Noelle capitolo 20

di
genere
saffico

Noelle torna a casa

《A tavola...》
Jezabel chiama dalla cucina, è pronta la cena. Spengo la tv e mi alzo, controvoglia. Sono completamente nuda perché se non esco di casa non mi vesto, e oggi sono rimasta a poltrire tutto il giorno. Mi metto un paio di pantofole e vado verso la cucina ma passando di fianco al salotto vedo che ha apparecchiato lì: tovaglia di lino, servizio buono, luce spenta, candele accese sul tavolo e un vaso al centro con due rose rosse. Vedo che sul tavolo c'è una zuppiera, piattini con crostini e l'inconfondibile odore: bouillabaisse! È il suo piatto preferito e devo dire che le viene da Dio, non sofisticato come al ristorante ma saporito, in maniera naturale. Sarà perché proviene da una famiglia di pescatori.....
La sento trafficare in cucina, mi affaccio alla porta e la vedo di schiena, si toglie velocemente il grembiule con pettorina, prende un pacchetto e si gira: mi vede, ci guardiamo negli occhi un secondo, mi sorride. Nonostante rimaniamo in casa è vestita da sera, un vestito bianco aderente, che la fascia risaltandone le forme perfette. Ha anche scarpe col tacco, belle anche se si vede che non le ha pagate care. Sempre sorridendo mi dice: 《Potresti metterti una maglietta e un paio di mutandine?》 《no, oggi mi va di stare così, problemi?》 riesce a mantenere il sorriso e mi passa di fianco, avviansosi verso il salotto. La seguo e mio malgrado gli occhi mi cadono sul suo sedere: non sta sculettando ma il movimento è eccitante.
Ci sediamo. 《Come mai vestita da sera?》 《Oggi è il mio compleanno e voglio festeggiare!》 Riesce a dirlo senza nessuna traccia di risentimento ma so che ci soffre che me ne sia scordata. 《Quindi il mio piatto preferito, il mio vino preferito, un bel vestito... Ho preso una bottiglia del miglior Borgogna che mi sono potuta permettere e ho intenzione di finirla, sia che tu mi accompagni sia che resti imbronciata come al solito!》 Voglio che stia male e quindi non commento, mi verso un bicchiere di vino e inizio a mangiare. Sembra felice: una normale, giovane, splendida ragazza che festeggia con la persona che ama. Invece so benissimo che non lo è. Si sta facendo forza, cerca di costruire una parvenza di normalità dove non ce n'è. Cerca di costruire un ambiente accogliente per me, per farmi tornare a vivere.
Anche lei si versa il vino e, in un angolino nascosto dentro di me, provo un pochino di compassione per questa ragazza: sta provando di tutto, con una pazienza e una dolcezza infinite, mi dimostra il suo amore in mille piccoli modi, rinuncia a tutto per farmi stare anche solo un pochino meglio. Ma io non voglio stare meglio, io voglio Vanessa, i suoi giochi, le sue umiliazioni, le sue punizioni. Guardo questa ragazza che sta mangiando e penso a un uccellino, ha la stessa tenerezza e fragilità. E lo stesso voglio farle del male, più mi dimostra il suo amore e più voglio farla soffrire. Voglio andarmene da qui, potrei, ovviamente non sono prigioniera e in più ho i soldi, tanti, che Annette è riuscita a strappare a mio zio. Ma non riesco a lasciare Jezabel e non so perché! Deve essere lei a mandarmi via. E allora potrei tornare da Vanessa. A farmi umiliare, usare.... Non so neanche se mi riprenderebbe con lo scandalo e le foto.... Penso a queste cose mentre Jez mi parla della sua giornata; faccio finta di non ascoltarla ma in realtà sento tutto quello che mi dice: mi racconta la sua giornata di lavoro, iniziata stamattina molto prima dell'alba, fino a mezzogiorno a fare le pulizie in uffici e scale e poi di corsa al ristorante dove lavora nei week end. Oggi ha fatto solo il pranzo, si è fatta dare la serata libera per festeggiare con me. Quando è uscita dal ristorante, intorno alle quattro, è andata dritta al porto a prendere il pesce che si era fatta lasciare dai pescatori amici suoi. Aggiunge alcune scenette divertenti viste in darsena e poi mi chiede della mia giornata. 