Le punizioni
di
suo schiavo
genere
dominazione
Dopo questo bellissimo avvenimento che da festa si era per forza di cose trasformato in festino tutti insieme abbiamo supplicato il vecchio di tenerci delle lezioni a tema. Il suo sguardo luciferino cominciò a lampeggiare e per una intera serata in cui ci siamo radunati tutti sub compresi in suo ascolto ci ha eruditi sull'argomento assai ampio delle punizioni, che si distinguono in fisiche e morali e vanno studiate e graduate per intensità e durata, Vanno gestite con cura per reprimere e correggere un'ampia casistica di atti inappropriati e ingiustificabili, a cominciare dalla pigrizia e dalle semplici disattenzioni o sviste di poco conto, per proseguire con i modi grossolani e i difetti di giudizio o la mancanza di discrezione, gli errori fortuiti dovuti alla fretta con o senza conseguenze materiali, o quelli più complessi e magari sistematici, le inadempienze rispetto alle regole e ai compiti, terminando con le carenze di impostazione generale, la sciatteria e la mancanza di rispetto verso i dom. In nessun caso è consigliabile soprassedere e lasciar correre senza prendere adeguati provvedimenti anche solo verbali come il richiamo, il rimprovero o la vera e propria lavata di capo. Occuparsene rientra fra i primi obblighi di chi esercita il potere dell'uno sull'altro di cui non vanno mai sottovalutati i risvolti educativi per non far mancare in primo luogo agli inferiori l'occasione di migliorare e di perfezionarsi. Dopo tale premessa ha preso spunto dall'increscioso guaio che uno dei due mammalucchi nel rassettare la cucina aveva combinato quel giorno mandando in pezzi un piatto del pregiato servizio di porcellana unico nel suo genere e del tutto insostituibile di sua proprietà procurandogli un danno irreparabile. Per prima cosa fu abbastanza scontato e chiaro che andavano castigati entrambi solidali senza perdere tempo a individuare il preciso autore del misfatto. Il loro comportamento senz'altro maldestro andava esaminato a fondo e in modo condiviso in presenza dei rei per renderli partecipi e consapevoli di ogni aspetto dell'istruttoria. Bisognava innanzitutto chiarire se c'era stata intenzione. Una condotta intenzionale costituisce una delle aggravanti più riprovevoli ma l'abbiamo esclusa. Andava poi valutato se era la prima volta che fossero chiamati a rispondere di una azione malaccorta di tal genere come in effetti lo era o se erano recidivi, il che avrebbe reso assai più aspro il giudizio su quanto avevano incautamente compiuto. Il caso in questione godeva invece di sicuro dell'attenuante che poco prima li avevamo coinvolti ahimè in un brindisi molto alcolico sufficiente a diminuirne la vigilanza. In ogni caso il piatto era incautamente scivolato dalle dita malferme di uno di loro due per cadere a terra e rompersi sul pavimento. Dita e pavimento erano le due parole chiave che dovevano servirci da guida ed erano le loro mani che andavano punite o per analogia o per contrappasso e rafforzate pro futuro. Dovevano spianarle su un supporto duro, per esempio un tavolo, per subire dei colpi a stecca per un tempo relativamente breve anche di un solo minuto. Detto fatto se ne è occupato subito di persona in maniera dimostrativa e senza eccedere. È un fondamento assoluto di qualsiasi punizione per qualsiasi motivo erogata che debba suscitare un pentimento genuino e finire in redenzione cancellando per sempre dalla fedina dello schiavo ogni ombra di biasimo. Il reato si estingue nel momento in cui viene messo a fuoco, riconosciuto di comune avviso per quello che è e pagato allo stesso modo di come si salda un conto aperto. Eravamo tutti contenti degli insegnamenti che ci erano stati impartiti ma restammo con un palmo di naso e allibiti nel volgere di poco. Lucifero si fece portare tutti gli altri piatti piani del suo servizio e li frantumò di persona uno ad uno. “Perso uno persi tutti” esclamò. Non gli fregava niente di mandarli in cocci. Quello che contava era ripristinare la subordinazione e la disciplina che quelle due facce di merda ci dovevano dichiarandosi colpevoli e ravveduti di averne rotto uno soltanto mentre lui si prendeva il lusso di completare l'opera facendone fuori incurante e con rabbia i restanti undici senza battere ciglio. Muti e a mani nude Sputo e Pecoro hanno provveduto allo sgombero di quella montagna di schegge pinzandole una ad una con dita tremolanti al colmo della soggezione e della vergogna per l'esito disastroso del loro malanno. Di sicuro gli servì da monito perché rappresentò la parte più rilevante e più impressiva e cioè più difficile da scordare del castigo che avevano meritato.
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