Il fascino dell'uniforme - cap. 2

di
genere
prime esperienze

Nei due mesi successivi al primo fantastico incontro che abbiamo avuto, in cui ha realizzato il desiderio mai appagato, di essere domata e comandata, come un puledro per la prima volta sellato, non ho avuto occasione né di risentirla, né di vederla: non nego che il film di quella serata, che quotidianamente ed in tutte le ore della giornata, veniva proiettato nella mia mente, mi abbia portato ad un incremento esponenziale di auto erotismo, anche durante le ore di lavoro, in cui ero costretto ad andare in bagno per placare le erezioni potenti del mio cazzo.
Anche la mia mente godeva, generando uno stato di autostima che mi faceva sentire un essere celeste, per essere stato il primo nella sua vita a capire che il controllo della sua mente ed il suo bisogno di un uomo autoritario e dominante, erano le chiavi per aprire la cassaforte in cui era custodito il suo corpo, desideroso di esplorare il sesso nelle sue forme più variegate, che nessuno mai avrebbe associato a ciò che la sua persona ed il suo carattere, ad un’analisi superficiale potevano trasmettere.
Ho vissuto questo periodo nella speranza giornaliera di vederla entrare dalla porta del mio locale e l’attesa mi creava ansia, paura di non rivederla, ma allo stesso tempo il mio livello di eccitazione diventava debordante: per la prima volta ero impassibile ed imperturbabile alla vista delle mie clienti ed il mio cazzo reattivo solo alla masturbazione, mentre la mia mente faceva scorrere le immagini di tutto ciò che era stato, ed il mio naso ed il mio gusto riuscivano a risentire l’odore ed il sapore della sua fica, del suo buco del culo e della sua pelle, da cui evaporava la voglia, mai soddisfatta di essere una gran troia.
Il ruolo di comando che rivestiva formalmente, è ciò che trasmetteva a chiunque condivideva con lei l’intimità e che non era in grado di soddisfare i suoi desideri: se non fossi stato in grado di dominarla e sottometterla, ti avrebbe lasciato un misto di delusione, rabbia, ma soprattutto impotenza e frustrazione, per avere una Ferrari, ma non saperla guidare.
Una serata come tante, verso la fine di ottobre, in cui Daniele a fine turno è venuto per un aperitivo, finalmente una notizia fuori dalla solita routine: Valentina aveva lasciato le mura familiari in cui viveva da venti anni, si era trasferita a casa di sua madre, ma il particolare più interessante è che aveva preso l’appartamento dentro la caserma lasciato libero dalla comandante che era stata trasferita per servizio, e che avrebbe utilizzato le sere in cui i figli erano con il suo compagno (a questo punto ex) evitando di farsi in auto, come faceva ormai da sei anni, i cinquanta chilometri che dividevano la sua città, da quella in cui lavorava.
Fantastico, si ricreavano le fondamenta, tutti i migliori presupposti per darmi un pieno di energia e riaccendere il mio desiderio e la voglia di riaverla: non ho avuto quasi il tempo di pensare come fare a ricreare un contatto che il giorno dopo è venuta a pranzo da me, e dopo mezz’ora di chiacchiere tra due persone che si sono appena conosciute e non che due mesi prima hanno fatto bellissimo sesso, ha iniziato a raccontarmi ciò che già sapevo.
“Il venerdì sera sarò sempre nel mio nuovo appartamento in caserma, perché purtroppo il sabato, eccetto uno al mese, sono di servizio: quindi mitigherò la rottura di scatole e la stanchezza dopo una settimana di lavoro, evitandomi il viaggio in macchina. Poi gli altri giorni decideremo con il padre dei miei figli in corso d’opera”
“Allora, questo che sarà il primo venerdì, solo e solamente se accetterà il mio ordine di servizio, la vorrei invitare a festeggiare l’inizio di una nuova vita”
“C’è poco da festeggiare, se non il fallimento dei miei progetti. Comunque, come ti ho anticipato, quello che ho fatto era dovuto e spero serva a ricomporre la situazione e far sì che il mio compagno capisca che è necessario che risolva tutta una serie di problemi e casini che mi hanno fatto compagnia e rovinato il nostro rapporto ormai da molti anni: spero che sfrutti questa possibilità, avendolo messo davanti al fatto, che non sono eterna. Stop. Questo venerdì accetto l’ordine del mio Generale, tra l’altro, il sabato non lavoro, quindi mi devi portare a ballare: mi voglio scatenare, un posto dove fanno house, ma ovviamente fuori zona, perché vorrei evitare di farmi vedere nella mia veste da Afterhours”
“Andiamo sulla costa, al Cafè del Mar, bellissima house e fuori da occhi indiscreti. Oltre a lasciarmi il tuo numero per organizzarci, direi di partire intorno alle 19, per le 21 siamo la, andiamo a cena e poi a ballare”
Il venerdì sera ci troviamo al parcheggio davanti all’entrata dell’autostrada, prendiamo il mio SUV e partenza: le due ore di viaggio passano con un’erezione continua, alla vista delle sue cosce scoperte per effetto di una mini molto minigonna, stivali alti con tacco ed autoreggenti.
