Al negozio di intimo - parte 2
di
Valetutto
genere
trans
Esco dal centro commerciale e mi dirigo verso la mia auto.
Faccio per salire quando vedo un ragazzo venire di corsa verso di me.
“Aspetta!” Mi grida. E’ Ivan il barista di prima.
“Scusa ma oggi sono rimasto a piedi con l’auto. Mi daresti un passaggio?”
“Certo, se non è troppo distante volentieri.”
“Dove alloggi?” Chiede.
“All’Hotel Nexus.”
“Allora siamo di strada, non ti preoccupare.” Mi rassicura.
Strada facendo lui mi fa le solite domande di rito: di dove sono, cosa ci faccio da queste parti e così via.
“Puoi fermarti in questo parcheggio più avanti,” mi dice, “Io abito poco distante.”
Entro nel parcheggio indicato e accosto da una parte.
A quel punto lui allunga una mano sulla mia gamba. Resto impietrito. Non ero preparato a tale situazione.
“Cosa fai?” Gli dico.
“Non ti preoccupare, so cosa sei?”
“Come? cosa???”
“Le amiche che mi presenta Carmen sono tutte come te. Lei sa che mi piacciano i travestiti.”
“Guarda ti stai sbagliando, io non sono quel genere di uomo!”
“E allora, cosa ci fai vestito così?” Ribatte lui.
“E’ stata una cazzata, un gioco in cui mi ha tirato dentro Carmen.”
“Carmen non ti conciava così se non avesse visto del potenziale.”
“Quale potenziale? Cosa dici?”
“Il potenziale di far venire il cazzo duro.” Dice lui senza mezzi termini.
Mi prende la mano e me la mette sul suo pacco.
“Lo senti quanto duro me l’hai fatto venire?”
Anzichè togliere subito la mano indugio sul suo pacco.
Sotto il tessuto sento un gran cazzo bello duro.
“Vedo che ti piace quello che senti.”
Lo guardo ma non rispondo.
“Così magari lo senti meglio.” Dice slacciandosi i pantaloni.
Sotto le mutande quell’attrezzo sembra ancora più grande di quanto immaginassi.
Sfioro le sue mutande e poi appoggio la mano sopra. Solo il leggero cotone dell’intimo separa la mia mano dalla sua carne. Lo sento pulsare sotto il mio palmo.
La curiosità ha il sopravvento, scosto leggermente la mano, infilo due dita sotto l’elastico e libero la bestia.
Un gran bel cazzo salta fuori da sotto le mutande.
Resto un attimo inebetito da quel che vedo e quello che sto facendo ma poi la mia mano inizia ad accarezzarlo, voglio sentire la calda pelle di quel membro nella mia mano.
Inizio a segarlo come se fosse il mio cazzo.
Ivan inizia a mugolare.
“Oh, si dai, vai avanti così.” Mi incita.
Dopo poco sento la sua mano dietro il mio collo. Lentamente mi sta spingendo la testa verso il suo cazzo. Stranamente non oppongo resistenza. Sento di volerlo anch’io, sento di volere quel cazzo nella mia bocca. Sento di voler assaporare il gusto di quel membro virile.
Così inizio a fargli un pompino. Mia moglie non ha mai imparato a farli come si deve. Io so come voglio che sia un pompino e quindi cerco di fare a Ivan il pompino come lo vorrei io.
Sento che Ivan apprezza il mio impegno e poco dopo lo sento lasciarsi andare. Lo lascio venire nelle mia bocca, sono curioso di sentire com’è il gusto dello sperma. Ne resto affascinato. Il gusto è buono e la consistenza piacevole in bocca. Lo mando giù tutto.
“Wow. Sapevo che era una grande pompinara!” Esclama Ivan.
“E’ la mia prima volta…”
“Sul serio? Sembri una con esperienza. Come vedi Carmen non sbaglia mai.”
“Ma penso sia anche l’ultima.”
“Non penso proprio… se l’hai fatto una volta, così senza forzarti, secondo me ne farai tanti altri.” Aggiunge. “Ti ringrazio del servizietto ma ora devo proprio andare.”
Così dicendo si richiude i pantaloni e scende dall’auto. Lo vedo svoltare l’angolo e sparire dalla mia vista.
Frastornato da quello che è appena successo e ancora con il gusto dello sperma di Ivan in bocca, accendo l’auto e me ne torno in albergo.
