Incontri casuali (parte 3)
di
Kugher
genere
sadomaso
Anche l’ascensore, al pari del piccolo spazio dell’abitacolo posteriore di un’auto, può essere luogo che può regalare intimità.
Nell’androne incontrarono una coppia anziana che rivolse un saluto caloroso a Michelle e alla ragazza, tipico di chi da tempo si conosce al punto da instaurare quella minima confidenza che si può creare tra condomini in quei pochi istanti di incontro sulle scale del palazzo.
La schiava interloquiva con la coppia, rispondendo a domande tipiche di chi è abituato a vedere una persona che non vive stabilmente nell’edificio, ma che sovente ne è ospite.
Franco aveva ancora in tasca il telecomando del viratore che aveva spento poco prima di entrare nel garage sotterraneo.
Aspettò che la schiava iniziasse a rispondere per attivarlo, provando piacere nel vedere il sussulto nella ragazza che, evidentemente, non si aspettava il gesto.
Michelle, non vista dalla coppia anziana, allungò la mano verso quella di Franco stringendola, mostrando un sorriso di divertimento sul viso ancora rivolto verso i condomini.
La schiava cercò di controllare emozioni e tono di voce mentre continuava a parlare. Franco ripetutamente accendeva e spegneva il vibratore.
“Andate prima voi, noi aspettiamo”.
Michelle aprì le porte dell’ascensore nel frattempo arrivato al piano per fare entrare i vicini.
La schiava si rilassò visivamente non dovendo più controllarsi mentre interloquiva con la coppia appena salita.
Michelle allungò la mano in corrispondenza dei capezzoli liberati dalle mollette. Strinse un poco attraverso il vestito. La mano passò ad accarezzare il viso della ragazza.
“Brava”.
Franco, allungò la mano sulle natiche della ragazza che, passivamente, subì la stretta della carne. Era il primo momento in cui l’uomo entrò in contatto con il giovane corpo, destinato a dargli eccitazione e piacere nell’imminente futuro.
La schiava tenne aperta la porta dell’ascensore entrando per ultima nell’abitacolo le cui antine avevano due fessure protette da un vetro trasparente.
Prima ancora di schiacciare il pulsante corrispondente al nono piano, Franco prese per i capelli la ragazza e la fece inginocchiare.
Le voci di altre persone entrate nell’androne erano sufficientemente lontane da non creare pericolo, ma idonee a ricordare a tutti che erano in un luogo quasi pubblico, mentre giocavano sul filo della riservatezza.
La ragazza raggiunse con le ginocchia il pavimento dell’ascensore.
Venne subito risolto il problema della possibile vista della sua posizione da parte di eventuali condomini in attesa dell’ascensore ai piani superiori, che avrebbero visto passare l’elevatore spiando dai vetri delle antine. Infatti la Padrona, come a dare seguito ad una muta intesa con Franco, alzò la parte posteriore della gonna per farla passare oltre al corpo della schiava inginocchiata che, così, sparì sotto di essa, protetta dal tessuto e creando ambiente molto intimo con le natiche nude di Michelle.
La donna spinse il culo verso la parete schiacciando la schiava e facendo premere il suo viso nel solco delle natiche.
Passando davanti alla porta del terzo piano videro un giovane in attesa dell’ascensore. La lentezza della salita consentì un rapido scambio di sguardi tra lui e gli occupanti della cabina. In quel momento Michelle spinse ulteriormente il culo sul viso della schiava schiacciato contro la parete.
Franco azionò il vibratore.
L’ascensore al piano vide il timido tentativo della ragazza di alzarsi, come se già sapesse quale fosse la volontà della Padrona, ma alla quale faceva fatica ad abituarsi, dimostrando incertezza.
La punizione dello schiaffo non vide accompagnate parole inutili e la ragazza restò a 4 zampe, seguendo la Padrona sul pianerottolo con quella docilità che aveva il potere di eccitare la Padrona e, in quel momento di elevato erotismo, anche Franco.
Michelle appoggiò un piede sulla schiena della ragazza utilizzando la gamba alzata per sistemare la borsetta sulla coscia e cercare le chiavi.
Il gesto, oltre che affermare un potere ed anticipare gli imminenti piaceri, fu un invito per Franco, che passò la mano sotto la parte di gonna sollevata, per accarezzare la gamba a partire dalla fine dello stivale, salendo, lentamente sfiorando coi soli polpastrelli la pelle scoperta oltre il limite delle autoreggenti. Cercò e trovò il sesso femminile, iniziando ad accarezzare le grandi labbra senza ancora violarle.
Il petto dell’uomo appoggiato alla schiena di Michelle, annullò le distanze tra i corpi e gli consentì di leccare il collo della donna mentre cercava le chiavi che faticava a trovare nella piccola borsa.
L’ascensore venne chiamato dai piani bassi ed iniziò la corsa. Persone dai piani superiori fecero arrivare a loro le voci alte cariche di allegria, ottenendo l’effetto di creare una comunicazione tra il mondo esterno e quello intimo che tutti e tre stavano vivendo.
La schiavetta cercò di manifestare il disagio che, quale reazione, ottenne il piede della Padrona premuto maggiormente sulla schiena. Michelle ebbe cura di porre principalmente il peso sul tacco che si faceva strada tra le giovani carni.
