La figlia del socio (parte 1)
di
Kugher
genere
sadomaso
Simone lasciò la pratica in sospeso e si infilò la giacca.
“Esce prima questa sera dottore?”.
Milena, la sua preziosissima collaboratrice, lo guardò perplessa in quanto non le risultava un appuntamento fuori sede a quell’ora. A lei non sfuggiva mai nulla e, quando qualcosa non le tornava, era preoccupata di essersi persa qualcosa.
“Tranquilla Milena, un impegno personale improvviso”.
In realtà lo sapeva dalla sera precedente che avrebbe dovuto recarsi a casa di Mattia, il suo socio, per una serata che gli era stata promessa come “stra-to-sfe-ri-ca”.
“Ha letto la mia mail, dottore? La cerca il Dott. Franzini”.
Cazzo! Gerardo, il suo altro socio. Se ne era completamente dimenticato. Gran lavoratore, grandi idee, ma che non si era mai inserito nel rapporto tra lui e Mattia, nonostante le reciproca stima. Li legava solamente un rapporto professionale, distaccato, al limite della cortesia.
Non poteva non passare. Già al mattino gli aveva detto che sarebbe andato a cercarlo e poi se ne era dimenticato, troppo preso da quell’affare con gli americani che, nonostante tutto, aveva dovuto piantare lì per andare alla seratina “stra-to-sfe-ri-ca”.
“Sì Milena, l’ho letta, infatti avevo in mente di passare prima di andarmene”.
Non voleva darle l’impressione di non avere la situazione sotto controllo.
Milena si rilassò.
“Posso uscire anche io Dottore? Vorrei andare a cena con mio marito, sa, è il nostro trentesimo anniversario.”
“Tranquilla Milena, goditi la serata e salutami Giovanni. Digli di passare a salutarmi la prossima volta che viene da queste parti. E’ da un po’ che non lo vedo”.
Mentre si recava da Gerardo si appuntò mentalmente di far recapitare un mazzo di fiori sulla scrivania di Milena per il giorno dopo. L’avrebbe lasciato detto al portiere del palazzo prima di uscire.
“Buona sera Matteo”.
Non si fece nemmeno annunciare dal segretario prima di entrare nell’ufficio del socio. Un colpo alla porta in attesa dell’invito ad entrare sarebbe stato più che sufficiente.
Appena entrato lo sguardo gli si illuminò di gentilezza esteriore e di desiderio interiore alla vista di Micaela, la figlia del socio che si alzò immediatamente per salutarlo.
“Gerardo, devi sapere che ti abbiamo preso come socio solo perché hai una figlia ed una moglie bellissime”.
“Simone, tu prima o poi ti metterai nei guai con le donne, lo so, lo sento”.
“Micaela, cosa ti trattiene in questo ufficio grigio e triste? Ti sei appena laureata, Dovresti fare un bel viaggetto in posti lontani dal tuo noioso papino”.
Notò uno sguardo teso nella ragazza ma non se ne curò. Prima o poi, entrata nel mondo del lavoro, avrebbe scoperto che le preoccupazioni sono ben altre.
“Stavo andando. Ho solo portato alcuni documenti a papà”.
Sperò di non essere visto dal socio mentre non riusciva a fare a meno di guardare il culo di quella ragazza sulla quale aveva anche fantasticato qualche volta.
La riunione durò troppo, per i gusti di Simone che, quando aveva la prospettiva di una serata “stra-to-sfe-ri-ca” nemmeno l’amato lavoro sarebbe riuscito a trattenerlo.
Fu frettoloso con Gerardo e sperò di non averlo offeso.
Prima di uscire dall’ufficio aspirò ancora il profumo di Micaela. Mamma mia quant’era gnocca quella ragazza.
Mentre salì in auto, mando un vocale a Mattia.
“Sono dovuto passare da Gerardo e ho fatto un po’ tardi. Meno male che c’era quella gnocca di sua figlia che almeno mi ha fatto valere la pena di questo ritardo”.
Il socio amico gli rispose quasi subito.
“Gran bella gnocca Micaela, hai ragione. Sbrigati, altrimenti inizio, e finisco, senza di te”.
Doveva già essere eccitato perché la voce del socio era particolare, diversa, quasi divertita, tipica di chi è in possesso di qualche informazione importante ma sconosciuta ad altri che, ben presto, l’avrebbero scoperta.
