnito. Le due mani restanti, che finora non avevano agito, si accanirono sui suoi pantaloncini, lacerandoli e gettandoli lontano dall’altare. Per quanto riguarda gli slip, stessa sorte. Un altro grugnito e le due mani scomparvero. Lara era ora completamente nuda. Ed ancora caldo, ancora sudore… gocce di sudore si perdevano dal corpo ormai completamente fradicio di Lara, scivolando sulle cosce, dalla pancia, scendendo fino al marmo percorrevano, in un lento, triste corteo, le pareti della fica nuda di Lara. Lara vide il proprio corpo, marcio di sudore… vide i piedi e le tette, fatte oggetto di desiderio del demone… vide la propria fica nuda, penetrabile, ed un brivido d’orrore le trapassò il corpo. Vide il cazzo del demone, eretto, come uno scettro nella mano di un re malvagio. Era lungo quanto la canna di uno dei suoi revolver, ma molto meno sottile! Era sopraffatta dall’orrore. Il demone balzò nuovamente sull’altare, i suoi goffi piedi tra le gambe di Lara, all’altezza delle ginocchia… questa volta si inginocchiò. E di nuovo lingua, di nuovo labbra, di nuovo le leccava la pelle nuda e di nuovo le succhiava il sudore… ora tra le cosce, prima una, poi l’altra, poi sulla fica nuda. Sentiva la lingua intrufolarsi dentro di lei e serrò i denti. Chiuse gli occhi per non vedere, ma li aprì di colpo quando sentì che non era più la viscida lingua di Krom a danzare dentro di lei. Il cazzo del demone era entrato. Sentì il corpo rovente del demone scivolare sul suo. Lo sentiva strofinarsi sulle tette, sui capezzoli, sulla pancia. Il demone si alzò sulle braccia, inarcò la schiena e con un secco movimento del bacino, entrò completamente dentro Lara. Il grosso cazzo aderiva completamente alle pareti della vagina, Lara lo sentiva pulsare dentro di sé. Improvvisamente le orride mani che cingevano i fianchi di Lara scivolarono sino all’altezza delle natiche, nude e sode, sollevarono il bacino ed aiutarono il demone nel compimento della sua opera. Ora Krom si muoveva dentro Lara, riempiendola completamente di sé, ondeggiando con colpi regolari, sempre più velocemente, le faceva ballare le grosse tette. Lara emise prima dei mugolii, che divennero in seguito veri e propri gemiti. E mentre le tette di Lara ballavano al vento in quella frenetica danza, le palle del demone, dure come l’acciaio, rimbalzavano davanti all’ingresso di casa Croft. “Ooohhh…Oooohhh…Oooohhh…” il silenzio del sinistro santuario era rotto solo dai gemiti di Lara, dai sommessi grugniti del demone e dal rumore prodotto dai loro corpi. Il rumore del cazzo del demone che scivolava nella fica di Lara era come il passo di qualcuno che cammina a piedi nudi sul pantano: “cik…cik…cik…”. Mentre più sordo era il rumore prodotto dalle palle che sbattevano: “tup…tup…tup…”, come una palla da biliardo che rimbalza sul bordo di un tavolo. Il cazzo del demone gonfiava dentro la fica di Lara, assumendo dimensioni impressionanti, mentre le tettone della Croft erano ormai coinvolte in una danza sfrenata, senza criterio. Il demone aumentò il ritmo, e di conseguenza aumentarono anche i gemiti di Lara: “Aahh..AAAAHHHhhhh…AAHhhnnnn…” , la sua voce rimbombava nell’ampia sala producendo una curiosa eco. Il ritmo si fece man mano sempre più frenetico, i gemiti sempre più forti, Lara era selvaggiamente scopata in un lago di sudore, finchè improvvisamente il demone esplose in una terrificante eiaculazione. Un getto di sperma caldo, quasi bollente, pari a quello di un idrante, riempì completamente la fica di Lara, che irruppe in un fragorosissimo orgasmo. I piedi puntati, le dita irrigidite rivolte verso l’alto, i capezzoli turgidi come non mai, Lara urlò a pieni polmoni. “AAAAHHHH…AAAHHHNNnnnnn….AAAHhhNNnnnn….AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHNNNNNNNNNN…!!!!!!!!!!!!!!!!!!”… le urla di Lara furono così forti che cadde un pezzo di intonaco dalla parete. Il demone si ritrasse ed un copioso flusso di sperma giallo defluì dalla fica di Lara, disperdendosi sul marmo. Lara era nuda, immobilizzata, sudata ed umiliata. I sui grossi seni salivano e scendevano al ritmo del respiro affannoso, i capezzoli ancora turgidi, dalla sua bocca uscivano ancora gemiti soffocati: “Ohh..OOHHhhhh…OOOHHHHH..”… Riacquistò lucidità e si chiese cosa sarebbe successo ora. Il demone aveva concluso il suo stupro e forse ora l’avrebbe uccisa. Non serviva più. A risponderle fu un altro secco grugnito. Le orribili mani, con movimenti repentini, voltarono Lara e la immobilizzarono a pancia in giù. Lara sentì il morso del gelido marmo intriso del suo sudore sui capezzoli, sulla pancia, sulle cosce, sulla fica ancora bagnata di sperma bollente. Subito non capì, poi l’orrore si fece spazio nella sua testa. E mentre pensava le mani che le cingevano i fianchi li sollevaromo, mettendo in piena mostra al loro padrone, il bel culo tondo e sodo di Lara Croft. “No…non è possibile…” pensò Lara, ma non ebbe il tempo di pensare, perché con pochi agili movimenti, il demone le fu sopra e la inculò. Un dolore terrificante sconquassò Lara, mentre il demone era all’apice della sua furia. Sentì l’ingombrante bastone intrufolarsi nell’ano, scivolare fino in fondo al culo, lacerare, fare scempio della sua carne. Il silenzio millenario era squarciato dalle urla di dolore e di terrore di Lara, dal sordo grugnire del mostro, dal secco stantuffare… “ciop…ciop…ciop…”…dal sinistro suono prodotto dalle enormi palle che rimbalzano sulle natiche nude della bella archeologa. Lara non aveva più la forza di urlare, non aveva più la forza di fare niente. Il suo volto era intriso di lacrime e sudore, il suo corpo saltava, sconquassato dalla ferocia. Il demone afferrava la sua lunga treccia mentre la pompava nel culo e Lara poteva emettere solo dei sordi grugniti: “GGHhh..GGhHhhh…GggGHhHGgHHHH…”… le tette schiacciate contro il marmo, le gambe divaricate, i piedi tesi verso l’esterno, il buco del culo ormai sfondato.
