Il fascino dell'uniforme - cap. 5
di
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genere
prime esperienze
Finito l’autunno, passato quasi tutto l’inverno, l’alchimia tra le nostre menti e l’attrazione dei nostri corpi era sublime: quello che stava perdendo forza, e che mi preoccupava, era l’autorità del “suo” Generale, che a poco a poco, era stato assuefatto dalle emozioni che il suo profumo, le sue parole, la sua unicità trasmettevano.
L’imperativo che usciva dalle mie labbra e che la mia figura destava era diventato sempre di più un condizionale.
Le nostre serate fisse del venerdì, insieme a qualche sporadica digressione in altri momenti della settimana, erano diventate delle vere e proprie sessioni di estremo godimento a base di sesso: dopo quella prima volta, Valentina era assolutamente devota al rapporto anale, che riusciva a provocargli degli orgasmi idilliaci.
Era abitudine ormai utilizzare Toys e accessori di immobilizzazione, che rendevano i nostri amplessi estasianti per entrambi: la penetrazione del mio pene, era sempre accompagnata da un Dildo, nel canale rimasto libero.
Ho per la prima volta, e per me è stata una piacevole novità, anzi direi una sublime ed inaspettata scoperta, a cui avevo sempre detto no, con fermezza ed anche con un certo senso di sgradevole maschilismo, provato la stimolazione del mio lato B: in particolare ero diventato dipendente dal connubio pompino – stimolazione del mio ano, prima semplicemente con la sua lingua, poi con le sue dita, per finire ai giocattoli che avevo comprato per lei e che avevano iniziato ad entrare nel mio culo.
Per quattro mesi, tutti i miei progetti, di sperimentare con lei le variegate forme di amplesso, si sono cristallizzate, perché ero completamente appagato sia mentalmente che fisicamente, e senza energie ulteriori da mettere nel piatto per osare sempre di più.
Nei miei propositi, sicuramente un posto era dedicato ad una serata insieme ad un altro uomo, in cui farle provare la doppia penetrazione e scoparla all’infinito: ecco, ho passato tutto il periodo fino a metà aprile, in cui solo il pensiero che un altro avesse potuto toccarla, mi generava ansia e gelosia.
Incredibile, ero stato schiacciato da una donna, con cui non c’era nessun tipo di legame e per di più ne ero anche profondamente geloso.
Fortunatamente sono stato riportato alla realtà, e come i giudizi sugli eventi storici, adesso posso dire che quello che nel momento iniziale mi ha fatto soffrire, è stato per me un piacevole aiuto del destino, che mi ha permesso di tornare ad assaporare quello che avevo perso di vista: Valentina, un venerdì a casa mia, durante il solito Gin Tonic, introduzione alle nostre performance, mi ha confidato che la relazione con il suo compagno sarebbe ripartita, con l’obiettivo di recuperare un rapporto, fatto di stima reciproca, volersi bene e figli creati insieme.
Non cambiava niente da un punto di vista operativo: il venerdì sarebbe stata sempre nell’appartamento di servizio, ma gli altri giorni, già dal lunedì successivo, si sarebbe ritrasferita nella casa di famiglia.
Finita la sua confidenza, la mia determinazione e razionalità, che mi hanno sempre contraddistinto e di cui vado fiero, mi hanno permesso di accantonare i sentimenti e di partorire una mezza verità:
“Valentina sono assolutamente felice per te ed i tuoi figli. Detto questo, sai il rapporto che ci lega: è identico a quello che vivi sul lavoro. Hai un Comandante ed un Generale, a cui devi riferire e con cui condividi le tue idee per raggiungere un risultato e per cui a fine mese ricevi uno stipendio. Nel nostro caso, cambia solo la natura del compenso che ricevi e le tempistiche. Quindi, vedi tu. L’unica cosa che deve essere chiara, se decidi di continuare sulla strada che abbiamo iniziato insieme, è che niente cambierà rispetto ad ora.”
“Pensavo fosse dovuto, metterti a conoscenza di queste cose, ma……”
“Valentina, ti ho detto un’altra cosa: per ciò che mi hai confidato ti ringrazio, perché sono un attestato di stima e di fiducia nei miei confronti. Detto questo: te lo dico in un gergo che capirai meglio, intendi rinunciare al tuo incarico, o comunque pensi di poter raggiungere il tuo obiettivo?”
Accennando un piccolo sorriso:” Intendo perseguire il mio obiettivo!!!!”.
Accarezzando leggermente il mio petto: “L’obiettivo è quello di non gettare nel cesso una famiglia, ma ciò che ho trovato non lo voglio assolutamente perdere. Quindi, tronchiamo qui il discorso e ………………ti imploro, continua a farmi sognare!!!”
Questo breve dialogo, ricamato sull’assertività delle mie parole, mi hanno liberato di un peso e fatto tornare alla mente, ciò che più desideravo, cancellando la fitta nello stomaco, che inizialmente ho ricevuto udendo le novità in merito al rapporto con il padre delle sue figlie: poterla avere, in tutti i modi, farla godere, farla urlare, estrapolare fino all’ultima goccia la sua vera indole di gran zoccola, avendo esclusivamente un rapporto gerarchico e nessuna responsabilità.
Quella sera era particolarmente eccitante. Clima primaverile, che le ha permesso, tutto in nero, una gonna svolazzante al ginocchio, una maglietta aderente da cui emergevano come chiodi i suoi capezzoli (ormai sapeva che con me il reggiseno era bandito) e i suoi decolté’, che evidenziavano le sue caviglie affusolate e i suoi polpacci definiti. Si era appena tagliata i capelli, aveva depilato tutte le sue parti intime, e mentre la scopavo in piedi appoggiata con le mani al muro accanto al camino:
“Sabato prossimo non lavori: venerdì sera, voglio assolutamente fare una serata con un altro uomo. È un ordine.”
Stava godendo, il mio cazzo sguazzava nella sua fica: “Non ho sentito nessuna risposta!!!”
L’imperativo era tornato in me, e tirandole i capelli mentre con l’altra mano le schiaffeggiavo alternativamente glutei e capezzoli, dalle sue labbra finalmente è giunto l’assenso ad essere la gran troia di più uomini: “Si, facciamolo, lo voglio………però continua, scopami……………..ancora, più forte………….inculami”
Ho iniziato ad incularla, tenendole i polsi bloccati al muro: appena ha iniziato a montarle l’orgasmo, le sue urla prorompenti hanno riempito la stanza. Con una mano le ho tappato la bocca e con l’altra gli schiaffi nel seno hanno reso i suoi capezzoli di una lunghezza mai raggiunta nei nostri amplessi.
Quella sera le ho scaricato nel culo una quantità impressionante di sperma: che gran troia.
Per me è stato solo l’inizio, l’adrenalina si è impossessata del mio corpo e mentre facevamo la doccia, non ho perso tempo per organizzare il nostro primo trio:
“Venerdì prossimo ci vediamo qui, insieme ad un altro uomo e fino a mattina sarai nostra: dovrai provare un piacere ancor maggiore rispetto a ciò che hai vissuto fino ad oggi. Quindi voglio che sia tutto ciò che desideri. Se dovessi scegliere che tipo di uomo desidereresti?”
Risata: “Giovane, sportivo e ………simpatico”. Altra gran risata.
