Una folle chiamata
di
enjoyforsex
genere
masturbazione
Chiara era a casa, sola, in un’atmosfera intima, quasi sospesa, mentre le luci soffuse della sua stanza illuminavano la scrivania ingombra di fogli e appunti. Stava scrivendo, come sempre. Ogni parola scivolava via dalla sua penna con facilità, eppure quella sera c'era qualcosa che la distraeva.
Il suo sguardo vagava ogni tanto verso il telefono. Il pensiero di me, si insinuava nella sua mente con una prepotenza che non riusciva più a ignorare. Le nostre conversazioni erano sempre state intense, cariche di una tensione sottile, ma ora sentiva il desiderio di andare oltre.
Chiara si mordeva il labbro, indecisa se inviare quel messaggio che aveva già scritto e cancellato più volte. Alla fine, prese fiato e digitò con decisione:
“Che fai? Ho voglia di sentirti...”
Il suono della notifica arrivò pochi secondi dopo. Io ero dall’altra parte, immerso in tutt’altro, ma quel messaggio mi fece sorridere. Conoscevo quel tono. Non era una semplice voglia di parlare.
Le risposi subito:
“Eccomi. Dimmi, cosa desideri?”
Chiara lesse le mie parole e il cuore iniziò a batterle più forte. Respirò a fondo, sentendo quel calore che si diffondeva dentro di lei. Le sue dita tremarono leggermente mentre rispondeva: “Desidero... te. Ma non qui, non adesso. Al telefono.”
Sapevo esattamente cosa voleva. La mia voce, il mio controllo, la complicità che si creava ogni volta che ci lasciavamo andare, superando ogni limite di distanza. Mi sistemai meglio, rilassato, pronto a condurre quella conversazione esattamente dove entrambi volevamo arrivare.
“Chiamami,” le scrissi, “e lascia fare a me.”
Il telefono squillò pochi istanti dopo. Risposi con calma, lasciando che il mio tono fosse basso, profondo, vellutato.
«Chiara...» la mia voce le arrivò all’orecchio, come una carezza.
Lei trattenne il respiro. «Ti penso...»
«Lo so. E ora voglio che tu chiuda gli occhi. Voglio che ascolti solo me.»
Chiara obbedì, si lasciò trasportare, pronta a seguire ogni mia parola, ogni mia richiesta, lasciando che quella chiamata diventasse il nostro segreto più intenso.
Le sue parole erano come una carezza invisibile, una tentazione che mi sfiorava da lontano. Chiara aveva quella capacità di trascinarmi nel suo mondo, dove tutto era possibile, anche attraverso una semplice chiamata.
«Chiara…» la mia voce si fece più bassa, quasi un sussurro. «Sai cosa stai facendo?»
«Lo so benissimo.» Il suo tono era morbido, ma c’era una sfumatura di controllo, come se fosse lei a guidare il gioco. «E voglio che tu faccia esattamente ciò che ti dico.»
Mi rilassai contro la poltrona, il telefono stretto tra le dita, mentre il desiderio cresceva in modo lento, ma inarrestabile. «Dimmi cosa vuoi.»
Lei fece una pausa, lasciando che il silenzio creasse un’intensità quasi palpabile. Poi parlò, con una dolcezza che era una promessa. «Voglio che ti tocchi, Alessandro. Lentamente, come se fossi io a farlo.»
Le sue parole mi colpirono, attraversando ogni barriera. «Chiara…»
«Sì?» Il suo respiro si fece più profondo, come se anche lei stesse cedendo al piacere dell’attesa. «Voglio sapere cosa provi… quando mi pensi. Quando immagini le mie mani che scivolano su di te.»
Chiusi gli occhi, lasciando che la sua voce fosse l’unica cosa a cui prestare attenzione. «Penso… a come mi guardi, a come le tue mani mi sfiorano lentamente, esplorando ogni centimetro della mia pelle.»