Riesco a salire in camera senza farmi notare dal personale.
Mi spoglio, mi infilo sotto la doccia, mi tolgo il trucco che ho sul viso. Resto sotto l’acqua un bel po’. Con la mente che continua a divagare in strani pensieri e fantasie.
Vado a letto senza pensare alla cena.
Cado in un sonno profondo.
Sto passeggiando vestita da donna di notte in una via poco illuminata .
Vengo affiancata da quattro ragazzotti che mi bloccano e mi spingono in un angolo.
“Fermatevi, cosa volete fare?” Grido
“Secondo te?” Mi dicono mettendomi le mani addosso.
“Io sono un uomo.” Rispondo.
“Si, è queste?” dicono tirando giù il mio vestito e mettendo in mostra un bel paio di tette.
“No, non è possibile!” Dico.
“Neanche qui sotto mi sembri tanto uomo.” Sento la mano di un altro palparmi quello che dovrebbe essere il mio cazzo ed invece è una figa vera e propria.
Nel sogno sono una donna e quei quattro ragazzi iniziano a scoparmi come una troia per strada. Sento i loro cazzi in bocca, nel culo e nella figa. Sto per venire, quando mi sveglio e mi ritrovo le mutande piene del mio stesso sperma…
La mattina torno al lavoro cercando di non pensare agli eventi della sera precedente e al sogno che ho fatto.
Alla sera ritorno da Carmen per recuperari i miei vestiti.
“Passato una bella serata?” Mi chiede quando mi vede.
Le porgo una borsa con dentro scarpe, intimo, vestito, parrucca e borsetta che mi aveva prestato la sera prima.
“E’ tutta roba che puoi tenere” mi dice.
“Grazie, ma non posso tornare a casa da mia moglie con questa roba in valigia.”
“Hai ragione…”
“Divertente la sorpresa che mi hai fatto ieri sera…”
“Intendi Ivan? Io non gli ho detto niente, ma lui sa cogliere l’occasione al volo quando gli si presenta.”
“Quindi sai già tutto?”
“Si, oggi è venuto a trovarmi qui in negozio per ringraziarmi di avervi presentato. Mi ha detto che sei stata molto brava, per essere la prima volta.”
“Penso sia anche l’ultima.” Ribatto. “Anche se la cosa non mi è dispiaciuta, è stato solo un momento di debolezza, mi sono fatto travolgere dagli eventi.”
“Vieni con me, ti ridò le tue cose.”
Seguo Carmen nel retro.
“Che ne dici di provare qualcosa di diverso stasera?”
“No, basta. Basta vestiti da donna.”
“Sei sicuro? Hai mai indossato delle autoreggenti?” Mi dice porgendomi un paio di calze velate nere.
Carmen mi sta tentando e io so resistere a tutto tranne che alle tentazioni (Cit. Oscar Wilde).
Afferro le calze ed entro nel camerino, mi spoglio e le indosso. Nel frattempo Carmen mi passa un completo intimo di pizzo nero.
“Fantastica!” Mi dice.
Non posso vedermi, lo specchio fuori dal camerino è stato coperto.
“Prima che tu ti veda, voglio che l’opera sia finita. Metti anche questa.” Dice porgendomi una gonna nera. Indosso anche quella e noto subito che cade appena sotto la balza in pizzo delle calze.
Mi passa una camicetta bianca e poi mi invita a seguirla al solito sgabello.
Mi ritrovo nuovamente truccata alla perfezione e con una nuova parrucca in testa.
“Ora puoi ammirarti.” Mi dice scoprendo lo specchio.
Mi porto davanti allo specchio è resto incantato.
Carmen mi ha trasformato in una femme fatale. Trucco più marcato della sera precedente e capelli con taglio più elegante.
“Manca un ultimo tocco” mi dice passandomi un paio di scarpe nere con tacco vertiginoso.
Me le infilo e guardandomi allo specchio noto che slanciano la mia figura rendendola ancor più femminile.
I primi passi sono incerti ma mi basta poco per prenderci subito confidenza.
"Andiamo di là, deve essere entrato qualcuno in negozio."
"Vestito così?"
"Sei troppo bella per rimettere i vestiti di prima." Mi esorta Carmen.
Lusingato la seguo in negozio.
In effetti è entrata una cliente che sta curiosando tra la biancheria ordinaria. Ci saluta senza fare più di tanto caso a noi.
