Il fascino dell'uniforme - cap. 1

di
genere
prime esperienze

Voglio condividere una storia che rimarrà per sempre tra le emozioni più belle della mia vita, custodita nella mia mente e che sprigiona sempre forte eccitazione ogni qual volta la ripercorro, sia nei miei pensieri che condividendola con altre persone: sarà divisa in capitoli, che ripercorrono le fasi salienti, della scoperta, di quanto fosse troia, che una bella ed intelligente donna, ha fatto a 46 anni.
I nomi sono di fantasia e il luogo dove si svolge la storia segreto. Tutto ciò risale a tre anni fa, ed i protagonisti sono Alessandro (io), all’epoca dei fatti, 32 anni, sommelier e cotitolare di un bel locale molto frequentato che fa pranzi, cene, aperitivi, serate con ospiti Aziende Vitivinicole di alto livello e con una cantina ricercata, Daniele, 45 anni addetto di un corpo di polizia (comparsa), Valentina, 46 anni ufficiale graduata e sua diretta superiore.
Conosco Daniele ormai da alcuni anni, perché spesso viene con amici o colleghi nel mio locale: è un bel uomo, separato con un figlio, molto cerebrale, timido, insicuro, sempre alla ricerca di sé stesso, che non ha superato il distacco dalla sua ex moglie. Ormai siamo entrati in confidenza, e dalle sue narrazioni traspare assolutamente l’identikit appena fatto.
Circa due mesi prima mi ha confidato, e per lui non è stato assolutamente semplice, che aveva un debole per la sua diretta superiore. Il loro rapporto era fatto di scambi di messaggi, assolutamente non piccanti, del tipo:
“il polline è una pallina di vita, che, quando raggiunge lo stigma, la parte più alta ed esterna del gineceo, in genere al centro del fiore, germina e il germoglio penetra all’interno, fino a raggiungere la profondità dell’ovario, dove a quel punto verranno liberati i gametofiti maschili che si uniranno agli ovuli. A quel punto inizierà un’altra magia che darà vita al seme ed eventualmente al frutto.”
Come li ha descritti lui “un corteggiamento da adolescenti, da cui però lei era lusingata”: lusingata dall’assenza di banalità.
Mi ha confessato che scambiandosi messaggi, lui le stava scrivendo un libro, dove tra i protagonisti c’erano loro. Questa donna riusciva a capirlo e lui riusciva a vincere la sua timidezza e confessargli anche particolari della sua vita che mai aveva detto a nessuno. Lui senza volerlo è stato il promotore di ciò che sarebbe successo dopo.
Lei, madre di due bambine, stava vivendo un momento di confusione e riflessione, dovuto alla stanchezza per il doppio impegno lavoro/madre, mancanza di comprensione e carenza di affetto del suo compagno: una bella donna, molto intelligente, che difficilmente raccontava dettagli della sua vita privata.
Diciamo che entrambi trovavano conforto l’un l’altra: Daniele aveva trovato una persona con la quale riusciva ad aprirsi, Valentina un uomo che la corteggiava e riempiva parzialmente i vuoti, i dubbi e il bisogno di attenzioni di quel momento della sua vita.
Una sera, erano i primi giorni di luglio, hanno organizzato un aperitivo cena nel mio locale per festeggiare il pensionamento di un loro collega: finalmente ho conosciuto la dea che aveva estasiato Daniele. Me l’ha presentata e il mio cervello ha immediatamente avuto una gran dose di stimolazioni che ha condiviso con altre parti del mio corpo: l’eleganza del suo movimento su dei sandali con il tacco che evidenziavano le sue caviglie fini, il trucco leggero che dava risalto ai suoi occhi, le mani affusolate con delle unghie curatissime, lo sguardo di sfida da militare. Tutto ciò, mi ha delineato un solo obiettivo:
“farò di tutto affinché sia mia anche solo per un giorno”.
Ho immediatamente fantasticato sul fatto, che la corazza ed il guscio che mi aveva descritto Daniele, se avessi toccato i tasti giusti, avrebbero fatto diventare, il connubio con questa donna, un ricordo indelebile per tutta la mia vita: i racconti di Daniele e la visione del suo corpo, avevano scatenato una sete di possesso, per scoprire tutto ciò che ero convinto potesse dare, indipendentemente dalla sua apparenza.
