Back to black
di
Recisa.
genere
sentimentali
Alert: racconto sconsigliato a coloro che sono intolleranti agli zuccheri e a chi segue una dieta ipoglicemica. Non è funzionale alla masturbazione perché non contiene scene di sesso. Ne ho scritti altri con diversi orgasmi, al limite andatevi a leggere quelli.
Questo è ispirato ad un amico romantico ma un po' deficiente.
Provai ad aprire gli occhi ma era così buio che non riuscii a distinguere neanche una sagoma. Non sapevo dove fossi, non avevo alcun orientamento temporale. Ma non mi importava molto. Avevo freddo, nonostante le numerose coperte sopra di me, stavo tremando. Il pavimento su cui ero appoggiata era umido, c'era odore di muffa, si respirava aria malsana. Ero così stanca. Percepii un rumore, un cigolio. Ricordo che provai ad alzarmi, il mio corpo mi parve pesantissimo. Aprii gli occhi ma non vi era neppure uno spiraglio di luce. Sentii qualcuno sollevarmi, spingermi a camminare. Un senso di nausea pervase ogni singolo organo del mio corpo, nausea in ogni cellula, in ogni atomo.
Una leggera brezza trasportò un odore familiare.
Inspiegabilmente mi ritrovai a camminare in un luogo aperto. Un passo dopo l'altro un'oscurità meno densa della precedente mi permise di intravedere le spalle e la nuca di un uomo la cui andatura precedeva la mia; sembrava mio marito. Ma ormai ero incerta su tutto, in confusione totale, una nebbia fitta offuscava ogni pensiero.
- Sei davvero tu?
- Si, dobbiamo andarcene da qui.
Camminava con passo deciso, dritto davanti a me, facevo quasi fatica a stargli dietro mentre attraversavamo nel buio della notte quei campi aridi imbiancati da una flebile luce, della quale non comprendevo l'origine. Avevo alzato gli occhi cercando la luna, invano.
- Come hai fatto ad arrivare fin qui?
- Non è il momento di parlarne, pensa a camminare.
Ero confusa, mi sentivo debole. Guardai i miei abiti logori e sporchi. Non avevo idea di quanto tempo fosse trascorso.
- Dove stiamo andando?
Non rispose. Ad ogni passo la stanchezza pareva risucchiarmi. Non volevo camminare, non avevo nessun desiderio di spostarmi, né di muovermi.
- Sei certo che ti seguirò... Non ti è passato per la testa che potrei voler restare?
- Stai scherzando? Finalmente ti ho trovata, non ti lascerò in questa merda un minuto di più.
Sembrava sconvolto, forse impaurito. Una saetta attraversò il cielo e il fracasso che ne seguì ci fece capire che il fulmine era caduto poco lontano.
- Ti prego lasciami andare...
- Cammina, non ti fermare, dobbiamo fare in fretta.
Che bisogno aveva di trattarmi così? In pochi secondi sentii rinfocolare in me la fiammella di una rabbia che avevo dimenticato. La stanchezza si affievolì, improvvisamente percepii un po'di vigore.
- Perché mi ignori? Perché sei così sicuro che le tue scelte siano sempre quelle giuste? Sei sempre tu quello che decide, la mia opinione come al solito non conta nulla!
Iniziò a scendere un' intensa pioggia battente che mi costrinse
ad urlare per farmi sentire.
- Fermati e ascoltami!
Constatai con amarezza che il suo passo non subiva alcun cambiamento di ritmo; continuava spedito, inarrestabile e deciso, come se non avessi detto nulla. Essere ignorata con tanta spregiudicatezza faceva montare in me rabbia e risentimento.
- Mi sono stancata di essere trattata così! Sai qual è la novità? Che non ho nessuna voglia di essere salvata da te!
- In questo momento non ragioni, questo posto ti ha annebbiato la mente, risparmia il fiato e cammina!
- Non voglio inseguirti, voglio parlare. Dio mio fermati un attimo!
- Parleremo a casa, andiamocene da qui, è pericoloso...non posso spiegarti, continua a camminare!
Non si fermava, volevo parlare, volevo un confronto alla pari e invece, con immensa fatica, ero costretta ad inseguirlo. Questo mi dava sui nervi.
- Fai sempre così, è sempre la stessa storia, io non conto niente!
- Ma come fai a dire una cosa del genere?! Ti ho cercata ovunque in questi mesi, ho chiesto aiuto a tutti, ero disperato! Sono venuto a ripescarti in questa specie di rave party, non so davvero cosa dovrei fare di più!
- È proprio questo il punto! Tu ti ricordi che esisto solo quando non ci sono.