Lei sospirò, mordendosi il labbro. «Continua… fammi sentire.»
«Penso alle tue dita… delicate, ma decise. Le immagino scendere, sfiorare la mia pelle, fino a quando non riesco più a trattenere il respiro.» La mia voce si fece più rauca, carica di desiderio.
Chiara ascoltava, immaginando ogni dettaglio. «Voglio essere lì… voglio sentirti gemere per me.»
«E se fossi qui, Chiara? Cosa faresti?»
La domanda la colpì, ma non la sorprese. Sapeva esattamente cosa avrebbe fatto. «Ti sfiorerei lentamente… le mie labbra sul tuo collo, le mani che ti accarezzano il petto… scenderei, assaporando ogni tuo respiro.»
Il mio corpo reagì alle sue parole, ogni muscolo teso, il desiderio che diventava sempre più intenso. «Chiara…»
«Sì?» Il suo tono era un sussurro, una richiesta di continuare.
«Mi stai facendo impazzire.»
Lei sorrise, soddisfatta di sentire il mio controllo vacillare. «È quello che voglio. Voglio che tu perda il controllo… per me.»
Il suo respiro si fece più pesante, e immaginai che anche lei fosse lì, stesa, abbandonata al piacere. «Dimmi cosa stai facendo ora.»
Lei esitò per un attimo, poi sussurrò: «Sto scivolando con le dita lungo la mia pelle… immaginando che siano le tue mani a toccarmi.»
Quelle parole furono un colpo diretto, il confine tra la realtà e il desiderio che si assottigliava sempre di più. «Chiara… non smettere.»
«Non ho intenzione di farlo.» La sua voce tremava leggermente, ma non di esitazione, bensì di piacere crescente. «Voglio arrivare fino in fondo, con te.»
Le nostre voci, i nostri sospiri, si intrecciavano in quella chiamata, come se la distanza non esistesse più, come se le nostre mani, le nostre labbra, fossero già lì, a cercarsi.
Ogni parola che Chiara pronunciava sembrava scivolare direttamente sulla mia pelle, accendendo sensazioni che non riuscivo più a controllare.
«Monello…» La sua voce era un sussurro caldo, una promessa che mi faceva fremere. «Ti stai toccando per me?»
Chiusi gli occhi, lasciandomi avvolgere dalla sua presenza, anche se solo attraverso quella chiamata. «Sì… sto seguendo le tue parole, immaginando le tue mani al posto delle mie.»
Lei trattenne un respiro, il suono appena percettibile, ma carico di desiderio. «Voglio che tu lo faccia lentamente… senza fretta. Voglio che assapori ogni istante, come farei io.»
Il mio respiro si fece più profondo. «Chiara… sai quanto ti desidero in questo momento?»
«Dimmi quanto.»
«Più di quanto riesca a esprimere a parole. Ti immagino qui, davanti a me… con quella camicia che scivola dalle spalle, lasciando scoperta la tua pelle. Vorrei sentirla sotto le mie mani… sotto le mie labbra.»
Lei si abbandonò completamente al suono della mia voce. «Se fossi lì, monello… ti toglierei ogni singolo strato di controllo. Ti vorrei nudo, vulnerabile, solo per me.»
Quelle parole mi colpirono con una forza devastante. «Mi avresti già, Chiara. Ogni centimetro di me sarebbe tuo. Le tue mani… le tue labbra… le sentirei ovunque.»
Lei si accoccolò meglio sul divano, le dita che scivolavano lentamente lungo il suo corpo. «Immagina le mie labbra che scendono… dal tuo collo, lungo il petto… giù, fino a quando non ti senti completamente mio.»
La mia mano seguì il percorso che lei descriveva, ogni centimetro un crescendo di piacere. «Chiara… sei un desiderio che non riesco a fermare.»
Lei sorrise, il suono del mio respiro affannato era una melodia che la faceva fremere. «Non fermarti, voglio sentirti mentre ti lasci andare. Voglio che tu mi immagini sopra di te… il mio corpo che si muove lentamente, prendendoti.»