Assecondando l’ilarità del momento: “Pensavo ti piacessero gli uomini maturi, volevo proporti un sessantenne, con la panza che avrebbe messo in risalto le mie doti”
“No, mio Generale, se porti un sessantenne, ve la vedete voi due, io mi ritiro. Aggiungo, se proprio vuoi esaudire le mie volontà, massimo 25 anni e ciliegina sulla torta, che faccia nuoto. Io sono per la carne giovane e fibre esplosive.”
Avrò in seguito occasione di portarle il regalo richiesto, ma per la settimana successiva, troppo poco tempo per trovare un uomo con quelle caratteristiche e che fosse fuori zona, per evitarle problemi sul lavoro e sulla famiglia: ho inserito annunci su vari portali, ma per il venerdì successivo ho deciso di affidarmi ad un “usato sicuro”, irresistibile, specializzato, padrone della materia e mercenario.
Scorrendo una pagina web, non nego di essere stato preso inizialmente da una sorta di soggezione, vedendo le foto di questi uomini che mettevano a disposizione il loro corpo, cancellata però subito dall’eccitazione provata, immaginando la faccia che avrebbe fatto Valentina non appena si fosse presentato dinnanzi a lei questo angelo in carne umana: le avrei fatto una sorpresa meravigliosa e regalato una nottata indimenticabile.
Sono andato a colpo sicuro sul profilo con maggiori recensioni e leggendole, dopo avere visionato la fotogallery, la mia mente ha iniziato a fantasticare ed il mio cazzo a volere uscire dalle mutande: 37 anni, fisico atletico, muscoli nella misura giusta, 24 cm di dotazione e tanti complimenti e massimo dei voti con lode, dalle signore che avevano goduto delle sue performance.
Lo contatto, vive a Milano: perfetto, 300km di distanza. Il venerdì successivo è libero: concordiamo di vedersi alle 19 e che sarebbe ripartito massimo alle 12 del giorno successivo, in modo di avere tempo per il viaggio di ritorno ed essere pronto al seguente appuntamento di lavoro, in Francia, a Cannes, del sabato sera.
Sabato pomeriggio, il giorno seguente, invio un vocale a Valentina che è a lavoro:
“Ciao Vale, per venerdì prossimo scaletta già definita. Visto il poco tempo a disposizione, non ho potuto procurarti l’uomo dei tuoi desideri, ma già mi sono organizzato e non appena avrò notizie positive, sarà mia cura pianificare per il tuo primo venerdì in cui il sabato non lavori. Per la prossima settimana dovrai accontentarti, sapendo però che del tuo Generale puoi fidarti: credo che non rimarrai delusa. Ti auguro una buona domenica, poi la settimana prossima ti aggiorno sui dettagli della serata, che studierò in questo fine settimana”
Il martedì successivo ci vediamo a pranzo al mio locale e le illustro ciò a cui ho pensato, principalmente per l’inizio della serata:
“Voglio rivederti con il look del nostro primo incontro, vestito nero con il disegno floreale sopra al ginocchio, seno in vista, sandali neri intrecciati, due cerchi belli grandi come orecchini, pendente a forma di cuore, rossetto e smalto rosso. Niente reggiseno, perizoma di pizzo nero. Lui arriverà alle 19, aprirò la porta, mentre tu sarai sulla sedia nel centro del salotto ammanettata e bendata, e scarterai il tuo regalo piano piano. Lo scarterai solamente, ma ci potrai giocare solo dopo che avremo cenato: ovviamente solo e soltanto se, sarà di tuo gradimento. Il dopo cena sarà comandato dai nostri desideri, senza nessuna scaletta”.
Condivido questi dettagli anche con il nostro uomo.
Arrivati al venerdì, dopo avere stemperato con il nostro solito Gin Tonic, una sua palpabile emozione, mista a preoccupazione, ansia e tanti punti interrogativi, per ciò che di lì a poco sarebbe successo, come concordato l’ho legata con le braccia dietro allo schienale della sedia, posta al centro della stanza, e immobilizzato le sue caviglie alle gambe di legno. Le ho coperto il viso con una maschera veneziana, su cui avevo applicato all’interno del nastro isolante per coprire i fori degli occhi.
Appena il campanello ha suonato, prima di far entrare il nostro ospite, ho appoggiato la mano sul suo cuore, che stava pulsando a mille all’ora. Nessuna parola, silenzio carico di elettricità. Veramente un gran bel figo, anzi le foto viste, non rendevano bene l’alta qualità del prodotto artigianale materializzato davanti ai miei occhi. Un modello di 190 cm, fisico perfetto, mandibola disegnata, nessun tatuaggio, elegante, come l’abito che indossava e stando alla descrizione riportata “nella sua scheda tecnica” con un gran cazzo.
Ha iniziato una danza simile a quella dei pavoni quando si accoppiano: massaggio rilassante sul collo di Valentina, avvicinamento al suo viso per farle percepire il suo odore.
Terminato il rituale, con il nostro adone dinnanzi a lei con la camicia sbottonata, piano piano le ho sollevato la maschera. Appena la sua vista ha trovato la luce e messo a fuoco la figura che aveva davanti, il suo viso si è fatto rosso, una fragorosa risata ha rotto il silenzio e smorfie di stupore ed incredulità pian piano hanno preso possesso del suo volto.
“Ti è piaciuta la sorpresa? Ho fatto un bel lavoro?”
“Mooooolto. Grazie!!!”
Le ho messo una mano sotto la gonna ed iniziato ad accarezzarla e sfiorarla per farla eccitare ancor di più.
“Posso lasciare che il nostro ospite ti accarezzi?”
“Certo!!”
Mentre le faceva i complimenti per la sua bellezza e sensualità, ha iniziato a prendere conoscenza con la sua fica. Valentina stava iniziando a bollire, buttando la testa indietro. Arrivata al limite, ho interrotto le manovre:
“Per adesso basta. Il regalo lo hai scartato, ma ci potrai giocare solo dopo cena. Piccola variazione che la mia mente ha partorito appena adesso: rimarrai così legata, mentre noi mangiamo qualcosa. Non ti preoccupare, provvederò io a darti da bere il nostro Gin Tonic”
Abbiamo passato quasi un’ora bevendo e mangiando qualcosa, ignorandola come fosse un manichino in vetrina. La conversazione era futile, ma utile a rendere tutto il clima ancor più eccitante:
“Vedi, lei adora in particolar modo due cose: la prima essere penetrata con vigore con le dita, mentre le succhi i capezzoli; la seconda, essere inculata mentre le schiaffeggi glutei e seni. Sta imparando a fare i pompini, odia ingoiare. Stasera, voglio che provi la doppia penetrazione: non ho dubbi che gradirà molto. Diciamo che, mentre scopiamo, utilizzo dei Dildo, ma ovviamente non è come essere posseduta da due uomini”
Era compiaciuta, non voleva esternarlo, ma ormai avevo imparato a leggere nei suoi occhi: essere nei panni, mai indossati, della donna oggetto, essere vista come un pezzo di carne, essere descritta e presentata come una gran troia, la eccitava.
Mi sono avvicinato a lei, le ho dato un dolce bacio sulle labbra, ho testato l’eccitazione della sua fica e le ho sussurrato: “Da adesso, puoi giocare con il tuo regalo”
Mi sono accomodato in poltrona in prima fila: volevo godermi ogni istante del film che da lì a poco sarebbe iniziato, attendendo il momento di entrare in scena.
“Valentina può giocare con il mio regalo: prego. Io voglio godermela da una prospettiva che non ho mai visto. Quindi lascio i riflettori tutti per voi”
Luci soffuse, ambiente riscaldato dal tepore del camino, Radiohead in sottofondo, odore di lei che si diffondeva sempre di più nella stanza.