Il demone lasciò improvvisamente la treccia di Lara, l’afferro per le persanti tette, le strinse forte, e venne. Venne dentro al culo di Lara Croft come un fiume in piena che sfonda un argine. Lara sentì la sborra rovente schizzare dentro al suo culo e le parve che tutto il corpo ne fosse inondato. Con un movimento deciso Krom estrasse il suo potente cazzo dal culo di Lara. Ne seguì uno zampillo di sangue e sperma bollente, ed una leggera nuvola di fumo si disperse nell’aria, uscendo dal culo della Croft come un vulcano in eruzione. Solo allora Lara urlò con tutta la voce che le era rimasta. E pianse. Pianse come non aveva mai pianto prima. Semisvenuta, udì l’ultimo grugnito. La mano che le stringeva la gola si mosse, pronta a sferrare l’ultimo colpo, quello decisivo, quello mortale. “Non.. vo…glio..mo..ri..re…” sussurrò Lara, ma sapeva che ormai la fine era vicina. Improvvisamente dei colpi trafissero l’aria, violentando il silenzio. Colpi di arma da fuoco, colpi letali. Li sentì colpire il bersaglio, sentì il sordo grugnito di Krom, lo sentì cadere al suolo con un suono sordo. Sentì le mani che la intrappolavano allentare la propria morsa, pur restando incastrate in modo tale da impedirle di muoversi, con le poche energie che aveva. Krom era morto.
Passi pesanti, sempre più forti, passi di anfibi, rumore di soldati. Erano gli uomini del battaglione K, cercatori di trofei, stupratori di storia millenaria, predatori di tombe, come lei. Ed erano suoi nemici. Li..be..ra..te..mi….vi….pre…go…”… dalla sua bocca un esile respiro, un sussurro. La scena che si presentò ai soldati era raccapricciante, ma nello stesso tempo esaltante: Lara Croft, la predatrice di tombe, immobilizzata su un altare da mani scheletriche, completamente nuda, con il culo appena sfondato. Rimasero ad osservarla in silenzio, per un lungo momento, accendendosi sigarette, abbassando la guardia. Si soffermarono sul lago di sudore e di sperma che inondava l’altare, sul bel culo tondo e sodo della Croft, sulla sua schiena nuda, sulle sue gambe affusolate, sulle sue grosse tette che premevano sul marmo. Uno di loro, che sembrava essere il capo, ruppe il silenzio: “Guarda guarda, quella gran puttana della Croft… che ne facciamo ragazzi?”… Una fragorosa risata generale fu la risposta. “Ce la scopiamo anche noi, come a fatto quel…coso…e poi l’ammazziamo.” Sbottò uno dei soldati. “Io un’occasione così non me la voglio perdere…” replicò un altro. “Ok..ok… ma ricordatevi che abbiamo ancora molto da fare e non ci pagano per questo, perciò sbrigatevi!” comandò secco il capo. Come ebbe finito di pronunciare la frase, uno dei soldati, forse il più anziano, un omaccione baffuto tutto muscoli e testa rasata, lasciò cadere lo zaino, posò il mitragliatore, si slacciò il cinturone, si levò giubba e berretto e zompò sull’inerme Lara. In un niente tirò fuori il pacco e se la inculò profondamente, tra le risate generali.
“Cosa cerchi in quella caverna?”, “Vuoi predare la predatrice?”,”Falla tutta..!!!” erano solo alcuni dei commenti, gli altri, ve li risparmio. Il soldato aveva davvero un grosso cazzo ed anche ben duro, ma dopo il passaggio di Krom il culo di Lara non era più lo stesso. Con rabbia e stupore il soldato si rese conto che il culo di Lara era talmente sfondato che non faceva più alcuna aderenza. Le venne brutalmente in culo, dopo averla stantuffata con foga inaudita ed aver strizzato per bene le sue grosse tettone.
Terminato lo stupro, il capo diede ordine di marcia, ma i soldati si ribellarono: “E dai capo, che differenza fa un’ora in più o in meno?”. Dopotutto, avevano Lara Croft lì, a loro completa disposizione, e tutti volevano qualcosa da lei. Ognuno aveva le proprie depravazioni. Per non creare problemi, il capo li accontentò: “Ok…ma non più di un’ora!”. Fu così che, preso un grosso machete, i soldati liberarono l’ormai esausta ed inerte Lara dalla morsa scheletrica e, ad uno ad uno, si lasciarono andare alle loro più torbide fantasie.