Poco dopo si avvicina alla cassa per pagare alcune paia di mutandine di cotone.
Saluta e se ne va.
“Ti lascio andare a cena.” Mi dice ad un certo punto Carmen.
“Allora vado a cambiarmi.” Le dico.
“Sei matta? Voglio che tu vada a cena così come sei!”
“Sta scherzando vero? Già ieri sera è andata come è andata…”
“Ivan sta ancora lavorando, se vai via subito non avrai sorprese.”
“Ma…”
“Niente ma.” Mi zittisce lei. “Vai.”
Non sapendo come ribattere, un po’ frastornato dagli ordini di Carmen e anche leggermente incuriosito dall’esperienza che stavo per fare, lascio il negozio e mi dirigo verso la mia auto.
Ovviamente vestito così non posso andare al ristorante dell’albergo dove alloggio, qualcuno del personale potrebbe riconoscermi, anche se truccato e vestito da donna, qualcuno potrebbe notare la somiglianza.
Opto quindi per un altro locale più distante. In sala non c’è molta gente. Un gentile cameriere mi fa accomodare ad un tavolo appartato. La cena trascorre tranquilla, mangio comunque poco, visto che la tensione per la situazione mi stringe lo stomaco.
Finito di cenare rientro al mio albergo.
Cercando di essere più disinvolto possibile entro nella hall e mi dirigo verso l’ascensore.
Incrocio una persona che sta uscendo dal ristorante dell’albergo.
“Signor Basso?!?!” Mi dice.
Mi si gela il sangue. Mi volto e mi trovo davanti il boss della filiale dove sono in trasferta. E’ un uomo sui 60 anni (quasi il doppio dei miei). Sovrappeso, forse vent’anni prima potrebbe anche essere stato un bell’uomo ma per il poco che lo conosco lo trovo un personaggio languido, anche se ha ancora quel fascino che andava di moda negli anni ‘90.
“E’ proprio lei. Vestito così non l’avevo quasi riconosciuto…” Mi dice evidentemente sorpreso.
“Non è come pensa lei signor Gatti… io…” dico cercando di trovare una scusa plausibile.
“Non c’è niente da vergognarsi. Siamo nel 21esimo secolo e io mi sono sempre ritenuto un uomo di ampie vedute.”
“Venga, le offro da bere, così ci conosciamo meglio.” Dice indicando il bancone del bar dell’albergo dall’altra parte della hall. “In ufficio non si ha mai tempo di fare due chiacchiere.”
“Come la devo chiamare? Signora Basso, Signorina? Valentina? O usa un altro nome?” Dice quasi divertito dall’inaspettata situazione.
“Valentina può andar bene.” Dico non sapendo che altro rispondere.
Restiamo al bar circa una mezz’ora, bevendo un paio di bicchieri a testa di prosecco. Nel mentre cerco di fargli capire che tutta questa situazione è nata da una malsana idea di una signora appena conosciuta. A lui non sembra interessare, anzi, la sua mano si appoggia sulla mia coscia. Faccio finta di niente.
Quando mi alzo per congedarmi, le gambe mi mancano, colpa del vino e dei tacchi alti.
“Aspetti che le do una mano. Un gentiluomo non può abbandonare una donna in difficoltà.
L’aiuto a salire in camera.” Così dicendo si allunga per sorreggermi.
Imbarazzato per la situazione non posso far altro che stare al gioco.
Ci ritroviamo così in camera mia.
“Non so cosa si aspetta da me Sig. Gatti ma non sono quel tipo di persona.” Gli dico intuendo le sue intenzioni.
“Chissà cosa penserebbe di tutto questo sua moglie? E i capi della sede centrale?” Mi dice.
Questo è un ricatto bello e buono.
“Fammi vedere come sei vestita sotto.” Mi ordina.
Mi vedo costretto ad ubbidire e mi sfilo gonna e camicetta, restando solo in intimo e autoreggenti.
“Se non fosse per quel piccolo pacco in mezzo alle gambe e la mancanza di due belle tette, saresti una figa niente male.” Mi dice sfacciatamente.
“Mettiti in ginocchio.” Mi ordina.
Faccio come mi dice.
Si avvicina a me.
“Ora vediamo quanto sei troia.”
Quella parola invece di offendermi mi accende.
Gli slaccio i pantaloni e glieli lascio cadere sulle caviglie.