La rabbia che sentivo mordere dentro si trasformò improvvisamente in tristezza. Il temporale non accennava a smettere, il pianto rubò il fiato alle parole. I nostri passi, mossi da un inconsapevole istinto, si rallentarono a vicenda. Si fermò, abbassò il capo ma non si voltò.
- Tu dici di amarmi, ti dichiari innamorato, pronto a tutto, ma poi? La realtà è che quando sono accanto a te, tu non mi vedi! I tuoi occhi, i tuoi pensieri, il tuo tempo desiderato non sono per me ma per la tua musica, per i tuoi testi, per il tuo gruppo e le vostre serate del cazzo! Tutte le poesie, le lettere, i racconti, le canzoni che mi dedichi... io odio tutto! Io ti amo e ti ho sempre seguito e incoraggiato ma tu? Tu non ami me, no... tu ami le tue passioni! E ami l'irruenza che provi quando mi scopi in un vicolo cieco dopo che non ci vediamo da giorni, ami la drammaticità di quando litighiamo e facciamo pace facendo l'amore, ami l'eccitazione per la competizione che scatena chi mi corteggia, ami la mia mancanza che ti permette di riempire pentagrammi e canzonieri. Ami tutto ciò che puoi rubare e scrivere e sbattere in una delle tue pagine per ottenere ammirazione e gonfiare quel tuo ego del cazzo! Ma non me!
Non sei mai davvero con me, per me non hai mai tempo. Mi hai trasformata in un tuo strumento...e io non lo posso accettare. Non voglio essere la tua musa, non voglio essere la musa di nessuno...
Ero ancora alle sue spalle quando lo vidi portarsi le mani al volto. Ormai avevo rotto gli argini, come un fiume in piena continuai.
- Se davvero ci tieni a me aspettami, parliamone faccia a faccia e cerchiamo una soluzione ora!
Ripresi a camminare per raggiungerlo ma invece di attendere, lui ripartì.
- Basta! Fermati!
Questa volta non rispose. Mi accorsi che aveva smesso di piovere e l'oscurità aveva lasciato spazio ad un lieve chiarore azzurrognolo, segno che stava albeggiando. Da quanto tempo non vedevo sorgere il sole?
Sentendo che avevo smesso di seguirlo si fermò.
- Sono venuto a riprenderti fino a qui, eppure non ti basta... Credevo fosse una prova d'amore sufficiente, evidentemente mi illudevo.
- Come al solito, tu e i tuoi gesti eclatanti! Ma dimmi, quando usciremo di qui che cosa accadrà? Sei davvero disposto a rinunciare anche solo a una parte della tua vita per fare posto a me? Sei disposto a fare i conti con la tristezza e la rabbia che mi divorano, a starmi accanto in questo inferno che mi porterò dentro, giorno dopo giorno?
Già si intravedeva tra le foglie il barlume del cielo. Ripresi a camminare, lo avevo quasi raggiunto quando finalmente si voltò.
Fu un attimo. Lesto appoggiò le sue labbra sulle mie, mi strinse a sé e io mi sentii sciogliere, letteralmente.
Mi ricordai del profumo delle ginestre e della lavanda, discese di campi di grano e di girasoli, percepii una brezza salmastra, sentii la risacca del mare, l'acqua fredda del fiume, il calore del fuoco, l'aria fresca del mattino, vidi volti amati ridere fino al pianto, cantare, ballare. Mi sentii illuminata della luce del sole e dai colori del tramonto, dalla luna e dal cielo stellato. In bocca tornai a sentire il dolce sapore dei frutti della terra.
La rabbia, il risentimento, la tristezza si affievolirono a contatto con le sue labbra morbide, la sua pelle incredibilmente calda mi accolse, mentre mi baciava mi accorsi di aver quasi dimenticato cosa significasse la sua presenza per me. Il contatto con quel corpo era sempre stato sufficiente a farmi dimenticare ogni dubbio, dissipare qualsiasi contrasto e cedere inevitabilmente. Nonostante la collera, i dissidi, le offese e il dolore, l'unico desiderio era spogliarmi e sentire la pressione del suo corpo sopra il mio. Ero già ebbra del suo odore, avvertivo la potenza del sangue scorrere nelle vene, il sesso palpitare, tutte le parti del mio corpo risorgere al suo richiamo. Mi pentii all'istante di tutte le parole sprecate, non c'era ragione che potesse competere con quella sensazione di appartenenza, il mio posto sarebbe sempre stato li tra le sue braccia.
Avevo cercato e finalmente ottenuto il suo sguardo tanto reclamato, fissai i suoi occhi bruni che però rapidamente si riempirono di lacrime.
"Perdonami" mi disse sulle labbra.
Sentii scivolare in bocca quella parola dal gusto amaro. Una stanchezza irresistibile si impadronì del mio corpo, come un colpo di sonno mi rapì.
