Complicità di coppia (parte 8)
di
Kugher
genere
sadomaso
L’eccitazione data dal dominio è particolare, maggiormente entra sottopelle e tocca gli angoli più reconditi, dando al cazzo ed alla figa del dominante una sensazione che parte dalla bocca dello stomaco e rende l’atto sessuale più impellente per soddisfare quella pressione interna che diviene sempre più prepotente.
Michelle e Marco, negli anni, avevano imparato a trarre piacere dalla complicità che portava l’uno a pensare al piacere dell’altra e, da questo, a trarre autonomo piacere.
“Stenditi a terra, cagna!”.
La schiava si stese sul ventre, ma il piede del Padrone la spinse a girarsi sulla schiena.
La ragazza era ai loro piedi. Michelle indossava ancora il vestito che aveva alzato quel tanto per liberare culo e figa, mentre Marco aveva il cazzo duro fuori dai pantaloni.
La Padrona pose il tacco sui capezzoli di Erica e schiacciò mentre abbracciava Marco unendo le due lingue. Le dita dell’uomo cercarono la figa bagnata e vi si insinuarono, lasciando il cazzo tenuto stretto nella mano di lei, avendo quale sottofondo il lamento della schiava che aveva ancora il tacco sul seno.
“Voglio scoparti”.
Michelle strinse un poco il cazzo di Marco e mosse la mano, per eccitarlo mentre si toglieva le scarpe.
Il suo compagno sapeva cosa stava per accadere e la aiutò a conservare l’equilibrio mentre saliva in piedi sulla schiava stesa a terra. Un piede era sui seni e l’altro sul ventre, tenendo le gambe abbastanza allargate. Si appoggiò al tavolo che aveva vicino, abbassando il busto ed offrendo la figa al compagno che la penetrò.
Marco la teneva per un fianco con una mano, mentre l’altra era dedicata ad accarezzarle la schiena.
Gli occhi si spostavano dalla compagna al tappeto umano sul quale stava in piedi la donna che stava scopando e che amava.
Anche Michelle abbassò gli occhi per guardare quel corpo morbido che sentiva sotto di sé.
L’eccitazione di entrambi era iniziata la sera precedente, quando Marco aveva comunicato all’amata l’inizio del gioco.
A loro piaceva prendere il piacere da lontano, quando inizia con l’attesa e la promessa di atti fisici che verranno costruiti assieme, fino all’orgasmo liberatorio che pone fine ad una tensione che sale sino a divenire insostenibile.
In quelle occasioni Michelle aveva più resistenza prima di dover raggiungere l’orgasmo che, non insolitamente, avrebbe anche potuto essere multiplo.
Marco si sentì salire il bisogno di scaricare il proprio piacere, non più rinviabile.
Prese con entrambe le mani i fianchi dell’amata ed aumentò il ritmo, spiaciuto di non poter procurare ulteriore dolore alla schiava al momento del culmine dell’orgasmo, quando scaricò dentro la compagna la testimonianza di quello che avevano costruito quel giorno e che aveva le sue basi in anni di rapporti e complicità.
Toccò alla bocca della schiava, sulla quale si era seduta Michelle, raccogliere lo sperma che stava uscendo dalla figa della Padrona.
La donna si muoveva per prendere dalla lingua ulteriore piacere.
“Fammi godere, puttanella. Muovi quella lingua sul clitoride”.
Marco, seduto in poltrona, si stava godendo quella scena di dominio, mentre consultava il cellulare sul quale avevano sentito arrivare un messaggio 10 minuti prima.
“No aspetta, hai un appuntamento adesso”.
Michelle si bloccò.
“Stai scherzando?”
Il sorriso di Marco fu di per sé eloquente.
“Ti sembro il tipo?”.
La schiava aveva smesso di leccare e si prese uno schiaffo sulla figa.
“Tu continua a leccare!”.
“C’è qui fuori il dott. Marianelli. Gli avevo detto di mandare un messaggio al suo arrivo”.
Michelle si muoveva poco sulla faccia della schiava sulla quale era seduta per cercare di capire cosa avesse in mente l’uomo.
Marco si avvicinò e le tese la mano per invitarla ad alzarsi.
Con il piede spinse la schiava.
“Vai a metterti in ginocchio sotto la scrivania!”.
La ragazza cercò di alzarsi.
Uno schiaffo le impose di ritornare a terra.
“A quattro zampe”.
Michelle era ancora incerta.
“Tu prendi posto alla scrivania e tieni il vestito sollevato. Tanto non dovrai alzarti in piedi per ricevere l’ospite”.
Il disegno di Marco cominciò a prendere forma nella mente di Michelle, che sorrise.
Marco, ricomposto, fece entrare il Dott. Marianelli che si accomodò sulla poltroncina posta di fronte alla scrivania sotto la quale Erica stava leccando la figa della Padrona.
Marco prese posto sull’altra poltroncina, accanto all’ospite.
Parlarono di lavoro mentre la schiava leccava le grandi labbra ed il clitoride, per entrare nella figa schiacciando il viso contro il pube.
La rilassatezza dovuta alla certezza di non essere punita attesa la presenza dello sconosciuto, evidentemente l’aveva rilassata, in quanto l’impegno messo nel dare piacere alla Padrona era diverso e migliore delle leccate date sotto la minaccia del frustino.
Michelle cercava di parlare facendo finta di nulla, divertita ed eccitata dalla situazione contrastante.
Marco si accorse del momento dell’orgasmo della compagna perché la vide impercettibilmente stringere i braccioli della poltroncina e chiudere per un istante gli occhi.