Un soldato la fece inginocchiare, tirò fuori dalla patta il suo grosso uccello scappellato, glie lo mise davanti alla bocca ed urlò: “Avanti, ciuccia !!!”. Lara prese il grosso cazzo tra le mani e se lo infilò in bocca. Un sapore salato, nauseante. Ciucciò piano, non aveva più la forza per fare un pompino come si deve. Faceva scivolare il grosso cazzo nella bocca, facendolo scorrere sulla lingua appena umida. “Umph…Umph..”… nell’aria solo il sordo rumore prodotto dal ciucciare di Lara ed ogni tanto qualche gemito. Il soldato capì che Lara non ce la faceva, che era sfinita. Le prese la testa tra le mani e la aiutò, spingendo contemporaneamente il grosso cazzo sino in fondo alla bocca. Lara udiva l’indistinto vociare di timbro maschile intorno a sé. Non distingueva le voci, né si soffermava sul senso delle frasi. Era come assente in quel contesto. Ciucciava. Ciucciava e basta. Sentiva il cazzo divenire sempre più grosso e duro nella sua bocca. Ciucciava stancamente, ad occhi chiusi. Sporadicamente li apriva, solo per fissare il ciuffo di peli corvini alla base del pene del soldato. Le labbra e la lingua aderivano all’intruso, che guizzava nella sua bocca sempre più velocemente, come un pesce appena pescato nella mano del pescatore. Un giovane soldato, alle spalle di Lara, osservava la scena. Soffermava lo sguardo sulla lunga treccia di Lara, sulla sua schiena bianca e lucente, sui suoi piedi, le dita piantate in terra, le piante in bella vista, sul suo impeccabile deretano. Fissò le escoriazioni sull’ano e per un attimo pensò a quanto doveva aver sofferto… ma l’eccitazione ed il pensiero che quell’oggetto di oscuro desiderio poteva presto essere suo, presero il posto alla compassione. Il soldato che si stava facendo spompinare si chinò leggermente ed afferrò in una presa decisa, come in una morsa, la tetta destra di Lara. Strinse sino quasi a farle male, le dita piegate come artigli, il palmo aderente al grosso capezzolo, che si inturgidì. Fece scorrere il palmo della mano sul grosso capezzolo, su e giù, mentre l’altra continuava a muovere la testa della predatrice. Improvviso, un sapore affiorò sulla lingua della bella archeologa. Un sapore salato. Sapore di eiaculazione maschile. Sapore di sborra. Le venne in bocca. Lo sperma caldo scivolò sulla lingua e si intrufolò nella gola di Lara, che gemette. “Mmmmhhh… glump….MmmmHHhhh…”. Lo sperma si arrestò per un attimo, gofiandole il gargarozzo. Lara deglutì. La mano sinistra del soldato lasciò la testa di Lara e si portò sui testicoli, l’altra continuava a palpare avidamente la grossa tetta. Le ultime gocce di sperma si depositarono sulla lingua di Lara, e vi rimasero. Lentamente, l’uomo estrasse il proprio membro dalla bocca di Lara. Un filo di sperma rimase sospeso tra il glande e le labbra della predatrice. Il grosso cazzo si allontanò, in un gemito di soddisfazione, mentre il filo di sperma cadde dal labbro e si depositò sul mento. Lara fece uscire dalla bocca lo sperma residuo depositato sulla lingua e si imbrattò il mento. Il soldato la fissò, riponendo l’arnese ed allacciandosi la patta, in un ghigno di trionfo. Il giovane soldato alle spalle di Lara, che nel frattempo si stava lentamente masturbando, ritmando gli eventi, si inginocchiò dietro Lara. Le poggiò una mano sulla schiena, all’altezza della scapola sinistra e con una lieve ma decisa pressione le ordinò di chinarsi. Lara si mise a quattro zampe, i palmi delle mani aderenti al suolo, le grosse tette pendenti.
Il giovane palpò avidamente cosce e natiche, mentre il suo cazzo si strofinava tra le chiappe di Lara. Accarezzò lungamente le natiche nude della predatrice, poi, puntando i pollici in prossimità del buco, lo allargò e vi intrufolò dentro l’intera cappella. Diede una spinta decisa, poi un’altra, finchè il lungo bastone di carne scivolò completamente all’interno, scomparendo alla vista. Lara emise un sordo gemito, i capezzoli le si fecero di nuovo turgidi. Il giovane prese il ritmo, assaporando ogni istante di ciò che gli stava accadendo: stava inculando Lara Croft, l’eroina, il mito. Non gli pareva vero. Le grosse tette di Lara oscillavano avanti e indietro, seguendo il ritmo regolare della sodomia. La teneva saldamente per i fianchi, spingendolo dentro sino all’ultimo millimetro, incurante del dolore che lei provava, incurante di tutto. Stantuffava con foga, gemendo rumorosamente, eccitato dai gemiti della bella archeologa. Faceva rimbalzare con forza le palle sulle natiche arrossate. La inculava a fondo. Il soldato che si era fatto spompinare si sedette di lato, in prossimità del busto di Lara. Incrociò le gambe, si accese una sigaretta ed iniziò a fissarla. Lara diede solo un fugace sguardo incuriosito. Il soldato fissò a lungo il volto dell’archeologa, le sue smorfie, il suo digrignare di denti. Spesse gocce di sudore le imperlavano la fronte, colando sul bel viso. I lunghi ciuffi di capelli sulla fronte erano fradici di sudore. Il soldato notò tracce del proprio sperma sul mento della predatrice, poi spostò lo sguardo sulle grosse tette, scatenate nell’insolita danza. Gettò lo sguardo ancora più in là, verso il culo dell’archeologa. Vedeva la massa di carne color latte rimbalzare sul bacino del giovane, si concentrò sul rumore prodotto dal membro del compagno che si dimenava irrefrenabile nella cavità. “Ciop…Ciop…Ciop…” … rumore inconfondibile, rumore di inculamento. Focalizzò poi la sua attenzione sui piedi nudi della predatrice. Era solito immaginarla con gli anfibi, era insolito vederla così. I piedi di Lara erano eretti, leggermente inclinati verso l’esterno. Solo l’alluce poggiava a terra, causando al piede una leggera torsione. Le dita dei piedi dell’archeologa erano soggette ad uno spasmodico movimento involontario durante l’inculamento. Le dita si allargavano, distanziandosi tra di loro, il dito più piccolo si allargava e si tendeva ancora di più, muovendosi involontariamente a piccoli scatti, ad intermittenza. Il soldato giudicò la cosa curiosa. Continuò a spostare lo sguardo, ora sui piedi, ora sul culo, ora sulle tette, ora sul volto. Si soffermò per un istante sulla bocca di Lara, dentro la quale poco prima aveva sborrato copiosamente. Poi notò che i gemiti ed i grugniti dell’archeologa aumentavano per effetto della foga dell’inculamento, e con essi le curiose smorfie che si disegnavano sul volto di Lara. La predatrice digrignava i denti, quasi a sorridere, strizzava gi occhi, inarcava le sopracciglia e soffiava, soffiava sempre più forte. “Uff… GGHhh… NNNHHhh… Ufff… Nnnhh…” il suono dell’inculamento si sovrapponeva ai gemiti di Lara, quasi pareva la base per un brano rap. Qualcosa di fugace, di insano, passò per la mente del soldato.
