Vienimi dentro papà 9° - Sverginata "Grazie papà"

di
genere
incesti

Da quel momento la mia vita con papà, aveva subito una svolta decisiva e meravigliosa.

Non vi era momento di intimità (Quando eravamo soli e lontani da occhi indiscreti) in cui non facevamo l'amore.

Facevamo l'amore nei momenti di languido abbandono.

Scopavamo nei momenti di massima lussuria e riuscivamo persino a chiavare accompagnando la monta con frasi e suoni degni della lussuria più sfrenata:"Succhia troia succhia! Dammi il cazzo.. rompimi il culo.. sborra.. sborrami nello stomaco! Tieni puttana.. tieni.. bevi..bevi! Sei un porco pervertito trattare così tua figlia come una cagna..! Si.. si.. sei una puttana più puttana di quella zoccola di tua madre!"

Queste alcune delle frasi ricorrenti nei momenti di massimo trivio in cui la dolcezza dell'amore che nutrivamo l'uno per l'altra, raggiungeva davvero pericolosi declivi di degrado.

Tutto questo però, era maturato nel tempo quando entrambi sentivamo la necessità di concederci momenti che andassero oltre la rottura delle convenzioni e di tutti i tabù e pregiudizi che avevamo superato nel momento in cui avevamo accettato di completare il nostro amore "padre-figlia" abbandonandoci anche ad una relazione incestuosa.

In quei momenti avevo anche scoperto alcuni segreti nel rapporto tra mio padre e mia madre che sino a quel momento lui mi aveva tenuto nascosti.

Questa però è un'altra storia di cui magari scriverò dopo in quanto non ha influito nel bellissimo rapporto che avevo con mio padre e che mi avrebbe accompagnata sino alla laurea e poi al mio matrimonio.

Ora vorrei riprendere da quell'indimenticabile giorno in cui, avendo finalmente preso la pillola anticoncezionale, mio padre aveva voluto prendermi come se fosse la nostra prima notte di nozze.

Meraviglia!

Entrando in casa trovandovi mio padre ad aspettarmi con la sorpresa che mi aveva preparato, gli ero corsa incontro e lo avevo abbracciato per sentire il calore del suo corpo e soddisfare la mia insaziabile voglia di baci con le labbra incollate e le lingue impegnate in una danza frenetica, liquida e voluttuosa.

Meraviglia!

Quando finalmente liberi dall'abbraccio e da quell'inebriante bacio mio padre aveva potuto parlarmi, mi aveva invitata ad andare in bagno per fare la doccia, truccarmi, profumarmi ed indossare quei capi che avevo trovato sul letto per presentarmi a lui col magnificente aspetto di una sposa.

Davanti allo specchio non mi capacitavo io stessa di come potesse cambiare il mio aspetto con indosso solo quei veli leggeri e lo spirito di una sposina.

Avevo anche indossato il minuscolo perizoma bianco sotto il quale traspariva il mio filo di peli pubici di cui si prendeva cura mio padre e che tanto lo facevano eccitare.

Non avevo indossato il reggiseno in quanto le mie tette bianche, alte e sode come marmo, venivano esaltate dai capezzoli che spingevano vigorosi e provocanti sulla seta trasparente.

Aprendo la porta, avevo subito visto lo sguardo di meravigliato stupore negli occhi di mio padre e d'altra parte anch'io ero rimasta abbagliata nel vederlo indossare il suo elegantissimo abito da sposo che aveva recuperato e fatto sistemare per quella occasione: "Che la nostra prima notte di nozze abbia inizio" aveva detto porgendomi una flute di Cristal nella stanza in penombra col sottofondo di un notturno di Chopin.

Armonizzando i nostri movimenti sincronizzati come se l'avessimo sempre fatto, lo avevo spogliato mentre lui pareva dotato di mille mani e mille labbra tanto dolci, leggeri e diffuse erano le carezze ed i bacini che accompagnavano i miei movimenti.

Meraviglia!

Avvolta nei miei veli mi sentivo leggera come la primavera di Botticelli rendendo palpabile, come se fosse la prima volta, il trovarmelo davanti completamente nudo col suo corpo scolpito e la verga già protesa verso il cielo: "Il mio sposo! Il mio Dio!"

Sollevandomi con le sue forti braccia come fossi eterea, mi aveva deposta sul letto di seta cosparso di petali rosa ed inginocchiandosi davanti a me e dopo avermi sfilato il perizoma, mi aveva allargato le cosce e si era chinato a baciare il mio scrigno segreto.

Mi aveva tempestato di baci su tutto il corpo scivolando con la lingua umida per respirare e gustare il profumo e l'essenza di ogni lembo della mia pelle ed ogni anfratto del mio corpo tremulo a quel contatto.

Quando era tornato con la lingua tra le mie cosce, mi aveva trovata aperta e umida.

Mi ero bagnata senza avere l'orgasmo grazie a quelle pennellate di lingua e dita che
mi avevano eccitata nel cervello e nel corpo caricandomi di un languore che mi aveva scaldato il sesso facendomi sciogliere in una sorgente di piacere.

