Il regalo di compleanno (parte 5, epilogo)
di
Kugher
genere
sadomaso
Simona guardava la scena che anticipava il loro orgasmo.
Il marito che portava a quattro zampe quella cagnetta era un regalo non solo per il compleanno di Matteo, ma per il loro rapporto, sempre più forte anche grazie alle complicità che quella sera potevano rinnovare e vivere tra loro.
Quella ragazza, pur conscia di essere uno strumento sessuale, traeva dalla situazione ciò che le sue esigenze erotiche di sottomissione le richiedevano. Sculettava a quattro zampe a beneficio della donna che le stava alle spalle, provocando il suo lato dominante che l’avrebbe portata a fare qualsiasi cosa che, confermando il proprio ruolo, l’avrebbe portata a trasmettere il suo potere alla cagnetta a beneficio della sua sottomissione.
Anche i ruoli passivi possono essere attivi. Simona sorrise e diede un colpo di scudiscio su quel culo che prima o poi, lo sapeva, avrebbe violato con il suo strap on.
La colpì un’altra volta, sulla schiena. Le piaceva frustare la schiena, cambia il suono, il significato, per lei anche la sensazione di dominio.
Matteo si girò, osservò i segni sulla pelle della ragazza che stavano prendendo sempre più forma e colore e dedicò alla moglie un sorriso carico di desiderio per lei, anche se di sesso a tre.
Prese la schiava per i capelli e le spinse la bocca sul cazzo, fino in fondo, fino a farla gemere, fino a ricordare a sé stesso che lui era il Padrone e che poteva prendersi il piacere come e quando voleva, fino a trasmettergli il piacere del dominio che sentiva girare sottopelle in ogni dove per depositarsi alla bocca dello stomaco e al cazzo, quel senso di dominio che a sua volta alimentava, specularmente, l’esigenza di sottomissione nella schiava.
Attirò a sé la moglie e, nei limiti del corpo tra loro, la strinse, avvolgendole la schiena col braccio e la lingua con la sua, portando una mano sulle sue natiche, accarezzandole. Mentre ancora la baciava, portò la mano davanti fino a cercare il suo sesso per entrare con un dito, trovandolo bagnato. Istintivamente la moglie allargò appena le cosce per agevolare la penetrazione, anticipatrice di ben altro ingresso dentro di lei.
Alla ricerca sempre della complicità, appoggiò il bacino sulla testa della schiava e spinse, per agevolare la penetrazione del cazzo in quella bocca servile, traendo piacere dai mugolii di disagio soffocati dalle carni.
Venne il tempo di andare oltre.
“Stenditi sul letto”.
Erica obbedì e, senza bisogno di ordine, allargò le cosce per offrire la figa al cazzo del Padrone.
Matteo si mise inginocchiato tra le sue cosce. Avvertì un enorme piacere nel momento in cui, per la prima volta, entrò in quella giovane donna. Socchiuse gli occhi in modo che la cecità gli consentisse di concentrarsi meglio sulle altre sensazioni, su quella figa per lui nuova e stretta, nella quale entrò lentamente. E’ sempre un diverso piacere il momento in cui per la prima volta si entra in una donna e lui voleva assaporare quella sensazione.
Allungò la mano verso la moglie per invitarla a sedersi cavalcioni sulla faccia della schiava. Mentre lui penetrava la ragazza, la moglie traeva piacere dal lavoro di lingua della bocca sulla quale era seduta, spostandosi continuamente in modo da pretendere le attenzioni erotiche sia sulla figa sia sul culo.
L’alternanza durò poco e si fermò concentrandosi sulle leccate alla figa. Ogni tanto si sedeva più pesantemente in modo da sottrarre aria alla schiava. Le piaceva sentire una persona che si dimena sotto il suo culo in cerca di aria che lei, Padrona, le concedeva.
Baciandosi mentre usavano la schiava, i coniugi stavano continuando la loro esclusiva unione.
Le emozioni provate quella sera erano state forti e, soprattutto, prolungate.