Estrasse repentinamente la pistola e la diresse verso la tempia di Lara. L’archeologa fissò la grigia canna con uno sguardo di stupore misto a timore. “Godo..!!!… devi urlare Godo..!!!” intimò alla predatrice. Lara era esausta, sfinita, ma non voleva morire. Era certa che in qualche modo ne sarebbe uscita viva. Il soldato diresse ora la canna della pistola verso la mano destra di Lara, poggiata al suolo a sostenerne il peso, ed intimò: “Urla godo… o ti faccio saltare due dita della mano..!!!”. Il soldato aveva uno sguardo arcigno, cattivo, nei suoi occhi una luce di follia. Lara sapeva che avrebbe sparato, sapeva che lo avrebbe fatto. “…G..o..do…Go..do..” dalla bocca di Lara uscì poco più che un rantolo. “Più forte!!!…Più forte!!!” intimò il soldato, mentre in sottofondo salivano risatine divertite. “GODO..!!!….GODO…!!!…GODOOOO…!!!” urlò Lara a pieni polmoni, gli occhi velati di lacrime, mentre in sottofondo le risate aumentavano. Nell’udire la voce dell’archeologa, il giovane prese a stantuffare con sempre maggiore foga. E l’insano gioco continuò… “IN..CU..LA..MIIII..!!!”… “SCO..PA..MI…IL..ghhh…CU…LO…!!!”… “SFON…DA…MI…!!!”… Lara ripeteva, come un pappagallo ben ammaestrato, ogni frase che il suo sadico suggeritore le intimava di pronunciare. “nnhh… SBORR…A..MI…IN… gghhh…CU…LO…!!!”… “RI..EM…PI..MI…!!!..”… la predatrice urlava a squarciagola frasi oscene,tra un grugnito e l’altro, tra le risate generali. Il giovane afferrò con entrambe le mani le grosse tette, stringendole, lasciandole, stringendole di nuovo. Urlando, il soldato eiaculò fuori, spargendo il suo seme sulla schiena nuda e sulle natiche di Lara, pulendo infine la cappella strofinandola sul buco del culo devastato. La luce rarefatta che inondava l’enorme stanza, proveniente da anguste feritoie nei muri, all’altezza del soffitto, illuminava la scena. Lo sperma ancora caldo luccicava sulle natiche e sulla schiena di Lara, in posizione canina, umiliata. Un leggero flusso di sborra scivolava dalla lunga treccia, bagnando la schiena lucida di sudore. Un altro milite, che aveva osservato la scena trepidante di eccitazione, le si mise davanti. La fece nuovamente inginocchiare, lo infilò tra le grosse tettone e si fece una spagnola. Lara, semincoscente ed ancora un po’ dolorante, vide il grosso cazzo del soldato che si strofinava in mezzo alle sue tette. “Stringi, puttana, stringi..!!!” urlò il militare. Lara premeva senza convinzione le sue grosse tette, avvolgendo il cazzo lungo e tozzo dell’uomo. Il sudore che ricopriva copioso i seni della predatrice di tombe aiutava il grosso membro a farsi strada tra le sue tette, nell’andare e venire di un percorso forzato. Vedeva la grossa cappella apparire e scomparire dai seni e sentiva le palle che rimbalzavano sulla pelle nuda. “Squizzz… Squizzzzzz… Squizz..”… Il soldato emise un lungo gemito e schizzò lungamente, vuotando tutto sulle prosperose tette dell’archeologa. Lara vedeva lo sperma colare, dai capezzoli lungo tutto il seno, fin sulla pancia. Vedeva la mano dell’uomo strizzare il grosso cazzo e strofinare la cappella sui capezzoli turgidi, ricoprendoli completamente con la sborra restante. La predatrice cadde sul dorso, sfinita. Un altro soldato, forse il più giovane, la afferrò per le caviglie, le unì i piedi nudi e si masturbò infilando il cazzo tra un piede e l’altro. Lara sentiva il grosso cazzo che si strofinava sulla pianta dei piedi, sul dorso, tra le dita… il soldato infine venne copiosamente sui piedi della predatrice.
Lara sentì lo schizzo caldo sul dorso dei piedi e sulle dita, alzò la testa e vide che i suoi piedi nudi erano completamente inondati di sperma. Altri due si sdraiarono al suo fianco. La voltarono di lato e le penetrarono fica e culo contemporaneamente. Lara, semisvenuta, si abbandonò completamente a quell’orrenda invasione. In breve i movimenti dei due divennero simmetrici e simultanei. In un movimento perfettamente sincronizzato, quasi da addestramento, spingevano i loro turgidi oggetti sino in fondo alle intimità della bella archeologa. Lara gemeva rumorosamente, facendo così salire l'eccitazione dei suoi aguzzini. Mentre le scopavano fica e culo, le loro mani palpavano, avidamente e selvaggiamente, ogni centimetro del suo corpo. Il corpo della predatrice, ormai quasi esanime, danzava come un fantoccio tra i due corpi muscolosi. Eiacularono quasi simultaneamente, e si accorsero che, durante la sborrata, entrambi avevano le mani sulle grosse poppe dell’archeologa. La situazione fu così bizzarra che tutti i militari sbottarono in una fragorosa risata. A rendere la cosa ancora più buffa fu l’orgasmo di Lara, dirompente, simile ad un attacco di isteria. Persino al capo, che di solito né rideva né sorrideva, sfuggì una timida risata nel vedere quell’insano balletto: due uomini spingevano a fondo i loro cazzi nelle fessure della predatrice di tombe, fermandosi per eiaculare. Le quattro mani distribuite come in un mosaico sulle grosse poppe, a nasconderle quasi completamente. Eccitato dalla scena, un soldato che si stava nel frattempo masturbando, si chinò e sborrò sulla faccia della predatrice. Lara sentiva lo sperma colarle dal naso, sulle guance, intrufolarsi in bocca.
Lara non poteva più difendersi. Non aveva più la forza per fare nulla. Le ordinarono di alzarsi. Lara era in ginocchio. Le braccia lungo i fianchi, la testa china.