Già a cena ci beviamo una bollicina, arrivati al locale prendiamo un tavolo nel privé, dietro la consolle e ci facciamo portare Gin e Tonica: a mezzanotte quando inizia il programma siamo assolutamente su di giri, e prendendomi per mano mi porta a ballare nel mezzo alla pista, dove si scatena, facendo capannello di maschi che pregustano già qualcosa, che invece sarebbe toccato a me. Per bloccare sul nascere qualsiasi velleità nemica, la prendo e mentre balliamo iniziamo a incrociare le nostre lingue in maniera oscena.
Torniamo al tavolo per un altro brindisi, l’appoggio ad una colonna, ed iniziamo a strusciare i nostri corpi: le tocco il culo, le accarezzo la sua succulenta fica (quando è eccitata si gonfia) sopra il perizoma, ha voglia di essere chiavata.
“Fermo, ci vedono tutti, andiamo in macchina”
“Sono il tuo superiore, gli ordini li do io: rilassati e goditi quello che hai sempre voluto”
La prendo per una mano, e facendo strada a passo veloce, quasi trascinandola, mi dirigo verso il bagno degli uomini, ancora poco frequentato essendo iniziata da poco la serata.
Entriamo nel primo bagno libero, mi chiudo dentro, mi tiro fuori l’uccello, e la forzo affinché si chini e mi faccia un pompino: tenendola per i capelli la chiavo in bocca, mi fermo solo per farle succhiare le palle.
Poi la metto appoggiata al muro, e la chiavo a pecora: in meno di trenta secondi ha un potente orgasmo. Utilizzo il filo del perizoma per guidare i suoi movimenti e dopo poco esplodo, inondando le sue natiche. Con la mano provvedo ad utilizzare lo sperma come crema: voglio che chiunque, senta l’odore di sesso che proviene dal suo corpo. Ci ricomponiamo e torniamo al nostro tavolo a brindare e ballare.
Credo che ciò che abbiamo fatto nel bagno della discoteca, fino a tre mesi prima il suo cervello non lo avrebbe neanche ipotizzato, anzi probabilmente scartato come minaccia alla sua persona: è fantastico invece, come sia stato per lei quasi naturale ed in assenza di difese.
Dopo avere finito la bottiglia di GIN, e ballato fino alle 3, mi chiede di andare via: vorrebbe trovare un posto vicino al mare, dove poter sentire il rumore delle onde e magari vedere i riflessi della luna sull’acqua, oltre a “continuare ciò che abbiamo iniziato nel bagno”. Lei ha bisogno di essere chiavata tanto, ed io ho voglia di chiavarla tanto. So che soddisfacendo i suoi desideri, mi aprirà le porte a qualsiasi mia richiesta e non avrà nessun minimo tabù o difficoltà ad esplorare qualsiasi forma di sesso.
Trovato un posto a noi congeniale dove posteggiare la macchina, apriamo i finestrini (siamo a fine ottobre, ma la temperatura è gradevole e i nostri corpi sono pieni di GIN) e ci mettiamo nei sedili posteriori del mio SUV, dove c’è molto spazio.
Iniziamo a incrociare le nostre lingue, mentre le stimolo delicatamente il clitoride, che sembra un piccolo membro maschile, da quanto è gonfio.
“Vale sei veramente fantastica, la sensualità fatta persona. Ora voglio leccarti mentre sei a pecora, la tua bellissima fica e il tuo delizioso ano, e voglio fare sesso anale. Che ne dici?”
“Mai fatto, ho paura di sentire male, e poi non mi sembra il luogo adatto. Ti prometto però che sarà una decisione rivedibile, dipende sempre da te, ma non stasera. Ti prego!!!”
Adoro essere autoritario, ma non per godere della sottomissione altrui, ma per portare attraverso la comunicazione le persone a soddisfare con estremo piacere i miei desiderata: per essere la seconda volta che ci vediamo, assolutamente una richiesta da condividere.
La metto in ginocchio sui seggiolini di dietro ed inizio a leccarle ano e fica, alternando anche le dita dentro il culo: su queste non obietta, anzi le piacciono. La lecco a lungo e dopo che ha raggiunto l’orgasmo, mettendola a sedere con le gambe divaricate, voglio ripercorrere l’esperienza della prima sera: chiavarla poderosamente con le dita. Inizio con un dito mentre la lecco, non lo sente neanche da quanto è aperta; poi due dita, poi tre dita ed oso anche la quarta. Inizio a ritmare colpi veloci e nell’arco di un minuto inizia a godere e zampillare umori come una cascata: gli occhi ribaltati, mi fanno capire il suo stato di eccitazione.
A quel punto me la metto sopra, e con il cazzo completamente assorbito dentro la sua vulva, inizia a cavalcarmi con movimenti circolari o avanti/dietro, che la fanno godere continuamente.
“Sei mia! Sei solo mia vero?” – “Sono tua, mi fai impazzire”
“Hai mai goduto così?” – “No mai. Non smettere, continua, scopami, ancora. Mi scoperai tutte le volte che vorrò?”
“No, ti scoperò tutte le volte che vorrò io, non tu. Sei la mia zoccola vero? Dimmelo” – “Si sono la tua troia”
“Sto per godere, prendimelo in bocca”
Disarcionata dall’asta su cui era impalata, l’ho presa per i capelli e diretta verso il mio cazzo, che l’ha riempita in tutte le parti del viso. La stronza però non ha aperto bocca: quante cose ancora dovrò insegnarle e poi raccogliere i frutti del mio lavoro.
Tiriamo giù le spalliere dei seggiolini davanti e ci mettiamo a dormire, in attesa di smaltire l’alcool e di fare rientro verso casa

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2024-12-08
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