《Mi sono annoiata, come sempre in questo posto di merda. Mi sono masturbata pensando a Vanessa》 Prende le mie cattiverie con calma olimpica, ma vedo che sta bevendo un pò troppo... e non certo per festeggiare! È stufa di essere trattata così, la sto esasperando, credo che manchi poco a farla scoppiare. Allora mi alzo e mi avvicino a lei, mi guarda inquieta, le appoggio una mano sulla spalla, mi abbasso e le lascio colare un pò di saliva nel piatto! Si è bloccata per alcuni secondi ma poi ha girato la mia saliva nella zuppa col cucchiaio e ha continuato a mangiare. È di ferro, non riesco a incrinarla. Allora le do un lungo bacio sulla guancia e, un istante prima di staccare le labbra, le faccio sentire la lingua. Allo stesso modo le bacio la tempia e il collo, la sento fremere di voglia, la scosto dal tavolo. Continua a guardare il piatto, insicura, non sa cosa voglio fare. Allora la tiro in modo che metta il sedere sul bordo della sedia e mi metto a cavallo delle sue gambe e intanto la guardo fissa negli occhi. Ecco, ho la passera a contatto delle sue cosce, sono improvvisamente eccitata e mi accorgo dal suo respiro che lo è anche lei. La prendo per i capelli e la obbligo ad alzare la testa verso di me, la bacio, un bacio profondo, ruvido, sento il sapore del pesce e del vino nella sua bocca, è inebriante! Sempre baciandola, le prendo le mani e me le appoggio sul seno e lei subito si lascia andare, mi prende le mammelle a piene mani e strofina i pollici sui capezzoli, io inizio a muovermi su du lei, mi sposto leggermente a destra per strofinare la figa su di lei, Dio che pelle morbida che ha! Devo lasciarle la bocca perché sono a corto di fiato, sto ansimando e mi muovo sulla sua coscia, ma ormai l'ho resa troppo bagnata e scivolosa, devo afferrare la spalliera della sedia per fare più forza. Sto aumentando il ritmo quando lei mi prende in bocca un capezzolo, lo succhia e lo lecca, Dio mio rischio di andare fuori di testa, ho la bocca spalancata e sto sbavando sul suo collo! Prima di perdere totalmente il controllo riesco a mugolare: 《si... si... si.... Vanessa!》 per pura cattiveria. Mi accorgo vagamente che si è bloccata un attimo ma poi riprende a succhiarmi e palparmi e io mi lascio andare: mi muovo sempre più frenetica, mugolando e gemendo, finché mi sale dalla gola un verso roco, lungo, basso, sento che sale e diventa un urlo quando raggiungo l'orgasmo. È un orgasmo fortissimo, lunghissimo, devastante. Mi sono bloccata e sto stringendo le sue gambe con le mie cosce, le braccia che stringono Jezabel e sedia insieme, ho il viso affondato nel suo collo e credo di averla anche morsa! Dura un eternità, e quando finisce mi accascio su di lei, non ho più la forza neanche di respirare. So che sto per fare pipì, vorrei tirarmi più su in modo da bagnarle e rovinarle il vestito ma non ne ho la forza, non riesco neanche a controllare i muscoli. Piscio lì sulla sedia, lei fa in tempo ad allargare le gambe e a spostarmi verso le ginocchia cosi la pipì passa quasi tutta in mezzo e cade per terra. E per tutto il tempo mi strofina la schiena e mi accarezza i capelli, come se mi stesse consolando. Rimango così per parecchi minuti, anche quando riesco a riprendere il controllo delle gambe faccio finta di non potermi muovere, perché voglio godermi questo momento di coccole. Quando devo alzarmi le sussurro: 《ti amo Vanessa!》 