Gli scosto gli slip da cui esce fuori un cazzo di dimensioni notevoli.
Inizio a fargli un pompino. Il secondo pompino della mia vita. Anche se è solo il secondo, cerco di metterci tutta la passione che riesco.
Ad un certo punto Bruno si accomoda sulla poltroncina.
Io continuo a leccare e succhiare quel membro duro come il marmo.
“Mmmm sei proprio brava. Leccami anche le palle.”
Come richiesto mi ritrovo con la lingua che percorre avanti ed indietro lo scroto di due testicoli grandi come palle da golf, e poi su, lungo un’asta di carne che trovavo ad ogni passaggio più saporita.
Quando la cappella mi entrava in bocca, la sua mano mi premeva sulla testa, per farne entrare ancora di più.
L’eccitazione della situazione assurda in cui ero coinvolto mi offuscava i sensi, pensavo veramente di essere una donna, guardavo Bruno piena di desiderio.
“Scopami!” Ad un certo punto me ne uscii con questa parola. “Scopami!”
“Senti senti, la signorina ‘non è come sembra’”.
“Scopami!” Lo supplico.
“Togliti le mutandine, culo in alto e viso sul pavimento.”
Mi metto in posizione.
Bruno mi sputa sul culo. Sento un dito massaggiarmi l’orifizio anale. Mmmmm molto piacevole. Poi lentamente si infila dentro, pensavo avrei sentito dolore, ed invece niente. Va avanti ed indietro per un po’. Poi Bruno aggiunge un secondo dito. Ora un leggero fastidio lo sento. Ma dura poco, il mio culo si adatta velocemente ai due intrusi.
Estrae le due dita, sento un altro sputo, poi lo sento mettersi in posizione e puntare il suo cazzo contro il mio ano. Sento la sua cappella spingere, forzare l’apertura ed entrare. Sento un po’ di dolore ma cerco di rilassarmi comunque. Quando Bruno non sente più ostruzione, inizia a spingere avanti e indietro, prima piano e poi aumentando gradualmente la velocità.
Mille sensazioni pervadono il mio corpo. Il mio piccolo cazzo ballonzola inerte sotto di me, quasi avesse capito che in quella situazione è fuori luogo.
“Oh si si, più forte.” Mi metto a gridare. “Più forte! Scopami!”
Bruno non se lo fa ripetere. Sa il fatto suo e i suo affondi si fanno più profondi e più veloci.
Vengo. Ma senza eiaculare. Un orgasmo direi femminile. Una sensazione di benessere invade il mio corpo. Una sensazione di piacere. Godo. Godo.
Viene anche Bruno, dentro di me. Lo sento fermarsi di scatto, stringere ancora di più i miei fianchi e poi sento il suo cazzo pulsare nel mio culo. Una decina di fiotti di sborra mi riempiono il culo.
Quando si toglie si butta sul letto esausto.
Appena mi riprendo dall’esperienza sconvolgente lo vedo li disteso, vedo il cazzo ancora sporco di sperma e salgo sul letto per ripulirlo con la lingua. La sua sborra ha un gusto fantastico. Una volta ripulito inizio a baciare quel cazzo che mi ha fatto godere in un modo mai provato come uomo, quasi a ringraziarlo per avermi scopato.
Sotto le mie labbra il membro riprende vita e ritorna duro come prima.
Non mi lascio sfuggire l’occasione e monto a cavalcioni di Bruno. Dirigo la punta del cazzo contro il mio ano e lo lascio scivolare dentro. Entra senza problemi ancora pieno com’è di sperma.
Ora faccio io il ritmo. Veloce, lento, veloce, più fondo, ancora più a fondo. Mai avrei pensato che un cazzo nel culo potesse essere così profondamente piacevole. Vorrei che questa sensazione durasse per sempre… Invece pochi minuti dopo…
“Sto per venire di nuovo.” Mi dice Bruno.
“Ti voglio in bocca.” Gli rispondo.
Mi tolgo appena in tempo per sentire ondate di sperma riempirmi la bocca.
Lo gusto, lo assaporo, lo mando giù. Sono in estasi. Mi addormento esausta.
Mi risveglio a notte fonda. Bruno non c’è.
Mi faccio una doccia e ritorno a letto.
