Complicità di coppia (parte 3)
di
Kugher
genere
sadomaso
L’inizio del gioco ebbe il suo via ufficiale la sera precedente della data che lui aveva fissato, subito dopo che le luci della camera da letto cedettero la sovranità dell’ambiente all’oscurità che, in uno spazio ristretto, alimenta la complicità, così come il buio sa fare perché ispiratore di confidenze che trovano più facile strada nel trasferirsi da un’anima all’altra con la protezione del buio.
“Domani mettiti il perizoma e le autoreggenti nere”.
Le chiavi possono avere forme diverse, consistere in parole, o fatti, anche in oggetti diversi dall’impugnatura, dallo stelo e dal pettine di un normale attrezzo per aprire le porte, magari oggetti con un evidente significato, quali le manette, un frustino, un plug…
Lei non rispose a quell’invito.
Ne conosceva il significato e gli fu grata per il consistente anticipo, perché le avrebbe consentito di trascorrere la notte con quella voglia di attesa, come un bambino il giorno prima del compleanno.
Parimenti fu per lui. L’azionamento della chiave diede il via al viaggio di piacere per entrambi, viaggio che sarebbe terminato con l’orgasmo solo quando la pressione interna sarebbe stata insopportabile e avrebbe avuto il bisogno di essere scaricata in un atto fisico.
Sarebbe stato un percorso su basi diverse, in cui lui avrebbe avuto il piacere che appartiene a colui che conosce il regalo atteso dall’altra persona, con la certezza che, una volta scartato, sarebbe stato usato da entrambi per il loro unico e reciproco piacere.
Per raggiungere il proprio ufficio, Marco passò davanti ad Erica, alla quale non rivolse lo sguardo pur accertandosi di essere visto.
Notò il vestito aderente, nero, con le maniche corte.
La ragazza aveva ubbidito all’sms inviatole la sera precedente, quando, non visto da Michelle, aveva ordinato l’abbigliamento.
Marco voleva che la ragazza stesse sotto tensione per tutta la notte, una tensione speculare a quella sua e di Michelle, tutti uniti da un invisibile filo rosso, con gli estremi opposti dove da una parte c’erano coloro che avrebbero usato e dall’altra colei che sarebbe stata usata per il piacere dei primi.
I doppi sensi e le “risposte” ottenute, i riferimenti a punizioni e la visibile eccitazione della ragazza, riscontrabile nel silenzioso imbarazzo alle promesse di “sanzioni” per errori improbabili sanabili con atti fisici, avevano lentamente portato a programmare la “espiazione” di tutti gli sbagli con l’uso sessuale in una situazione in cui i capi sarebbero stati in una posizione privilegiata.
Il fatto che avesse eseguito quanto contenuto nell’sms, fu la conferma definitiva che la ragazza aveva elaborato tutti i bombardamenti del suo capo, il quale le aveva prospettato le punizioni ed il ricorso a suoi inevitabili servigi, in un gioco di ruolo cresciuto col tempo alimentando le reciproche esigenze.
Una sorta di costrizione che aveva trovato spazio nelle esigenze di sottomissione sino ad allora consciamente sconosciute alla ragazza che, per nulla di istinti monacali, sicuramente avrà fatto ricerche in internet per cercare di meglio capire e capirsi.
Marco aveva in circolo l’eccitazione della prima sottomissione di quella ragazza, assolutamente inesperta di schiavitù e tutta da educare alle proprie esigenze.
“Nel mio ufficio tra 10 minuti”.
Adorava l’attesa, quella sua e quella che avrebbe ingenerato ulteriore tensione nella schiava, che immaginava presa da formicolii allo stomaco per la nuova esperienza che la stava aspettando.
Erica si presentò puntuale, e questo diede piacere al suo nuovo Padrone. Questo stava a significare che aveva misurato il tempo e quei 10 minuti le saranno sembrati 100.
L’attesa sa eccitare con una mano sul sesso.