ma ottengo solo che lei mi stringa stretta a sè. Mi sciolgo dall'abbraccio e mi alzo, per terra c'è un macello, provo l'impulso di dirle che pulisco io ma mi zittisco. Torno al mio posto e ricomincio a mangiare, ma il sapore del pesce mi riporta a quello che è appena successo: faccio fatica a stare seduta, vorrei alzarmi, correre da lei, baciarla e coccolarla, dirle che la amo e che starò per sempre con lei ma mi costringo a stare seduta. La guardo mentre si alza e pulisce per terra, veloce ed efficiente come sempre, e si siede di nuovo. Si versa un bicchiere generoso e riprende a mangiare, come se niente fosse. All'improvviso alza gli occhi e mi sorprende a guardarla, divento rossa e bevo il vino ma lei: 《ti amo anche io Noelle! Puoi fare quello che vuoi ma non riuscirai a impedirmi di amarti. So che stai cercando di esasperarmi, di indurmi a lasciarti, perché tu mi ami ancora e non riesci a mandarmi via. Quindi ti dico questo: così come in Italia mi hai mandata via il giorno del mio compleanno, anche adesso se vuoi puoi farlo. Basta che me lo dici e io faccio le valigie e me ne vado, all'istante. Ma devi essere tu a volerlo. E so che non lo vuoi...》 mi verso un altro bicchiere e lo vuoto, per non risponderle. È vero non riesco a lasciarla... mi alzo e vado in camera, mi sdraio sul letto. Ascolto i rumori che vengono dal salotto, il suo cucchiaio nel piatto, il vino nel bicchiere. Mi giro e mi rigiro nel letto, mi sfioro il clitoride, ma senza lei qui non ci riesco. Ascolto ancora, sembra che abbia finito di mangiare, sta sparecchiando. Sta fischiettando! Sento che sta facendo qualcosa in cucina, apre il frigo. Deve aver preparato il dolce, accendo la tv in fretta. Arriva, si affaccia alla porta della camera con un sorrisone, infine mi mostra quello che ha fatto: tiramisù, sa che lo adoro!
Entra con due ciotole colme, ha anche un pacchettino che tiene con il mignolo infilato nel fiocco; io continuo a guardare la tv. Appoggia il dolce sul letto e si spoglia, toglie vestito, reggiseno e mutandine, adesso è nuda e va in bagno, dopo due minuti è di nuovo qui. Prende la camicia da notte da sotto il cuscino e se la infila. Non è una camicia sexy, non è trasparente, è pure lunga. Ma addosso a lei mi fa bollire il sangue! Si mette in ginocchio vicino a me che sono semisdraiata e mi porge una ciotola: faccio segno di no, che voglio guardare la tv. Alza le spalle e la appoggia sul comodino poi, senza una parola, si siede sul letto, di fianco a me, a mangiare e guardare la televisione. Non so neanche cosa guardo, sono completamente rapita dagli odori che mi arrivano: il tiramisù, il vino e, soprattutto, la pelle di Jezabel; mi accorgo che sto trattenendo il respiro, devo essere rossa in viso, allora per dispetto, cerco un canale italiano. Lei si gira verso di me e mi dice: 《ho fatto il tiramisù perché è il tuo dolce preferito e mi è venuto particolarmente bene. Quindi adesso te lo mangi!》 e detto questo, con un unico movimento, mi sale a cavallo, con la ciotola e il cucchiaino in mano. La guardo, sento la sua passera sulla pancia, è bagnatissima. Mi porge il cucchiaino pieno, lo avvicina alle labbra. Io sono rossa, eccitatissima e vorrei saltare addosso, ma non muovo un muscolo. Jez cerca di forzarmi il cucchiaino in bocca, io scuoto la testa e mi cade un pezzo di savoiardo con tanta crema sul seno vicino a un capezzolo. Lei ride e mi dice: 《non vorremo mica specarlo....》 si abbassa e inizia a leccarlo. Prendo fiato, non mi muovo: lo lecca tutto, con attenzione, poi si sposta al capezzolo e lecca pure quello, è già turgido. Mi vede ansimare e allora gira la ciotola e quello che restava del dolce mi finisce tutto sulle tette.... mugolando me le prende con le mani e mi lecca via tutto il tiramisù, dal seno, dai capezzoli e dalla pancia. Prima che finisca sono già venuta! 《Vuoi anche l'altro?》 faccio segno di no, sono disfatta, ma lei l'ha già preso e mi lascia cadere una cucchiaiata sul pube. Sto impazzendo di desiderio, le gambe si sono aperte da sole e io chiudo gli occhi, sento altro tiramisù che mi atterra sul clitoride, sulle grandi labbra. E la sento, la sua lingua, parte dall'alto e scende giù, poi raccoglie quello che mi sta colando fuori dalla figa e torna su, inizia a baciarmi, poi lecca, poi bacia, poi lecca, Dio mio vengo di nuovo! Sono distrutta, non riesco a muovermi, ansimo e basta. Lei ne approfitta per sdraiarsi di fianco a me e imboccarmi con quello che resta del dessert. Quando è finito mette via la ciotola e mi accarezza e mi coccola alcuni minuti. Poi prende il pacchettino. 