Ariel, giusto dimenticavo, il bronzo di Riace aveva un nome, si è avvicinato a lei, petto nudo e fisico “affascinante” in bella mostra:
“Farò di tutto per rendere questa nottata indimenticabile. Sei veramente fantastica, e la frase non è di circostanza: sono poche le volte dove il piacere per il compenso che ricevo per il mio lavoro è risibile, rispetto alle emozioni che mi susciti. Posso baciarti?”
Fantastico, oltre a vestire i panni di una gran porca, aveva appena capito anche, che si sarebbe fatta sfondare da un escort, puttana, troia al maschile: tutto ciò che il suo pudore aveva sempre ripugnato, additando l’essere maschile che utilizzava questi tipi di servizi, come feccia da sopprimere. Ma quella sera, la sua mente non aveva nessun tipo di sensazione negativa, anzi questo particolare l’ha resa ancora più zoccola ed eccitata.
Le loro lingue hanno iniziato a fondersi, i loro sapori a mescolarsi: le ha scoperto entrambi i seni, le sue labbra ed i suoi denti hanno iniziato dolcemente a succhiarle i capezzoli, la sua mano dopo averle scostato il perizoma ha dato inizio all’esplorazione della sua fica intrisa di umori.
Ariel, come un bravo studente, aveva memorizzato molto bene la mia lezione e piano piano le sue dita magistralmente mosse, avevano iniziato a penetrare Valentina, a ritmo sempre più veloce: ho visto da altra prospettiva, i suoi occhi ribaltarsi, sentito il suo respiro farsi più forte e udito il risultato del suo orgasmo scivolare nel pavimento.
Dopo averla slegata, si sono uniti davanti a me come una coppia in pista per un lento:
“Spogliami. Toglimi scarpe, pantaloni, calzini e deliziami con le tue labbra sopra gli slip”
Valentina, finite le operazioni preliminari, dopo avere esplorato con le mani ogni centimetro del suo corpo, e conosciuto la bellezza dei suoi muscoli e la reattività delle sue fibre, inginocchiandosi, si è trovata davanti agli occhi, un cazzo di 24 cm, orizzontale alla sua vista e tenuto a bada solo dagli slip grigi: come le era stato richiesto, ha iniziato a masturbarlo con le sue labbra sopra il tessuto, mentre gli massaggiava i testicoli.
Da lì a poco, ha iniziato a leccare il cazzo più grosso che avesse mai visto.
Che gran troia: il mio “sta imparando a fare i pompini, odia ingoiare”, non le era piaciuto.
“Voglio assaporare ed ingoiare tutto il tuo nettare”
Ha iniziato a fare ciò che le riusciva molto bene, e che le piaceva molto: leccare e succhiare le palle, mentre con la mano masturbava il mostro.
Ho fatto cenno ad Ariel di portarla a deliziare il mio cazzo: l’ha messa a pecora su di me, atteso che me lo prendesse in bocca, dopodiché ha iniziato a penetrarla e seguendo le mie indicazioni, a schiaffeggiarle il culo. Quella massa di carne mai provata, hanno fatto sì che un nuovo orgasmo si appropriasse di lei dopo pochi minuti:
“Sei una grande troia. Visto che lo hai chiesto, assapora ed ingoia anche il mio nettare. Dopo voglio sapere i dettagli della degustazione e le differenze che i tuoi cinque sensi hanno colto. Ormai riesci a dare pareri autorevoli, oltre che sul vino, anche sul cazzo”
Dopo averle riempito la bocca di sperma, e con le dita fatto succhiare quel poco che era fuoriuscito, ho ordinato ad Ariel di inondarle il viso: volevo vederla completamente ricoperta del liquido bianco e godermi il mascara dei suoi occhi che sciogliendosi, avrebbe reso il suo bellissimo viso, ancor più bello e sensuale.
Raccogliere con le mani lo sperma di un altro uomo, farglielo succhiare, utilizzarlo per massaggiarle i seni ed impiastricciarle il volto, mentre le sussurri “quanto sei porca, troia, puttana”, è stato idilliaco.
Le ho fatto veramente un bel regalo. Le ho portato uno strafigo (ho avuto conferma delle recensioni trovate sul sito), che si sarebbe mangiata.
Dopo questa prima sessione, nella mia mente fu tutto più chiaro.
Punto uno: sarebbe stata la sua serata ed i suoi occhi (e non solo) sarebbero stati solo per lui.
Punto due: la mia parte sarebbe stata da comprimario, che avrebbe trovato delizia nel godersi un bellissimo film, con il solo desiderio irrinunciabile di sfondarle il culo per primo, nella sua doppia di esordio.
Il punto tre era la conferma a ciò che avevo già capito dalla prima volta: la sua fica ed il suo culo hanno bisogno di tanti colpi, è una puledra difficilmente domabile ed anche 24 cm di cazzo li regge molto bene.
Finita la doccia per ripulirsi, si è rivestita, mi sono riaccomodato nella poltrona in prima fila per continuare a godermi lo spettacolo, con l’intenzione di rientrare in scena solo per incularla nella doppia penetrazione.
“Io sono invisibile, non esisto, di nuovo riflettori tutti per voi”
Si sono messi l’uno di fronte all’altra, nelle due poltrone davanti al camino, divisi da un tavolino di vetro, su cui ho posato una bottiglia di champagne e due calici. Ariel nella sua mise elegante, con solo due bottoni della camicia aperti; lei con le gambe accavallate e tanta voglia di approfondire la conoscenza di quello sconosciuto che l’aveva appena scopata e che era una meraviglia a cui è impossibile resistere.
La mia presenza e voglia di spiarli non ha intaccato la naturalezza del loro momento: sembravano assolutamente una bellissima coppia che si attrae fisicamente, al primo incontro, seduti al tavolo di un bel locale, con tanta voglia di scoprirsi. Ariel oltre ad essere bellissimo, era laureato in economia, conosceva tre lingue, aveva viaggiato molto e amava l’arte in ogni sua forma: tutto ciò di meglio che potesse chiedere Valentina.
Dopo un brindisi iniziale, la loro conversazione è andata avanti per un’ora, spaziando sui temi a lei più cari: Ariel si è limitato al primo ed unico bicchiere; lei ha finito la bottiglia, e perso qualsiasi freno inibitorio.
Il dialogo ha preso la direzione voluta dalle voglie della sua fica: domande sul suo lavoro, prestazioni particolari, se utilizzava additivi per garantire tenuta e durata, come faceva nel caso la cliente di turno non fosse stata di suo gradimento.
“La cliente di stasera non mi crea particolari problemi, anzi in queste situazioni tiro fuori il meglio di me. Vorrei invitarla a ballare sulle note di un tango elettronico dei Gotan Project”
Inizia a guidarla in una danza sensuale, fatta di sguardi, di ammiccamenti, di leggere carezze, di baci appena accennati, di odoramenti, di piccoli morsi sul collo: lei, anche per effetto del buon alcol, si lascia comandare e si gode ad occhi semichiusi qualsiasi istante.
Inizia a sbottonargli la camicia, il richiamo dei suoi pettorali e addominali è troppo forte: si gode ogni centimetro del suo petto e del suo addome, mentre con la lingua gli lecca i capezzoli, mordicchiandoli anche leggermente.