Il capo si mosse e si portò di fronte a lei. Con un movimento lento e perfetto, estrasse dalla fondina una pistola ingombrante, di grosso calibro. Tese il braccio e rivolse l’arma in direzione della fronte della Croft. Un raggio di luce scarlatta tagliò l’aria, attraversando il vuoto, unendo due punti. Lara alzò la testa. Un piccolo cerchio di luce scarlatta le illuminava il centro della fronte. I suoi occhi cercarono la fonte di quella sinistra luce. Un mirino laser. Vide la bocca metallica del mostro. Era una 45. In un attimo, la vita le passò davanti. Chiuse gli occhi ed attese il fragore dell’esplosione. Attese la morte. Ci fu un lungo attimo di silenzio. Nesuno parlava. Nessuno si muoveva. Fu rotto solo dalla voce rauca del mercenario. “Ti voglio dare una possibilità di uscire viva da qui…!!!” la sua voce era calma, atona, quasi metallica.
Puntò il suo sguardo austero verso il suo luogotenente, un omaccione di colore alto quasi due metri, dal corpo muscoloso, il collo taurino, enormi bicipiti che spuntavano dalla mimetica. Sembrava un giocatore di football. Forse un tempo lo era stato. Un ghigno sinistro si disegnò sul volto del capo dei mercenari. “Spogliati e vai a sdraiarti sull’altare..!!!” intimò al suo vice. I due erano grandi amici, compagni inseparabili di mille battaglie. “Ma, capo…” balbettò l’uomo, il suo sguardo era esterrefatto. “Fa come ti ho detto…!!!” replicò secco il boss. I due non avevano partecipato allo stupro, se ne erano rimasti semplicemente in disparte, a fumare sigari puzzolenti e guardare. A loro non interessava. L’omaccione sapeva che non era mai conveniente scontentare il boss, anche se erano amici, anche se si erano più volte salvati la pelle a vicenda. Si denudò frettolosamente e posò il suo pesante corpo scolpito sull'altare. I soldati si sforzavano di trattenere le risate. Il capo si rivolse nuovamente a Lara. “E’ molto semplice…” disse, “Se vuoi restare viva, lo devi soddisfare… e bada che lui è MOLTO esigente…la tua vita ora è nelle SUE mani…”. Era evidente ciò che voleva. Fare un dono all’amico. Lui poteva uccidere chiunque in qualunque situazione, senza provare alcun rimorso, ma non sarebbe mai riuscito ad abusare di una donna inerme. Lara ebbe un moto di rabbia dentro di sé. Un lampo d’odio attraversò il suo sguardo, fissando il capo dei mercenari, che rispose con un ghigno sinistro. Fu come una scarica elettrica ad alto voltaggio. Di colpo riprese energia, come una pila appena ricaricata. Il suo istinto di sopravvivenza era più forte di ogni altra cosa. Si alzò di scatto, voltò le spalle al capo e si diresse verso l’altare. La luce scarlatta scomparve. Saltò sull’altare e distese il suo sottile corpo nudo sull’uomo. Le grosse poppe premevano sul petto di lui, le loro pance aderivano, la fica carezzava la punta dell’enorme cazzo. Il soldato aveva un attrezzo davvero notevole. Il volto di Lara si avvicino a quello dell’uomo. Lara emise un lungo respiro, rumoroso ed eccitante. Avvicinò le labbra carnose a quelle dell’uomo e vi depositò sopra la lingua, delicatamente. I due limonarono a lungo. Mentre le loro lingue si cercavano e si lasciavano, come in un incontro di lotta, le mani dell’uomo palpavano con avidità il corpo dell’archeologa. Le grosse mani afferravano le poppe, si spargevano sulla schiena, strizzavano le natiche, lambivano la fica. Lara era distesa ed un po’ rigida. Mentre lavorava abilmente di lingua, faceva strusciare i grossi capezzoli turgidi sul petto glabro del soldato, mentre con la fica carezzava delicatamente la cappella. I suoi piedi erano puntati, come quelli di un centometrista pronto alla partenza. Le sue mani carezzavano delicatamente il grosso corpo, il petto, le braccia scolpite, i fianchi, le cosce muscolose. La lingua dell’archeologa uscì dalla bocca del soldato e si diresse verso il suo collo. Scese sul petto, indugiando sui durissimi capezzoli, e giù ancora fino alla pancia, il tutto molto lentamente. La mano sinistra di Lara afferrò il grosso cazzo ed iniziò a massaggiarlo delicatamente, facendo scorrere le dita sulla colonna, fino alle grosse palle durissime. La bocca di Lara arrivò lì… la lingua umida scivolò più volte sui grossi testicoli, prima di iniziare a muoversi lentamente sulla lunga asta. La leccò più volte, cambiando spesso direzione, prima di arrivare alla grossa cappella. La lingua roteava sulla testa del grosso fungo disegnandone alla perfezione i contorni. Nell’aria solo i gemiti del mercenario, sempre più frequenti. Le labbra si strinsero sull’enorme cappella e ne seguì una delicatissima succhiata. Le labbra serrate, la lingua aderente alla pelle color ebano, Lara cominciò a spompinare delicatamente il grosso soldato. Scucchiava e leccava, leccava e succhiava, con abile maestria, mentre le dita giocavano con i grossi testicoli. Il silenzio del santuario dell’orrore era rotto solo dal rumore dello spompinare della predatrice. “Schlopp…Schlopp…Schloppp…” , la testa oscillava al ritmico movimento del sesso orale. Lara aumentò il ritmo ed anche la corsa del grosso pistone nel cilindro si fece più lunga. Il grosso cazzo nero era ormai quasi completamente scomparso dentro la bocca della bella archeologa. Quando il cazzo fu abbastanza duro, Lara terminò il lungo pompino, lo prese e se lo infilò tra le grosse poppe… il sudore tra i pesanti seni aiutava il grosso uccello a guizzare tre le pareti di carne bianca. Il soldato era estasiato dalla visione del proprio cazzo tra le tette dell’archeologa. Vedeva la grossa cappella nera apparire e scomparire tra le grosse bocce bianche, vedeva i due grossi bottoni rossastri al centro di quella soffice abbondanza, vedeva le mani di lei che comprimevano e rilasciavano i pesanti seni. Sentiva il cazzo sempre più duro in mezzo a tutta quella abbondanza. La predatrice di tanto in tanto abbassava la testa, estraeva la sottile lingua rossa e leccava la grossa cappella con colpi decisi. Ogni tanto si fermava e con un movimento lento faceva roteare le grosse poppe, facendo aderire quanto più possibile la pelle bianca alla grossa asta color ebano. Poi riprendeva, si fermava