Serve improvvisate (parte 5, epilogo)

di
genere
sadomaso

“Divertitevi anche voi”.
Le due donne ancora si stavano leccando le labbra per pulirsi dallo sperma del Padrone.
Quelle parole non erano un ordine, almeno non per loro, ancora inginocchiate tra le sue gambe.
Era un invito per i suoi uomini.
Eliana si sentì ancor più oggetto, desiderata, voluta. Le parve che la sua bellezza fosse al centro dell’attenzione, come se fosse lei, la sua bellezza, la padrona della situazione e quegli uomini ne fossero soggiogati.
Negli occhi di Micaela lesse invece lussuria, voglia di sesso, di essere scopata, di mandare affanculo il suo ex del quale era ancora innamorata.
L'eccitazione di quegli uomini era un segnale evidente di quanto fosse ancora appetibile e di quanto potesse ancora divertirsi col suo corpo, con le perversioni, con giochi estremi come quelli della serata che stava vivendo.
Ricevettero ancora una cinghiata a testa.
Non era un atto punitivo, ma unicamente volto a far crescere l’eccitazione negli uomini. Il suono del cuoio abbattuto sulla schiena di Micaela e la visione della sua espressione fece provare adrenalina a Eliana che, poi, ricevette lei stessa una cinghiata, assorbita dall’eccitazione, dall’adrenalina, dai feromoni impazziti e dall’alcol.
“Vieni biondina”.
Quello più grosso prese Eliana per i capelli per farsi seguire. La donna cercò di alzarsi ma si sentì tirare i capelli verso il basso.
“Come una cagna”.
La testa era china e la schiena incurvata verso il basso per mettere in maggior risalto le natiche e la figa.
Mentre si muoveva, ancheggiava con una danza invitante ed eccitante, un richiamo per quei cazzi duri che sicuramente stavano nei pantaloni di quegli uomini pericolosi ed eccitati, uomini che le volevano, che ammiravano i loro corpi.
Non seppe se provare sollievo o dispiacere quando la cinghia fu avvolta intorno al suo collo e tenuta come un guinzaglio per lei, la cagna che stava dando spettacolo.
Cominciava a provare piacere nelle cinghiate mentre procedeva con il suo incedere carico di erotismo.
Seguiva docilmente l’uomo che la portava al guinzaglio facendola sentire cagna.
In quel momento pensava a quanti uomini avevano bramato e sbavato dietro alla sua bellezza, vedendola inarrivabile, limitandosi a sognarla e, lei pensava, a masturbarsi con il pensiero del suo corpo eccitante. Pensando a tutti quegli uomini rimasti a bocca aperta, adesso lei stava procedendo come una cagna tenuta al guinzaglio.
Il contrasto la eccitò maggiormente.
Sentì avvicinarsi l’altro uomo, il quale la colpì con la cinghia. Non aveva sentito che se l’era levata e la sorpresa le procurò un grido più forte dell’ultimo. Si contorse per il dolore ma fu tenuta ferma dal guinzaglio tirato nella direzione opposta alla sua reazione.
Il calore si propagò nuovamente nel suo corpo.
Non era la prima volta che veniva frustata. Aveva già avuto altri amanti ai quali piaceva sottometterla. Conosceva il dolore ed il senso di potere che eccitava sia colui che frustava sia lei.
L’umiliazione è ulteriormente erotizzante. Lo sapeva lei e sicuramente lo sapevano anche i due uomini. Mentre uno la teneva al guinzaglio, sentì la scarpa dell’altro posata sul suo fianco che la spinse a terra.
“Striscia, cagna”.
Anche in quel nuovo modo di procedere cercò di ancheggiare.
Lei stessa si eccitava nella sua umiliazione per quella situazione forte, enormemente forte.
Strisciando in quel percorso nel quale aveva perso il senso dei metri, seguì colui che continuava a tenerla al guinzaglio e che la incitava con la scarpa, quella stessa che, poi, venne posata pesantemente sulla sua schiena.
“Fermati!”.
Il guinzaglio tirato verso l’alto la fece alzare e la mano dell’uomo tra i suoi capelli la spinse col ventre sul tavolo, tenuta schiacciata dalla mano dell’attuale Padrone posata pesantemente sul dorso.
Davanti al viso si trovò il cazzo duro dell’uomo che, col piede, l’aveva spinta a terra. Lo prese in bocca mentre l’uomo le teneva ferma la testa con una mano tra i capelli per scoparla col ritmo che lui desiderava.
Sentì colui che l’aveva tenuta al guinzaglio sbottonarsi i pantaloni ed infilare un cazzo durissimo nella sua figa che sentiva bagnata.
Mentre l’uomo si muoveva tenendole saldamente i fianchi, si sentiva scopata, presa, eccitata, desiderata, voluta, usata.
“Capelli neri, qui inginocchio accanto a me”.
L’ordine dell’uomo che la stava scopando era come una frustata.
Avvertì il movimento di Micaela che ubbidiva ed eseguiva, immaginandola inginocchiata accanto all’uomo che la stava scopando, possedendo.
Aumentò il ritmo, sempre più, capendo che voleva godere. Raggiunto il limite dell’eccitazione, lo sentì uscire e, se non avesse avuto la testa bloccata dall’altro che le stava scopando la bocca, avrebbe visto l’uomo prendere i capelli di Micaela e dirigere il cazzo nella sua bocca versando dentro tutto lo sperma.
“Ingoia!”.
“Io voglio il culo”.
Quello che la stava scopando in bocca si portò alle sue spalle per prendere ciò che aveva annunciato.
“Tu non ti spostare, capelli neri, devi servire anche me nella stessa funzione!”.
Capelli neri ubbidì ed attese, tenendo la bocca aperta per quell’ultimo atto che avrebbe posto fine alla loro serata.
di
scritto il
2024-10-19
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