“Ti spoglio, voglio ancora ballare mentre sei nudo”
Adesso inizia a scoprire anche il piacere del tatto sulle sue spalle e le fibre cariche a molla dei suoi glutei: dopo avere esplorato e goduto di ogni parte del suo corpo, inizia ad accarezzargli mister 24 cm
“Stento a credere che tu sia vero, forse è un sogno: in questo caso speriamo di continuare a dormire per molto tempo. Nel caso fossi vero dovrebbero proibirti di fare questo lavoro, sei un’arma non convenzionale.”
Iniziando ad assaporare le sue labbra, estasiata, gli sussurra:
“Vorrei mi leccassi la fica, per sentire che effetto mi hai fatto. Mi sento il clitoride gonfio come il tuo pisello. Lei è esigente e non teme le grandi dimensioni. Vedrai come è accogliente. Riservami un trattamento come si deve, ha bisogno di un toro e che questo toro abbia una lunga resistenza”
Dopo averla alzata per i fianchi, adagiata nella poltrona e divaricato le sue gambe, appoggiandole ai braccioli, inizia a leccarla e succhiarle il clitoride: tempo neanche un minuto ha il primo orgasmo, ed Ariel può assaggiare il suo sapore, anche se lei lo allontana con la mano, in preda a convulsioni per l’eccessiva sensibilità.
Placati gli eccessivi stimoli della sua passera, riprende a leccarla, baciarle le cosce, mentre con entrambe le mani si stringono.
Con la voce di nuovo ansimante: “Scopami, ne ho bisogno”
Seduto sulla poltrona, le appoggia i piedi su entrambi i braccioli e tenendola per i fianchi la indirizza sulla sua verga. Inizia a scoparla, aiutando il movimento con le mani, che sorreggono il culo di lei e dettano il ritmo.
Davanti ai miei occhi, ho la sua fica completamente aperta, che ingloba un signor cazzo: dentro di me penso “con lei altro che trio, ci vuole ben altro”
Appena il suo respiro annuncia a breve un nuovo orgasmo, Ariel con la mano inizia a stimolarle il clitoride: questa volta dalla sua bocca non escono grida, ma un belato ovino.
Si gode l’estasi con il cazzo parcheggiato fermo dentro la sua vulva e non appena ripresa dal piacere appena provato, scende dal suo cazzo e stravolta mi si avvicina sussurrandomi:
“Sei fantastico, non potrò mai sdebitarmi. Grazie mille”
La prendo sulle mie gambe, la coccolo, l’accarezzo, in attesa di riprendere la maratona: iniziamo a baciarci e dopo poco è già pronta e super eccitata.
“Vai a goderti il tuo regalo e pensa che a breve avrai due cazzi dentro di te. Quanto sei puttana e quanto sei unica. Ti adoro”
Cerca il mio cazzo, ma glielo impedisco ed aiutandola ad alzarsi, le chiedo un bacio e la rispedisco da Ariel. Inizia a spompinarlo per riportarlo al massimo splendore, perso in questa breve pausa.
A breve entrerò in scena, quindi mi tiro fuori il cazzo ed inizio a lucidarlo: deve essere impeccabile quando toccherà a lui. Nell’attesa decido di divertirmi a fare il regista di quel film che scorre davanti ai miei occhi, dirigendo gli attori e dilettandomi a creare coreografie.
“Ariel scopala. Appoggiala al muro qui accanto a me. Voglio vedere un ritmo elevato, ne ha bisogno”
È veramente un toro da monta, le da dei colpi profondi e veloci, che a lei piacciono tanto.
“Schiaffeggiale il culo. Forte. Voglio vederlo rosso. Le piace molto non temere: è difficile domarla, ha bisogno del bastone, non della carota. Scoprile anche le tette, senti che capezzoli turgidi le diventano quando li avviti e li sviti. Anche gli schiaffetti la mandano in visibilio. Alterna schiaffi nel culo a quelli nelle tette. Ti assicuro che dopo poco avrà un orgasmo e vedremo sgocciolare la sua fica: anche il tuo enorme cazzo si troverà a sguazzare senza toccare le sue pareti”
Mi stavo veramente eccitando, ma prima di entrare in scena, volevo vederla a pecora, con il suo viso a pochi centimetri dal mio cazzo, vedere anche le più impercettibili smorfie, non appena avesse raggiunto l’orgasmo: la voglia di infilarle il cazzo in bocca, per tappare le sue urla, era tanta, ma ho voluto resistere.
Dopo avere preso il lubrificante, ho chiesto ad Ariel di mettersi seduto in poltrona, a lei di succhiargli le palle mentre stava a quattro zampe: ho iniziato il rito propiziatorio, l’unzione del suo orifizio che fino a quel momento non era stato sfiorato.
Non appena ha iniziato a prendere confidenza con le mie dita, accogliendole come un ospite ben gradito, aiutandola ad alzarsi l’ho accompagnata ad impalarsi su mister 24 cm.
Le ho ammanettato le mani dietro la schiena.
Appena hanno iniziato a scopare, sono andato nella giusta posizione per infilarle il cazzo in bocca: mi sono divertito a farla sbavare, tenendole la testa premuta, impedendole di respirare, anche tappandole il naso e obbligandola ad aprire completamente le sue mascelle. Era completamente inerme, indifesa ma assolutamente eccitata.
L’ho fatta riprendere da quei cinque minuti di apnea, con un pompino soft: non appena ha iniziato il percorso verso l’orgasmo, le sono andato dietro e godendomi al massimo quel momento, ho iniziato piano piano ad introdurle il cazzo nel culo.
Finito l’iniziale periodo di accoglienza, abbiamo iniziato a scoparle i buchi seriamente: Ariel le succhiava tette e capezzoli, io aumentavo il rosso dei suoi glutei.
Sono stati venti minuti selvaggi, in cui ha avuto tre orgasmi: per la prima volta l’ho vista stravolta, appagata, senza un briciolo di energia. L’abbiamo distrutta e fatta godere come non mai.
Senza toglierle il cazzo dal culo, ho diretto la sua bocca verso il cazzo di Ariel, ordinandole di non far cadere neanche una goccia del suo sperma, che dopo tutto quel tempo era in quantità abbondanti: ho continuato ad incularla per arrivare al mio meritato momento di estasi.
A distanza di poco, ha ricevuto prima una dose massiccia in bocca ed una altrettanto copiosa nel culo: tenendole con le mani i glutei aperti, mi sono goduto la fuoriuscita del mio liquido ed appena finito ho ammirato la dilatazione del suo ano, che quella sera avevo veramente distrutto.
Mi sono fatto una doccia e sono andato nella mia camera: a loro due ho dato l’altra camera matrimoniale. Di buon mattino sono uscito e senza rientrare a casa all’ora di pranzo sono andato a lavorare.
Valentina nel pomeriggio mi ha chiamato perché non vedendomi in casa, le era venuto il dubbio che mi fossi arrabbiato per qualcosa: l’ho rassicurata, le ho chiesto quanto aveva apprezzato il mio regalo e le ho domandato quello che era successo, dopo che ero andato in camera mia.
“Non finirò mai di ringraziarti, per ieri sera, ma soprattutto per quello che mi stai facendo vivere. La nuova esperienza molto piaciuta e da rifare. Non mi era mai successo di sentirmi sazia e non avere più energie. Dopo che sei andato in camera, ci siamo fatti una doccia, siamo andati a letto ed io mi sono subito addormentata: ero uno straccio. Sono rimasta un po’ male, perché avrei voluto dormire abbracciata e coccolata da te. Verso le dieci ci siamo svegliati, e prima che se ne andasse ho approfittato per farmi scopare un’altra volta. Voleva anche il lato B, ma non era il caso: mi sembra di avere un palo piantato dentro, mi fa male tutto. Sono preoccupata anche per tornare a casa: che gli dico al mio compagno? Sai mi hanno rotto il culo. Si il culo.... quello che a te non ho mai dato”
L’imperativo che usciva dalle mie labbra e che la mia figura destava era diventato sempre di più un condizionale.