La mia testa ricadde contro lo schienale della poltrona, il corpo teso, ogni fibra concentrata sulle sue parole. «Sei sopra di me… le tue mani che mi trattengono, i tuoi movimenti lenti… ma profondi. E io ti guardo, mentre prendi tutto ciò che vuoi.»
Lei gemette piano, quel suono dolce che attraversò la linea e mi fece stringere i denti. «Sì… così. Voglio sentire ogni tuo respiro spezzato… ogni tuo gemito soffocato.»
Il mio respiro si fece più affannato. «Chiara… sto per perdere il controllo.»
«Lascialo andare, voglio essere io il motivo per cui perdi ogni freno.»
Chiara si abbandonò completamente al piacere, il corpo che si muoveva al ritmo delle mie parole, delle mie fantasie che si intrecciavano alle sue. Ogni istante ci avvicinava sempre di più, abbattendo ogni distanza.
«Dimmi cosa vedi,» sussurrò lei, la voce tremante. «Dimmi cosa stiamo facendo ora.»
«Ti vedo sopra di me… il tuo corpo che si muove lento, il tuo sguardo fisso nel mio. Le tue mani che mi trattengono, che mi fanno tuo.» La mia voce era spezzata dal desiderio, ogni parola un respiro più affannato. «E io ti prendo, profondamente… fino a quando non sento che non possiamo più fermarci.»
Lei trattenne un gemito, le dita che affondavano nella sua pelle mentre il piacere cresceva. «Non fermarti, Alessandro… portami con te.»
Le nostre voci si intrecciarono in un crescendo di desiderio e passione, fino a quando il piacere non ci travolse entrambi, superando ogni limite, ogni confine.
Rimanemmo in silenzio per un istante, solo il suono dei nostri respiri che si calmavano lentamente.
«Sei un monello…» sussurrò Chiara, ancora avvolta dall’intensità del momento. «Sei incredibile.»
Sorrisi, la mia voce ora più rilassata, ma ancora carica di emozione. «No, Chiara… è solo grazie a te.»
Il suo sguardo vagava ogni tanto verso il telefono. Il pensiero di me, si insinuava nella sua mente con una prepotenza che non riusciva più a ignorare. Le nostre conversazioni erano sempre state intense, cariche di una tensione sottile, ma ora sentiva il desiderio di andare oltre.
Chiara si mordeva il labbro, indecisa se inviare quel messaggio che aveva già scritto e cancellato più volte. Alla fine, prese fiato e digitò con decisione:
“Che fai? Ho voglia di sentirti...”
Il suono della notifica arrivò pochi secondi dopo. Io ero dall’altra parte, immerso in tutt’altro, ma quel messaggio mi fece sorridere. Conoscevo quel tono. Non era una semplice voglia di parlare.
Le risposi subito:
“Eccomi. Dimmi, cosa desideri?”
Chiara lesse le mie parole e il cuore iniziò a batterle più forte. Respirò a fondo, sentendo quel calore che si diffondeva dentro di lei. Le sue dita tremarono leggermente mentre rispondeva: “Desidero... te. Ma non qui, non adesso. Al telefono.”
Sapevo esattamente cosa voleva. La mia voce, il mio controllo, la complicità che si creava ogni volta che ci lasciavamo andare, superando ogni limite di distanza. Mi sistemai meglio, rilassato, pronto a condurre quella conversazione esattamente dove entrambi volevamo arrivare.
“Chiamami,” le scrissi, “e lascia fare a me.”
Il telefono squillò pochi istanti dopo. Risposi con calma, lasciando che il mio tono fosse basso, profondo, vellutato.
«Chiara...» la mia voce le arrivò all’orecchio, come una carezza.
Lei trattenne il respiro. «Ti penso...»