Il sonno è travagliato. Come farò la mattina a tornare al lavoro e guardare in faccia il mio capo come se niente fosse successo?
valebass81@libero.it
Faccio per salire quando vedo un ragazzo venire di corsa verso di me.
“Aspetta!” Mi grida. E’ Ivan il barista di prima.
“Scusa ma oggi sono rimasto a piedi con l’auto. Mi daresti un passaggio?”
“Certo, se non è troppo distante volentieri.”
“Dove alloggi?” Chiede.
“All’Hotel Nexus.”
“Allora siamo di strada, non ti preoccupare.” Mi rassicura.
Strada facendo lui mi fa le solite domande di rito: di dove sono, cosa ci faccio da queste parti e così via.
“Puoi fermarti in questo parcheggio più avanti,” mi dice, “Io abito poco distante.”
Entro nel parcheggio indicato e accosto da una parte.
A quel punto lui allunga una mano sulla mia gamba. Resto impietrito. Non ero preparato a tale situazione.
“Cosa fai?” Gli dico.
“Non ti preoccupare, so cosa sei?”
“Come? cosa???”
“Le amiche che mi presenta Carmen sono tutte come te. Lei sa che mi piacciano i travestiti.”
“Guarda ti stai sbagliando, io non sono quel genere di uomo!”
“E allora, cosa ci fai vestito così?” Ribatte lui.
“E’ stata una cazzata, un gioco in cui mi ha tirato dentro Carmen.”
“Carmen non ti conciava così se non avesse visto del potenziale.”
“Quale potenziale? Cosa dici?”
“Il potenziale di far venire il cazzo duro.” Dice lui senza mezzi termini.
Mi prende la mano e me la mette sul suo pacco.
“Lo senti quanto duro me l’hai fatto venire?”
Anzichè togliere subito la mano indugio sul suo pacco.
Sotto il tessuto sento un gran cazzo bello duro.
“Vedo che ti piace quello che senti.”
Lo guardo ma non rispondo.
“Così magari lo senti meglio.” Dice slacciandosi i pantaloni.
Sotto le mutande quell’attrezzo sembra ancora più grande di quanto immaginassi.
Sfioro le sue mutande e poi appoggio la mano sopra. Solo il leggero cotone dell’intimo separa la mia mano dalla sua carne. Lo sento pulsare sotto il mio palmo.
La curiosità ha il sopravvento, scosto leggermente la mano, infilo due dita sotto l’elastico e libero la bestia.
Un gran bel cazzo salta fuori da sotto le mutande.
Resto un attimo inebetito da quel che vedo e quello che sto facendo ma poi la mia mano inizia ad accarezzarlo, voglio sentire la calda pelle di quel membro nella mia mano.
Inizio a segarlo come se fosse il mio cazzo.
Ivan inizia a mugolare.
“Oh, si dai, vai avanti così.” Mi incita.
Dopo poco sento la sua mano dietro il mio collo. Lentamente mi sta spingendo la testa verso il suo cazzo. Stranamente non oppongo resistenza. Sento di volerlo anch’io, sento di volere quel cazzo nella mia bocca. Sento di voler assaporare il gusto di quel membro virile.
Così inizio a fargli un pompino. Mia moglie non ha mai imparato a farli come si deve. Io so come voglio che sia un pompino e quindi cerco di fare a Ivan il pompino come lo vorrei io.
Sento che Ivan apprezza il mio impegno e poco dopo lo sento lasciarsi andare. Lo lascio venire nelle mia bocca, sono curioso di sentire com’è il gusto dello sperma. Ne resto affascinato. Il gusto è buono e la consistenza piacevole in bocca. Lo mando giù tutto.
“Wow. Sapevo che era una grande pompinara!” Esclama Ivan.
“E’ la mia prima volta…”
“Sul serio? Sembri una con esperienza. Come vedi Carmen non sbaglia mai.”
“Ma penso sia anche l’ultima.”
“Non penso proprio… se l’hai fatto una volta, così senza forzarti, secondo me ne farai tanti altri.” Aggiunge. “Ti ringrazio del servizietto ma ora devo proprio andare.”
Così dicendo si richiude i pantaloni e scende dall’auto. Lo vedo svoltare l’angolo e sparire dalla mia vista.
Frastornato da quello che è appena successo e ancora con il gusto dello sperma di Ivan in bocca, accendo l’auto e me ne torno in albergo.
Riesco a salire in camera senza farmi notare dal personale.