Le nostre serate fisse del venerdì, insieme a qualche sporadica digressione in altri momenti della settimana, erano diventate delle vere e proprie sessioni di estremo godimento a base di sesso: dopo quella prima volta, Valentina era assolutamente devota al rapporto anale, che riusciva a provocargli degli orgasmi idilliaci.
Era abitudine ormai utilizzare Toys e accessori di immobilizzazione, che rendevano i nostri amplessi estasianti per entrambi: la penetrazione del mio pene, era sempre accompagnata da un Dildo, nel canale rimasto libero.
Ho per la prima volta, e per me è stata una piacevole novità, anzi direi una sublime ed inaspettata scoperta, a cui avevo sempre detto no, con fermezza ed anche con un certo senso di sgradevole maschilismo, provato la stimolazione del mio lato B: in particolare ero diventato dipendente dal connubio pompino – stimolazione del mio ano, prima semplicemente con la sua lingua, poi con le sue dita, per finire ai giocattoli che avevo comprato per lei e che avevano iniziato ad entrare nel mio culo.
Per quattro mesi, tutti i miei progetti, di sperimentare con lei le variegate forme di amplesso, si sono cristallizzate, perché ero completamente appagato sia mentalmente che fisicamente, e senza energie ulteriori da mettere nel piatto per osare sempre di più.
Nei miei propositi, sicuramente un posto era dedicato ad una serata insieme ad un altro uomo, in cui farle provare la doppia penetrazione e scoparla all’infinito: ecco, ho passato tutto il periodo fino a metà aprile, in cui solo il pensiero che un altro avesse potuto toccarla, mi generava ansia e gelosia.
Incredibile, ero stato schiacciato da una donna, con cui non c’era nessun tipo di legame e per di più ne ero anche profondamente geloso.
Fortunatamente sono stato riportato alla realtà, e come i giudizi sugli eventi storici, adesso posso dire che quello che nel momento iniziale mi ha fatto soffrire, è stato per me un piacevole aiuto del destino, che mi ha permesso di tornare ad assaporare quello che avevo perso di vista: Valentina, un venerdì a casa mia, durante il solito Gin Tonic, introduzione alle nostre performance, mi ha confidato che la relazione con il suo compagno sarebbe ripartita, con l’obiettivo di recuperare un rapporto, fatto di stima reciproca, volersi bene e figli creati insieme.
Non cambiava niente da un punto di vista operativo: il venerdì sarebbe stata sempre nell’appartamento di servizio, ma gli altri giorni, già dal lunedì successivo, si sarebbe ritrasferita nella casa di famiglia.
Finita la sua confidenza, la mia determinazione e razionalità, che mi hanno sempre contraddistinto e di cui vado fiero, mi hanno permesso di accantonare i sentimenti e di partorire una mezza verità:
“Valentina sono assolutamente felice per te ed i tuoi figli. Detto questo, sai il rapporto che ci lega: è identico a quello che vivi sul lavoro. Hai un Comandante ed un Generale, a cui devi riferire e con cui condividi le tue idee per raggiungere un risultato e per cui a fine mese ricevi uno stipendio. Nel nostro caso, cambia solo la natura del compenso che ricevi e le tempistiche. Quindi, vedi tu. L’unica cosa che deve essere chiara, se decidi di continuare sulla strada che abbiamo iniziato insieme, è che niente cambierà rispetto ad ora.”
“Pensavo fosse dovuto, metterti a conoscenza di queste cose, ma……”
“Valentina, ti ho detto un’altra cosa: per ciò che mi hai confidato ti ringrazio, perché sono un attestato di stima e di fiducia nei miei confronti. Detto questo: te lo dico in un gergo che capirai meglio, intendi rinunciare al tuo incarico, o comunque pensi di poter raggiungere il tuo obiettivo?”
Accennando un piccolo sorriso:” Intendo perseguire il mio obiettivo!!!!”.
Accarezzando leggermente il mio petto: “L’obiettivo è quello di non gettare nel cesso una famiglia, ma ciò che ho trovato non lo voglio assolutamente perdere. Quindi, tronchiamo qui il discorso e ………………ti imploro, continua a farmi sognare!!!”
Questo breve dialogo, ricamato sull’assertività delle mie parole, mi hanno liberato di un peso e fatto tornare alla mente, ciò che più desideravo, cancellando la fitta nello stomaco, che inizialmente ho ricevuto udendo le novità in merito al rapporto con il padre delle sue figlie: poterla avere, in tutti i modi, farla godere, farla urlare, estrapolare fino all’ultima goccia la sua vera indole di gran zoccola, avendo esclusivamente un rapporto gerarchico e nessuna responsabilità.
Quella sera era particolarmente eccitante. Clima primaverile, che le ha permesso, tutto in nero, una gonna svolazzante al ginocchio, una maglietta aderente da cui emergevano come chiodi i suoi capezzoli (ormai sapeva che con me il reggiseno era bandito) e i suoi decolté’, che evidenziavano le sue caviglie affusolate e i suoi polpacci definiti. Si era appena tagliata i capelli, aveva depilato tutte le sue parti intime, e mentre la scopavo in piedi appoggiata con le mani al muro accanto al camino:
“Sabato prossimo non lavori: venerdì sera, voglio assolutamente fare una serata con un altro uomo. È un ordine.”
Stava godendo, il mio cazzo sguazzava nella sua fica: “Non ho sentito nessuna risposta!!!”
L’imperativo era tornato in me, e tirandole i capelli mentre con l’altra mano le schiaffeggiavo alternativamente glutei e capezzoli, dalle sue labbra finalmente è giunto l’assenso ad essere la gran troia di più uomini: “Si, facciamolo, lo voglio………però continua, scopami……………..ancora, più forte………….inculami”
Ho iniziato ad incularla, tenendole i polsi bloccati al muro: appena ha iniziato a montarle l’orgasmo, le sue urla prorompenti hanno riempito la stanza. Con una mano le ho tappato la bocca e con l’altra gli schiaffi nel seno hanno reso i suoi capezzoli di una lunghezza mai raggiunta nei nostri amplessi.
Quella sera le ho scaricato nel culo una quantità impressionante di sperma: che gran troia.
Per me è stato solo l’inizio, l’adrenalina si è impossessata del mio corpo e mentre facevamo la doccia, non ho perso tempo per organizzare il nostro primo trio:
“Venerdì prossimo ci vediamo qui, insieme ad un altro uomo e fino a mattina sarai nostra: dovrai provare un piacere ancor maggiore rispetto a ciò che hai vissuto fino ad oggi. Quindi voglio che sia tutto ciò che desideri. Se dovessi scegliere che tipo di uomo desidereresti?”
Risata: “Giovane, sportivo e ………simpatico”. Altra gran risata.
Assecondando l’ilarità del momento: “Pensavo ti piacessero gli uomini maturi, volevo proporti un sessantenne, con la panza che avrebbe messo in risalto le mie doti”
“No, mio Generale, se porti un sessantenne, ve la vedete voi due, io mi ritiro. Aggiungo, se proprio vuoi esaudire le mie volontà, massimo 25 anni e ciliegina sulla torta, che faccia nuoto. Io sono per la carne giovane e fibre esplosive.”