《Adesso il mio regalo!》 Lo dice come una bambina davanti ai regali di Natale, con la stessa gioia. Io continuo a ignorarla ma mi chiedo chi glielo avrà fatto; sento una punta di gelosia.... lo apre e tira fuori la scatolina di un anello o qualcosa di simile. Lo apre e dentro c'è appunto un anello. Lo tira fuori e se lo mette all'anulare. Me lo mostra. È una specie di fedina con un incavo per incastonarci una pietra, dalle dimensioni del buco direi un brillante, ma non c'è nessuna pietra. Sono confusa, chi può avere fatto un regalo così, ma lei mi spiega: 《questo è l'anello di fidanzamento! Quello che mi regalerai tu quando ti ricorderai che mi ami... non riesco ad aspettare fino a quel momento quindi mi sono regalata l'anello, e tu mi regalerai la pietra. L'anello è d'argento, in questo momento non posso permettermi altro, ma non si nota molto la differenza con il pendente che mi hai regalato》 Si certo le ho regalato un solitario, lo indossa sempre, anche adesso; è un brillante incastonato in un pendente di platino e, in effetti, da lontano si può confondere con l'argento. Si guarda l'anello, felice, come se fosse davvero qualcosa che viene da me... quel sorriso è la cosa più bella e più pura che abbia mai visto! Provo l'impulso irresistibile di distruggerlo: 《Non ho mai sentito tante cazzate tutte insieme! Non ti regalerò mai niente, ricordatelo! Il regalo giusto per te è stato quando ti ho fatta arrestare, così sono riuscita a toglierti di torno per un pò. E poi.... argento! Santo cielo che pezzente! Quello sarebbe qualcosa di importante? Ed è quella la vita che vuoi farmi fare? Da pezzente? Come te e come la tua famiglia? Dovrei diventare una sguattera anche io come te e come tua madre? O peggio, entrare nel "magico mondo" dei pescatori? Come quel morto di fame di tuo padre?》 A questo punto arriva la sberla. Ho visto quel sorriso bellissimo incrinarsi poco a poco, i suoi occhi diventare lucidi e, infine, il viso si è trasformato in una maschera di furia. Dopo il primo schiaffo, che mi ha girato la faccia, mi è salita sopra, mi ha bloccato le mani con le ginocchia e ha iniziato a picchiarmi: schiaffi, graffi, capelli. Nel frattempo mi ha urlato tutto quello che si è tenuta dentro in questo mese e la parola più dolce era "puttana". Quando si ferma vedo, con l'occhio sinistro perché l'altro non riesco ad aprirlo, che piange, lunghi singhiozzi disperati inframezzati da mezze parole, mentre mi accarezza delicatamente il viso con la mano e mi sfiora dove mi ha colpita e graffiata. Infine ha preso fiato sufficiente per soffiare fuori 《ma io ti amo!》 Mi ha stretto il cuore, se non mi avesse bloccato le mani l'abbraccerei. Invece le sputo in faccia: 《e io amo Vanessa! E Roman! E quello che mi danno loro che tu non potrai mai darmi! Sei solo una serva che non significa nulla per me. NULLA!》 Ecco, si ferma. Mi guarda seria, non piange più, l'ho colpita al cuore. Resta cosi per un paio di minuti, mi guarda impassibile e non dice niente. Sembra che stia pensando. Infine annuisce, lentamente, sempre guardandomi: ha preso una decisione. E piano piano inizia a muoversi, sempre guardandomi fissa, muove il bacino su di me, mi sta lasciando una scia di umori sulla pancia. Respira più forte, apre un poco la bocca, e afferra la testata del letto. Sta godendo, ansima piano e continua a guardarmi. Non riesco a staccare l'occhio da quel viso, è bellissima anche nella furia, cerco di liberare le mani ma non mi lascia. Si muove sempre di più, vedo che adesso è vicina, socchiude gli occhi e inizia a tremare, ma non si ferma, è sempre più veloce, ansima e geme, spinge spinge spinge..... all'improvviso si blocca, serra gli occhi, si inarca verso