Premetto che io non sono il classico fico con l’addome scolpito, sono un bel ragazzo, atletico che ha sempre fatto sport, ma che riesce a fare diverse scopate grazie ai molti interessi che ho, alla cultura che mi sono fatto grazie ai miei studi universitari e diciamo la verità anche grazie al mio locale che mi permette di conoscere tante donne. Sono un gran maiale, amante di tutti i sapori e gli odori che una donna riesce a donarti, e con un cazzo che si fa rispettare per circonferenza, lungo nella media, 18 cm, ma che funziona molto bene ed è allenato alle maratone e corse campestri.
Quella sera ci siamo conosciuti, ovviamente avendo davanti un ufficiale e per rispetto dell’età, le davo del lei, ho tenuto un comportamento educato ed impeccabile ed ho avuto conferma assoluta di ciò che mi aveva detto Daniele: una donna con la quale se vuoi fare breccia devi tirare fuori dal cilindro, libri che hai letto, film fuori dai circuiti tradizionali, viaggi che hai fatto. Ho cercato di rubare qualche minuto al mio lavoro, anche se il locale era pieno, e abbiamo scambiato qualche discorso parlando del Festival della Letteratura di Mantova che ci sarebbe stato a settembre e di cui entrambi eravamo frequentatori.
Finita la festicciola per il pensionamento del collega, ci siamo salutati, il suo viso rispetto a quando è entrata era più rilassato e sorridente, e prima di andare via mi ha detto:
“ora basta con il lei, fuori dal lavoro sono come tutti gli esseri umani, ed anche se sei molto più giovane di me, ormai siamo diventati amici”.
Le ho detto che mi avrebbe fatto piacere rivederla, magari se tornava insieme a Daniele (questa era una bugia e sinceramente mi dispiaceva anche per lui, ma questi tipi di donne non sono per tutti, e con lui non sarebbe successo mai niente se non rimanere nell’amore platonico in cui erano) o con il suo compagno (altra bugia) o con chi voleva.
Per un paio di settimane ho rivisto qualche volta Daniele, che mi ha aggiornato sulle evoluzioni del loro amore platonico e l’ultima volta mi ha anticipato che Valentina probabilmente sarebbe tornata a fare una serata con delle sue amiche per festeggiare un compleanno: gli ho detto di farmi chiamare così le organizzavo un tavolo e preparavo per la serata qualcosa di particolare come cena. Un paio di giorni dopo, arriva la telefonata di Valentina, saranno in quattro, giovedì sera intorno alle 19 e mi ha chiesto bollicine e se fosse stato possibile ostriche e crudite di mare. Assolutamente ho dato assenso alle sue richieste e mi sono permesso di anticiparle che avrei aggiunto al menu, gamberoni in forno con lardo di colonnata e un San Pietro in crosta di sale.
La sera del compleanno, sono arrivate tutte in abiti ricercati e trucco da serata particolare, mi ha presentato le sue amiche, ma sinceramente non ho capito neanche i nomi, tutti i miei neuroni erano focalizzati su di lei: sandalo con tacco, smalto rosso sui piedi e sulle mani, gonna attillata sopra al ginocchio, camicia nera elasticizzata aderente sbottonata per far intravedere il reggiseno di pizzo. Hanno bevuto tre bottiglie di bollicine, poi un paio di giri di Gin Tonic e a quel punto i muscoli del suo viso erano rilassati, le ho sentito fare anche delle battute audaci, mi ha chiesto se potessi mettere i Radiohead a volume alto e si è messa a ballare con le sue amiche, coinvolgendo anche me: a quel punto il locale ha preso vita e quasi tutti hanno iniziato a muovere i loro corpi. Balli, cori ed auguri per la festeggiata: non esisteva più traccia della sua freddezza.
Prima di andare via, le ho portate a vedere la cantina climatizzata del locale, dove c’è un tavolo che utilizziamo per le degustazioni e che nel mio fantasticare sarebbe stato il luogo del nostro primo incontro.