Avrò in seguito occasione di portarle il regalo richiesto, ma per la settimana successiva, troppo poco tempo per trovare un uomo con quelle caratteristiche e che fosse fuori zona, per evitarle problemi sul lavoro e sulla famiglia: ho inserito annunci su vari portali, ma per il venerdì successivo ho deciso di affidarmi ad un “usato sicuro”, irresistibile, specializzato, padrone della materia e mercenario.
Scorrendo una pagina web, non nego di essere stato preso inizialmente da una sorta di soggezione, vedendo le foto di questi uomini che mettevano a disposizione il loro corpo, cancellata però subito dall’eccitazione provata, immaginando la faccia che avrebbe fatto Valentina non appena si fosse presentato dinnanzi a lei questo angelo in carne umana: le avrei fatto una sorpresa meravigliosa e regalato una nottata indimenticabile.
Sono andato a colpo sicuro sul profilo con maggiori recensioni e leggendole, dopo avere visionato la fotogallery, la mia mente ha iniziato a fantasticare ed il mio cazzo a volere uscire dalle mutande: 37 anni, fisico atletico, muscoli nella misura giusta, 24 cm di dotazione e tanti complimenti e massimo dei voti con lode, dalle signore che avevano goduto delle sue performance.
Lo contatto, vive a Milano: perfetto, 300km di distanza. Il venerdì successivo è libero: concordiamo di vedersi alle 19 e che sarebbe ripartito massimo alle 12 del giorno successivo, in modo di avere tempo per il viaggio di ritorno ed essere pronto al seguente appuntamento di lavoro, in Francia, a Cannes, del sabato sera.
Sabato pomeriggio, il giorno seguente, invio un vocale a Valentina che è a lavoro:
“Ciao Vale, per venerdì prossimo scaletta già definita. Visto il poco tempo a disposizione, non ho potuto procurarti l’uomo dei tuoi desideri, ma già mi sono organizzato e non appena avrò notizie positive, sarà mia cura pianificare per il tuo primo venerdì in cui il sabato non lavori. Per la prossima settimana dovrai accontentarti, sapendo però che del tuo Generale puoi fidarti: credo che non rimarrai delusa. Ti auguro una buona domenica, poi la settimana prossima ti aggiorno sui dettagli della serata, che studierò in questo fine settimana”
Il martedì successivo ci vediamo a pranzo al mio locale e le illustro ciò a cui ho pensato, principalmente per l’inizio della serata:
“Voglio rivederti con il look del nostro primo incontro, vestito nero con il disegno floreale sopra al ginocchio, seno in vista, sandali neri intrecciati, due cerchi belli grandi come orecchini, pendente a forma di cuore, rossetto e smalto rosso. Niente reggiseno, perizoma di pizzo nero. Lui arriverà alle 19, aprirò la porta, mentre tu sarai sulla sedia nel centro del salotto ammanettata e bendata, e scarterai il tuo regalo piano piano. Lo scarterai solamente, ma ci potrai giocare solo dopo che avremo cenato: ovviamente solo e soltanto se, sarà di tuo gradimento. Il dopo cena sarà comandato dai nostri desideri, senza nessuna scaletta”.
Condivido questi dettagli anche con il nostro uomo.
Arrivati al venerdì, dopo avere stemperato con il nostro solito Gin Tonic, una sua palpabile emozione, mista a preoccupazione, ansia e tanti punti interrogativi, per ciò che di lì a poco sarebbe successo, come concordato l’ho legata con le braccia dietro allo schienale della sedia, posta al centro della stanza, e immobilizzato le sue caviglie alle gambe di legno. Le ho coperto il viso con una maschera veneziana, su cui avevo applicato all’interno del nastro isolante per coprire i fori degli occhi.
Appena il campanello ha suonato, prima di far entrare il nostro ospite, ho appoggiato la mano sul suo cuore, che stava pulsando a mille all’ora. Nessuna parola, silenzio carico di elettricità. Veramente un gran bel figo, anzi le foto viste, non rendevano bene l’alta qualità del prodotto artigianale materializzato davanti ai miei occhi. Un modello di 190 cm, fisico perfetto, mandibola disegnata, nessun tatuaggio, elegante, come l’abito che indossava e stando alla descrizione riportata “nella sua scheda tecnica” con un gran cazzo.
Ha iniziato una danza simile a quella dei pavoni quando si accoppiano: massaggio rilassante sul collo di Valentina, avvicinamento al suo viso per farle percepire il suo odore.
Terminato il rituale, con il nostro adone dinnanzi a lei con la camicia sbottonata, piano piano le ho sollevato la maschera. Appena la sua vista ha trovato la luce e messo a fuoco la figura che aveva davanti, il suo viso si è fatto rosso, una fragorosa risata ha rotto il silenzio e smorfie di stupore ed incredulità pian piano hanno preso possesso del suo volto.
“Ti è piaciuta la sorpresa? Ho fatto un bel lavoro?”
“Mooooolto. Grazie!!!”
Le ho messo una mano sotto la gonna ed iniziato ad accarezzarla e sfiorarla per farla eccitare ancor di più.
“Posso lasciare che il nostro ospite ti accarezzi?”
“Certo!!”
Mentre le faceva i complimenti per la sua bellezza e sensualità, ha iniziato a prendere conoscenza con la sua fica. Valentina stava iniziando a bollire, buttando la testa indietro. Arrivata al limite, ho interrotto le manovre:
“Per adesso basta. Il regalo lo hai scartato, ma ci potrai giocare solo dopo cena. Piccola variazione che la mia mente ha partorito appena adesso: rimarrai così legata, mentre noi mangiamo qualcosa. Non ti preoccupare, provvederò io a darti da bere il nostro Gin Tonic”
Abbiamo passato quasi un’ora bevendo e mangiando qualcosa, ignorandola come fosse un manichino in vetrina. La conversazione era futile, ma utile a rendere tutto il clima ancor più eccitante:
“Vedi, lei adora in particolar modo due cose: la prima essere penetrata con vigore con le dita, mentre le succhi i capezzoli; la seconda, essere inculata mentre le schiaffeggi glutei e seni. Sta imparando a fare i pompini, odia ingoiare. Stasera, voglio che provi la doppia penetrazione: non ho dubbi che gradirà molto. Diciamo che, mentre scopiamo, utilizzo dei Dildo, ma ovviamente non è come essere posseduta da due uomini”
Era compiaciuta, non voleva esternarlo, ma ormai avevo imparato a leggere nei suoi occhi: essere nei panni, mai indossati, della donna oggetto, essere vista come un pezzo di carne, essere descritta e presentata come una gran troia, la eccitava.
Mi sono avvicinato a lei, le ho dato un dolce bacio sulle labbra, ho testato l’eccitazione della sua fica e le ho sussurrato: “Da adesso, puoi giocare con il tuo regalo”
Mi sono accomodato in poltrona in prima fila: volevo godermi ogni istante del film che da lì a poco sarebbe iniziato, attendendo il momento di entrare in scena.
“Valentina può giocare con il mio regalo: prego. Io voglio godermela da una prospettiva che non ho mai visto. Quindi lascio i riflettori tutti per voi”
Luci soffuse, ambiente riscaldato dal tepore del camino, Radiohead in sottofondo, odore di lei che si diffondeva sempre di più nella stanza.
