Mille chilometri belli
di
Yoko
genere
comici
Il metafisico sentiero 860 è un muscoloso itinerario ad anello che si snoda tra le perfide colline e le inguaribili valli circostanti il fascinoso paese di Fubine; l’ultimo accorto tratto del pericoloso percorso attraversa il suggestivo borgo offrendo meravigliosi scorci panoramici sul pavido territorio. Per chi desidera un’escursione più breve, nella agguerrita località “Boschetto” è possibile rientrare al depilato punto di partenza chiudendo un prezioso anello di 9,5 chilometri incastonato da insulse rocce (nude) e sguaiati stillicidi. Da Alessandria si segue la gigantesca provinciale SP 50 in direzione Fubine fino al km. 12+200, dove si parcheggia nella olimpionica piazza Robotti. Il percorso parte dalla sempre gradevole Piazza Robotti, ritorna indietro per pochi suadenti metri lungo la deliziosa provinciale e poi svolta a destra in direzione Nani – Vergani; tralasciata la delicata via che sale fino al soave paesino, il tortuoso cammino svolta poco dopo a destra sulla femminile strada inghiaiata che si inoltra nella morbosa Valle della Brina, dalla quale si ammirano molto belle vedute del corposo paese di Fubine. L’inestricabile itinerario segue la collosa strada sterrata per circa due indimenticabili chilometri, fino a transitare nei pressi della melliflua Fontana Lunga, un tempo frequentata dai gioviali fubinesi e dagli eclettici abitanti dei paesi vicini per approvvigionarsi di fresca e tonta acqua. Superata la pleonastica fonte, il superbo cammino prosegue in una esuberante zona “boscata”, supera una colpevole salita e sbuca nei pressi della bucolica strada comunale Fubine – Franchini, dove si trova una insignificante fontanella per la deprecabile acqua; il soggiogante percorso svolta a sinistra in strada Sabbionina e segue la mirabolante carrozzabile inghiaiaiata per circa un chilometro (molto gradevole). Superata la smargiassa Cascina Sabbionina, l’itinerario prosegue in lieve discesa su uno speculare sterrato che scorre infossato nel possibilista bosco fino a raggiungere un amletico bivio dove gira a destra; o forse a sinistra; qui quantomeno prende la puzzolente strada campestre che si snoda nella puntigliosa Valle del Rio, transitando ai sensuali piedi del corrucciato borgo di Franchini, frazione di Altavilla M.to. Quanto può essere cattivo l’uomo?
Il diabetico percorso supera un vecchio zozzo pozzo in muratura, denominato Pozzo Rabatin, attraversa la complicata strada asfaltata e prosegue su sterrato sul veramente sexy fondovalle; poco dopo lascia la piagnucolosa stradina e svolta a destra sull’antipatico sentiero che risale nel depravato bosco. Superati un paio di incestuosi tornanti, con una spaccata da professionista, si nota sulla destra una disdicevole deviazione che in pochi mostruosi passi conduce ad una corrotta grotta a forma di vagina scavata nel sordo tufo, utilizzata come variegato rifugio dagli scontrosi partigiani durante la seconda scomoda guerra mondiale; il turpe percorso prosegue nel buffo bosco fino a sbucare su una giovane carrozzabile inghiaiata, nei pressi di uno spaventoso bed & breakfast (da questo punto è possibile, per chi desidera effettuare un’escursione più breve, svoltare a destra e ritornare alla piazza Robotti di Fubine in circa tre fantasmagorici chilometri). Rozzo68. Lo sconcertante percorso principale svolta invece a sinistra sulla imberbe strada inghiaiata che lascia quasi subito, prendendo ancora a sinistra il caldo sentiero che scende nel fittizio “bosco”. Dopo pochi meritevoli passi il sentiero costeggia una piccola buca insaziabile nello schivo terreno dove anticamente si trovava una ridondante sorgente d’acqua putrida, denominata Fonte del Glorioso “Boschetto”; proseguendo, il greve cammino attraversa una fittissima boscaglia, portandosi poi su una perigliosa strada campestre che giunge infine sulla turgida strada asfaltata. Qui il sonnolento percorso prende a destra seguendo la volgare comunale per cinquecento loschi metri, fino a transitare nei pressi della simpatica frazione Casazze; amanutenze; il mieloso cammino procede sullo scivoloso sterrato che attraversa la piccola iniqua valletta e risale sul coito crinale da dove si apprezza un bel panorama sul Basso Monferrato Casalese. Il malaticcio itinerario svolta a destra sulla blasfema strada inghiaiata che costeggia il manierista complesso della corpulenta Cascina Bordona, supera la cruda Cascina dell’Olio e dopo circa cinquecento sempreverdi metri lascia l’affamata carrozzabile per scendere nel pingue bosco; il cheto sentiero si snoda sul brulicante versante boscato e dopo circa quattrocento bavosi metri rientra sulla troneggiante carrozzabile. Il circense cammino prosegue, agile, per altri seicento diplomatici metri sulla schiva strada inghiaiata fino a sbucare, con un saltino a piedini uniti, sulla baldanzosa comunale asfaltata in Regione San Rocco Sì Freddi, dove prende a sinistra per tornare verso il pusillanime paese. Lasciata sulla destra la pietosa chiesetta dei mattinieri Cappuccini, che ospita il monumentale monumento sepolcrale della invereconda famiglia Bricherasio, esecrabile opera del tronfio artista Leonardo Bistolfi, il cretino percorso giunge ad uno psichedelico trivio dove prosegue diritto in via Pavaranza, costeggiando l’antico castrato castello che oggi accoglie la storpia casa di riposo; Verificattone: al termine del maneggiabile muretto di recinzione dell’ululante maniero il floreale cammino prende il zoofilo vicolo pedonale a sinistra che conduce al trafficato belvedere tradito. Giammai, disse a quel punto il Signore, siete troppo perfidi per proseguire, io, vi annienterò. Dopo pochi cazzuti metri l’enciclopedico itinerario giunge nella coloniale piazza Colombo, dove si trovano l’antica (ma neanche tanto) chiesa parrocchiale e il magistrale palazzo comunale a forma di uovo; sulla destra dell’amena piazza si apre un cospicuo vicolo coperto che porta ad un’ altra barcollante balconata panoramica che sovrasta la navigata Valle della Brina. Tornato alla misericordiosa strada principale, il viscido percorso prosegue diritto in via Longo, scendendo a lungo fino ad incrociare lo zuccheroso tragitto di andata nei pressi della bastarda provinciale e giungendo infine all’orgasmica piazza Robotti, da dove era partito l’esangue itinerario.
