Complicità di coppia (parte 4)

di
genere
sadomaso

Erica era in piedi, davanti a Marco seduto alla scrivania intento ad ignorarla mentre le guardava la parte delle gambe visibile senza che lei potesse vedere il suo sguardo, ostentando una tranquillità che, invece, la ragazza dava a vedere di non possedere.
La schiava aveva una tripla bellezza che eccitò ulteriormente l’uomo quando alzò lo sguardo su di lei, non riuscendo più a prolungare l’attesa.
Le prime due bellezze risiedevano nel corpo e nella giovane età, che dona alla pelle quella liscia lucentezza che aiuta a rendere desiderabile per coloro che da tempo hanno perso la possibilità di potersi definire a lei coetanei.
La terza bellezza, quella che rendeva quel corpo diverso dagli altri che l’uomo aveva potuto ammirare quella mattina per andare in ufficio, era portata dallo sguardo, tipico di chi sta per intraprendere un'esperienza nuova, nella quale avrebbe perso il potere su sé stessa, per cederlo ad altri che ne avrebbero potuto fare quell’uso utile per il loro esclusivo piacere.
Marco guardava quegli occhi e si eccitava, leggendo in essi la lotta interiore tra cedere il potere per vivere quell’esperienza che le turbinava nelle viscere, oppure andarsene per il timore dell’ignoto.
Gli occhi della schiava restarono bassi, non tanto per obbedire al volere altrui, quanto per non voler incontrare gli occhi di colui cui era destinato l’eccitante esercizio del potere.
Marco si alzò e girò intorno alla ragazza per apprezzarne la bellezza, il calore del corpo ed il suo profumo.
Con la sicurezza di chi esercita un diritto, standole alle spalle, passò il dorso delle dita dalla coscia fino al collo, intorno al quale si strinse la mano come fosse un collare.
L’uomo avvertiva il respiro corto ed eccitato della ragazza. L’altra mano si infilò sotto il corto vestito con la certezza che avrebbe trovato il sesso umido senza incontrare ostacolo alcuno.
Anche il respiro di Marco si fece corto ed il battito cardiaco più elevato.
“Inginocchiati”.
La ragazza iniziò il percorso verso la propria definitiva sottomissione, ma venne trattenuta dalla mano del Padrone che impugnò i suoi capelli stringendo la morsa.
“Girati e inginocchiati davanti a me”.
I capelli spettinati per mano di colui che si sarebbe preso il piacere da quel corpo, erano essi stessi fonte di eccitazione, quale contrasto con la sobria compostezza del vestito.
Marco non lasciò la presa dei capelli e assecondò la ragazza che si voltò di 180 gradi, fino ad averla davanti e sentirne il respiro. Tirò la ciocca impugnata verso il basso per resistere alla tentazione della schiava di tenere la testa abbassata, oltre che lo sguardo.
Le leccò le labbra, per sentirne il sapore senza violare la bocca, come fosse un assaggio di una nuova mercanzia che ci si riserva di meglio usare nell’imminente futuro.
“Giù”.
I secondi necessari per posare le ginocchia a terra nella definitiva resa e passaggio di potere, si amplificarono consentendo ad entrambi di assaporare ogni istante.
Bellissima la visione di una giovane inginocchiata, immaginandola vestita della sola nudità quando l’avrebbe condivisa con la sua compagna di vita e di emozioni.
Marco abbassò la cerniera senza allentare la cintura o sbottonare i pantaloni, ed estrasse un cazzo già duro.
“Solo piccoli colpetti di lingua sulla punta”.
Si era ripromesso di non farne un uso sessuale prima di consegnarla a Michelle per condividerne i piaceri, ma era troppo eccitato e non riuscì a resistere alle proprie promesse.
Quello che poteva sembrare un buon compromesso, si rivelò una pessima soluzione dopo i primi colpetti con la punta della lingua, in quanto altro non fecero che alimentare quell’eccitazione che con l’ordine appena dato si era illuso di poter tenere a bada.
Riuscì, a fatica, a resistere alla tentazione di infilare in bocca la prova della suo forte desiderio e prendere possesso di una parte del corpo della giovane schiava, della quale cominciava a diventare troppo urgente la visione della pelle nuda.
Prese il telefono dalla tasca interna destra della giacca.
“Amore, sei sola in ufficio?”
“C’è il Dott. Pezzetti”.
“Caccialo e non fare entrare nessuno per un bel po’ di tempo”.
“Va bene”.
Il secondo necessario per pronunciare l’assenso, fu di anticipo per il fiato che a Marco sembrò di sentire essere divenuto corto, tipico dell’eccitazione.
Provò piacere nel guardare la lingua che accarezzava la punta del cazzo, immaginando Michelle che doveva mostrare indifferenza mentre si liberava della scomoda presenza del capo della sezione progetti.
Accarezzò i capelli spettinati della schiava, che sembrava avere risolto il conflitto interiore a favore della cessione del potere. I colpi di lingua, inizialmente incerti, acquisirono sempre più sicurezza nell’esecuzione del volere altrui.
Tenendo stretta la ciocca di capelli, tirò verso il basso con più decisione di quella necessaria, utile solo a ben definire chi ora avesse il potere.
“Guardami!”.
La ragazza si fermò e alzò lo sguardo.
“Puoi continuare a leccare anche con lo sguardo in alto!”.
La ragazza eseguì consentendo al Padrone di vedere nei suoi occhi la prima sottomissione.
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2025-02-20
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