Matteo non era in grado di ritardare ulteriormente lo scoppio del piacere.
Accelerò il ritmo sempre più fino a fermarsi spingendo il cazzo il più possibile nella figa della giovane sotto di loro, e fare uscire ciò che immaginava essere un forte e copioso getto, quale frutto e testimonianza dell’enorme piacere provato.
Si fermò dentro di lei e, godendosi il momento in cui tutte le tensioni svaniscono, fermò anche la lingua tenendola, però, nella bocca della moglie.
“Non uscire dalla figa della schiava. Tieni dentro tutto il cazzo finché non avrò goduto anche io”.
La lingua di Erica non si era mai fermata, sapendo che era suo dovere continuare a dare piacere alla Padrona seduta su di lei. Simona continuava a sedersi pesantemente sulla faccia per impedire alla cagnetta di respirare mentre ancora servilmente questa accarezzava con la lingua l’interno della figa. La lasciava dimenarsi un poco e poi si alzava, sempre attenta a che la schiava non fermasse il lavoro della lingua. Non fu mai delusa e proseguì l’eccitante divertimento fino a che anche lei non ebbe l’orgasmo liberatorio.
Erica girò in tempo la guancia perché sapeva che dopo il piacere la Padrona si sarebbe seduta sulla sua faccia e voleva poter respirare lasciandola comoda. Simona apprezzò il gesto tipico di schiava esperta.
Si allungò un poco e prese dal cassetto lì vicino un piccolo plug in acciaio.
Si spostò quel tanto per infilarlo in bocca alla schiava in modo che lo lubrificasse bene.
“Esci piano dalla figa della cagnetta. Cerca di fare uscire il meno possibile di sperma”.
Non appena estratto, Simona mise, a mo' di tappo, il plug nella figa ancora piena della testimonianza del piacere di suo marito.
Matteo la guardò con aria interrogativa.
Simona sorrise guardandolo e protrasse per qualche istante la curiosità del marito.
“I genitori di questa schiava ci hanno invitati a cena per il tuo compleanno. Naturalmente ci sarà anche la loro figlia carissima che, però, sarà a tavola con noi piena di te”.
Il marito che portava a quattro zampe quella cagnetta era un regalo non solo per il compleanno di Matteo, ma per il loro rapporto, sempre più forte anche grazie alle complicità che quella sera potevano rinnovare e vivere tra loro.
Quella ragazza, pur conscia di essere uno strumento sessuale, traeva dalla situazione ciò che le sue esigenze erotiche di sottomissione le richiedevano. Sculettava a quattro zampe a beneficio della donna che le stava alle spalle, provocando il suo lato dominante che l’avrebbe portata a fare qualsiasi cosa che, confermando il proprio ruolo, l’avrebbe portata a trasmettere il suo potere alla cagnetta a beneficio della sua sottomissione.
Anche i ruoli passivi possono essere attivi. Simona sorrise e diede un colpo di scudiscio su quel culo che prima o poi, lo sapeva, avrebbe violato con il suo strap on.
La colpì un’altra volta, sulla schiena. Le piaceva frustare la schiena, cambia il suono, il significato, per lei anche la sensazione di dominio.
Matteo si girò, osservò i segni sulla pelle della ragazza che stavano prendendo sempre più forma e colore e dedicò alla moglie un sorriso carico di desiderio per lei, anche se di sesso a tre.
Prese la schiava per i capelli e le spinse la bocca sul cazzo, fino in fondo, fino a farla gemere, fino a ricordare a sé stesso che lui era il Padrone e che poteva prendersi il piacere come e quando voleva, fino a trasmettergli il piacere del dominio che sentiva girare sottopelle in ogni dove per depositarsi alla bocca dello stomaco e al cazzo, quel senso di dominio che a sua volta alimentava, specularmente, l’esigenza di sottomissione nella schiava.
Attirò a sé la moglie e, nei limiti del corpo tra loro, la strinse, avvolgendole la schiena col braccio e la lingua con la sua, portando una mano sulle sue natiche, accarezzandole. Mentre ancora la baciava, portò la mano davanti fino a cercare il suo sesso per entrare con un dito, trovandolo bagnato. Istintivamente la moglie allargò appena le cosce per agevolare la penetrazione, anticipatrice di ben altro ingresso dentro di lei.