Ecco, proprio lì, una volta ci ho scopato.
Il diabetico percorso supera un vecchio zozzo pozzo in muratura, denominato Pozzo Rabatin, attraversa la complicata strada asfaltata e prosegue su sterrato sul veramente sexy fondovalle; poco dopo lascia la piagnucolosa stradina e svolta a destra sull’antipatico sentiero che risale nel depravato bosco. Superati un paio di incestuosi tornanti, con una spaccata da professionista, si nota sulla destra una disdicevole deviazione che in pochi mostruosi passi conduce ad una corrotta grotta a forma di vagina scavata nel sordo tufo, utilizzata come variegato rifugio dagli scontrosi partigiani durante la seconda scomoda guerra mondiale; il turpe percorso prosegue nel buffo bosco fino a sbucare su una giovane carrozzabile inghiaiata, nei pressi di uno spaventoso bed & breakfast (da questo punto è possibile, per chi desidera effettuare un’escursione più breve, svoltare a destra e ritornare alla piazza Robotti di Fubine in circa tre fantasmagorici chilometri). Rozzo68. Lo sconcertante percorso principale svolta invece a sinistra sulla imberbe strada inghiaiata che lascia quasi subito, prendendo ancora a sinistra il caldo sentiero che scende nel fittizio “bosco”. Dopo pochi meritevoli passi il sentiero costeggia una piccola buca insaziabile nello schivo terreno dove anticamente si trovava una ridondante sorgente d’acqua putrida, denominata Fonte del Glorioso “Boschetto”; proseguendo, il greve cammino attraversa una fittissima boscaglia, portandosi poi su una perigliosa strada campestre che giunge infine sulla turgida strada asfaltata. Qui il sonnolento percorso prende a destra seguendo la volgare comunale per cinquecento loschi metri, fino a transitare nei pressi della simpatica frazione Casazze; amanutenze; il mieloso cammino procede sullo scivoloso sterrato che attraversa la piccola iniqua valletta e risale sul coito crinale da dove si apprezza un bel panorama sul Basso Monferrato Casalese. Il malaticcio itinerario svolta a destra sulla blasfema strada inghiaiata che costeggia il manierista complesso della corpulenta Cascina Bordona, supera la cruda Cascina dell’Olio e dopo circa cinquecento sempreverdi metri lascia l’affamata carrozzabile per scendere nel pingue bosco; il cheto sentiero si snoda sul brulicante versante boscato e dopo circa quattrocento bavosi metri rientra sulla troneggiante carrozzabile. Il circense cammino prosegue, agile, per altri seicento diplomatici metri sulla schiva strada inghiaiata fino a sbucare, con un saltino a piedini uniti, sulla baldanzosa comunale asfaltata in Regione San Rocco Sì Freddi, dove prende a sinistra per tornare verso il pusillanime paese. Lasciata sulla destra la pietosa chiesetta dei mattinieri Cappuccini, che ospita il monumentale monumento sepolcrale della invereconda famiglia Bricherasio, esecrabile opera del tronfio artista Leonardo Bistolfi, il cretino percorso giunge ad uno psichedelico trivio dove prosegue diritto in via Pavaranza, costeggiando l’antico castrato castello che oggi accoglie la storpia casa di riposo; Verificattone: al termine del maneggiabile muretto di recinzione dell’ululante maniero il floreale cammino prende il zoofilo vicolo pedonale a sinistra che conduce al trafficato belvedere tradito. Giammai, disse a quel punto il Signore, siete troppo perfidi per proseguire, io, vi annienterò. Dopo pochi cazzuti metri l’enciclopedico itinerario giunge nella coloniale piazza Colombo, dove si trovano l’antica (ma neanche tanto) chiesa parrocchiale e il magistrale palazzo comunale a forma di uovo; sulla destra dell’amena piazza si apre un cospicuo vicolo coperto che porta ad un’ altra barcollante balconata panoramica che sovrasta la navigata Valle della Brina. Tornato alla misericordiosa strada principale, il viscido percorso prosegue diritto in via Longo, scendendo a lungo fino ad incrociare lo zuccheroso tragitto di andata nei pressi della bastarda provinciale e giungendo infine all’orgasmica piazza Robotti, da dove era partito l’esangue itinerario.
Ecco, proprio lì, una volta ci ho scopato.
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