Ariel, giusto dimenticavo, il bronzo di Riace aveva un nome, si è avvicinato a lei, petto nudo e fisico “affascinante” in bella mostra:
“Farò di tutto per rendere questa nottata indimenticabile. Sei veramente fantastica, e la frase non è di circostanza: sono poche le volte dove il piacere per il compenso che ricevo per il mio lavoro è risibile, rispetto alle emozioni che mi susciti. Posso baciarti?”
Fantastico, oltre a vestire i panni di una gran porca, aveva appena capito anche, che si sarebbe fatta sfondare da un escort, puttana, troia al maschile: tutto ciò che il suo pudore aveva sempre ripugnato, additando l’essere maschile che utilizzava questi tipi di servizi, come feccia da sopprimere. Ma quella sera, la sua mente non aveva nessun tipo di sensazione negativa, anzi questo particolare l’ha resa ancora più zoccola ed eccitata.
Le loro lingue hanno iniziato a fondersi, i loro sapori a mescolarsi: le ha scoperto entrambi i seni, le sue labbra ed i suoi denti hanno iniziato dolcemente a succhiarle i capezzoli, la sua mano dopo averle scostato il perizoma ha dato inizio all’esplorazione della sua fica intrisa di umori.
Ariel, come un bravo studente, aveva memorizzato molto bene la mia lezione e piano piano le sue dita magistralmente mosse, avevano iniziato a penetrare Valentina, a ritmo sempre più veloce: ho visto da altra prospettiva, i suoi occhi ribaltarsi, sentito il suo respiro farsi più forte e udito il risultato del suo orgasmo scivolare nel pavimento.
Dopo averla slegata, si sono uniti davanti a me come una coppia in pista per un lento:
“Spogliami. Toglimi scarpe, pantaloni, calzini e deliziami con le tue labbra sopra gli slip”
Valentina, finite le operazioni preliminari, dopo avere esplorato con le mani ogni centimetro del suo corpo, e conosciuto la bellezza dei suoi muscoli e la reattività delle sue fibre, inginocchiandosi, si è trovata davanti agli occhi, un cazzo di 24 cm, orizzontale alla sua vista e tenuto a bada solo dagli slip grigi: come le era stato richiesto, ha iniziato a masturbarlo con le sue labbra sopra il tessuto, mentre gli massaggiava i testicoli.
Da lì a poco, ha iniziato a leccare il cazzo più grosso che avesse mai visto.
Che gran troia: il mio “sta imparando a fare i pompini, odia ingoiare”, non le era piaciuto.
“Voglio assaporare ed ingoiare tutto il tuo nettare”
Ha iniziato a fare ciò che le riusciva molto bene, e che le piaceva molto: leccare e succhiare le palle, mentre con la mano masturbava il mostro.
Ho fatto cenno ad Ariel di portarla a deliziare il mio cazzo: l’ha messa a pecora su di me, atteso che me lo prendesse in bocca, dopodiché ha iniziato a penetrarla e seguendo le mie indicazioni, a schiaffeggiarle il culo. Quella massa di carne mai provata, hanno fatto sì che un nuovo orgasmo si appropriasse di lei dopo pochi minuti:
“Sei una grande troia. Visto che lo hai chiesto, assapora ed ingoia anche il mio nettare. Dopo voglio sapere i dettagli della degustazione e le differenze che i tuoi cinque sensi hanno colto. Ormai riesci a dare pareri autorevoli, oltre che sul vino, anche sul cazzo”
Dopo averle riempito la bocca di sperma, e con le dita fatto succhiare quel poco che era fuoriuscito, ho ordinato ad Ariel di inondarle il viso: volevo vederla completamente ricoperta del liquido bianco e godermi il mascara dei suoi occhi che sciogliendosi, avrebbe reso il suo bellissimo viso, ancor più bello e sensuale.
Raccogliere con le mani lo sperma di un altro uomo, farglielo succhiare, utilizzarlo per massaggiarle i seni ed impiastricciarle il volto, mentre le sussurri “quanto sei porca, troia, puttana”, è stato idilliaco.
Le ho fatto veramente un bel regalo. Le ho portato uno strafigo (ho avuto conferma delle recensioni trovate sul sito), che si sarebbe mangiata.
Dopo questa prima sessione, nella mia mente fu tutto più chiaro.
Punto uno: sarebbe stata la sua serata ed i suoi occhi (e non solo) sarebbero stati solo per lui.
Punto due: la mia parte sarebbe stata da comprimario, che avrebbe trovato delizia nel godersi un bellissimo film, con il solo desiderio irrinunciabile di sfondarle il culo per primo, nella sua doppia di esordio.
Il punto tre era la conferma a ciò che avevo già capito dalla prima volta: la sua fica ed il suo culo hanno bisogno di tanti colpi, è una puledra difficilmente domabile ed anche 24 cm di cazzo li regge molto bene.
Finita la doccia per ripulirsi, si è rivestita, mi sono riaccomodato nella poltrona in prima fila per continuare a godermi lo spettacolo, con l’intenzione di rientrare in scena solo per incularla nella doppia penetrazione.
“Io sono invisibile, non esisto, di nuovo riflettori tutti per voi”
Si sono messi l’uno di fronte all’altra, nelle due poltrone davanti al camino, divisi da un tavolino di vetro, su cui ho posato una bottiglia di champagne e due calici. Ariel nella sua mise elegante, con solo due bottoni della camicia aperti; lei con le gambe accavallate e tanta voglia di approfondire la conoscenza di quello sconosciuto che l’aveva appena scopata e che era una meraviglia a cui è impossibile resistere.
La mia presenza e voglia di spiarli non ha intaccato la naturalezza del loro momento: sembravano assolutamente una bellissima coppia che si attrae fisicamente, al primo incontro, seduti al tavolo di un bel locale, con tanta voglia di scoprirsi. Ariel oltre ad essere bellissimo, era laureato in economia, conosceva tre lingue, aveva viaggiato molto e amava l’arte in ogni sua forma: tutto ciò di meglio che potesse chiedere Valentina.
Dopo un brindisi iniziale, la loro conversazione è andata avanti per un’ora, spaziando sui temi a lei più cari: Ariel si è limitato al primo ed unico bicchiere; lei ha finito la bottiglia, e perso qualsiasi freno inibitorio.
Il dialogo ha preso la direzione voluta dalle voglie della sua fica: domande sul suo lavoro, prestazioni particolari, se utilizzava additivi per garantire tenuta e durata, come faceva nel caso la cliente di turno non fosse stata di suo gradimento.
“La cliente di stasera non mi crea particolari problemi, anzi in queste situazioni tiro fuori il meglio di me. Vorrei invitarla a ballare sulle note di un tango elettronico dei Gotan Project”
Inizia a guidarla in una danza sensuale, fatta di sguardi, di ammiccamenti, di leggere carezze, di baci appena accennati, di odoramenti, di piccoli morsi sul collo: lei, anche per effetto del buon alcol, si lascia comandare e si gode ad occhi semichiusi qualsiasi istante.
Inizia a sbottonargli la camicia, il richiamo dei suoi pettorali e addominali è troppo forte: si gode ogni centimetro del suo petto e del suo addome, mentre con la lingua gli lecca i capezzoli, mordicchiandoli anche leggermente.
“Ti spoglio, voglio ancora ballare mentre sei nudo”
Adesso inizia a scoprire anche il piacere del tatto sulle sue spalle e le fibre cariche a molla dei suoi glutei: dopo avere esplorato e goduto di ogni parte del suo corpo, inizia ad accarezzargli mister 24 cm
“Stento a credere che tu sia vero, forse è un sogno: in questo caso speriamo di continuare a dormire per molto tempo. Nel caso fossi vero dovrebbero proibirti di fare questo lavoro, sei un’arma non convenzionale.”