La fece ulteriormente attendere fuori dalla porta, ancora 2 minuti, 2 lunghissimi minuti, per entrambi. Tensione utile anche per chi ha già vissuto la sottomissione, sicuramente forte per chi, invece, per la prima volta si apprestava ad abbassare le ginocchia a terra, unitamente allo sguardo.
“Domani mettiti il perizoma e le autoreggenti nere”.
Le chiavi possono avere forme diverse, consistere in parole, o fatti, anche in oggetti diversi dall’impugnatura, dallo stelo e dal pettine di un normale attrezzo per aprire le porte, magari oggetti con un evidente significato, quali le manette, un frustino, un plug…
Lei non rispose a quell’invito.
Ne conosceva il significato e gli fu grata per il consistente anticipo, perché le avrebbe consentito di trascorrere la notte con quella voglia di attesa, come un bambino il giorno prima del compleanno.
Parimenti fu per lui. L’azionamento della chiave diede il via al viaggio di piacere per entrambi, viaggio che sarebbe terminato con l’orgasmo solo quando la pressione interna sarebbe stata insopportabile e avrebbe avuto il bisogno di essere scaricata in un atto fisico.
Sarebbe stato un percorso su basi diverse, in cui lui avrebbe avuto il piacere che appartiene a colui che conosce il regalo atteso dall’altra persona, con la certezza che, una volta scartato, sarebbe stato usato da entrambi per il loro unico e reciproco piacere.
Per raggiungere il proprio ufficio, Marco passò davanti ad Erica, alla quale non rivolse lo sguardo pur accertandosi di essere visto.
Notò il vestito aderente, nero, con le maniche corte.
La ragazza aveva ubbidito all’sms inviatole la sera precedente, quando, non visto da Michelle, aveva ordinato l’abbigliamento.
Marco voleva che la ragazza stesse sotto tensione per tutta la notte, una tensione speculare a quella sua e di Michelle, tutti uniti da un invisibile filo rosso, con gli estremi opposti dove da una parte c’erano coloro che avrebbero usato e dall’altra colei che sarebbe stata usata per il piacere dei primi.
I doppi sensi e le “risposte” ottenute, i riferimenti a punizioni e la visibile eccitazione della ragazza, riscontrabile nel silenzioso imbarazzo alle promesse di “sanzioni” per errori improbabili sanabili con atti fisici, avevano lentamente portato a programmare la “espiazione” di tutti gli sbagli con l’uso sessuale in una situazione in cui i capi sarebbero stati in una posizione privilegiata.
Il fatto che avesse eseguito quanto contenuto nell’sms, fu la conferma definitiva che la ragazza aveva elaborato tutti i bombardamenti del suo capo, il quale le aveva prospettato le punizioni ed il ricorso a suoi inevitabili servigi, in un gioco di ruolo cresciuto col tempo alimentando le reciproche esigenze.
Una sorta di costrizione che aveva trovato spazio nelle esigenze di sottomissione sino ad allora consciamente sconosciute alla ragazza che, per nulla di istinti monacali, sicuramente avrà fatto ricerche in internet per cercare di meglio capire e capirsi.
Marco aveva in circolo l’eccitazione della prima sottomissione di quella ragazza, assolutamente inesperta di schiavitù e tutta da educare alle proprie esigenze.
“Nel mio ufficio tra 10 minuti”.
Adorava l’attesa, quella sua e quella che avrebbe ingenerato ulteriore tensione nella schiava, che immaginava presa da formicolii allo stomaco per la nuova esperienza che la stava aspettando.
Erica si presentò puntuale, e questo diede piacere al suo nuovo Padrone. Questo stava a significare che aveva misurato il tempo e quei 10 minuti le saranno sembrati 100.
L’attesa sa eccitare con una mano sul sesso.
La fece ulteriormente attendere fuori dalla porta, ancora 2 minuti, 2 lunghissimi minuti, per entrambi. Tensione utile anche per chi ha già vissuto la sottomissione, sicuramente forte per chi, invece, per la prima volta si apprestava ad abbassare le ginocchia a terra, unitamente allo sguardo.
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