di me e le esce un urlo roco, basso ma lunghissimo, come lunghissimo è anche il suo orgasmo. Resta ferma così, a lungo, appoggiata a me, ansimando. Sento la sua figa che pulsa sulla mia pancia, mi sta bagnando ancora e adesso anche io sono un lago, vederla godere in quel modo mi ha fatta eccitare. Dopo alcuni minuti riapre gli occhi, mi guarda e mi libera le mani dalle ginocchia; ma non scende, resta a cavallo della mia pancia. Allunga una mano e me la passa sul viso, si guarda le dita, sono sporche di sangue. Si abbassa e mi dà un bacio sulle labbra, preme forte, mi fa male. Poi sposta il bacino piu in basso e scende a baciarmi il seno, la pancia, l'ombelico. Mi sta bollendo il sangue, alzo le mani ma me le schiaffeggia via, quindi le appoggio sul lenzuolo e mi preparo a lasciarmi far l'amore da lei. Ma non lo fa, stasera non ha nessuna intenzione di farmi godere, me lo fa capire subito prendendomi i capezzoli con le dita e tirando finché non urlo dal dolore. Alzo le mani ma non oso toccarla, e lei continua, me li torce, li schiaffeggia, mi graffia i seni. Io cerco di non urlare ma non ci riesco, mi sta facendo male, la supplico di smettere. Si ferma solo quando vede che piango. Si abbassa, mi lecca via le lacrime e si sdraia su di me, il suo seno a contatto col mio, le pance, il pube, le gambe. Mi bacia e si muove, è eccitante, oso sfiorarle la schiena con le dita e la sento mugolare di piacere. Allora lo faccio con più impegno, inizio a sfiorarla dai glutei e salgo su lungo la schiena fino al collo, poi scendo di nuovo e risalgo, nel frattempo lei continua a muoversi su di me, sta gemendo, ansima, allargo le gambe e avvolgo le sue, coi piedi le sfioro i polpacci, mi accorgo che sta velocemente andando fuori di testa, adesso sono io che bacio lei, si muove in maniera animale, mi morde un labbro, mi stringe, eccola.... si irrigidisce e il suo corpo trema tutto, continuo a sfiorarla più piano, la accompagno nell'orgasmo finché si abbandona su di me, continuo a sfiorarle la schiena fino a quando sento il suo respiro più calmo. Allora, delicatamente, la giro e la faccio sdraiare di fianco a me, ha gli occhi chiusi e ansima ancora leggermente. Mi metto in ginocchio di fianco a lei, la guardo, è bellissima, la camicia da notte bagnata di sudore è attaccata alla sua pelle, i capezzoli, ancora dritti, sporgono e fanno venire voglia di.... un impulso improvviso, gliene succhio uno attraverso la stoffa, geme ma non apre gli occhi, succhio anche l'altro e le passo la mano sulla pancia, la carezzo decisa, vedo che apre appena le ginocchia, è un invito, sempre succhiandola e leccandola, faccio scendere la mano in mezzo alle sue gambe, la sento vibrare, con l'altra mano la spalanco e lei si lascia fare, ho il cuore a mille! Allora lascio stare il seno e le tiro su fino alla pancia la camicia da notte, con una mano le sfioro l'interno delle cosce mentre con l'altra mi dedico al clitoride, le faccio un ditalino leggerissimo, voglio farla eccitare al massimo per poi farla esplodere. E sembra funzioni, la sento gemere e muoversi, mi accarezza le mani, è pronta ad esplodere. Allora il ditalino diventa più deciso, uso tre dita e le muovo circolarmente premendo più decisa. Emette un suono gorgogliante dalla gola, afferra il lenzuolo e si inarca, sta arrivando, muovo le dita più veloce ed esplode, urla e diventa dura come marmo, ma non mi fermo, continuo, non le lascio tregua e lei viene di nuovo e poi ancora. Mi fermo solo quando vedo che non riesce più a prendere fiato, allora smetto di blocco e la guardo. Ansima fortissimo facendo un verso animale, i muscoli tesissimi. Allora le accarezzo i seni sopra la stoffa ma non mi basta, quindi le tiro su la camicia e gliela sfilo dalla testa, lei prova a resistere ma non ha più forze. Adesso è nuda anche lei, e riprendo a carezzarle le tette. Fa segno di no con la testa, non ce la fa più, ma