Ritornò il buio ed il freddo e quella fu l'ultima volta che vidi Orfeo.
Questo è ispirato ad un amico romantico ma un po' deficiente.
Provai ad aprire gli occhi ma era così buio che non riuscii a distinguere neanche una sagoma. Non sapevo dove fossi, non avevo alcun orientamento temporale. Ma non mi importava molto. Avevo freddo, nonostante le numerose coperte sopra di me, stavo tremando. Il pavimento su cui ero appoggiata era umido, c'era odore di muffa, si respirava aria malsana. Ero così stanca. Percepii un rumore, un cigolio. Ricordo che provai ad alzarmi, il mio corpo mi parve pesantissimo. Aprii gli occhi ma non vi era neppure uno spiraglio di luce. Sentii qualcuno sollevarmi, spingermi a camminare. Un senso di nausea pervase ogni singolo organo del mio corpo, nausea in ogni cellula, in ogni atomo.
Una leggera brezza trasportò un odore familiare.
Inspiegabilmente mi ritrovai a camminare in un luogo aperto. Un passo dopo l'altro un'oscurità meno densa della precedente mi permise di intravedere le spalle e la nuca di un uomo la cui andatura precedeva la mia; sembrava mio marito. Ma ormai ero incerta su tutto, in confusione totale, una nebbia fitta offuscava ogni pensiero.
- Sei davvero tu?
- Si, dobbiamo andarcene da qui.
Camminava con passo deciso, dritto davanti a me, facevo quasi fatica a stargli dietro mentre attraversavamo nel buio della notte quei campi aridi imbiancati da una flebile luce, della quale non comprendevo l'origine. Avevo alzato gli occhi cercando la luna, invano.
- Come hai fatto ad arrivare fin qui?
- Non è il momento di parlarne, pensa a camminare.
Ero confusa, mi sentivo debole. Guardai i miei abiti logori e sporchi. Non avevo idea di quanto tempo fosse trascorso.
- Dove stiamo andando?
Non rispose. Ad ogni passo la stanchezza pareva risucchiarmi. Non volevo camminare, non avevo nessun desiderio di spostarmi, né di muovermi.
- Sei certo che ti seguirò... Non ti è passato per la testa che potrei voler restare?
- Stai scherzando? Finalmente ti ho trovata, non ti lascerò in questa merda un minuto di più.
Sembrava sconvolto, forse impaurito. Una saetta attraversò il cielo e il fracasso che ne seguì ci fece capire che il fulmine era caduto poco lontano.
- Ti prego lasciami andare...
- Cammina, non ti fermare, dobbiamo fare in fretta.
Che bisogno aveva di trattarmi così? In pochi secondi sentii rinfocolare in me la fiammella di una rabbia che avevo dimenticato. La stanchezza si affievolì, improvvisamente percepii un po'di vigore.
- Perché mi ignori? Perché sei così sicuro che le tue scelte siano sempre quelle giuste? Sei sempre tu quello che decide, la mia opinione come al solito non conta nulla!
Iniziò a scendere un' intensa pioggia battente che mi costrinse
ad urlare per farmi sentire.
- Fermati e ascoltami!
Constatai con amarezza che il suo passo non subiva alcun cambiamento di ritmo; continuava spedito, inarrestabile e deciso, come se non avessi detto nulla. Essere ignorata con tanta spregiudicatezza faceva montare in me rabbia e risentimento.
- Mi sono stancata di essere trattata così! Sai qual è la novità? Che non ho nessuna voglia di essere salvata da te!
- In questo momento non ragioni, questo posto ti ha annebbiato la mente, risparmia il fiato e cammina!
- Non voglio inseguirti, voglio parlare. Dio mio fermati un attimo!
- Parleremo a casa, andiamocene da qui, è pericoloso...non posso spiegarti, continua a camminare!
Non si fermava, volevo parlare, volevo un confronto alla pari e invece, con immensa fatica, ero costretta ad inseguirlo. Questo mi dava sui nervi.
- Fai sempre così, è sempre la stessa storia, io non conto niente!
- Ma come fai a dire una cosa del genere?! Ti ho cercata ovunque in questi mesi, ho chiesto aiuto a tutti, ero disperato! Sono venuto a ripescarti in questa specie di rave party, non so davvero cosa dovrei fare di più!
- È proprio questo il punto! Tu ti ricordi che esisto solo quando non ci sono.
La rabbia che sentivo mordere dentro si trasformò improvvisamente in tristezza. Il temporale non accennava a smettere, il pianto rubò il fiato alle parole. I nostri passi, mossi da un inconsapevole istinto, si rallentarono a vicenda. Si fermò, abbassò il capo ma non si voltò.