Alla ricerca sempre della complicità, appoggiò il bacino sulla testa della schiava e spinse, per agevolare la penetrazione del cazzo in quella bocca servile, traendo piacere dai mugolii di disagio soffocati dalle carni.
Venne il tempo di andare oltre.
“Stenditi sul letto”.
Erica obbedì e, senza bisogno di ordine, allargò le cosce per offrire la figa al cazzo del Padrone.
Matteo si mise inginocchiato tra le sue cosce. Avvertì un enorme piacere nel momento in cui, per la prima volta, entrò in quella giovane donna. Socchiuse gli occhi in modo che la cecità gli consentisse di concentrarsi meglio sulle altre sensazioni, su quella figa per lui nuova e stretta, nella quale entrò lentamente. E’ sempre un diverso piacere il momento in cui per la prima volta si entra in una donna e lui voleva assaporare quella sensazione.
Allungò la mano verso la moglie per invitarla a sedersi cavalcioni sulla faccia della schiava. Mentre lui penetrava la ragazza, la moglie traeva piacere dal lavoro di lingua della bocca sulla quale era seduta, spostandosi continuamente in modo da pretendere le attenzioni erotiche sia sulla figa sia sul culo.
L’alternanza durò poco e si fermò concentrandosi sulle leccate alla figa. Ogni tanto si sedeva più pesantemente in modo da sottrarre aria alla schiava. Le piaceva sentire una persona che si dimena sotto il suo culo in cerca di aria che lei, Padrona, le concedeva.
Baciandosi mentre usavano la schiava, i coniugi stavano continuando la loro esclusiva unione.
Le emozioni provate quella sera erano state forti e, soprattutto, prolungate.
Matteo non era in grado di ritardare ulteriormente lo scoppio del piacere.
Accelerò il ritmo sempre più fino a fermarsi spingendo il cazzo il più possibile nella figa della giovane sotto di loro, e fare uscire ciò che immaginava essere un forte e copioso getto, quale frutto e testimonianza dell’enorme piacere provato.
Si fermò dentro di lei e, godendosi il momento in cui tutte le tensioni svaniscono, fermò anche la lingua tenendola, però, nella bocca della moglie.
“Non uscire dalla figa della schiava. Tieni dentro tutto il cazzo finché non avrò goduto anche io”.
La lingua di Erica non si era mai fermata, sapendo che era suo dovere continuare a dare piacere alla Padrona seduta su di lei. Simona continuava a sedersi pesantemente sulla faccia per impedire alla cagnetta di respirare mentre ancora servilmente questa accarezzava con la lingua l’interno della figa. La lasciava dimenarsi un poco e poi si alzava, sempre attenta a che la schiava non fermasse il lavoro della lingua. Non fu mai delusa e proseguì l’eccitante divertimento fino a che anche lei non ebbe l’orgasmo liberatorio.
Erica girò in tempo la guancia perché sapeva che dopo il piacere la Padrona si sarebbe seduta sulla sua faccia e voleva poter respirare lasciandola comoda. Simona apprezzò il gesto tipico di schiava esperta.
Si allungò un poco e prese dal cassetto lì vicino un piccolo plug in acciaio.
Si spostò quel tanto per infilarlo in bocca alla schiava in modo che lo lubrificasse bene.
“Esci piano dalla figa della cagnetta. Cerca di fare uscire il meno possibile di sperma”.
Non appena estratto, Simona mise, a mo' di tappo, il plug nella figa ancora piena della testimonianza del piacere di suo marito.
Matteo la guardò con aria interrogativa.
Simona sorrise guardandolo e protrasse per qualche istante la curiosità del marito.
“I genitori di questa schiava ci hanno invitati a cena per il tuo compleanno. Naturalmente ci sarà anche la loro figlia carissima che, però, sarà a tavola con noi piena di te”.
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