Non servirono parole di rimprovero alla schiava, che trattenne il disagio e rimase ferma in attesa che altri decidessero per lei.
Nell’androne incontrarono una coppia anziana che rivolse un saluto caloroso a Michelle e alla ragazza, tipico di chi da tempo si conosce al punto da instaurare quella minima confidenza che si può creare tra condomini in quei pochi istanti di incontro sulle scale del palazzo.
La schiava interloquiva con la coppia, rispondendo a domande tipiche di chi è abituato a vedere una persona che non vive stabilmente nell’edificio, ma che sovente ne è ospite.
Franco aveva ancora in tasca il telecomando del viratore che aveva spento poco prima di entrare nel garage sotterraneo.
Aspettò che la schiava iniziasse a rispondere per attivarlo, provando piacere nel vedere il sussulto nella ragazza che, evidentemente, non si aspettava il gesto.
Michelle, non vista dalla coppia anziana, allungò la mano verso quella di Franco stringendola, mostrando un sorriso di divertimento sul viso ancora rivolto verso i condomini.
La schiava cercò di controllare emozioni e tono di voce mentre continuava a parlare. Franco ripetutamente accendeva e spegneva il vibratore.
“Andate prima voi, noi aspettiamo”.
Michelle aprì le porte dell’ascensore nel frattempo arrivato al piano per fare entrare i vicini.
La schiava si rilassò visivamente non dovendo più controllarsi mentre interloquiva con la coppia appena salita.
Michelle allungò la mano in corrispondenza dei capezzoli liberati dalle mollette. Strinse un poco attraverso il vestito. La mano passò ad accarezzare il viso della ragazza.
“Brava”.
Franco, allungò la mano sulle natiche della ragazza che, passivamente, subì la stretta della carne. Era il primo momento in cui l’uomo entrò in contatto con il giovane corpo, destinato a dargli eccitazione e piacere nell’imminente futuro.
La schiava tenne aperta la porta dell’ascensore entrando per ultima nell’abitacolo le cui antine avevano due fessure protette da un vetro trasparente.
Prima ancora di schiacciare il pulsante corrispondente al nono piano, Franco prese per i capelli la ragazza e la fece inginocchiare.
Le voci di altre persone entrate nell’androne erano sufficientemente lontane da non creare pericolo, ma idonee a ricordare a tutti che erano in un luogo quasi pubblico, mentre giocavano sul filo della riservatezza.
La ragazza raggiunse con le ginocchia il pavimento dell’ascensore.
Venne subito risolto il problema della possibile vista della sua posizione da parte di eventuali condomini in attesa dell’ascensore ai piani superiori, che avrebbero visto passare l’elevatore spiando dai vetri delle antine. Infatti la Padrona, come a dare seguito ad una muta intesa con Franco, alzò la parte posteriore della gonna per farla passare oltre al corpo della schiava inginocchiata che, così, sparì sotto di essa, protetta dal tessuto e creando ambiente molto intimo con le natiche nude di Michelle.
La donna spinse il culo verso la parete schiacciando la schiava e facendo premere il suo viso nel solco delle natiche.
Passando davanti alla porta del terzo piano videro un giovane in attesa dell’ascensore. La lentezza della salita consentì un rapido scambio di sguardi tra lui e gli occupanti della cabina. In quel momento Michelle spinse ulteriormente il culo sul viso della schiava schiacciato contro la parete.
Franco azionò il vibratore.
L’ascensore al piano vide il timido tentativo della ragazza di alzarsi, come se già sapesse quale fosse la volontà della Padrona, ma alla quale faceva fatica ad abituarsi, dimostrando incertezza.
La punizione dello schiaffo non vide accompagnate parole inutili e la ragazza restò a 4 zampe, seguendo la Padrona sul pianerottolo con quella docilità che aveva il potere di eccitare la Padrona e, in quel momento di elevato erotismo, anche Franco.
Michelle appoggiò un piede sulla schiena della ragazza utilizzando la gamba alzata per sistemare la borsetta sulla coscia e cercare le chiavi.
Il gesto, oltre che affermare un potere ed anticipare gli imminenti piaceri, fu un invito per Franco, che passò la mano sotto la parte di gonna sollevata, per accarezzare la gamba a partire dalla fine dello stivale, salendo, lentamente sfiorando coi soli polpastrelli la pelle scoperta oltre il limite delle autoreggenti. Cercò e trovò il sesso femminile, iniziando ad accarezzare le grandi labbra senza ancora violarle.
Il petto dell’uomo appoggiato alla schiena di Michelle, annullò le distanze tra i corpi e gli consentì di leccare il collo della donna mentre cercava le chiavi che faticava a trovare nella piccola borsa.
L’ascensore venne chiamato dai piani bassi ed iniziò la corsa. Persone dai piani superiori fecero arrivare a loro le voci alte cariche di allegria, ottenendo l’effetto di creare una comunicazione tra il mondo esterno e quello intimo che tutti e tre stavano vivendo.
La schiavetta cercò di manifestare il disagio che, quale reazione, ottenne il piede della Padrona premuto maggiormente sulla schiena. Michelle ebbe cura di porre principalmente il peso sul tacco che si faceva strada tra le giovani carni.
Non servirono parole di rimprovero alla schiava, che trattenne il disagio e rimase ferma in attesa che altri decidessero per lei.
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