Mi spoglio, mi infilo sotto la doccia, mi tolgo il trucco che ho sul viso. Resto sotto l’acqua un bel po’. Con la mente che continua a divagare in strani pensieri e fantasie.
Vado a letto senza pensare alla cena.
Cado in un sonno profondo.
Sto passeggiando vestita da donna di notte in una via poco illuminata .
Vengo affiancata da quattro ragazzotti che mi bloccano e mi spingono in un angolo.
“Fermatevi, cosa volete fare?” Grido
“Secondo te?” Mi dicono mettendomi le mani addosso.
“Io sono un uomo.” Rispondo.
“Si, è queste?” dicono tirando giù il mio vestito e mettendo in mostra un bel paio di tette.
“No, non è possibile!” Dico.
“Neanche qui sotto mi sembri tanto uomo.” Sento la mano di un altro palparmi quello che dovrebbe essere il mio cazzo ed invece è una figa vera e propria.
Nel sogno sono una donna e quei quattro ragazzi iniziano a scoparmi come una troia per strada. Sento i loro cazzi in bocca, nel culo e nella figa. Sto per venire, quando mi sveglio e mi ritrovo le mutande piene del mio stesso sperma…
La mattina torno al lavoro cercando di non pensare agli eventi della sera precedente e al sogno che ho fatto.
Alla sera ritorno da Carmen per recuperari i miei vestiti.
“Passato una bella serata?” Mi chiede quando mi vede.
Le porgo una borsa con dentro scarpe, intimo, vestito, parrucca e borsetta che mi aveva prestato la sera prima.
“E’ tutta roba che puoi tenere” mi dice.
“Grazie, ma non posso tornare a casa da mia moglie con questa roba in valigia.”
“Hai ragione…”
“Divertente la sorpresa che mi hai fatto ieri sera…”
“Intendi Ivan? Io non gli ho detto niente, ma lui sa cogliere l’occasione al volo quando gli si presenta.”
“Quindi sai già tutto?”
“Si, oggi è venuto a trovarmi qui in negozio per ringraziarmi di avervi presentato. Mi ha detto che sei stata molto brava, per essere la prima volta.”
“Penso sia anche l’ultima.” Ribatto. “Anche se la cosa non mi è dispiaciuta, è stato solo un momento di debolezza, mi sono fatto travolgere dagli eventi.”
“Vieni con me, ti ridò le tue cose.”
Seguo Carmen nel retro.
“Che ne dici di provare qualcosa di diverso stasera?”
“No, basta. Basta vestiti da donna.”
“Sei sicuro? Hai mai indossato delle autoreggenti?” Mi dice porgendomi un paio di calze velate nere.
Carmen mi sta tentando e io so resistere a tutto tranne che alle tentazioni (Cit. Oscar Wilde).
Afferro le calze ed entro nel camerino, mi spoglio e le indosso. Nel frattempo Carmen mi passa un completo intimo di pizzo nero.
“Fantastica!” Mi dice.
Non posso vedermi, lo specchio fuori dal camerino è stato coperto.
“Prima che tu ti veda, voglio che l’opera sia finita. Metti anche questa.” Dice porgendomi una gonna nera. Indosso anche quella e noto subito che cade appena sotto la balza in pizzo delle calze.
Mi passa una camicetta bianca e poi mi invita a seguirla al solito sgabello.
Mi ritrovo nuovamente truccata alla perfezione e con una nuova parrucca in testa.
“Ora puoi ammirarti.” Mi dice scoprendo lo specchio.
Mi porto davanti allo specchio è resto incantato.
Carmen mi ha trasformato in una femme fatale. Trucco più marcato della sera precedente e capelli con taglio più elegante.
“Manca un ultimo tocco” mi dice passandomi un paio di scarpe nere con tacco vertiginoso.
Me le infilo e guardandomi allo specchio noto che slanciano la mia figura rendendola ancor più femminile.
I primi passi sono incerti ma mi basta poco per prenderci subito confidenza.
"Andiamo di là, deve essere entrato qualcuno in negozio."
"Vestito così?"
"Sei troppo bella per rimettere i vestiti di prima." Mi esorta Carmen.
Lusingato la seguo in negozio.
In effetti è entrata una cliente che sta curiosando tra la biancheria ordinaria. Ci saluta senza fare più di tanto caso a noi.