«Lo so. E ora voglio che tu chiuda gli occhi. Voglio che ascolti solo me.»
Chiara obbedì, si lasciò trasportare, pronta a seguire ogni mia parola, ogni mia richiesta, lasciando che quella chiamata diventasse il nostro segreto più intenso.
Le sue parole erano come una carezza invisibile, una tentazione che mi sfiorava da lontano. Chiara aveva quella capacità di trascinarmi nel suo mondo, dove tutto era possibile, anche attraverso una semplice chiamata.
«Chiara…» la mia voce si fece più bassa, quasi un sussurro. «Sai cosa stai facendo?»
«Lo so benissimo.» Il suo tono era morbido, ma c’era una sfumatura di controllo, come se fosse lei a guidare il gioco. «E voglio che tu faccia esattamente ciò che ti dico.»
Mi rilassai contro la poltrona, il telefono stretto tra le dita, mentre il desiderio cresceva in modo lento, ma inarrestabile. «Dimmi cosa vuoi.»
Lei fece una pausa, lasciando che il silenzio creasse un’intensità quasi palpabile. Poi parlò, con una dolcezza che era una promessa. «Voglio che ti tocchi, Alessandro. Lentamente, come se fossi io a farlo.»
Le sue parole mi colpirono, attraversando ogni barriera. «Chiara…»
«Sì?» Il suo respiro si fece più profondo, come se anche lei stesse cedendo al piacere dell’attesa. «Voglio sapere cosa provi… quando mi pensi. Quando immagini le mie mani che scivolano su di te.»
Chiusi gli occhi, lasciando che la sua voce fosse l’unica cosa a cui prestare attenzione. «Penso… a come mi guardi, a come le tue mani mi sfiorano lentamente, esplorando ogni centimetro della mia pelle.»
Lei sospirò, mordendosi il labbro. «Continua… fammi sentire.»
«Penso alle tue dita… delicate, ma decise. Le immagino scendere, sfiorare la mia pelle, fino a quando non riesco più a trattenere il respiro.» La mia voce si fece più rauca, carica di desiderio.
Chiara ascoltava, immaginando ogni dettaglio. «Voglio essere lì… voglio sentirti gemere per me.»
«E se fossi qui, Chiara? Cosa faresti?»
La domanda la colpì, ma non la sorprese. Sapeva esattamente cosa avrebbe fatto. «Ti sfiorerei lentamente… le mie labbra sul tuo collo, le mani che ti accarezzano il petto… scenderei, assaporando ogni tuo respiro.»
Il mio corpo reagì alle sue parole, ogni muscolo teso, il desiderio che diventava sempre più intenso. «Chiara…»
«Sì?» Il suo tono era un sussurro, una richiesta di continuare.
«Mi stai facendo impazzire.»
Lei sorrise, soddisfatta di sentire il mio controllo vacillare. «È quello che voglio. Voglio che tu perda il controllo… per me.»
Il suo respiro si fece più pesante, e immaginai che anche lei fosse lì, stesa, abbandonata al piacere. «Dimmi cosa stai facendo ora.»
Lei esitò per un attimo, poi sussurrò: «Sto scivolando con le dita lungo la mia pelle… immaginando che siano le tue mani a toccarmi.»
Quelle parole furono un colpo diretto, il confine tra la realtà e il desiderio che si assottigliava sempre di più. «Chiara… non smettere.»
«Non ho intenzione di farlo.» La sua voce tremava leggermente, ma non di esitazione, bensì di piacere crescente. «Voglio arrivare fino in fondo, con te.»
Le nostre voci, i nostri sospiri, si intrecciavano in quella chiamata, come se la distanza non esistesse più, come se le nostre mani, le nostre labbra, fossero già lì, a cercarsi.
Ogni parola che Chiara pronunciava sembrava scivolare direttamente sulla mia pelle, accendendo sensazioni che non riuscivo più a controllare.