non mi fermo, riprende ad ansimare, mugola, cerca di farmi smettere. Allora mi attacco con la bocca a un capezzolo e con la mano all'altro, sento che sta di nuovo per venire ma mi prende per i capelli con tutta la forza rimastale e mi tira via. Ricado sul letto, di fianco a lei e resto così, la ascolto ansimare. Aspetto che si calmi ancora, poi mi alzo su un braccio e la guardo: è sdraiata, disfatta, sta ancora ansimando ma più lentamente, le ginocchia leggermente aperte. Ha gli occhi chiusi e i capezzoli sono ancora turgidi; mi sposto più in basso e vedo che ha la vulva aperta, pulsante: sta colando sul letto! Mi sposto per mettermi in ginocchio tra le sue gambe ma lei mi dice: 《basta Noelle non fare più niente, hai vinto. Adesso mi alzo e vado a fare le valigie, me ne vado stanotte, ti lascio in pace》 Ma ormai sono tra le sue gambe: appoggio le mani sulle sue ginocchia e gliele allargo dolcemente, mentre lei continua a dire di no, poi, premendo i pollici all'interno delle cosce mi abbasso e inizio a baciarle la figa. Non riesce a impedirmelo, mi prende per i capelli e tira ma troppo debolmente, e vedo che si muove di piacere. Le bacio a lungo le grandi labbra, una alla volta, poi le allargo con le dita e prendo il clitoride, lo lecco con colpetti veloci, vedo che Jez si agita, ansima, allora glielo succhio con forza e lei mi sta tirando con uguale forza i capelli, mi fa male tanto quanto io la faccio godere. Mi fermo e lei mi lascia i capelli, anzi me li accarezza, allora le allargo le piccole labbra e sento che si irrigidisce. Infilo la lingua dentro, lentamente, Jez si inarca e geme, la tiro fuori e la rimetto dentro, adesso mi sta dando dei colpi sulla testa e intanto, tra un gemito e l'altro, continua a ripetere 《no》 come un mantra. Mi fa male e quindi le afferro le dita e le porto sul suo clitoride, mentre continuo con la lingua. Adesso non parla più, non geme neanche più, è inarcata e rigida, fatica a respirare ma non viene ancora, io continuo con la lingua e con le sue dita, finché con un unico lungo gemito, solleva il bacino dal letto e viene! Continuo a baciarle la vulva per tutto l'orgasmo, finché si abbandona di nuovo sul letto. Sta tremando, mugola piano e ha le guance rigate di lacrime. Il letto è tutto bagnato di sudore, il mio e il suo. Salgo a baciarle le labbra ma mi spinge via, debolmente. Riprovo e mi tira uno schiaffo. Mi sdraio di nuovo, guardo il soffitto. Lei si siede, mette i piedi in terra e si alza. Si sdraia di nuovo: 《me ne vado domani, adesso sono troppo stanca》 Si gira dalla sua parte, si raccoglie in posizione fetale e si addormenta praticamente all'istante.
È quasi mezzanotte, dormirà sodo, negli ultimi giorni avrà dormito si e no 3 ore per notte: fa due lavori per mantenerci, visto che i miei soldi non li tiro fuori, in più cucina sempre lei e mantiene pulita e in ordine la casa. E infine l'ho distrutta! Ho vinto, se ne va e io mi sento libera di tornare in Sicilia da Vanessa. Mi sento libera ma.... infelice! Era quello che volevo no? Tornare là. Da sola. Preda. L'idea mi eccita, mi bagno solo al pensiero ma.... sono infelice! Come è possibile? Qui ero .... felice? Così, a non fare niente, a farmi mantenere? .... no, non ero felice così... ero felice perche c'era Jezabel con me! La ascolto che respira, ormai è addormentata ma non è calma. Ha un singhiozzo improvviso, prende ad ansimare, un incubo. È tutto il mese che ha incubi. Si gira verso di me, allunga una mano e la appoggia sulla mia pancia. Sorride nel sonno. Dio mio com'è bella! Mi rendo conto in questo momento che la amo! Con tutto il mio essere, con tutta la mia forza, la amo. Non per quello che fa per me, ma per come è, la amerei anche se mi mandasse finalmente via, se mi buttasse in strada, se mi insultasse come io faccio con lei. La amo, perché lei non potrebbe mai essere cattiva come lo sono io. La amo perché è Jezabel!