Ci siamo salutati, baciandoci nella guancia ed ormai il lei della prima serata era un lontano ricordo, così come la mia compostezza: appena le sue amiche hanno iniziato ad uscire le ho detto che il giovedì successivo ci sarebbe stata una serata con degustazione di tre cantine di Barolo e che mi avrebbe fatto piacere fosse venuta. I suoi occhi, leggermente socchiusi per effetto dell’alcol, mi hanno detto, che avrebbe voluto rimanere e aspettare la chiusura del locale, ma il suo cervello le ha detto di andare a casa e che per la serata del Barolo non lo sapeva, perché aveva due figlie ed un compagno, ma che comunque avrebbe provato ad organizzarsi.
L’invito per la serata è andato a vuoto, però il fatto che già il giorno dopo mi abbia chiamato per dirmi che non riusciva, ma più che altro pensava di venire a pranzo il lunedì successivo, perché aveva un’ispezione dopodiché sarebbe stata libera, era chiaramente la conferma a ciò che ho pensato la sera del compleanno: fantastico, della serata Barolo non le interessa, le interessa altro.
Comunico allo staff che il lunedì avrei fatto una degustazione nella cantina climatizzata ed al cuoco di preparare del crudo di mare che avevo visto le piaceva molto. Mi dice che sarebbe arrivata verso le 14, perché doveva tornare in caserma per togliersi l’uniforme e mettersi in abiti civili: durante quel fine settimana, ho sperato tanto di vederla arrivare con i suoi sandali, le unghie di mani e piedi con lo smalto rosso e le sue gonne sopra al ginocchio.
Finalmente arriva il giorno immaginato fin dal primo istante che l’ho vista. Verso le 13,45 entra nel locale, è uno splendore: vestito nero con un disegno floreale sopra al ginocchio, retto da due fili impercettibili sulle spalle, seno in vista, sandali neri intrecciati, due cerchi belli grandi come orecchini, pendente a forma di cuore, rossetto e smalto rosso e tanta timidezza male camuffata dallo sguardo serio, per ciò che sarebbe successo.
Le verso una bollicina e le dico che avevo pensato di pranzare nella cantina a base di crudite bevendo un Cristal, insieme a lei: ovviamente solo se avesse acconsentito. È palesemente emozionata, è assolutamente il contrario della freddezza che il suo viso ed il suo corpo, ad una prima analisi possono far percepire.
“Esclusivamente, se metti Radiohead in sottofondo, e mi racconti la tua passione per il vino e per la letteratura. Ho tanta voglia di condividere e scambiare cultura”
Finito l’aperitivo, andiamo nella cantina, dove il famoso tavolo è apparecchiato: apriamo il Cristal, ci portano i vassoi con le crudite, da quel momento in poi siamo solo io e lei e nessuno ci disturberà. Iniziamo a mangiare e più che altro a bere, che memore dalla serata precedente avrà un effetto rilassante per lei. Ovviamente in sottofondo Radiohead, mentre parliamo delle nostre passioni letterarie, di come ho conosciuto ed esplorato il mondo del vino e dei viaggi che abbiamo fatto e che vorremmo fare: assolutamente vietate domande sulla vita personale, con lei non funzionano e sinceramente sono cose personali che in quelle occasioni non danno nessun valore aggiunto.
Finito il Cristal, sorridendo la invito a ballare, mentre suonano le note di Creep.
“Questa canzone è bellissima, mi ricorda tanti momenti della mia vita. Balliamo ma ricordati che siamo amici. Altrimenti ti faccio fare un’ispezione dai Nas”
Ho il primo contatto con il suo corpo: è fantastica, non si lascia andare, cerca di tenermi distante, ma vuole che sia vicino. È una puledra di razza, le sue distanze sono richieste di essere domata: da tenerla per le mani, le blocco i polsi, l’attiro a me, mi avvicino al suo viso, inizio ad inspirare il suo odore e guardandola fisso negli occhi:
“quando ci siamo conosciuti la prima sera mi hai detto che fuori dal lavoro sei come tutti gli esseri umani: io appena ti ho vista ho pensato – anche solo per una notte, ma deve essere mia – basta dare ordini, rilassati, cerca di farti comandare, vedrai come è bello stare dall’altra parte della barricata. Hai trovato il tuo Generale”.