Iniziando ad assaporare le sue labbra, estasiata, gli sussurra:
“Vorrei mi leccassi la fica, per sentire che effetto mi hai fatto. Mi sento il clitoride gonfio come il tuo pisello. Lei è esigente e non teme le grandi dimensioni. Vedrai come è accogliente. Riservami un trattamento come si deve, ha bisogno di un toro e che questo toro abbia una lunga resistenza”
Dopo averla alzata per i fianchi, adagiata nella poltrona e divaricato le sue gambe, appoggiandole ai braccioli, inizia a leccarla e succhiarle il clitoride: tempo neanche un minuto ha il primo orgasmo, ed Ariel può assaggiare il suo sapore, anche se lei lo allontana con la mano, in preda a convulsioni per l’eccessiva sensibilità.
Placati gli eccessivi stimoli della sua passera, riprende a leccarla, baciarle le cosce, mentre con entrambe le mani si stringono.
Con la voce di nuovo ansimante: “Scopami, ne ho bisogno”
Seduto sulla poltrona, le appoggia i piedi su entrambi i braccioli e tenendola per i fianchi la indirizza sulla sua verga. Inizia a scoparla, aiutando il movimento con le mani, che sorreggono il culo di lei e dettano il ritmo.
Davanti ai miei occhi, ho la sua fica completamente aperta, che ingloba un signor cazzo: dentro di me penso “con lei altro che trio, ci vuole ben altro”
Appena il suo respiro annuncia a breve un nuovo orgasmo, Ariel con la mano inizia a stimolarle il clitoride: questa volta dalla sua bocca non escono grida, ma un belato ovino.
Si gode l’estasi con il cazzo parcheggiato fermo dentro la sua vulva e non appena ripresa dal piacere appena provato, scende dal suo cazzo e stravolta mi si avvicina sussurrandomi:
“Sei fantastico, non potrò mai sdebitarmi. Grazie mille”
La prendo sulle mie gambe, la coccolo, l’accarezzo, in attesa di riprendere la maratona: iniziamo a baciarci e dopo poco è già pronta e super eccitata.
“Vai a goderti il tuo regalo e pensa che a breve avrai due cazzi dentro di te. Quanto sei puttana e quanto sei unica. Ti adoro”
Cerca il mio cazzo, ma glielo impedisco ed aiutandola ad alzarsi, le chiedo un bacio e la rispedisco da Ariel. Inizia a spompinarlo per riportarlo al massimo splendore, perso in questa breve pausa.
A breve entrerò in scena, quindi mi tiro fuori il cazzo ed inizio a lucidarlo: deve essere impeccabile quando toccherà a lui. Nell’attesa decido di divertirmi a fare il regista di quel film che scorre davanti ai miei occhi, dirigendo gli attori e dilettandomi a creare coreografie.
“Ariel scopala. Appoggiala al muro qui accanto a me. Voglio vedere un ritmo elevato, ne ha bisogno”
È veramente un toro da monta, le da dei colpi profondi e veloci, che a lei piacciono tanto.
“Schiaffeggiale il culo. Forte. Voglio vederlo rosso. Le piace molto non temere: è difficile domarla, ha bisogno del bastone, non della carota. Scoprile anche le tette, senti che capezzoli turgidi le diventano quando li avviti e li sviti. Anche gli schiaffetti la mandano in visibilio. Alterna schiaffi nel culo a quelli nelle tette. Ti assicuro che dopo poco avrà un orgasmo e vedremo sgocciolare la sua fica: anche il tuo enorme cazzo si troverà a sguazzare senza toccare le sue pareti”
Mi stavo veramente eccitando, ma prima di entrare in scena, volevo vederla a pecora, con il suo viso a pochi centimetri dal mio cazzo, vedere anche le più impercettibili smorfie, non appena avesse raggiunto l’orgasmo: la voglia di infilarle il cazzo in bocca, per tappare le sue urla, era tanta, ma ho voluto resistere.
Dopo avere preso il lubrificante, ho chiesto ad Ariel di mettersi seduto in poltrona, a lei di succhiargli le palle mentre stava a quattro zampe: ho iniziato il rito propiziatorio, l’unzione del suo orifizio che fino a quel momento non era stato sfiorato.
Non appena ha iniziato a prendere confidenza con le mie dita, accogliendole come un ospite ben gradito, aiutandola ad alzarsi l’ho accompagnata ad impalarsi su mister 24 cm.
Le ho ammanettato le mani dietro la schiena.
Appena hanno iniziato a scopare, sono andato nella giusta posizione per infilarle il cazzo in bocca: mi sono divertito a farla sbavare, tenendole la testa premuta, impedendole di respirare, anche tappandole il naso e obbligandola ad aprire completamente le sue mascelle. Era completamente inerme, indifesa ma assolutamente eccitata.
L’ho fatta riprendere da quei cinque minuti di apnea, con un pompino soft: non appena ha iniziato il percorso verso l’orgasmo, le sono andato dietro e godendomi al massimo quel momento, ho iniziato piano piano ad introdurle il cazzo nel culo.
Finito l’iniziale periodo di accoglienza, abbiamo iniziato a scoparle i buchi seriamente: Ariel le succhiava tette e capezzoli, io aumentavo il rosso dei suoi glutei.
Sono stati venti minuti selvaggi, in cui ha avuto tre orgasmi: per la prima volta l’ho vista stravolta, appagata, senza un briciolo di energia. L’abbiamo distrutta e fatta godere come non mai.
Senza toglierle il cazzo dal culo, ho diretto la sua bocca verso il cazzo di Ariel, ordinandole di non far cadere neanche una goccia del suo sperma, che dopo tutto quel tempo era in quantità abbondanti: ho continuato ad incularla per arrivare al mio meritato momento di estasi.
A distanza di poco, ha ricevuto prima una dose massiccia in bocca ed una altrettanto copiosa nel culo: tenendole con le mani i glutei aperti, mi sono goduto la fuoriuscita del mio liquido ed appena finito ho ammirato la dilatazione del suo ano, che quella sera avevo veramente distrutto.
Mi sono fatto una doccia e sono andato nella mia camera: a loro due ho dato l’altra camera matrimoniale. Di buon mattino sono uscito e senza rientrare a casa all’ora di pranzo sono andato a lavorare.
Valentina nel pomeriggio mi ha chiamato perché non vedendomi in casa, le era venuto il dubbio che mi fossi arrabbiato per qualcosa: l’ho rassicurata, le ho chiesto quanto aveva apprezzato il mio regalo e le ho domandato quello che era successo, dopo che ero andato in camera mia.
“Non finirò mai di ringraziarti, per ieri sera, ma soprattutto per quello che mi stai facendo vivere. La nuova esperienza molto piaciuta e da rifare. Non mi era mai successo di sentirmi sazia e non avere più energie. Dopo che sei andato in camera, ci siamo fatti una doccia, siamo andati a letto ed io mi sono subito addormentata: ero uno straccio. Sono rimasta un po’ male, perché avrei voluto dormire abbracciata e coccolata da te. Verso le dieci ci siamo svegliati, e prima che se ne andasse ho approfittato per farmi scopare un’altra volta. Voleva anche il lato B, ma non era il caso: mi sembra di avere un palo piantato dentro, mi fa male tutto. Sono preoccupata anche per tornare a casa: che gli dico al mio compagno? Sai mi hanno rotto il culo. Si il culo.... quello che a te non ho mai dato”
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