《Ti amo Jezabel!》 Ovviamente non mi sente. Ma sorride ancora. Resto a guardarla.
Sono rimasta a guardarla dormire per tutta la notte, pensando, ricordando. Mi rendo conto che stanotte preferivo di gran lunga quando io facevo venire lei piuttosto che l'opposto. Penso a Vanessa, a Roman... non riesco neanche a ricordarmi i loro volti. Dei bruti poi... ho solo una nebbia indistinta.
Jezabel. La guardo. Ti conosco troppo bene Jez, so esattamente cosa farai domani: è domenica quindi non devi andare a fare le pulizie, ma dovrai essere al ristorante entro mezzogiorno. Quindi ti alzerai per le nove, prenderai le tue poche cose e te ne andrai. Dai tuoi? No, non credo. Prenderai una stanza da qualche parte fino a che non ti sistemi. Il brillante ovviamente lo terrai, per ricordarti di me, in fondo mi ami. Ma l'anello? Non te l'ho regalato io, non ci ho neanche pensato. Lo lascerai sul comodino? No. Sono sicura, ti sarà ancora più caro del brillante. Non so perché ma so che è così, tu sei così. L'anello che adesso hai al dito, la mano appoggiata sul mio fianco. Non te ne andresti senza. .......
Le prendo delicatamente la mano e me la appoggio su una tetta, me la stringe. Controllo, sta ancora dormendo. Adesso ho l'anello vicino agli occhi, lo guardo. Fine. E delicato, come lo è Jez. Mentre le accarezzo il dorso della mano le sfilo lentamente l'anello dal dito. Scivolo fuori dal letto, prendo dei vestiti e la borsa e vado a vestirmi in corridoio. Esco di casa senza far rumore. Mi avvio verso il centro, ormai è l'alba, sono quasi le sette. I negozi sono chiusi però..... chiamo Pierre, da lui ho comprato tanto, gli dico che ho disperatamente bisogno di un favore. Ci vediamo poco dopo vicino al suo negozio, svicolo le sue domande sulla mia faccia pesta e gli dò l'anello. Gli spiego quello che voglio e che se riesce a farmelo entro le nove lo pago doppio. Poi vado in darsena, mi siedo su una panchina e guardo le barche.
Prima dell'ora convenuta, mi presento al negozio e lui mi mostra il suo lavoro: splendido, ha inciso un filo d'oro a spirale intorno all'anello e ha incastonato un brillante, piccolo, come quello del solitario che le ho regalato. L'incisione della scritta è stata complicata perché l'anello era troppo sottile, ha potuto scrivere solo "Jez e Noel". Lo ringrazio e corro a casa. Salgo le scale di corsa ma davanti alla porta mi fermo, ho scordato le chiavi e non so che fare, non so neanche se la trovo ancora. Mi accorgo di stare tremando. Fanculo, suono! Quando Jez apre ho il cuore in gola, ma riesco a dirle tutto d'un fiato: 《Perdonami Jez ti prego non te ne andare ti amo farò tutto quello che vuoi ti prego non andartene ti amo ti giuro che mi faccio perdonare sei meravigliosa e ti amo sei la più meravigliosa che ho mai incontrato non ti merito lo so ma farò di tutto vedrai non lasciarmi non ti farò più piangere mai più non posso stare senza di te non puoi lasciarmi ne morirei ti prego ti amo mi faccio perdonare dimmi cosa vuoi ti prego.....》 mi guarda con gli occhi spalancati, mi accorgo che ha i guanti e il mocio in mano, stava lavando. Apre la bocca per rispondere e la richiude. Poi la Riapre. E la richiude. Infine riesce a rispondere con un filo di voce: 《non me ne stavo andando, non me ne sarei andata. Per nessun motivo al mondo!》
La guardo negli occhi, quegli occhi enormi da cerbiatta ferita, tiro fuori l'anello e glielo porgo: 《Jezabel.... Mi vuoi sposare?》

FINE
scritto il
2024-12-06
6 7 9
visite
9
voti
valutazione
4.7
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Noelle capitolo 19
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.