Poco dopo si avvicina alla cassa per pagare alcune paia di mutandine di cotone.
Saluta e se ne va.
“Ti lascio andare a cena.” Mi dice ad un certo punto Carmen.
“Allora vado a cambiarmi.” Le dico.
“Sei matta? Voglio che tu vada a cena così come sei!”
“Sta scherzando vero? Già ieri sera è andata come è andata…”
“Ivan sta ancora lavorando, se vai via subito non avrai sorprese.”
“Ma…”
“Niente ma.” Mi zittisce lei. “Vai.”
Non sapendo come ribattere, un po’ frastornato dagli ordini di Carmen e anche leggermente incuriosito dall’esperienza che stavo per fare, lascio il negozio e mi dirigo verso la mia auto.
Ovviamente vestito così non posso andare al ristorante dell’albergo dove alloggio, qualcuno del personale potrebbe riconoscermi, anche se truccato e vestito da donna, qualcuno potrebbe notare la somiglianza.
Opto quindi per un altro locale più distante. In sala non c’è molta gente. Un gentile cameriere mi fa accomodare ad un tavolo appartato. La cena trascorre tranquilla, mangio comunque poco, visto che la tensione per la situazione mi stringe lo stomaco.
Finito di cenare rientro al mio albergo.
Cercando di essere più disinvolto possibile entro nella hall e mi dirigo verso l’ascensore.
Incrocio una persona che sta uscendo dal ristorante dell’albergo.
“Signor Basso?!?!” Mi dice.
Mi si gela il sangue. Mi volto e mi trovo davanti il boss della filiale dove sono in trasferta. E’ un uomo sui 60 anni (quasi il doppio dei miei). Sovrappeso, forse vent’anni prima potrebbe anche essere stato un bell’uomo ma per il poco che lo conosco lo trovo un personaggio languido, anche se ha ancora quel fascino che andava di moda negli anni ‘90.
“E’ proprio lei. Vestito così non l’avevo quasi riconosciuto…” Mi dice evidentemente sorpreso.
“Non è come pensa lei signor Gatti… io…” dico cercando di trovare una scusa plausibile.
“Non c’è niente da vergognarsi. Siamo nel 21esimo secolo e io mi sono sempre ritenuto un uomo di ampie vedute.”
“Venga, le offro da bere, così ci conosciamo meglio.” Dice indicando il bancone del bar dell’albergo dall’altra parte della hall. “In ufficio non si ha mai tempo di fare due chiacchiere.”
“Come la devo chiamare? Signora Basso, Signorina? Valentina? O usa un altro nome?” Dice quasi divertito dall’inaspettata situazione.
“Valentina può andar bene.” Dico non sapendo che altro rispondere.
Restiamo al bar circa una mezz’ora, bevendo un paio di bicchieri a testa di prosecco. Nel mentre cerco di fargli capire che tutta questa situazione è nata da una malsana idea di una signora appena conosciuta. A lui non sembra interessare, anzi, la sua mano si appoggia sulla mia coscia. Faccio finta di niente.
Quando mi alzo per congedarmi, le gambe mi mancano, colpa del vino e dei tacchi alti.
“Aspetti che le do una mano. Un gentiluomo non può abbandonare una donna in difficoltà.
L’aiuto a salire in camera.” Così dicendo si allunga per sorreggermi.
Imbarazzato per la situazione non posso far altro che stare al gioco.
Ci ritroviamo così in camera mia.
“Non so cosa si aspetta da me Sig. Gatti ma non sono quel tipo di persona.” Gli dico intuendo le sue intenzioni.
“Chissà cosa penserebbe di tutto questo sua moglie? E i capi della sede centrale?” Mi dice.
Questo è un ricatto bello e buono.
“Fammi vedere come sei vestita sotto.” Mi ordina.
Mi vedo costretto ad ubbidire e mi sfilo gonna e camicetta, restando solo in intimo e autoreggenti.
“Se non fosse per quel piccolo pacco in mezzo alle gambe e la mancanza di due belle tette, saresti una figa niente male.” Mi dice sfacciatamente.
“Mettiti in ginocchio.” Mi ordina.
Faccio come mi dice.
Si avvicina a me.
“Ora vediamo quanto sei troia.”
Quella parola invece di offendermi mi accende.
Gli slaccio i pantaloni e glieli lascio cadere sulle caviglie.
