Serve improvvisate (parte 4)
di
Kugher
genere
sadomaso
Eliana avvertiva l’eccitazione in stanza, che si sommava alla sua, che da essa traeva linfa che, a sua volta, si nutriva di quella degli uomini sempre più attenti.
Gli sguardi bramosi sopperivano all’assenza di complimenti per la bellezza esposta, che lei riteneva essere notevole. Si sentiva ammirata, bella, desiderata, voluta. Si sentiva un oggetto e questo insieme la eccitava, unitamente all’alcol che già aveva abbattuto ogni remora, ogni barriera, ogni inibizione i cui ultimi rimasugli furono spazzati da quella impalpabilità presente nell’aria che sapeva di sesso, potere, voglia.
Mentre si diresse verso il bar, sentì altro ordine, non diretto a lei, ancora con il tono della frusta.
“Capelli neri, spogliati!”.
Eliana non si girò per guardare l’amica che eseguiva l’ordine, ma nel silenzio elettrizzato della stanza sentì il fruscio del vestito che, al pari del suo, venne fatto scivolare ai piedi.
La infastidiva il fatto che, con ogni probabilità, ora quell’uomo stava ammirando la sua amica. Così, nel preparare il drink, sculettò e spinse appena indietro il culo per mostrarlo.
Mentre lavorava sentì altro ordine che, al pari del precedente, non era diretto a lei.
“Inginocchiati tra le mie gambe”.
Eliana non sentì alcun rumore. Si sarebbe aspettata di udire il rumore dei tacchi e poi il corpo che si inginocchiava.
Silenzio.
Si girò per portare il bicchiere. L’uomo era concentrato su Micaela ancora ferma, come paralizzata. Vide l’uomo, il capo, che mandò un rapido sguardo all’altro ancora seduto sul divano.
Eliana era rimasta immobile quando il tipo si alzò, si slacciò la cintura che sentì scivolare tra i passanti fino a che fu arrotolata in parte nella grande mano e, con decisione, venne calata sulla schiena dei Micaela. Il suono della cinghiata sulla pelle era forte, deciso…eccitante.
Micaela lanciò un urlo e si contorse. Il tipo la prese per i capelli e la fece inginocchiare tra le gambe del capo.
“Tira fuori il cazzo e succhialo”.
Questa volta Micaela non si fece ripetere l’ordine e si trovò in bocca un cazzo già duro.
Solo in quel momento il capo dedicò la sua attenzione nuovamente a Eliana, ancora ferma. La donna, sorridendo per avere l’attenzione dell’uomo, si diresse verso di lui, intingendo un dito nel whisky e portandoselo alla bocca, succhiandolo nel tipico gesto del pompino.
Adesso aveva nuovamente l’attenzione dell’uomo che la guardava con gli occhi di chi trae piacere dalla vista.
Cazzo se era eccitante tutta quella situazione. Micaela stava succhiando, dedicandosi con attenzione a soddisfare il capo che prese il bicchiere dal vassoio. Eliana intinse nuovamente lo stesso dito nel liquore e, dopo averlo succhiato, lo porse all’uomo seduto.
Vide che diresse lo sguardo alle sue spalle. Sentì lo stesso tizio che era ancora in piedi avvicinarsi e, poco dopo, una cinghiata sulla sua schiena, forte.
Il piacere che deriva dalla frustata, forse, non era solo il dolore, ma dalla sottomissione che porta a doverla ricevere.
Anche lei urlò, ma l’adrenalina le assorbì il dolore. Si sentì invasa dal calore e, senza ordine, si inginocchiò accanto alla sua amica gareggiando con lei nel leccare e succhiare il cazzo dell’uomo. Micaela, mentre Eliana lo aveva in bocca, slacciò meglio i pantaloni e scese a leccare le palle, prendendone una in bocca.
Si cambiarono di posto.
Entrambe poi leccarono l’asta dura e si passarono il cazzo da una bocca all’altra.
Il tempo era sospeso, non seppero dire da quanto erano in quella stanza, da quanto erano inginocchiate, da quanto lo avevano in bocca.
Alcol, adrenalina, eccitazione, cinghiate che si alternavano sulle loro schiene, un mix che trovavano eccitante e che le spingeva a succhiare quel cazzo sempre meglio.
Non pensavano che l’eccitazione avrebbe potuto dare altro sapore al dolore della cinghia che segnava la loro pelle.
Sentirono il cazzo compiere i tipici movimenti che precedono l’orgasmo. Eliana spinse da parte Micaela e lo prese in bocca per ricevere tutto lo sperma e, al termine, succhiare ancora per fare uscire le ultime gocce.
Non aveva ingoiato nulla.