- Tu dici di amarmi, ti dichiari innamorato, pronto a tutto, ma poi? La realtà è che quando sono accanto a te, tu non mi vedi! I tuoi occhi, i tuoi pensieri, il tuo tempo desiderato non sono per me ma per la tua musica, per i tuoi testi, per il tuo gruppo e le vostre serate del cazzo! Tutte le poesie, le lettere, i racconti, le canzoni che mi dedichi... io odio tutto! Io ti amo e ti ho sempre seguito e incoraggiato ma tu? Tu non ami me, no... tu ami le tue passioni! E ami l'irruenza che provi quando mi scopi in un vicolo cieco dopo che non ci vediamo da giorni, ami la drammaticità di quando litighiamo e facciamo pace facendo l'amore, ami l'eccitazione per la competizione che scatena chi mi corteggia, ami la mia mancanza che ti permette di riempire pentagrammi e canzonieri. Ami tutto ciò che puoi rubare e scrivere e sbattere in una delle tue pagine per ottenere ammirazione e gonfiare quel tuo ego del cazzo! Ma non me!
Non sei mai davvero con me, per me non hai mai tempo. Mi hai trasformata in un tuo strumento...e io non lo posso accettare. Non voglio essere la tua musa, non voglio essere la musa di nessuno...
Ero ancora alle sue spalle quando lo vidi portarsi le mani al volto. Ormai avevo rotto gli argini, come un fiume in piena continuai.
- Se davvero ci tieni a me aspettami, parliamone faccia a faccia e cerchiamo una soluzione ora!
Ripresi a camminare per raggiungerlo ma invece di attendere, lui ripartì.
- Basta! Fermati!
Questa volta non rispose. Mi accorsi che aveva smesso di piovere e l'oscurità aveva lasciato spazio ad un lieve chiarore azzurrognolo, segno che stava albeggiando. Da quanto tempo non vedevo sorgere il sole?
Sentendo che avevo smesso di seguirlo si fermò.
- Sono venuto a riprenderti fino a qui, eppure non ti basta... Credevo fosse una prova d'amore sufficiente, evidentemente mi illudevo.
- Come al solito, tu e i tuoi gesti eclatanti! Ma dimmi, quando usciremo di qui che cosa accadrà? Sei davvero disposto a rinunciare anche solo a una parte della tua vita per fare posto a me? Sei disposto a fare i conti con la tristezza e la rabbia che mi divorano, a starmi accanto in questo inferno che mi porterò dentro, giorno dopo giorno?
Già si intravedeva tra le foglie il barlume del cielo. Ripresi a camminare, lo avevo quasi raggiunto quando finalmente si voltò.
Fu un attimo. Lesto appoggiò le sue labbra sulle mie, mi strinse a sé e io mi sentii sciogliere, letteralmente.
Mi ricordai del profumo delle ginestre e della lavanda, discese di campi di grano e di girasoli, percepii una brezza salmastra, sentii la risacca del mare, l'acqua fredda del fiume, il calore del fuoco, l'aria fresca del mattino, vidi volti amati ridere fino al pianto, cantare, ballare. Mi sentii illuminata della luce del sole e dai colori del tramonto, dalla luna e dal cielo stellato. In bocca tornai a sentire il dolce sapore dei frutti della terra.
La rabbia, il risentimento, la tristezza si affievolirono a contatto con le sue labbra morbide, la sua pelle incredibilmente calda mi accolse, mentre mi baciava mi accorsi di aver quasi dimenticato cosa significasse la sua presenza per me. Il contatto con quel corpo era sempre stato sufficiente a farmi dimenticare ogni dubbio, dissipare qualsiasi contrasto e cedere inevitabilmente. Nonostante la collera, i dissidi, le offese e il dolore, l'unico desiderio era spogliarmi e sentire la pressione del suo corpo sopra il mio. Ero già ebbra del suo odore, avvertivo la potenza del sangue scorrere nelle vene, il sesso palpitare, tutte le parti del mio corpo risorgere al suo richiamo. Mi pentii all'istante di tutte le parole sprecate, non c'era ragione che potesse competere con quella sensazione di appartenenza, il mio posto sarebbe sempre stato li tra le sue braccia.
Avevo cercato e finalmente ottenuto il suo sguardo tanto reclamato, fissai i suoi occhi bruni che però rapidamente si riempirono di lacrime.
"Perdonami" mi disse sulle labbra.
Sentii scivolare in bocca quella parola dal gusto amaro. Una stanchezza irresistibile si impadronì del mio corpo, come un colpo di sonno mi rapì.
Ritornò il buio ed il freddo e quella fu l'ultima volta che vidi Orfeo.
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