Gli scosto gli slip da cui esce fuori un cazzo di dimensioni notevoli.
Inizio a fargli un pompino. Il secondo pompino della mia vita. Anche se è solo il secondo, cerco di metterci tutta la passione che riesco.
Ad un certo punto Bruno si accomoda sulla poltroncina.
Io continuo a leccare e succhiare quel membro duro come il marmo.
“Mmmm sei proprio brava. Leccami anche le palle.”
Come richiesto mi ritrovo con la lingua che percorre avanti ed indietro lo scroto di due testicoli grandi come palle da golf, e poi su, lungo un’asta di carne che trovavo ad ogni passaggio più saporita.
Quando la cappella mi entrava in bocca, la sua mano mi premeva sulla testa, per farne entrare ancora di più.
L’eccitazione della situazione assurda in cui ero coinvolto mi offuscava i sensi, pensavo veramente di essere una donna, guardavo Bruno piena di desiderio.
“Scopami!” Ad un certo punto me ne uscii con questa parola. “Scopami!”
“Senti senti, la signorina ‘non è come sembra’”.
“Scopami!” Lo supplico.
“Togliti le mutandine, culo in alto e viso sul pavimento.”
Mi metto in posizione.
Bruno mi sputa sul culo. Sento un dito massaggiarmi l’orifizio anale. Mmmmm molto piacevole. Poi lentamente si infila dentro, pensavo avrei sentito dolore, ed invece niente. Va avanti ed indietro per un po’. Poi Bruno aggiunge un secondo dito. Ora un leggero fastidio lo sento. Ma dura poco, il mio culo si adatta velocemente ai due intrusi.
Estrae le due dita, sento un altro sputo, poi lo sento mettersi in posizione e puntare il suo cazzo contro il mio ano. Sento la sua cappella spingere, forzare l’apertura ed entrare. Sento un po’ di dolore ma cerco di rilassarmi comunque. Quando Bruno non sente più ostruzione, inizia a spingere avanti e indietro, prima piano e poi aumentando gradualmente la velocità.
Mille sensazioni pervadono il mio corpo. Il mio piccolo cazzo ballonzola inerte sotto di me, quasi avesse capito che in quella situazione è fuori luogo.
“Oh si si, più forte.” Mi metto a gridare. “Più forte! Scopami!”
Bruno non se lo fa ripetere. Sa il fatto suo e i suo affondi si fanno più profondi e più veloci.
Vengo. Ma senza eiaculare. Un orgasmo direi femminile. Una sensazione di benessere invade il mio corpo. Una sensazione di piacere. Godo. Godo.
Viene anche Bruno, dentro di me. Lo sento fermarsi di scatto, stringere ancora di più i miei fianchi e poi sento il suo cazzo pulsare nel mio culo. Una decina di fiotti di sborra mi riempiono il culo.
Quando si toglie si butta sul letto esausto.
Appena mi riprendo dall’esperienza sconvolgente lo vedo li disteso, vedo il cazzo ancora sporco di sperma e salgo sul letto per ripulirlo con la lingua. La sua sborra ha un gusto fantastico. Una volta ripulito inizio a baciare quel cazzo che mi ha fatto godere in un modo mai provato come uomo, quasi a ringraziarlo per avermi scopato.
Sotto le mie labbra il membro riprende vita e ritorna duro come prima.
Non mi lascio sfuggire l’occasione e monto a cavalcioni di Bruno. Dirigo la punta del cazzo contro il mio ano e lo lascio scivolare dentro. Entra senza problemi ancora pieno com’è di sperma.
Ora faccio io il ritmo. Veloce, lento, veloce, più fondo, ancora più a fondo. Mai avrei pensato che un cazzo nel culo potesse essere così profondamente piacevole. Vorrei che questa sensazione durasse per sempre… Invece pochi minuti dopo…
“Sto per venire di nuovo.” Mi dice Bruno.
“Ti voglio in bocca.” Gli rispondo.
Mi tolgo appena in tempo per sentire ondate di sperma riempirmi la bocca.
Lo gusto, lo assaporo, lo mando giù. Sono in estasi. Mi addormento esausta.
Mi risveglio a notte fonda. Bruno non c’è.
Mi faccio una doccia e ritorno a letto.
Il sonno è travagliato. Come farò la mattina a tornare al lavoro e guardare in faccia il mio capo come se niente fosse successo?
valebass81@libero.it
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