Passò da casa di corsa e si fece la doccia.
“Esce prima questa sera dottore?”.
Milena, la sua preziosissima collaboratrice, lo guardò perplessa in quanto non le risultava un appuntamento fuori sede a quell’ora. A lei non sfuggiva mai nulla e, quando qualcosa non le tornava, era preoccupata di essersi persa qualcosa.
“Tranquilla Milena, un impegno personale improvviso”.
In realtà lo sapeva dalla sera precedente che avrebbe dovuto recarsi a casa di Mattia, il suo socio, per una serata che gli era stata promessa come “stra-to-sfe-ri-ca”.
“Ha letto la mia mail, dottore? La cerca il Dott. Franzini”.
Cazzo! Gerardo, il suo altro socio. Se ne era completamente dimenticato. Gran lavoratore, grandi idee, ma che non si era mai inserito nel rapporto tra lui e Mattia, nonostante le reciproca stima. Li legava solamente un rapporto professionale, distaccato, al limite della cortesia.
Non poteva non passare. Già al mattino gli aveva detto che sarebbe andato a cercarlo e poi se ne era dimenticato, troppo preso da quell’affare con gli americani che, nonostante tutto, aveva dovuto piantare lì per andare alla seratina “stra-to-sfe-ri-ca”.
“Sì Milena, l’ho letta, infatti avevo in mente di passare prima di andarmene”.
Non voleva darle l’impressione di non avere la situazione sotto controllo.
Milena si rilassò.
“Posso uscire anche io Dottore? Vorrei andare a cena con mio marito, sa, è il nostro trentesimo anniversario.”
“Tranquilla Milena, goditi la serata e salutami Giovanni. Digli di passare a salutarmi la prossima volta che viene da queste parti. E’ da un po’ che non lo vedo”.
Mentre si recava da Gerardo si appuntò mentalmente di far recapitare un mazzo di fiori sulla scrivania di Milena per il giorno dopo. L’avrebbe lasciato detto al portiere del palazzo prima di uscire.
“Buona sera Matteo”.
Non si fece nemmeno annunciare dal segretario prima di entrare nell’ufficio del socio. Un colpo alla porta in attesa dell’invito ad entrare sarebbe stato più che sufficiente.
Appena entrato lo sguardo gli si illuminò di gentilezza esteriore e di desiderio interiore alla vista di Micaela, la figlia del socio che si alzò immediatamente per salutarlo.
“Gerardo, devi sapere che ti abbiamo preso come socio solo perché hai una figlia ed una moglie bellissime”.
“Simone, tu prima o poi ti metterai nei guai con le donne, lo so, lo sento”.
“Micaela, cosa ti trattiene in questo ufficio grigio e triste? Ti sei appena laureata, Dovresti fare un bel viaggetto in posti lontani dal tuo noioso papino”.
Notò uno sguardo teso nella ragazza ma non se ne curò. Prima o poi, entrata nel mondo del lavoro, avrebbe scoperto che le preoccupazioni sono ben altre.
“Stavo andando. Ho solo portato alcuni documenti a papà”.
Sperò di non essere visto dal socio mentre non riusciva a fare a meno di guardare il culo di quella ragazza sulla quale aveva anche fantasticato qualche volta.
La riunione durò troppo, per i gusti di Simone che, quando aveva la prospettiva di una serata “stra-to-sfe-ri-ca” nemmeno l’amato lavoro sarebbe riuscito a trattenerlo.
Fu frettoloso con Gerardo e sperò di non averlo offeso.
Prima di uscire dall’ufficio aspirò ancora il profumo di Micaela. Mamma mia quant’era gnocca quella ragazza.
Mentre salì in auto, mando un vocale a Mattia.
“Sono dovuto passare da Gerardo e ho fatto un po’ tardi. Meno male che c’era quella gnocca di sua figlia che almeno mi ha fatto valere la pena di questo ritardo”.
Il socio amico gli rispose quasi subito.
“Gran bella gnocca Micaela, hai ragione. Sbrigati, altrimenti inizio, e finisco, senza di te”.
Doveva già essere eccitato perché la voce del socio era particolare, diversa, quasi divertita, tipica di chi è in possesso di qualche informazione importante ma sconosciuta ad altri che, ben presto, l’avrebbero scoperta.
Passò da casa di corsa e si fece la doccia.
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