L’uomo immaginò che Erica si stese a terra ai piedi di Michelle che gli lanciò lo sguardo eloquente che gli destinava sempre quando gli diceva che era uno “stronzo”.
Michelle e Marco, negli anni, avevano imparato a trarre piacere dalla complicità che portava l’uno a pensare al piacere dell’altra e, da questo, a trarre autonomo piacere.
“Stenditi a terra, cagna!”.
La schiava si stese sul ventre, ma il piede del Padrone la spinse a girarsi sulla schiena.
La ragazza era ai loro piedi. Michelle indossava ancora il vestito che aveva alzato quel tanto per liberare culo e figa, mentre Marco aveva il cazzo duro fuori dai pantaloni.
La Padrona pose il tacco sui capezzoli di Erica e schiacciò mentre abbracciava Marco unendo le due lingue. Le dita dell’uomo cercarono la figa bagnata e vi si insinuarono, lasciando il cazzo tenuto stretto nella mano di lei, avendo quale sottofondo il lamento della schiava che aveva ancora il tacco sul seno.
“Voglio scoparti”.
Michelle strinse un poco il cazzo di Marco e mosse la mano, per eccitarlo mentre si toglieva le scarpe.
Il suo compagno sapeva cosa stava per accadere e la aiutò a conservare l’equilibrio mentre saliva in piedi sulla schiava stesa a terra. Un piede era sui seni e l’altro sul ventre, tenendo le gambe abbastanza allargate. Si appoggiò al tavolo che aveva vicino, abbassando il busto ed offrendo la figa al compagno che la penetrò.
Marco la teneva per un fianco con una mano, mentre l’altra era dedicata ad accarezzarle la schiena.
Gli occhi si spostavano dalla compagna al tappeto umano sul quale stava in piedi la donna che stava scopando e che amava.
Anche Michelle abbassò gli occhi per guardare quel corpo morbido che sentiva sotto di sé.
L’eccitazione di entrambi era iniziata la sera precedente, quando Marco aveva comunicato all’amata l’inizio del gioco.
A loro piaceva prendere il piacere da lontano, quando inizia con l’attesa e la promessa di atti fisici che verranno costruiti assieme, fino all’orgasmo liberatorio che pone fine ad una tensione che sale sino a divenire insostenibile.
In quelle occasioni Michelle aveva più resistenza prima di dover raggiungere l’orgasmo che, non insolitamente, avrebbe anche potuto essere multiplo.
Marco si sentì salire il bisogno di scaricare il proprio piacere, non più rinviabile.
Prese con entrambe le mani i fianchi dell’amata ed aumentò il ritmo, spiaciuto di non poter procurare ulteriore dolore alla schiava al momento del culmine dell’orgasmo, quando scaricò dentro la compagna la testimonianza di quello che avevano costruito quel giorno e che aveva le sue basi in anni di rapporti e complicità.
Toccò alla bocca della schiava, sulla quale si era seduta Michelle, raccogliere lo sperma che stava uscendo dalla figa della Padrona.
La donna si muoveva per prendere dalla lingua ulteriore piacere.
“Fammi godere, puttanella. Muovi quella lingua sul clitoride”.
Marco, seduto in poltrona, si stava godendo quella scena di dominio, mentre consultava il cellulare sul quale avevano sentito arrivare un messaggio 10 minuti prima.
“No aspetta, hai un appuntamento adesso”.
Michelle si bloccò.
“Stai scherzando?”
Il sorriso di Marco fu di per sé eloquente.
“Ti sembro il tipo?”.
La schiava aveva smesso di leccare e si prese uno schiaffo sulla figa.
“Tu continua a leccare!”.
“C’è qui fuori il dott. Marianelli. Gli avevo detto di mandare un messaggio al suo arrivo”.
Michelle si muoveva poco sulla faccia della schiava sulla quale era seduta per cercare di capire cosa avesse in mente l’uomo.
Marco si avvicinò e le tese la mano per invitarla ad alzarsi.
Con il piede spinse la schiava.
“Vai a metterti in ginocchio sotto la scrivania!”.
La ragazza cercò di alzarsi.
Uno schiaffo le impose di ritornare a terra.
“A quattro zampe”.
Michelle era ancora incerta.
“Tu prendi posto alla scrivania e tieni il vestito sollevato. Tanto non dovrai alzarti in piedi per ricevere l’ospite”.
Il disegno di Marco cominciò a prendere forma nella mente di Michelle, che sorrise.
Marco, ricomposto, fece entrare il Dott. Marianelli che si accomodò sulla poltroncina posta di fronte alla scrivania sotto la quale Erica stava leccando la figa della Padrona.
Marco prese posto sull’altra poltroncina, accanto all’ospite.
Parlarono di lavoro mentre la schiava leccava le grandi labbra ed il clitoride, per entrare nella figa schiacciando il viso contro il pube.
La rilassatezza dovuta alla certezza di non essere punita attesa la presenza dello sconosciuto, evidentemente l’aveva rilassata, in quanto l’impegno messo nel dare piacere alla Padrona era diverso e migliore delle leccate date sotto la minaccia del frustino.
Michelle cercava di parlare facendo finta di nulla, divertita ed eccitata dalla situazione contrastante.
Marco si accorse del momento dell’orgasmo della compagna perché la vide impercettibilmente stringere i braccioli della poltroncina e chiudere per un istante gli occhi.
L’uomo immaginò che Erica si stese a terra ai piedi di Michelle che gli lanciò lo sguardo eloquente che gli destinava sempre quando gli diceva che era uno “stronzo”.
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