Estrasse il cazzo con un rivolo che scendeva dai lati delle labbra che diresse alla bocca della sua amica per condividere il piacere dell’uomo.
Gli sguardi bramosi sopperivano all’assenza di complimenti per la bellezza esposta, che lei riteneva essere notevole. Si sentiva ammirata, bella, desiderata, voluta. Si sentiva un oggetto e questo insieme la eccitava, unitamente all’alcol che già aveva abbattuto ogni remora, ogni barriera, ogni inibizione i cui ultimi rimasugli furono spazzati da quella impalpabilità presente nell’aria che sapeva di sesso, potere, voglia.
Mentre si diresse verso il bar, sentì altro ordine, non diretto a lei, ancora con il tono della frusta.
“Capelli neri, spogliati!”.
Eliana non si girò per guardare l’amica che eseguiva l’ordine, ma nel silenzio elettrizzato della stanza sentì il fruscio del vestito che, al pari del suo, venne fatto scivolare ai piedi.
La infastidiva il fatto che, con ogni probabilità, ora quell’uomo stava ammirando la sua amica. Così, nel preparare il drink, sculettò e spinse appena indietro il culo per mostrarlo.
Mentre lavorava sentì altro ordine che, al pari del precedente, non era diretto a lei.
“Inginocchiati tra le mie gambe”.
Eliana non sentì alcun rumore. Si sarebbe aspettata di udire il rumore dei tacchi e poi il corpo che si inginocchiava.
Silenzio.
Si girò per portare il bicchiere. L’uomo era concentrato su Micaela ancora ferma, come paralizzata. Vide l’uomo, il capo, che mandò un rapido sguardo all’altro ancora seduto sul divano.
Eliana era rimasta immobile quando il tipo si alzò, si slacciò la cintura che sentì scivolare tra i passanti fino a che fu arrotolata in parte nella grande mano e, con decisione, venne calata sulla schiena dei Micaela. Il suono della cinghiata sulla pelle era forte, deciso…eccitante.
Micaela lanciò un urlo e si contorse. Il tipo la prese per i capelli e la fece inginocchiare tra le gambe del capo.
“Tira fuori il cazzo e succhialo”.
Questa volta Micaela non si fece ripetere l’ordine e si trovò in bocca un cazzo già duro.
Solo in quel momento il capo dedicò la sua attenzione nuovamente a Eliana, ancora ferma. La donna, sorridendo per avere l’attenzione dell’uomo, si diresse verso di lui, intingendo un dito nel whisky e portandoselo alla bocca, succhiandolo nel tipico gesto del pompino.
Adesso aveva nuovamente l’attenzione dell’uomo che la guardava con gli occhi di chi trae piacere dalla vista.
Cazzo se era eccitante tutta quella situazione. Micaela stava succhiando, dedicandosi con attenzione a soddisfare il capo che prese il bicchiere dal vassoio. Eliana intinse nuovamente lo stesso dito nel liquore e, dopo averlo succhiato, lo porse all’uomo seduto.
Vide che diresse lo sguardo alle sue spalle. Sentì lo stesso tizio che era ancora in piedi avvicinarsi e, poco dopo, una cinghiata sulla sua schiena, forte.
Il piacere che deriva dalla frustata, forse, non era solo il dolore, ma dalla sottomissione che porta a doverla ricevere.
Anche lei urlò, ma l’adrenalina le assorbì il dolore. Si sentì invasa dal calore e, senza ordine, si inginocchiò accanto alla sua amica gareggiando con lei nel leccare e succhiare il cazzo dell’uomo. Micaela, mentre Eliana lo aveva in bocca, slacciò meglio i pantaloni e scese a leccare le palle, prendendone una in bocca.
Si cambiarono di posto.
Entrambe poi leccarono l’asta dura e si passarono il cazzo da una bocca all’altra.
Il tempo era sospeso, non seppero dire da quanto erano in quella stanza, da quanto erano inginocchiate, da quanto lo avevano in bocca.
Alcol, adrenalina, eccitazione, cinghiate che si alternavano sulle loro schiene, un mix che trovavano eccitante e che le spingeva a succhiare quel cazzo sempre meglio.
Non pensavano che l’eccitazione avrebbe potuto dare altro sapore al dolore della cinghia che segnava la loro pelle.
Sentirono il cazzo compiere i tipici movimenti che precedono l’orgasmo. Eliana spinse da parte Micaela e lo prese in bocca per ricevere tutto lo sperma e, al termine, succhiare ancora per fare uscire le ultime gocce.
Non aveva ingoiato nulla.
Estrasse il cazzo con un rivolo che scendeva dai lati delle labbra che diresse alla bocca della sua amica per condividere il piacere dell’uomo.
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