E le infilo la lingua in bocca, che dopo una leggera resistenza, si apre come un fiore.
Sta sentendo il mio cazzo eretto che le preme addosso, la spingo appoggiata al tavolo, le lecco il collo, le orecchie, si sente ansimare, anche se continua il suo moto perpetuo di allontanamento, che non produce, e lei vuole che non produca, nessun effetto.
Lascio un polso le metto la mano sotto la gonna, cerca di togliermi la mano, ha uno stato di eccitazione che la rende elettrica, ha una sensibilità che è al limite tra godimento e dolore; ha il perizoma zuppo, lo scosto, e senza toccare il clitoride che è troppo sensibile le infilo due dita dentro ed inizio a penetrarla. Bellissimo, ha un lago nella fica, lei ha bisogno di essere penetrata forte, ma senza toccarle il clitoride. È fatta, appoggia le braccia dietro, mi apre le cosce, ha la gonna ad altezza culo, gli occhi chiusi che spesso si ribaltano. La chiavo con la mano poderosamente, le tiro fuori un seno inizio a succhiarle un capezzolo e questo la manda ancor di più in estasi. Continuo a chiavarla selvaggiamente con tre dita adesso, e con l’altra mano le stringo il collo: mai visto una cosa del genere, occhi ribaltati, convulsioni e una cascata che esce dalla sua fica.
“Vedi, ubbidisci agli ordini, lascia il comando, fatti guidare”
“Si! Non smettere ti prego”
La giro a pecora, le lascio il filo del perizoma che le taglia un gluteo e inizio a leccarle tutti gli umori ed il buco del culo, alternando lingua a dita. La voglio inculare, ma appena appoggio la mia cappella, anche se stravolta mi dice di no. Ci siamo appena incontrati, nessun problema, tempo al tempo.
Le caccio il cazzo nella fica ed inizio a stantuffarla, tenendole con le mani tutti e due i seni, e giocando con i suoi capezzoli. Gli schiaffi nel culo ritmati, la fanno ansimare e ricordare che ciò di cui aveva bisogno era di essere domata: è un tipo di donna che ha bisogno di un cazzo di certe dimensioni e che la chiavi per un certo tempo, quindi devo controllare la mia eccitazione. Alterno cazzo, a leccate di fica, cazzo a leccate e diti nel culo. Quando gode è bellissima perché t’implora di continuare e non smettere.
Mi appoggio con i glutei al tavolo, dove dopo averla sollevata, le appoggio i piedi e afferrandola per il culo, l’aiuto nel movimento verticale sulla mia asta: la lubrificazione della sua fica, fa sì che il mio cazzo scivoli via senza nessun attrito. Mentre le tengo i glutei, raccolgo gli umori, che uso per agevolare l’entrata dei medi delle due mani dentro il suo ano: ha entrambi i buchi completamente aperti, e le pompate sono una sinfonia. Nessuna nota stonata, cazzo in fica, due dita nel culo. Sta godendo per l’ennesima volta, ma voglio darle di più.
La metto di schiena sul tavolo, le tolgo i sandali ed inizio a chiavarla mentre le lecco i suoi bellissimi piedi, che tengo a contatto, in modo da potermeli infilare entrambi in bocca, mentre le stimolo il clitoride. Gradisce molto. Inizia a schizzare umori, implorandomi di non smettere: questa scena è troppo, non resisto, sto per venire, quando sono agli sgoccioli, le stringo il collo, le do gli ultimi poderosi colpi e mi tengo il finale mettendole il cazzo tra i suoi piedini che utilizzo per masturbarmi ed inizio ad inondarla di sperma.
Giuro, la scopata più bella della mia vita, mai trovata una donna sensuale così, mascherata dalla sua freddezza. E la cosa entusiasmante è il suo desiderio inconsapevole che, toccando sempre i tasti giusti la farà diventare la più troia delle troie.

di
scritto il
2024-12-08
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