«Monello…» La sua voce era un sussurro caldo, una promessa che mi faceva fremere. «Ti stai toccando per me?»
Chiusi gli occhi, lasciandomi avvolgere dalla sua presenza, anche se solo attraverso quella chiamata. «Sì… sto seguendo le tue parole, immaginando le tue mani al posto delle mie.»
Lei trattenne un respiro, il suono appena percettibile, ma carico di desiderio. «Voglio che tu lo faccia lentamente… senza fretta. Voglio che assapori ogni istante, come farei io.»
Il mio respiro si fece più profondo. «Chiara… sai quanto ti desidero in questo momento?»
«Dimmi quanto.»
«Più di quanto riesca a esprimere a parole. Ti immagino qui, davanti a me… con quella camicia che scivola dalle spalle, lasciando scoperta la tua pelle. Vorrei sentirla sotto le mie mani… sotto le mie labbra.»
Lei si abbandonò completamente al suono della mia voce. «Se fossi lì, monello… ti toglierei ogni singolo strato di controllo. Ti vorrei nudo, vulnerabile, solo per me.»
Quelle parole mi colpirono con una forza devastante. «Mi avresti già, Chiara. Ogni centimetro di me sarebbe tuo. Le tue mani… le tue labbra… le sentirei ovunque.»
Lei si accoccolò meglio sul divano, le dita che scivolavano lentamente lungo il suo corpo. «Immagina le mie labbra che scendono… dal tuo collo, lungo il petto… giù, fino a quando non ti senti completamente mio.»
La mia mano seguì il percorso che lei descriveva, ogni centimetro un crescendo di piacere. «Chiara… sei un desiderio che non riesco a fermare.»
Lei sorrise, il suono del mio respiro affannato era una melodia che la faceva fremere. «Non fermarti, voglio sentirti mentre ti lasci andare. Voglio che tu mi immagini sopra di te… il mio corpo che si muove lentamente, prendendoti.»
La mia testa ricadde contro lo schienale della poltrona, il corpo teso, ogni fibra concentrata sulle sue parole. «Sei sopra di me… le tue mani che mi trattengono, i tuoi movimenti lenti… ma profondi. E io ti guardo, mentre prendi tutto ciò che vuoi.»
Lei gemette piano, quel suono dolce che attraversò la linea e mi fece stringere i denti. «Sì… così. Voglio sentire ogni tuo respiro spezzato… ogni tuo gemito soffocato.»
Il mio respiro si fece più affannato. «Chiara… sto per perdere il controllo.»
«Lascialo andare, voglio essere io il motivo per cui perdi ogni freno.»
Chiara si abbandonò completamente al piacere, il corpo che si muoveva al ritmo delle mie parole, delle mie fantasie che si intrecciavano alle sue. Ogni istante ci avvicinava sempre di più, abbattendo ogni distanza.
«Dimmi cosa vedi,» sussurrò lei, la voce tremante. «Dimmi cosa stiamo facendo ora.»
«Ti vedo sopra di me… il tuo corpo che si muove lento, il tuo sguardo fisso nel mio. Le tue mani che mi trattengono, che mi fanno tuo.» La mia voce era spezzata dal desiderio, ogni parola un respiro più affannato. «E io ti prendo, profondamente… fino a quando non sento che non possiamo più fermarci.»
Lei trattenne un gemito, le dita che affondavano nella sua pelle mentre il piacere cresceva. «Non fermarti, Alessandro… portami con te.»
Le nostre voci si intrecciarono in un crescendo di desiderio e passione, fino a quando il piacere non ci travolse entrambi, superando ogni limite, ogni confine.
Rimanemmo in silenzio per un istante, solo il suono dei nostri respiri che si calmavano lentamente.
«Sei un monello…» sussurrò Chiara, ancora avvolta dall’intensità del momento. «Sei incredibile.»
Sorrisi, la mia voce ora più rilassata, ma ancora carica di emozione. «No, Chiara… è solo grazie a te.»
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