-Come ti senti mia sposa?-

-Bene.. bene amore mio..-

-Sei pronta? Mi vuoi?-

-Sono pronta amore mio.. ti desidero.. ti voglio..-

A quel punto mio padre si era sollevato col busto e con movimenti misurati mi aveva sciolto i nastri che stringevano quei veli al mio corpo e lasciandoli cadere di fianco, aveva offerto anche a se stesso la vista del meraviglioso(Parole sue) ed invitante corpo della sua giovane sposa.

Dopo essersi lubrificato il membro con uno speciale olio, mi aveva allargato le cosce aprendo le grandi labbra sulle quali aveva appoggiato la cappella come aveva già fatto tante volte.

Il mio cuore batteva impazzito nell'attesa che tutto quanto sognato si compisse.

I miei occhi imploranti nei sui, i suoi occhi lucenti e puntuti come dardi nei miei.

-Prendimi papà prendimi.. fammi tua.. tua ora e per sempre!-

Era la mia preghiera che recitavo in silenzio e senza più respirare in quell'attesa che pareva non finire mai.

Dio mio.. dio mio.. lo sentivo spingere!

Spingeva piano e poi si ritraeva.

Anche il suo respiro pareva svanito nel silenzio della stanza.

Spingeva e si era già spinto ben più dentro di quanto non avesse già fatto in precedenza quando la testa del suo ariete varcava solo le grandi labbra per fermarsi davanti al "Sesamo" ostinatamente chiuso.

Stavolta l'aveva aperto!

Sentivo che era dentro!

Lo sentivo spingere piano con gli occhi chiusi e le labbra serrate e poi.. poi una spinta più forte.. un grido acuto.. un singulto dalle sue labbra.. un grido strozzato un abbandono del corpo.. un rilascio della tensione.. era dentro di me!

Aveva varcato le colonne d'Ercole, mi aveva sverginata.

Lui non lo sapeva ancora ma aveva avuto il privilegio di essere il primo (Ovviamente anche l'unico) a lacerarmi l'imene e rendermi davvero donna.

Dopo i miei lamenti, si era bloccato e solo quando mi ero rilassata: "Grazie papà.. ti sento.. ti voglio.. fammi godere.. goditi la tua sposa.. fammi l'amore papà.. adesso!

Al primo affondo, mi era esploso improvviso un orgasmo il cui piacere sovrapponendosi al dolore che ancora sentivo, mi aveva strappato un urlo che lo aveva spinto a ritrarsi di colpo: "No.. no.. noooo papà tornami dentro sto godendo.. godo.. godoooo!"

In quello stesso istante mio padre che pareva aver perso l'iniziale controllo, aveva cominciato a spingersi dentro il mio corpo e ritrarsi in un dentro-fuori crescente e sempre più potente sino ai primi dolorosi contatti della sua cappella col mio utero mai neanche sfiorato sino a quel momento.

Iniziavano così sensazioni crescenti sempre più forti in cui le fitte di dolore si alternavano ad esplosioni orgasmiche che, coinvolgendo ogni mio nervo, ogni muscolo ed ogni tendine, mi bucavano il cervello, mi scuotevano il corpo come scudisciate e mi procuravano esplosioni di orgasmi oltre ogni delirio.

-Sto venendo amore.. sto venendo..-

-Vieni papà.. vieni.. vieni insieme a me.. godi.. godi.. godimi dentro.. dentro.. dentrooooo... vengo papà vengooooo..-

Pazzesco! Una fitta mi aveva perforato il cervello, l'utero, lo stomaco ed il cuore quando tutto il mio corpo era stato pervaso dai bollenti schizzi di seme che mi proiettavano violentemente in una dimensione diversa.

Forse quello era il vero paradiso di cui tutti blaterano senza mai esserci stati.

Le ultime fasi di quella tempestosa buriana mio padre le aveva vissute chino su di me, con in bocca un mio capezzolo e le mie unghie conficcate nella sua schiena.

Quando finalmente, dopo quasi un'ora si era sollevato ansimante e sudato, vedendo la sua verga rossiccia e lo sperma che colava dalle mie grandi labbra striate di rosso, aveva scoperto il segreto della mia verginità: "Amore.. ma eri vergine?"

-Si papà ero illibata e volevo conservare questo segreto come mio regalo di nozze per te!-

-Amore!-

Aveva gridato mio padre penetrandomi col suo cazzo ancora durissimo e sporco di umori, sangue e sperma per regalarmi un nuovo godimento languido e sublime con soste e riprese durate tutta la notte sino all'alba.

Un turbinio di situazioni vissute e ancora da vivere aveva accompagnato i miei sogni quella notte d'amore.

Al mio risveglio al mattino, mio padre dormiva ancora con la verga dura e dritta come se non avesse affrontato quel tour de force in quella lunga nottata.

Io avevo ancora la fica piena del suo sperma e dunque, non mi era stato difficile posizionarmi a cavalcioni su di lui, mettermelo dentro e cavalcarlo sino a goderne ancora e bearmi del suo sguardo dolce e dei suoi ansimi di piacere nel momento in cui aprendo gli occhi aveva ricominciato a scaldarmi l'utero coi suoi potenti fiotti di sperma.

Grazie papà

segue
scritto il
2023-01-20
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