nuovamente e riprendeva. “Accidenti che spagnola…!!!” sbottò uno dei soldati che assisteva alla scena. Lara si inginocchiò sul grosso soldato, prese il grosso cazzo eretto con la mano sinistra e con decisione se lo infilò tutto nella fica. Lentamente, iniziò il movimento della candela. La predatrice puntava i piedi e serrava le chiappe, per far aderire il più possibile il grosso totem alla carne. Il soldato gemeva rumorosamente. Il culo tondo e sodo di Lara ondeggiava lentamente, su e giù, le sue mani affusolate scrutavano l’ampio torace dell’uomo. Le mani del soldato brandivano le grosse tette, strofinando i palmi sui capezzoli turgidi. Erano entrambi madidi di sudore. L’archeologa prese a gemere con decisione, per aumentare l’eccitazione dell’uomo. “NNhhh… Ooohh.. AahAhHnn… Siii… Ooohhh…” , la voce di Lara si spandeva nell’aria. I soldati erano esterrefatti nel vedere questa trasformazione, questa Lara Croft così inedita, così porca. L’archeologa stantuffava sempre più velocemente, con sempre maggiore foga. La lunga treccia si librava in aria saltellando sulla bianca schiena sudata. I piedi erano tesi, le dita si muovevano nel loro caratteristico spasmo. L’alluce puntato, i talloni in aria, le piante in bella vista, la loro solita posizione. Le grosse tette si libravano nell’ aria, il rumore dell’enorme cazzo che calzava come un guanto il sesso della predatrice risuonava nell’aria in un ritmico martellare. Lara urlava, urlava a pieni polmoni. “AAhHHaAAHhh… ..Sii… …Cosììì…!!! …AAAAhhHHHNNnnn… GODO…!!! …OOOooHHhhh… ..Così…!!!”, urlava e gemeva in modo tanto studiato quanto naturale. Il soldato era sempre più eccitato. La voce di Lara e la visione delle grosse poppe che saltellavano, del proprio cazzo che entrava ed usciva dalla fessura, lo fecero cadere in un turbine di godimento e stupore. Lo stesso stupore che avevano i suoi commiltoni nell’osservare la scena: il grosso culo che saltellava, le enormi poppe che libravano nell’aria, i gemiti e le urla della predatrice, belva insaziabile assetata di sesso.
Lara si stava scopando il grosso milite con foga inaudita. Ogni tanto rallentava, muovendo il bacino ed ondeggiando i fianchi, faceva roteare il grosso culo color latte, in un movimento circolare, abbassandosi e facendo cadere tutto il peso del proprio corpo sul soldato, facendo scomparire interamente il grosso cazzo dentro di sé, del quale si poteva intravedere solo il ciuffo di peli alla radice. Poi stringeva le chiappe, serrava il grosso tronco dentro di sé e risaliva lentamente, riportandolo alla luce. Su, fino alla cappella e poi giù di nuovo, fino a farlo scomparire di nuovo. Ripeteva questo movimento per quattro o cinque volte, poi continuava nell’indomito stantuffare. Improvvisamente Lara si fermò, estraendo l’enorme cazzo dalla fica. Con un movimento fulmineo, si voltò, mostrando la schiena all’ormai esausto milite, e continuò il lavoro precedente, in questa nuova posizione. Il soldato vedeva la schiena della Croft tendersi, vedeva il proprio cazzo scomparire e ricomparire alla base del grosso culo candido, vedeva il buco del culo dell’archeologa, ora poteva anche vedere le piante dei suoi piedi, tese nella frenesia del sesso. Con le grosse mani tozze, strinse fortemente entrambe le chiappe, poi iniziò a palparle avidamente. Le mani scorrevano avide sulla pelle liscia dell’archeologa, morbida come il velluto. Andavano su, percorrendo per intero la schiena, scendevano dai fianchi, tornavano sulle natiche, scivolavano sulle cosce, poi di nuovo sulle chiappe. Lara era all’apice. “AAAHHHNNN…AAAhhhHHhhAAaaHHnnnn… FOTTIMI…!!! …AAAhhNN… SCOPAMI…!!!…. Così…Così… AAAaaHhNNnn… …GODO..!!! GODO..!!!…AAAHHHNNNN…!!!!”… la voce della bella archeologa rimbombava nella grande sala. Di nuovo Lara si fermò, di nuovo lo fece uscire. Portò le mani ai lati del petto del soldato, ormai stremato, poggiò i piedi sulle piante, facendoli aderire al marmo, sollevò il proprio corpo, inarcò la schiena e si impalò. Il grosso cazzo color ebano, ormai al massimo della sua dimensione, scivolò interamente dentro al buco del culo di Lara. Fino a scomparire del tutto. Pochi movimenti lenti, poi sempre più veloce. Lara saltellava sul grosso cazzo, inculandosi da sola. I soldati erano esterrefatti. Vedevano il grosso cazzo comparire e scomparire nel culo dell’archeologa, vedevano le grosse poppe dimenarsi in una danza sfrenata, vedevano la fica nuda, vedevano le dita dei piedi sollevarsi e distanziarsi, le piante aderenti al suolo. Lara ed il soldato emisero un lungo, fragoroso gemito. Contemporaneamente. La predatrice fece cadere il proprio peso sul soldato, facendo scivolare il grosso cazzo nel proprio culo, fino in fondo, per intero. Il grosso soldato sborrò. Una sborrata lunghissima, copiosissima, inaudita. Lara si sollevò, facendo scorrere il grosso cazzo fino alla base dela cappella. Il soldato vide l’abbondante flusso di sperma colare dal buco del culo della bella archeologa e scivolare lungo le pareti del proprio lungo cazzo. Schizzò ancora. E poi ancora. Lara continuò a muoversi lentamente su e giù per il grosso tronco, finchè non lo sentì ammosciarsi dentro di lei, poi lo fece uscire. Si mise a quattro zampe, restando sopra all’esausto mercenario e lentamente, con cura, leccò l’arnese, pulendolo dalla sborra che lo ricopriva. Udiva sordi gemiti alle sue spalle. Terminò l’operazione strofinandovi sopra una tetta delicatamente. Poi si mise in ginocchio, si sollevò la tetta con la mano sinistra, chinò la testa e se la leccò. Si leccò il capezzolo con delicatezza, facendo uscire la lingua il più possibile. Poi si irrigidì. Fece scivolare le braccia lungo i fianchi, strinse i pugni, ed urlò: “VI BASTA ??? …VOLETE SCOPARMI ANCORA ??? … VOLETE LA FICA ??? … VOLETE UN POMPINO ??? … VOLETE INCULARMI ??? … VOLETE METTERLO TRA LE TETTE ??? … SIETE SOLO UN BRANCO DI CANI ROGNOSI !!!”. I soldati rimasero attoniti, increduli. Nessuna reazione. Lara Croft sembrava uscita di senno completamente. Si voltò, mettendosi di nuovo a quattro zampe sopra lo stupito omaccione, ed iniziò a roteare il culo per aria, in direzione dei soldati.
“AVANTI, C’E’ POSTO !!!..” urlava, “FICA E CULO GRATIS PER TUTTI !!!”. Lara continuava ad urlare e a dimenare per aria il bianco deretano. Un soldato saltò sull’altare, si mise dietro di lei, piegò le ginocchia e la inculò.
“SCOPAMI… COSI’… FOTTIMI IL CULO… SBORRAMI DENTRO…!!!” urlava la predatrice mentre il cazzo si perdeva in quell’immensa galleria. Un soldato dall’aspetto minuto si erse in piedi dinnanzi a lei. “AVANTI, METTILO QUI DENTRO !!!” gli urlò la bella archeologa facendosi roteare con le mani le grosse poppe, mentre l’altro soldato continuava a pomparla nel culo. Il soldato minuto mise il cazzo tra le tette di Lara, che lo masturbò facendogli roteare intorno le grosse tette. Il soldato dietro di lei le sborrò nel culo, facendola gemere. “RIEMPIMI…!!! …COSI’ !!!” urlò la Croft mentre sentiva lo sperma invaderle il culo. Il soldato minuto stava per schizzare, ed estrasse l’uccello dalle tette di Lara, che abbassò la testa ed urlò: “AVANTI… SBORRAMI IN FACCIA…!!!”. Puntò il viso in avanti, aspettando lo schizzo, che improvviso arrivò. Il soldato schizzò una, due, tre, quattro, cinque volte, inondandole la faccia di sperma. Poi si pulì l’uccello sulla bocca di Lara che lo leccò e gli succhiò la cappella. Nel frattempo un altro soldato glie lo aveva infilato nel culo. Lara si abbassò, alzando il culo e poggiando le grosse poppe sul marmo ed iniziò a gemere. L’uomo saltava letteralmente, atterrando nel culo della predatrice. Un altro soldato la trascinò fino al bordo dell’altare, le sollevò le gambe prendendola per le cosce e la penetrò in fica.
Lara gemeva rumorosamente mentre le grosse poppe ballavano nell’aria, su e giù, al ritmo della scopata. Mentre il soldato la fotteva, altri si avvicinarono. Uno glie lo mise in bocca. Lara, la testa girata di lato, spompinava con avidità. Altri due palpavano e strizzavano le grosse tette, una per uno. Schizzi di sperma le invasero la fica e la bocca. Un soldato le aveva preso i piedi ed aveva infilato il cazzo tra un piede e l’altro. Lara lo massaggiò delicatamente, facendolo scorrere sull’estremità delle piante. Ogni tanto lo si fermava per solleticarlo, facendo scorrere le dita dalla base fino alla cappella. Il soldato le schizzò abbondantemente sui piedi. Poi ancora in culo, ancora in fica, e avanti così fino al tramonto. Lara lo prendeva davanti e dietro e cavalcava con frenesia.
Il sole era ormai quasi tramontato e la sinistra caverna stava per piombare nell’oscurità. Solo la zona adiacente l’altare rimase parzialmente illuminata. Lara era stremata, di colpo le residue forze l’abbandonarono. In silenzio, i soldati si rifocillarono, si dissetarono e si prepararono alla partenza. Il silenzio fu interrotto dalla voce roca di uno del gruppo, che sbottò: “Ragazzi, prima di andarcene, perché non battezziamo la troia…???”. Una fragorosa risata fu la risposta. Presero Lara e la sdraiarono a pancia in su. Quasi contemporaneamente, si calarono le zip ed estrassero i loro membri ormai sazi. Si disposero intorno all’altare, quattro per lato, ed iniziarono a masturbarsi, prima lentamente, poi sempre più freneticamente. Durante l’atto, pensavano a come l’avevano posseduta. Un ricordo fresco. Il primo schizzo terminò sulle tette dell’archeologa. Una striscia di sperma attraversava entrambi i seni, luccicando nell’opaca luce del tramonto. Altre chiazze erano sparse qua e là ad imbrattare le tette, come in un quadro naif. Il secondo le schizzò sulla pancia, centrando in pieno l’ombelico, quasi la mira di un cecchino. Altri schizzi le inondarono la pancia. Il soldato si chinò su di lei e strizzò il grosso uccello, ricoprendo l’intero ombelico di crema biancastra, fin quasi a nasconderlo. Il terzo schizzò sulle cosce, poi sul bacino. Gocce di sperma centrarono la fica di Lara, formando strane figure sul pelo corvino. Il quarto schizzò sul pede sinistro di Lara, depositando delicatamente lo sperma restante sulle dita. Il quinto schizzò sul volto, disegnando dapprima una linea quasi retta che, partendo dalla guancia destra, attraversò il volto per intero, passando sul naso. Il resto si disperse su bocca e mento. Il sesto anch’esso in faccia, e così anche il settimo. Si divertirono a depositare il residuo sulla fronte e sugli occhi della predatrice. L’ottavo si accanì su tette e pancia. Restarono immobili ad osservarla divertiti, mentre dense nuvole di fumo di sigarette invadevano l’aria. Sul corpo dell’archeologa, una coperta di sperma. La sborra le copriva interamente il viso, scendendo dagli occhi, dal naso, dal mento. Gocce di seme biancastro cadevano dal mento, scivolando sulla gola. Rivoli di sborra scendevano dalle pareti dei grossi seni, tracciando i loro percorsi irregolari come fiumi in un paesaggio montano. Sulla pancia chiazze ovunque, come la neve spazzata dal sole sopra un vasto terreno. Lo sperma colava dalle dita imbrattate sul dorso, e dal dorso sino alla caviglia. E poi vi era ancora sperma sulle cosce, sui polpacci, sulle spalle, sulle braccia. Prima di andarsene, un soldato estrasse per l’ultima volta l’uccello e pisciò. L’urina giallastra zampillava, infrangendosi sulle grosse tette dell’archeologa. Muovendo il pene in un moto circolare, il soldato le innaffiò completamente i seni, con la cura di una massaia che innaffia le piante sul balcone di casa. Gocce di urina puzzolente rimbalzavano sulla pelle nuda, andando a depositarsi ovunque: sul volto, sulle spalle, sulla pancia. Il getto della malvagia fontana si affievolì, fino a spegnersi, sul braccio sinistro di Lara. Il gesto del soldato fece da stimolo a tutti. Le pisciarono sui piedi, sulle gambe sul volto, sulla pancia. Mentre tutto ciò accadeva, Krom alzò per un istante le pesanti palpebre, mostrando i suoi feroci occhi color smeraldo. Nessuno lo notò. Poi la girarono di lato e le pisciarono sulla schiena, sul culo, di nuovo sui piedi e sulle gambe, sulle spalle, sulla lunga treccia. Con il fare di scrupolosi fioristi, la innaffiarono completamente di piscio. Improvvisamente, Lara si alzò, scese dall’altare e con uno scatto felino si mise a correre velocemente verso il lato opposto del santuario. I soldati furono colti di sorpresa, non ebbero il tempo di fare nulla. Sentirono il passo veloce e leggero prodotto dai piedi nudi della predatrice sul terreno e la videro allontanarsi e scomparire rapidamente verso l’uscita.
Nel frattempo, la pesante struttura iniziò a tremare, pesanti blocchi di marmo si staccavano dalle pareti, il soffitto iniziava a cedere facendo schiantare al suolo pezzi di intonaco.
Non ebbero il tempo di fare nulla. In pochi istanti l’intera struttura cedette e divenne la loro tomba. Lara, che nel mentre era corsa a perdifiato allontanandosi dal santuario di un centinaio di metri, assistette sbalordita al terrificante spettacolo. Lara era seduta, incredula, completamente ricoperta di sborra e piscio. L’urina giallastra, mescolata allo sperma ed al sudore, dava alla sua pelle un colore quasi irreale. La timida luce del tramonto illuminava il suo corpo nudo ed umiliato, riflettendo intorno a sé come una sorta di aura. Si domandò cosa fosse accaduto, com’era possibile che lei fosse ancora viva. Pian piano il ricordo affiorò alla memoria. Quando era sdraiata, esanime, improvvisamente ebbe un impulso, come una voce che le ordinò di alzarsi e correre in quella direzione. Qualcosa che la spingeva, come un pensiero telepatico. Qualcuno l’aveva aiutata, qualcuno sapeva. Sapeva che al tramonto il santuario non poteva essere violato. Sapeva che si sarebbe autodistrutto avvolgendo dentro di sé i profanatori. Solo uno poteva saperlo: Krom. Ma il demone era morto. Lei stessa lo aveva visto cadere sotto i colpi dei soldati. E se non fosse morto? E se l’oscurità, per qualche motivo a tutti sconosciuto, lo avesse riportato in vita? Dopotutto Krom non era un essere umano. Forse lo era stato un tempo, ma non lo era più. Mille cose le passarono per la testa: ipotesi, supposizioni. Resta il fatto che lei, solo lei, si era salvata. Krom, che dapprima l’aveva selvaggiamente stuprata, le aveva salvato la vita. Forse non era neppure un caso che lei si fosse fatta scopare ed inculare da tutti, portandoli fino al tramonto. Nei suoi ricordi, un fugace lampo. Mentre correva verso l’uscita, attraversò la stanza in diagonale, ritornando al punto dal quale era entrata. Facendo questo, avrebbe dovuto inevitabilmente incrociare il corpo di Krom, ma il corpo del demone non c’era. Di questo ne era assolutamente certa. Krom era fuggito, chissà quando e chissà dove. Ora ne ebbe la certezza: fu Krom, fu proprio il demone a guidarla. Ma perché? Forse questo la predatrice di tombe non lo saprà mai. Stremata, si abbandonò in un pianto sommesso. Lara si portò una mano sul volto per asciugare le lacrime, ma quando sollevò le dita dalle guance, notò che erano imbrattate di sperma puzzolente, e pianse ancora più forte. Il suo mesto singhiozzare scoppiò in breve in un pianto irrefrenabile, squassando l’intero corpo. La sua voce si perdeva nel vuoto, in un’eco senza fine. “Perché..??? Perché…???” si ripeteva continuamente. Lara non era mai stata stuprata, e non era mai neanche stata inculata prima d’ora. Oggi era stata stuprata, inculata selvaggiamente, costretta a spompinare, ad urlare frasi oscene mentre si faceva sfondare il buco del culo a quattro zampe, come un animale, a prenderlo contemporaneamente in fica e culo, ad offrire i piedi, a fare spagnole a cazzi nemici, a trasformarsi in puttana, a farsi umiliare con sborra e piscio. La predatrice era stata predata. Le sue caverne esplorate, le sue montagne scalate, i suoi tesori rubati. L’aria della sera si fece improvvisamente gelida. Il sole era ormai tramontato ed un’aria fredda si stava impossessando di tutto. L’unico problema ora era andare via da lì. Lara tremava, dal freddo ora. Nell’oscurità nella quale era ormai piombato il mesto paesaggio, intravide un’ombra alle sue spalle. Qualcuno le si era avvicinato con passo furtivo. Il cuore le si serrò in una morsa. Sentì qualcosa, sul suo corpo. Qualcuno stese su di lei una coperta di lana, piuttosto sudicia, e mormorò: “Signora, signora…”. Lara si avvolse nella coperta, poi si voltò. Era un ragazzino, non aveva più di dieci o dodici anni. Si avviarono lentamente in direzione del paese più vicino, senza dire una parola.
scritto il
2010-03-23
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